- Arte e Cultura
Il Grande Disco
Una rivelazione del movimento dietro la staticità, l’arte di Arnaldo Pomodoro tra ordine e caos a due passi dal centro
Nel cuore di Milano, a due passi da Palazzo Marino e il Teatro alla Scala, c’è un’opera che parla di contrasti e di rivelazioni. Arriva lì nel 1979 dopo che un’altra città la allontana, non trovandola coerente con lo stile della piazza in cui era stata inserita.
Da Vigevano arriva a Piazza Meda, rialzata rispetto al marciapiede, all’interno di un’aiuola verde. Ci si può arrivare molto vicino grazie a un percorso pedonale, e da lì capire i suoi contrasti, i suoi dettagli, primo fra tutti quello tra la superficie metallica e l’erba sottostante. Il Grande Disco di Pomodoro riassume molti elementi cari all’artista, in particolare il contrasto tra forme chiuse e perfette e spaccature interne, tra staticità e movimento, che qui si vedono nell’accostamento di una superficie in bronzo liscia e levigata segnata da spaccature, fenditure che si diradano dal centro come i raggi del sole e ne rivelano un interno caotico, un misterioso ingranaggio interno. Il Disco richiama infatti anche il sole stesso, oltre che all’Uomo Vitruviano di Leonardo, inscritto in un cerchio. L’ opera ha altre 4 versioni gemelle in altre parti del mondo, tra cui la Bank of America Plaza in Carolina del Nord e il campus di Università di Chicago.