- Arte e Cultura
Arnaldo da Brescia
Arnaldo nacque a Brescia e trascorse la sua vita denunciando la corruzione del clero e predicando l’abbandono del potere temporale della Chiesa Cattolica.
Fu un appassionato sostenitore del movimento antipapale e autonomistico romano. Bandito dall’Italia per una condanna del Concilio Lateranense II, visse a lungo in Francia ed in Svizzera, incontrò i più importanti uomini di cultura religiosa della sua epoca e fu allievo del grande pensatore e filosofo Pietro Abelardo.
Giunto a Roma nel 1145, sostenne la Repubblica istituita in contrasto con la sovranità del Papa ma, quando il Pontefice si riappacificò col popolo, la sua ribellione alla corrotta gerarchia finì travolta nella ripresa politica del papato ed egli dovette abbandonare la città. Arrestato a San Quirico d’Orcia nel 1155 e riportato a Roma, venne impiccato per ordine del Tribunale Ecclesiastico. Il suo corpo fu bruciato e le ceneri disperse nel fiume Tevere.
In età risorgimentale Arnaldo divenne un importante riferimento per il pensiero dei neoghibellini, ovvero di quei politici e letterati che, richiamandosi a Machiavelli, vedevano nel Papa il nemico storico e il maggiore ostacolo all’unificazione nazionale. Il drammaturgo Giovanni Battista Niccolini dedicò ad Arnaldo una tragedia, considerata come il suo capolavoro: scritta a partire dal 1840 venne rappresentata per la prima volta nel 1860.
Cinque anni dopo il Comune di Brescia deliberò uno stanziamento per l’erezione del monumento, dedicato al predicatore e nominò una Commissione che si occupasse del progetto. L’iniziativa fu fortemente sostenuta dalle forze liberali e democratiche, che trovarono così l’occasione per esprimere la cultura laico-progressista sotto forma di studi storici, pubblicazioni biografiche, componimenti poetici e conferenze. Il monumento, dopo circa vent’anni di studi e polemiche, fu inaugurato con solenni manifestazioni e feste popolari il 14 agosto 1882.