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Santuario di Santa Maria del Fonte
A Caravaggio il santuario dedicato a Santa Maria del Fonte, uno dei più importanti luoghi di culto mariani d’Italia
Il Santuario di Santa Maria del Fonte è un monumentale edificio di culto situato nel territorio di Caravaggio, in provincia di Bergamo.
E' dedicato al culto di Maria Vergine che, secondo la tradizione cattolica, apparve qui nel 1432.
Già a quel tempo il vicario del Vescovo di Cremona, Bonincontro de' Secchi, aveva posto sul luogo dell'apparizione la prima pietra per l'erezione di una cappella; per accogliere i numerosi infermi che si recavano in pellegrinaggio presso il luogo dell'apparizione fu edificato anche un piccolo ospedale.
L'erezione dell'attuale tempio mariano, fortemente voluto dall'Arcivescovo Carlo Borromeo, iniziò nel 1575 dietro progetto dell'architetto Pellegrino Tibaldi (detto il Pellegrini); alternando fasi di sviluppo a lunghi intervalli, l'opera di costruzione si protrasse fino ai primi decenni del XVIII secolo.
Il tempio monumentale sorge al centro di una vasta spianata circondata da portici simmetrici su tutti e quattro i lati, che corrono con 200 arcate per quasi 800 metri.
Nel piazzale antistante si trova un alto obelisco in marmo e, poco oltre, una fontana di grosse dimensioni, la cui acqua passa sotto la cattedrale, raccoglie quella del Sacro Fonte e confluisce nel piazzale posteriore, dove viene raccolta in una piscina a disposizione degli infermi per immergere le membra malate.
Molto più curiose sono alcune leggende che danno testimonianza dei fatti avvenuti quasi seicento anni fa.
La Vergine apparve il 26 maggio 1432 a Giannetta de' Vacchi, figlia di Pietro, d'età oltre i trent'anni, sposa di Francesco Varoli, un contadino, forse un soldato. In quel momento Giannetta era intenta a raccogliere erba in un prato, detto Mazzolengo, lontano dal borgo.
Quale segno dell'apparizione, dal prato sgorgò una sorgente d'acqua che nel corso del tempo portò benefici a molte persone; una virtù questa riaffermata dall'immediato fiorire di un ramo secco gettatovi a sfida da un miscredente.
La mannaia conservata nel sotterraneo del Sacro Fonte, antenata della più tristemente famosa ghigliottina, testimonia un episodio accaduto nel 1520. Un capo dei briganti, tale Giovanni Domenico Mozzacagna di Tortona, fu catturato nei dintorni e condannato a morte.
Affinché l'esecuzione servisse da monito a molti, si decise di fissarla per il 26 maggio, giorno in cui la ricorrenza dell'Apparizione molta gente si sarebbe recata a Caravaggio. Durante i mesi di prigionia che precedettero la data stabilita il brigante si pentì e si convertì.
Venne il giorno dell'esecuzione, ma per quanti tentativi vennero fatti, la scure s'inceppava prima di arrivare al collo del condannato. La folla gridò al miracolo; il condannato prima tornò in carcere e poi fu definitivamente liberato.
Nella seconda celletta del sotterraneo viene conservato un catenaccio spezzato che ricorda un fatto avvenuto nel 1650. Un pellegrino, imbattutosi in un nemico che lo minacciava di morte, corse al riparo verso il tempio, ma trovando la porta chiusa invocò la Madonna. Il catenaccio si spezzò e la porta si aprì per poi richiudersi in faccia al persecutore.