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Museo di scienze naturali
Raccolta di esemplari tale da costituire un piacevole strumento per conoscere la natura
La raccolta di scienze naturali offre una raccolta di esemplari tale da costituire un piacevole strumento per conoscere la natura. I reperti sono stati raccolti dai Padri Barnabiti a partire dalla metà del XIX secolo.
Il museo si articola in diverse sezioni che comprendono fossili, rettili, mammiferi, pesci, vegetali, conchiglie e minerali.
Cenni storici
Il Museo di Scienze Naturali, di proprietà dei Padri Barnabiti, con sede presso il Collegio San Francesco nel centro della città di Lodi, venne fondato nel 1833. È disposto lungo tre ampi corridoi su una superficie coperta di circa 300 metri quadrati.
Dalle memorie conservate nell’Archivio storico del Collegio si rileva che il promotore del Museo di Scienze Naturali fu il Padre Bernardo Galli di Somma Lombardo (Varese), Rettore al San Francesco di Lodi per 15 anni (1859-1874) e docente di Scienze Naturali. Pertanto la data della istituzione del Museo si aggira presumibilmente attorno agli anni 1859-1860. Nel 1884 la Comunità dei Padri approvò il trasporto a Lodi del Museo del Collegio di Santa Maria degli Angeli in Monza, diretto dai Barnabiti dal 1830 al 1873 e poi soppresso, per la spesa di lire duemila.
Con il trascorrere degli anni, il Museo si è sempre più arricchito di nuovi esemplari. Attualmente la consistenza numerica complessiva raggiunge circa seimila unità. Lo stato di conservazione del patrimonio museale risulta essere soddisfacente, come anche la sua messa in sicurezza. I reperti sono tutti catalogati e dotati di schede illustrative finalizzate a migliorarne la comprensione.
Criteri espositivi - itinerario di visita
Il Museo è strutturato in cinque sezioni relative a zoologia, paleontologia, ornitologia, malacologia, mineralogia e petrografia sistemate in bacheche e vetrine espositive di fattura ottocentesca.
All’ingresso è esposta la sezione zoologica, rappresentata da circa 500 esemplari di fauna locale italiana ed esotica tra cui spicca un leone. Tra la fauna di grossa taglia si trovano anche un orso bruno e un formichiere. Tra i rettili spicca un anaconda del Sud America, un boa e alcuni coccodrilli. Tra i pesci di vario tipo si possono ammirare un delfino del Mediterraneo, squali (tre), un pesce luna o palla e tra gli anfibi una foca monaca del Mediterraneo.
La sezione paleontologica è composta da circa ottocento fossili che vanno dall’era archeozoica alla quaternaria. Si può ammirare un pesce pietrificato dell’era quaternaria. Nelle bacheche sono esposti molluschi, tra cui gasteropodi, bivalvi, cefalopodi (polpi, seppie e nautilus). Fanno parte di questa sezione: due uova di dinosauro (Saurologo) provenienti dalla Mongolia e risalenti a 60 milioni di anni fa, un’araucaria dell’Arizona di 150 milioni di anni, un molare superiore di Helephas meridionalis del Pliocene, rinvenuto nel piacentino, un altro molare superiore di Helephas indicus e una vertebra di balena (Phiseter), un’ammonite del periodo giurassico, proveniente dalla Baviera, stromatoliti e trilobiti. Trovati nel fiume Lambro presso Livraga (Lodi) sono la mandibola di elefante (Helephas primigenius) e un cranio, traccia della presenza dell’uomo primitivo.
La sezione ornitologica consta di circa settecento esemplari di uccelli impagliati, rari ed estinti tra cui: pappagalli multicolori, colibrì e un uccello lira. Spiccano per grandi dimensioni un albatro e un’aquila di mare. Una vetrina raccoglie una trentina di nidi con nidiata di differenti dimensioni e conformazioni. Sul fondo della vetrina è visibile una collezione di uova tra cui alcune di struzzo e di pellicano.
La sezione malacologica è formata da circa 1.000 conchiglie di varie forme, dimensioni e provenienza, con notevoli esemplari del Mare dei Caraibi e i temibili coni, dotati di un apparato difensivo costituito da una punta molto velenosa.
La sezione di mineralogia e petrografia è costituita da una raccolta di circa 2.000 esemplari di minerali multiformi e variegati, tra cui: minerali di rame, argento, platino, oro e zolfo; rocce magmatiche eruttive, sedimentarie, argillose, organogene e metamorfiche. Interessanti sono una grossa drusa di quarzo con geminati, proveniente dal traforo del Sempione e rinvenuta a 2.000 metri dalla cima del monte Leone, varie ametiste e agate che hanno preso il colore del ferro (colore rosso) o del cobalto (colore blu), una trentina di minerali fluorescenti (autuniti, aragoniti, calciti) che emettono luce quando sono colpiti da raggi ultravioletti.
Di notevole valore storico-scientifico sono le ricche raccolte di due erbari conservati in Museo: l’Erbario lombardo-veneto, risalente alla prima metà dell’Ottocento, che riunisce circa 5.000 esemplari di vegetazione delle due regioni e l’Erbario crittogamico italiano, relativo ai vegetali con organi riproduttivi non palesi ma supposti, risalenti alla seconda metà dell’Ottocento, che raccoglie circa 1.500 erbe di tutta Italia.
Al piano terreno dell’edificio del Collegio, in grandi vetrine espositive che coprono un’area di oltre 100 metri quadrati, è collocata la collezione degli strumenti scientifici (circa 750), databili dal XVII al XXI secolo.
Costo biglietto d’ingresso: € 3,00 a persona
Visite guidate previo appuntamento telefonico o tramite e-mail.
Orari
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 12,30. Su appuntamento telefonico in altri orari. Chiuso nei mesi di Luglio e Agosto