- Arte e Cultura
Il Mostasù
Posto all’incrocio con Contrada delle Cossere, da cui il nome, il Mostasù (faccione) è una scultura tanto antica quanto misteriosa.
Si tratta di una grossa testa o mascherone con il naso scalpellato. Secondo alcuni raffigura Teodorico, re dei Goti e quindi risale al V secolo d.C. Secondo altri sarebbe un semplice ornamento architettonico portato qui da un altro edificio. La cosa più evidente è che il faccione è privo di naso.
Anche in questo caso viene chiamato in causa un imperatore: la leggenda rimanda alle lotte medioevali tra guelfi e ghibellini e racconta che l’imperatore Arrigo VII nel 1311, adirato per la resistenza opposta dai bresciani al suo assedio, avesse dato l’ordine di uccidere tutti i cittadini maschi.
Solo l’intervento del Cardinale Luca Fieschi salva gli uomini di Brescia: la loro vita viene scambiata con un grosso riscatto e con la distruzione dei nasi di tutte le statue delle città. Una variante della leggenda vorrebbe il giuramento di Arrigo VII limitato ai soli cittadini incontrati sul percorso che avrebbe intrapreso per raggiungere il Broletto da Porta San Giovanni, percorso passante per contrada della Pallata e contrada dei Mercanti, attuali corso Garibaldi e, appunto, corso Goffredo Mameli.
Fuggiti tutti i cittadini da queste vie, l’Imperatore, scornato, vedendo il Mostasù si sarebbe sfogato su di lui, facendogli scalpellare via il naso. Nel corso dei secoli, similmente alla statua della “Lodoiga” in piazza della Loggia, il Mostasù diventa una “statua parlante”, raccogliendo malumori, proteste e lagnanze dei cittadini verso i governatori.
La sua localizzazione, al centro del quartiere popolare e affacciato su una delle sue principali vie, ha contribuito a fissare il Mostasù nell’immaginario popolare.