- Arte e Cultura
Giuseppe Garibaldi
Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 – Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, un patriota, un condottiero e uno scrittore italiano, definito “eroe dei due mondi” per le imprese militari compiute sia in Europa sia in America latina; in Italia è riconosciuto, alla quasi totale unanimità, come uno dei padri della patria.
Iniziò i suoi spostamenti per il mondo quale ufficiale di navi mercantili e poi quale capitano di lungo corso al comando. Trascorse la sua vita in giro per il mondo, a lungo in Sudamerica, prediligendo quei luoghi nei quali potesse tradurre in azione il suo spirito rivoluzionario e dare concretezza al suo compito di “volontario per la libertà”.
La sua impresa militare più nota, condotta in Italia, fu la “Spedizione dei Mille”, grazie alla quale il Regno delle Due Sicilie venne annesso al nascente Regno d’Italia (1859). Nel territorio bresciano, durante la Terza Guerra d’Indipendenza, Garibaldi, a capo di migliaia di volontari, mise a punto la vittoria di Ponte Caffaro (25 giugno 1866) cui seguirono la vittoria di Bezzecca (21 luglio) e il famoso “Obbedisco”, pronunciato da Garibaldi in ossequio al Re Vittorio Emanuele II in seguito alla firma dell’armistizio di Cormons.
L’imponente statua equestre in bronzo, alta quasi cinque metri, è l’esito di un concorso ad inviti cui parteciparono quattro scultori non bresciani, fatto che generò accese polemiche: Giovanni Battista Trabucco, Pietro Bordini, Concetti e il vincitore Eugenio Maccagnani. I quattro bozzetti vennero esposti al pubblico, ma quello del vincitore non piacque a molti, e lo scultore venne invitato a presentare un nuovo modello. Cosa che il Maccagni farà nel 1884: è il monumento che ancora possiamo vedere, sostenuto da un basamento ideato e disegnato dall’arch. Antonio Tagliaferri. Venne inaugurato l’8 settembre 1889 da Giuseppe Cesare Abba.
La Piazza in cui si trova il monumento, in un primo tempo denominata Porta Milano, era sorta sulla demolizione dell’antica Porta di San Giovanni e degli Spalti “per il gioco del pallone”; l’ampio spazio urbano è stato dedicato al condottiero nel 1909 mentre ai suoi “Mille” garibaldini è stato assegnato il nome della via che qui converge. La semplicità dell’iscrizione dedicatoria diviene bersaglio del poeta dialettale bresciano Angelo Canossi.
Nel suo sonetto intitolato “A Garibaldi” lo scrittore, sospettando delle dispute sottese alla realizzazione del monumento, narra infatti “L’epigrafe è di alcuni professori / che prima l’han mandata al gran Carducci / se per caso ci fosse qualche errori: / e quelli rispettati i capisaldi, / ci tirò via gli errori e gli errorucci; / e c’è rimasto solo ”.