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La Regina della Notte e il potere del canto
Filosofia dell’Opera - Festival A due voci 2024
La Regina della Notte e il potere del canto
Ore 20.30
Adriana Cavarero, filosofa
Ingresso libero con prenotazione online
Nella tradizione filosofica, la tendenza a celebrare la capacità umana di parola, la centralità del linguaggio per lo zoon logon echon, si accompagna regolarmente a un’esaltazione della sola componente semantica – ossia della funzione di significare della parola, di comunicare contenuti – a discapito del ruolo della voce, ridotta a una mera componente strumentale, ancillare. Ma davvero nel parlare, nel comunicare, la voce è mero strumento? Davvero la voce non comunica? E, se comunica, che cosa comunica?
Comunica innanzitutto la singolarità incarnata di ogni voce, diversa da ogni altra voce. Certo, comunica anche stati d’animo, sentimenti, desideri, passioni. Ma comunica, prima ancora, quel piacere della vocalità che ha a sua massima espressione nel canto. Nell’Opera il piacere vocalico e quello uditivo raggiungono l’apice, soprattutto là dove, nel canto, il potere della voce vince sul potere delle parole. E’ quello che succede alla Regina della Notte nel Flauto Magico di Mozart. Nella sua famosa ‘aria’ la Regina, all’inizio, canta parole comprensibili, che via via vengono però dissolte nel flusso di puri gorgheggi spinti al parossismo della tecnica vocale e dell’emozione uditiva. Forse noi non capiamo le parole fin dall’inizio perché non sappiamo il tedesco, ma non è la lingua a contare. Spesso ridicolo perché scritto in una lingua desueta, il libretto è all’Opera per servire la voce canora e sacrificarsi alla di lei irresistibile vittoria. L’Opera provoca il godimento post-linguistico insito nel potere del canto.