- Cicloturismo
Da Pavia ad Abbiategrasso
Le acque del Ticino, i navigli e le risaie modellano un paesaggio dalla geometria fluida che affascinò anche un certo studente. Geniale
Pavia, piccola capitale d’arte e cultura, vanta legami di lunga data in materia di bicicletta: nel maggio del 1869 si tenne a battesimo la prima corsa ciclistica nazionale.
La corsa fu organizzata da velocipedisti milanesi cui un decreto prefettizio aveva vietato di organizzare gare in quel di Milano. Ci piace anche immaginare che qui, qualche decennio dopo, lungo l’argine del fiume Ticino, abbia pedalato il giovanissimo Albert Einstein.
Aveva sedici anni quando, nella primavera del 1895, la sua famiglia si trasferì per un breve periodo a Pavia dove il padre aveva aperto una fabbrica di elettromeccanica. Del futuro premio Nobel sappiamo che all’epoca si divertiva, uscendo da Casa Cornazzani dove aveva abitato anche Ugo Foscolo, a fare nuotate nel fiume e camminate verso le colline dell’Oltrepò. Non abbiamo certezze di scampagnate in velocipede, ma anni dopo, immortalato nella celebre foto in sella per le vie del campus californiano di Pasadena, avrebbe ammesso che le migliori intuizioni gli erano venute proprio pedalando.
Si parte dal Ponte Coperto di Pavia che collega il centro storico a Borgo Ticino, in direzione di Abbiategrasso. Correte sulla cresta dell’argine, quasi pensile tra fiume e golena, campi e cascine. Dopo le ampie anse del Ticino, tra rogge che sembrano fiumi in miniatura e garzaie da cui si alzano aironi bianchi e cinerini, la strada lascia la vista del fiume e, dopo il bivio del Mulino di Limido, arriva a Zerbolò. Fermatevi a guardare in alto: all’uscita del paese c’è un lampione che da anni ospita un grande nido, abitato, da marzo a settembre, da una coppia di cicogne.
Dopo Zerbolò, sfiorerete il paese di Parasacco per puntare nuovamente verso il Ticino. Vi aspetta, tra grandi spiagge di ghiaia, il suggestivo ponte delle Barche di Bereguardo. Scricchiolante sotto le ruote della bici, questo è uno degli ultimi esempi di ponte a chiatte in cemento, inizialmente in legno, destinate, galleggiando, a segnalare il livello dell’acqua. Gli amanti della mountain bike possono percorrere il tratto fino al ponte seguendo un sentiero di circa 20 chilometri, ben tracciato. Oltre il ponte, si supera l’unico breve e modesto dislivello dell’itinerario e, dopo un lungo rettilineo in falsopiano, fiancheggiato da pioppi monumentali, si arriva a Bereguardo.
Qui lascia alle spalle il Castello Visconteo e imbocca l’alzaia del Naviglio di Bereguardo, 20 chilometri prevalentemente rettilinei che fiancheggiano il canale costruito nel XVI secolo per collegare il Naviglio Grande di Milano al Ticino e quest’ultimo al Po e al mare. Per quattro secoli importante via d’acqua commerciale per il trasporto delle merci, il Naviglio di Bereguardo si ridusse, dopo la costruzione del Naviglio Pavese, alla funzione di canale irriguo. La pista ciclabile, ben tenuta, sfiora conche, chiuse con salti d’acqua, arcuati ponticelli in pietra e piccoli pontili.
Superata l’indicazione per Cascina Perdono, una digressione a sinistra conduce nel borgo di Morimondo, con l’Abbazia fondata nel 1136 dai Cistercensi. Ripresa l’alzaia, in poco più di 4 chilometri si arriva a Castelletto di Abbiategrasso dove il Naviglio di Bereguardo deriva le sue acque dal Naviglio Grande.
Abbiategrasso vi porta alla visita della Basilica di Santa Maria Nuova, il cui vestibolo in facciata, incompiuto, è attribuito al Bramante; ma anche a fare rifornimento di zuccheri: nel centro storico vi aspettano buone pasticcerie.
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In giornata
Difficoltà: per tutti
Lunghezza: 41 km
Dislivello: 50 m
Strade: 100% asfaltato
Bici: da turismo con cambio e da corsa
Quando: da marzo aottobre
Mood: fluido