- Arte e Cultura
- Turismo religioso
Santi Bartolomeo e Gottardo a Branico
Affacciata sulla valle dell’Oglio, la Chiesa di San Bartolomeo sorge al margine sud dell’abitato di Branico e conserva un interessante ciclo di dipinti trecenteschi.
Orientata verso sud, la chiesa presenta all’esterno caratteri comuni alle chiese della Costa: un protiro in arenaria di Sarnico con un portale elegante, dalla cornice mistilinea, contrastanti con la rigorosa semplicità del resto dell’edificio.
All’interno è evidente come il presbiterio corrisponda a una più antica chiesetta, cui nel ‘500 venne aggiunta l’attuale aula, coperta da un soffitto ligneo. La semplicità della chiesa si rivela anche nei paliotti in scagliola degli altari (1731), che imitano i ricchi arredi marmorei delle chiese sebine. Il marmo è riservato ai tabernacoli degli oli santi e delle reliquie e alla cornice dell’altar maggiore che originariamente ospitava la modesta tela con la Madonna in gloria fra i santi Bartolomeo e Gottardo ora nella navata. Riccamente intagliata e dorata è invece la cornice della pala dell’altare di San Rocco, dipinta alla metà del ‘600 da un modesto pittore influenzato da Domenico Carpinoni. Accanto un bel dipinto recente di Emilio Del Prato (Il buon samaritano).
Il motivo di maggior interesse della chiesa risiede nei dipinti del presbiterio: la grande e affollata Crocifissione sull’altare, il Battesimo di Cristo e l’Ultima Cena della parete sinistra e le teorie di santi che dovevano rivestire le pareti a sinistra e a destra, ora rasenti il pavimento per l’innalzamento del piano di calpestio. I dipinti sono collegabili a una divulgazione dei modi giotteschi in chiave popolare negli anni Settanta-Ottanta del Trecento e in particolare sono associabili all’attività del cosiddetto Maestro di Cambianica, autore dei dipinti di San Michele a Tavernola.
Nel ciclo riveste particolare interesse l’Ultima Cena che, per la data intorno al 1380-1390, rappresenta una precoce testimonianza della diffusione di questo tema dall’area nordeuropea (in particolare le Fiandre) attraverso i percorsi dei mercanti.
Monica Ibsen