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Forno Fusorio di Livemmo
Per secoli l'economia delle pertiche è stata egemonizzata dal comparto minerario-metallurgico
L'ampio serbatoio di ricchezze forestale, le abbondanti disponibilità di acqua e le vene minerarie provenienti dalla contigua Valle Trompia, il ferro che veniva estratto si chiamava anticamente "molle", nel XVi secolo venne rinominato "ossi"perchè dava ferro "duro" o "azzale", queste peculiarità permisero il nascere prima e il consolidarsi poi di una solida e diffusa metallurgia.
Numerosi segni di questa plurisecolare storia produttiva punteggiano il paesaggio di svariate località.
Dal laghetto di Bongi, è possibile portarsi al sito dell'impianto fusorio, seguendo il percorso della condotta forzata che convoglia l'acqua del torrente Tovere al bacino artificiale, si giunge alla località che ospita il forno fusorio. Nei pressi del torrente Tovere sono chiaramente visibili diverse arcate in pietra, i resti di alcuni depositi di minerale addossati al sovrastante sentiero, ai quali vanno ad aggiungersi ampi spazi un tempo destinati allo stoccaggio della produzione finale. A seguito di una campagna di restauro avvenuta nel 2004, sono stati portati alla luce una buona parte dei resti dell'impianto fusorio , fra cui la struttura del "cannecchio" una delle poche strutture fusorie del Bresciano ancora ben conservate. Tali testimonianze ci consentono di ampliare le nostre conoscenze sulla struttura architettonica degli opifici dediti alla produzione della ghisa. Cessò la sua attività nel 1848 a seguito della decadenza dell'industria siderurgica in Valle Sabbia.
Orari
Visitabile tutto l'anno