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Pittura murale a Tavernola Bergamasca
Tavernola conserva una discreta serie di dipinti murali nelle chiese e sulle facciate del borgo.
La frana che ha coinvolto il fronte lago di Tavernola nel 1906 ha risparmiato, tra le altre collocate a mezza costa, le abitazioni a sud dell’abitato sulla strada provinciale. Sulla facciata dell’edificio ora sede dell’ufficio postale, sono emersi resti di affreschi rinascimentali. Il fabbricato ha subito varie modifiche che hanno stravolto il prospetto originario; si vedano le porte-finestra, con piccolo balcone in pietra di Sarnico dalle linee sei-settecentesche, che hanno distrutto parte della decorazione pittorica.
Oggi sopravvivono un’Annunciazione e Sant’Antonio abate.
Dell’affresco dell’Annunciazione, posto in alto, si è perso l’angelo del quale restano solo il giglio, parte del volto e una mano; mancanti sono pure il trono e una porzione del corpo della Vergine. Nel cielo sovrastante, trasportato su una nuvola di cherubini e preceduto da tre angeli, compare Dio Padre mentre invia la colomba dello Spirito Santo.
Siamo nei decenni, a cavallo dei secoli XV e XVI, in cui nella chiesa di San Pietro, allora parrocchiale, operano maestranze di buon livello che potrebbero aver dipinto anche le abitazioni civili di Tavernola. Un raffronto è proponibile con il maestro che affresca il Cristo Pantocrator con i simboli degli Evangelisti in San Pietro: si confrontino sia la resa del volto della Vergine nell’affresco esterno, con quelli degli angeli in San Pietro, sia il disegno delle ali degli angeli in entrambe le opere.
Tuttavia nonostante gli elementi di contatto, pare che gli affreschi esterni siano di un livello inferiore, forse da assegnare a pittori di bottega. Tra l’angelo annunciante e il leggio della Vergine, con qualche ingenuità prospettica, è raffigurato entro una ghirlanda tonda lo stemma del casato che ha commissionato l’opera. Lo scudo araldico, ancora medievale, raffigura nel mezzo superiore l’aquila e in quello inferiore una banda obliqua bianca su sfondo rosso. Un’insegna simile, ma con più bande e inserita in uno scudo già rinascimentale a muso di cavallo, è riprodotta alla sommità dell’affresco Madonna in trono col Bambino nella chiesa di San Pietro, eseguito nel 1497 per volontà della famiglia Foresti.
Il Sant’Antonio abate presenta molte lacune. Il santo, ritratto frontalmente con gesto benedicente, è posto all’interno di un porticato di cui si conservano le parti inferiori dei pilastri sulla destra e l’arco della porzione sommitale. L’opera è di discreta qualità: si vedano la finitura delle pieghe del manto giallo ocra e la fattezza del pastorale gotico cui è appeso il campanello attributo del santo.
Nella prima cappella a destra della parrocchiale di Santa Maria Maddalena si è conservato un affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna in trono col Bambino. Dell’immagine originaria rimane solo la porzione centrale, incassata nel muro e impreziosita nei secoli successivi con raggera e cornice in stucco dorato.
L’opera, oggetto di ritocchi nel tempo, è forse da accostare ad alcuni affreschi del gruppo dei ‘pittori clusonesi’ per la resa dei tratti, assai marcati, del volto. L’immagine risente della cultura tardo-gotica in particolare per l’austerità della Vergine e per la resa del panneggio seppur questo sia oggi ridotto allo stato larvale privato delle raffinate decorazioni a secco.
Un dipinto murale quattrocentesco – la Madonna col Bambino fra i santi Antonio abate e Stefano – costituisce l’immagine di culto del piccolo Santuario della Madonna di Cortinica: racchiuso entro una sontuosa cornice lignea barocca è oggi ingiudicabile per le ridipinture.
Il santuario di Cortinica merita una visita anche per i dipinti murali sulla facciata, realizzati nel ‘900, in quanto documentano uno spaccato della vita sociale della comunità tavernolese. Sono raffigurati vari episodi del secolo scorso: la Frana del 1906; l’Alluvione del 1950 (firmato Vittorio Manini, 1955); la Madonna che veglia su Tavernola (Luigi Arzuffi, 1982). I dipinti della Via Crucis della scalinata del santuario, realizzati nel 1948-1949, sono opera di Giuseppe Grimani di Castro.
Thanks to: Federico Troletti