- Arte e Cultura
Le ville risorgimentali a Bossico
Passeggiando nel centro di Bossico e nelle sue pinete possiamo scorgere una serie di ville che portano il nome dei Sette Colli di Roma. Le ville sono quasi tutte dislocate a est del paese e alcune sorgono sul territorio del comune di Lovere.
Sono state fatte costruire nella seconda metà dell’800 da esponenti della borghesia imprenditoriale dell’area sebina, che scelsero Bossico per la villeggiatura, grazie alla posizione privilegiata dell’altopiano, uno splendido terrazzo naturale affacciato sul lago d’Iseo dal clima mite.
Queste famiglie, impegnate a favore dell’Unità d’Italia, condividevano ideali politici e patriottici che spesso si traducevano in marcato anticlericalismo e nella celebrazione dei maggiori esponenti del Risorgimento democratico e repubblicano come Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.
Furono per prime le famiglie Gregorini e Zitti, industriali dell’acciaio e del ferro e coinvolte nelle vicende risorgimentali (con le figure di Giovanni Andrea Gregorini, Felice Ventura Gregorini, Gerolamo Volpi e Giovanni Battista Zitti), a scegliere per le proprie dimore i nomi dei colli di Roma e dei luoghi simbolo dell’epopea garibaldina. L’area interessata – posta a circa 980 m s.l.m. ai confini con il comune di Lovere – venne, di conseguenza, denominata Settecolli.
Il percorso può partire da Villa Campidoglio al centro del paese che nel nome richiama il colle da sempre sede dell’amministrazione civile di Roma; la costruzione nella seconda metà dell’800 si deve alla famiglia Zitti di Lovere.
Poco più avanti, alle pendici della Costa Gromo, a 935 m s.l.m., sorge il Palatino, costruito nel 1929 dalla famiglia Martinoli, che lungo la via Sette Colli edificò anche il Gianicolo, in onore del colle romano celebre per le battaglie risorgimentali.
Villa Pincio, eretta dalla famiglia Bazzini di Lovere, si trova in posizione panoramica sulla destra all’imbocco di via Capitanio che porta a Ceratello a circa 859 m s.l.m. Vicino sorge il Celio, una semplice cascina, che in passato era l’abitazione della famiglia contadina custode della villa Pincio.
L’Esquilino, dal nome del più alto ed esteso dei colli di Roma, venne costruita nella seconda metà dell’800 dalla famiglia Nichetti di Lovere. Sotto di essa, su una piccola altura da cui si gode di un’ampia veduta, Villa Quattro Venti rievoca la battaglia del 3 giugno 1849, in cui a Roma Garibaldini e Francesi si contesero il possesso di Villa Corsini, nota come il casino di Quattro Venti. La dimora venne edificata tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 per volere della famiglia Michetti originaria di Sovere.
Più recente, il Viminale è una villetta della prima metà del ‘900, collocata poco prima di Villa Caprera. Questa, dal nome dell’isola sarda che fu per oltre vent’anni dimora di Garibaldi, fu costruita intorno all’ultimo ventennio dell’800 da Giovanni Battista Zitti come casa di campagna. Originariamente presentava una facciata rossa con decorazioni di gusto neogotico, con i busti di Mazzini e Garibaldi affrescati dal pittore Faustinelli. All’interno le stanze erano decorate con soggetti patriottici e con episodi della storia di Roma.
Anche Villa Glori, voluta nel 1881 dalla famiglia Zitti, prende il nome della località alle porte di Roma dove, il 23 ottobre 1867, una settantina di Garibaldini comandati da Enrico Cairoli, in marcia verso Roma per sostenere l’insurrezione, furono uccisi o feriti da truppe pontificie.
L’Aventino di Andrea Ventura Gregorini (1912) era simile a uno chalet e raccoglieva numerose opere di noti pittori contemporanei come Cesare Tallone, Giovanni Trussardi Volpi, Giorgio Oprandi.
Di fronte all’Aventino, il Vaticano in origine era un roccolo costruito da Andrea Giovanni Gregorini, industriale fondatore della ferriera di Lovere, che ospitava monsignor Geremia Bonomelli per le battute di caccia. In seguito, i Gregorini trasformarono il roccolo in un’abitazione ma ne mantennero il nome.
Il Quirinale, infine, presso la strada che porta a Ceratello, fu costruito nella seconda metà dell’800 per la famiglia Rosa di Lovere.
Jessica Menardini