- Arte e Cultura
Il Palazzo Comunale
Un simbolo della storia della Città
Sede del Comune di Rho, il Palazzo Podestarile (noto come Palazzo Comunale) fu costruito tra il 1929 e il 1931 per volontà del Podestà Cav. Eraldo Bonecchi.
La necessità di realizzare un nuovo Municipio emerse con urgenza a seguito dell’accorpamento dei comuni di Mazzo Milanese, Terrazzano e Lucernate, della frazione Passirana di Lainate, con il Comune di Rho, stabilito dal Re Vittorio Emanuele nel 1928.
Il palazzo, situato nella centrale piazza Visconti, fu edificato in soli 18 mesi, in uno stile storicista che richiama l’architettura dei castelli viscontei e sforzeschi, con il tipico mattone lombardo impreziosito da bifore, merlature, decori a graffito e una torre merlata alta 30 metri.
La struttura, imponente, moderna e curata nei dettagli, impressionò a tal punto il Prefetto, intervenuto per la cerimonia d’inaugurazione, da contribuire all’elevazione di Rho al rango di Città, nomina che avvenne nel 1932: da allora iniziò la storia della “Città di Rho”, che fino a poco prima era solo un piccolo borgo.
Questo Palazzo assume così il ruolo d’icona identificativa della moderna città di Rho. Un ruolo che non si è esaurito con le vicende iniziali, ma che è proseguito anche negli ultimi anni: nel 2016 il Palazzo Comunale ha segnato nuovamente un passaggio della Città di Rho ad un palcoscenico maggiore, e questa volta di livello internazionale. In occasione della visita del Dalai Lama alla Fiera di Rho, il Palazzo Comunale ha ospitato per alcuni giorni i monaci tibetani che hanno realizzato nel Salone dei Passi Perduti il Mandala destinato alla benedizione del Dalai Lama. (foto IMG_1177)
In quella occasione fu riconosciuta la cittadinanza onoraria di Rho al Dalai Lama: il Mandala, preparato per l’occasione, fu donato al Comune, che lo custodisce in una teca visibile al pubblico nel corridoio del primo piano.
L’edificio è stato inserito tra le destinazioni delle Giornate FAI di Primavera 2019.
STORIA DELL’EDIFICIO
Fino al 1928, Rho era un borgo di circa 7mila abitanti, un numero ben lontano dagli oltre 50mila di oggi. Fu un decreto del Re Vittorio Emanuele III nel 1928 che cambiò le cose, accorpando i Comuni di Mazzo Milanese, Terrazzano e Lucernate, oltre alla frazione di Passirana di Lainate, al Comune di Rho, divenendone delle frazioni.
Diversi fattori portarono alla scelta di Rho come Comune principale: dal 1858 disponeva di una Stazione Ferroviaria e dal 1890 di una tramvia che la collegava con Milano e Gallarate; nel 1924 si inaugurava a Lainate, a poca distanza da Rho, il primo tratto della Autostrada dei Laghi da Milano a Varese; nel 1929 si inaugurava il grande Ospedale di Circolo.
L’unificazione dei Comuni, oltre a far aumentare la popolazione di Rho, comportò anche il trasferimento di tutti i dipendenti e documenti dei singoli comuni soppressi nella sede del Municipio di Rho, che era fino ad allora situata nel piccolo edificio di Via De Amicis 10: circostanze che la portarono al collasso, come si legge nella relazione allegata alla delibera della costruzione del nuovo palazzo: “Una visita anche frugale all’attuale Municipio fa balzare evidente il bisogno di una nuova sede più adatta per gli uffici che mancano anche del minimum di requisiti dalle ragioni di spazio, di igiene e di decoro”.
Nel 1929 si decise quindi di costruire un nuovo Palazzo del Comune che fosse prestigioso e capace di ospitare tutti gli uffici, per fare fronte alle nuove necessità esprimendo nel contempo la crescente importanza e bellezza di Rho. La relazione racconta la scelta di uno stile che richiamasse la tradizione lombarda, partendo da spunti di origine romanica e ispirandosi all’architettura dei palazzi e castelli viscontei, in quanto “quello stile ebbe qui la sua culla e che per la sobrietà e la semplicità delle sue linee ben si addice all’austerità di un palazzo municipale”. E austero sicuramente appare ancora oggi al visitatore, anche grazie alla bella e imponente torre merlata alta 30 metri, ornata dalla presenza di una meridiana, dalla cui terrazza si domina tutto il panorama circostante.
Data l’eccezionalità dell’evento, si pose attenzione ai dettagli, con la scelta di materiali pregiati per i decori: granito bianco di Alzo per le merlature della torre e gli inserti di facciata; mosaico veneziano i pavimenti; lampade in ferro battuto; negli ambienti più prestigiosi pavimenti in parquet di noce nazionale posato a spina di pesce, pareti e soffitti decorati a graffito e controfinestre in vetro cattedrale su finestre ornate da bifore, mentre l’aula magna apre sul balcone sovrastante l’ingresso del palazzo con una trifora.
Il Palazzo Comunale ha soffitti molto alti, ben 6 metri: una scelta precisa, fatta per trasmettere un senso di imponenza e di suggestione del potere dell’Autorità nei confronti dei sudditi. Un altro dettaglio progettuale rivela come negli anni Venti, i cittadini erano considerati sudditi senza alcun diritto nei confronti dell’Autorità: le stanze erano tutte comunicanti tra loro per garantire la riservatezza e l’impenetrabilità dello svolgimento dell’attività amministrativa, lasciando i sudditi in corridoio ad attendere, sperando in una conclusione positiva delle loro richieste senza che potessero in alcun modo capire cosa stesse succedendo.
Una curiosità: l’edificio fu costruito in 18 mesi, il tempo intercorso dalla delibera di edificazione del palazzo, datata 13 dicembre 1929, al verbale di trasferimento dei nuovi uffici firmato dal Podestà il 13 Luglio 1931. Un tempo breve, ma non abbastanza: il Capitolato d’Appalto prevedeva che i lavori fossero ultimati in 10 mesi a decorrere dalla delibera di edificazione e per questo motivo vennero contestati alla ditta costruttrice 218 giorni di ritardo.
UN PALAZZO MODERNO
Nonostante l’aspetto richiamasse un passato glorioso, il progetto era all’insegna della modernità: Il palazzo era interamente cablato con telefoni in ogni stanza in un periodo in cui, come si può constatare da una inserzione pubblicitaria del 1935, i numeri di telefono erano di due cifre . Un impianto di chiamata a suoneria e illuminazione consentiva ad ogni ufficio di chiamare presso di sé il commesso di piano, che veniva avvisato della chiamata dalla suoneria e poteva vedere il numero della stanza in cui recarsi da un pannello ad illuminazione sito nel corridoio.
Nei progetti si trova traccia anche della previsione di un monta documenti elettrico che avrebbe dovuto attraversare i due piani del Palazzo Comunale, fermando nell’Ufficio Archivio al secondo piano, nel Gabinetto del Podestà al primo piano e all’Anagrafe al piano rialzato. Oggi tuttavia non c’è traccia dell’intervento, che quindi si suppone non sia mai stato realizzato.
In un periodo storico in cui poche abitazioni erano collegate all’acquedotto pubblico e la stragrande maggioranza delle abitazioni aveva servizi igienici esterni e riscaldamento con stufe, iI Palazzo Comunale aveva servizi igienici nei lati nord-est e nord-ovest, di ogni piano, fornivano acqua solo fredda e tutti i locali erano già dotati di termosifoni governati da una caldaia situata nel piano interrato.
Impressiona il grado di definizione dei dettagli in sede di progetto, curato al punto che il Podestà, Cav. Eraldo Bonecchi, dispose di proprio pugno la lista dei mobili di cui il palazzo si sarebbe dovuto dotare, ufficio per ufficio, secondo il grado di importanza. Alcuni sono ancora presenti nelle sale più rappresentative del Palazzo
INGRESSO
L’ingresso è costituito da un grande atrio chiamato "Salone dei Passi Perduti", da cui inizialmente si accedeva a due sale dedicate ad importanti funzioni civili: la"Sala dei Matrimoni" sulla destra e la "Sala di Conciliazione" sulla sinistra.
Dalla grande vetrata centrale si accede al corridoio centrale, con decorazioni originali a soffitto e sulle pareti, in cui si trova l’imponente Scalone d'Onore. In origine, nel piano rialzato erano ubicati uffici fondamentali (Ufficiale Sanitario, Ispettore Urbano, Guardie dell'Anagrafe e Stato Civile e Leva), e l’alloggio del portiere.
SCALONE D’ONORE
Il luminoso Scalone d’Onore in marmo chiampo rosa, riccamente decorato, conduce al primo piano. Qui si entra in contatto con preziose testimonianze della storia della città : due grandi affreschi, realizzati da Giovan Mauro e Giovan Battista Della Rovere, detti i Fiamminghini, raffiguranti San Gervaso e San Protaso, provenienti dalla demolita chiesa di San Protaso di Milano, sono fissati alle pareti dello scalone sin dal primo giorno di vita del Palazzo, mentre altri quattro piccoli affreschi, sempre dei Fiamminghini, ritraggono Sant’Ambrogio, Sant'Agostino, San Gregorio Magno e San Marco Evangelista. Gli affreschi furono donati al Podestà Eraldo Bonecchi dalla Congregazione dei Padri Oblati di Maria di Rho, che li avevano custoditi fino ad allora.
Salendo lo Scalone d’Onore, si notano i vetri cattedrale che impreziosiscono la luce che filtra e che illuminano il bel soffitto decorato in legno.
PRIMO PIANO
Giunti al primo piano ci si trova di fronte alle porte in noce dell’Aula Magna, oggi Sala del Consiglio Comunale, decorata dagli stemmi dei capoluoghi di regione e dal gonfalone originale della città di Rho.
Nel lato destro del corridoio si trovavano i Gabinetti del Podestà e del Vice Podestà, con le relative anticamere, il Gabinetto del Segretario Capo, con Anticamera, e un locale per l’Archivista e Scrivano, che doveva essere sempre a disposizione per la stesura di documenti ufficiali in bella calligrafia. Le sale oggi ospitano gli uffici del Sindaco e del Segretario Generale, con arredi e quadri di pregio.
Nel lato sinistro si trovavano in origine l’Ufficio Tecnico (che comprendeva gli uffici di Ingegnere Comunale, Geometra, Servizi di Acqua Potabile e Fognatura, Nettezza Urbana e Illuminazione); Ragioneria e Economato.
Nella Sala Riunioni, posta nell’angolo sud est, si possono ammirare ancora oggi affreschi murali seicenteschi provenienti dal Palazzo Crivelli in Via Matteotti, oltre a un magnifico tavolo in noce nazionale copia esatta di un analogo tavolo che si trova nel Castello Sforzesco di Milano e realizzato su commissione del Podestà.
SECONDO PIANO
Al secondo piano del Palazzo si accede solo tramite le scale laterali poste alle estremità del corridoio centrale, disposte ai lati Est e Ovest del palazzo.
In origine, l’ala Ovest ospitava gli Uffici della Regia Pretura, che comprendevano una Sala per le Udienze, con pavimento in parquet a spina di pesce, belle finestre con trifora e vetri cattedrale e che oggi ospita ulteriori affreschi provenienti da Palazzo Crivelli.
Nella stessa ala si trovava anche il Gabinetto del Pretore, con anticamera, uffici di Cancelliere e Vice Cancelliere, i locali per la copisteria e uscieri, Archivio Civile, Archivio Penale e Deposito dei Corpi di Reato.
L’ala Est del secondo piano era invece per la quasi totalità occupato dal Regio Ufficio del Registro, che comprendeva un locale per il Capoufficio, due per i due applicati, due per l’archivio. Infine, nella parte restante, trovavano posto l’Archivio Comunale e la Congregazione di Carità.
Esiste anche un piano sottotetto, oggi non accessibile al pubblico, da sempre usato come deposito: si accede con una suggestiva scala a chiocciola ubicata nella bellissima torre merlata sull’angolo sud ovest.
Orari
Da Lunedì a Venerdì dalle 8.30 alle 12.30
e nei Pomeriggi di Martedì e Giovedì dalle 16.00 alle 18.00