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Chiesa di Sant Antonio
La chiesa di Sant’Antonio de Castrum o Casterio, così denominata fino dalla prima metà del Quattrocento e tramandata dalla memoria orale dialettale come Sant’Antonio di Castér, si trova a monte della strada maestra che costeggia il lago d’Idro, nel punto in cui da quella si stacca la strada che conduce a Bagolino.
Si caratterizza, nella sua forma architettonica, quale unico monumento del primo Rinascimento rimasto integro in Valle Sabbia; essa si distingue per il gusto di robusta semplicità nei rapporti volumetrici e spaziali.
Ha origini antichissime: probabilmente già nella seconda metà del XIII secolo in questo luogo sorgeva una chiesetta dedicata fin da allora all’anacoreta copto egiziano Antonio, conosciuto e venerato come Sant’Antonio Abate. Nel Trecento la primitiva chiesetta ospitava sia sulle superfici interne che su quelle esterne affreschi di prim’ordine, dei quali ancora conserva alcuni lacerti. In coincidenza con l’inizio del dominio veneto (terzo – quarto decennio del Quattrocento) la chiesetta viene per tre quarti demolita, ricostruita più ampia e con varie modifiche; preservando però il campanile nella sua forma originale. All’atto della demolizione, la vecchia chiesa conteneva sulla parete interna nord un grande affresco raffigurante l’Ultima Cena, di cui è rimasto visibile un solo ma significativo frammento: la figura intera di un Apostolo.
Successivamente, verso il 1488 – 89, la chiesetta venne decorata con il ciclo di affreschi più consistente, eseguito nel presbiterio, con l’illustrazione della vita del Santo nelle due pareti laterali, la Crocifissione sul fondo e i quattro evangelisti sulla volta.
Del ciclo pittorico eseguito nell’attigua cappella, sul lato est verso il lago, opera della stessa bottega dei pittori che lavorarono nel presbiterio, non rimangono che pochi resti, sufficienti però a darci la misura della qualità poetico – pittorica dei dipinti. La cappella era dedicata ai martiri cristiani, paragonati a tanti Ercole della fede. Il personaggio mitologico è infatti qui rappresentato in eleganti monocromi.
Nella lunetta sulla parete nord, ancora ben riconoscibile, sta l’effigie di Simonino di Trento, che orgogliosamente sventola il vessillo della Croce. Nella lunetta a sud, fra la Madonna ed Ercole con l’Idra, si trovava Santa Caterina di Alessandria. Sotto la finta trabeazione, nel registro inferiore, una sequenza di eleganti finte nicchie ospitavano altri santi martiri tra i quali i patroni di Brescia Faustino e Giovita. Sui pilastri dell’arco di ingresso alla cappella, sono tuttora visibili altri due martiri, i santi Sebastiano e Biagio.
Altri affreschi della fine del XV secolo, fondamentalmente suggeriti dalla stessa scuola pittorica degli altri due cicli decorativi, si trovano sparsi sulle pareti della navata e probabilmente altri ancora giacciono sotto le fatiscenti scialbature e gli intonaci soprammessi.
Le superfici cromatiche originali delle ampie e basse volte a vela della navata, caratterizzate da un’essenziale bicromia del fondo bianco con fascette rosse nei costoloni, recentemente liberate da intonaci e scialbature consunte chiaramente dissonanti con la raffinatezza lirica delle superfici decorate già riaffiorate del presbiterio e della cappella laterale, creano una particolare atmosfera di essenzialità spaziale e lirica che rimarca e si armonizza con la narrazione pittorica eseguita sulle restanti superfici
Recuperate nel loro aspetto originale, tutte le superfici cromatiche dell’interno del monumento restituiscono il dato completo di un ambiente sicuramente fuori dal comune per simbiosi tra architettura e pittura.
Il campanile è ritenuto il più antico della Val Sabbia e risalirebbe al '300.
Orari
Chiusa, aperta su richiesta