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La mulattiera per Erbonne

Un rilassante percorso che conduce fino alla frazione di Erbonne, al confine con la Svizzera
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Scopri Parre, un terrazzo sulle magnifiche valli
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Castello- Sistina di Lombardia

Tappa inaugurale del nostro itinerario lacustre, il piccolo borgo fortificato di Castello, raggiungibile anche a piedi partendo da Albogasio.   Raro esempio di vita antica ben conservata, si presenta come un labirinto di vicoli, scale, anfratti, portici e case addossate proprie dei sistemi difensivi, distribuite a semicerchio su un’alta rupe situata sulle rive del torrente Soldo. La sua posizione a strapiombo favorisce punti panoramici di indicibile bellezza: se dal sagrato della chiesa di San Mamete si può ammirare il lago fino al S. Salvatore, il promontorio di San Mamete, Oria e Albogasio, dal portico del Figett si inquadra l’alta valle con la sua corona di monti, mentre salendo alla chiesetta dell’Addolorata si aprirà di una vista a 360 gradi sull’intera valle. In origine feudo della famiglia Confalonieri di Milano, l’antica fortificazione che dà il nome al paese fu purtroppo ridotta in rovina alla fine del 1500 per ordine di Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, e la sua parte ricostruita è stata adibita ad abitazione privata. Gioiello conservato a Castello è invece la Chiesa di San Martino del XVI secolo con gli stupefacenti affreschi della volta ad opera di Paolo Pagani, che le hanno valso l’appellativo di “la piccola Sistina di Lombardia”: in  deciso contrasto con l’estrema semplicità degli esterni, vi lasceranno a bocca aperta! Da visitare anche il Museo di Casa Pagani, interessante pinacoteca degli artisti della Valsolda.   (Ph: duepertrefacinque.it)

Sul lungo lago in MTB

Lago, natura e avventura
Sul lungo lago in MTB

La Via degli Abati

Conosciuta anche come l’itinerario francigeno di montagna da Pavia a Pontremoli

Da Maiano Sant'Angelo Lodigiano a Ca' de Mazzi

Variante Quarta tappa del Cammino dei Monaci
Variante Quarta tappa del Cammino dei Monaci

Grignaghe di Pisogne

Posta a 900 m di quota, Grignaghe sorge lungo l’antico collegamento con la Val Trompia, attraverso il colle di San Zeno, ricalcato dall’odierna carrozzabile. La via, frequentata fin dal Medioevo, garantiva il trasporto del ferro estratto dalle miniere presso Grignaghe e Pontasio verso le fucine triumpline. La ricchezza e l’importanza che ne derivava alla contrada (“Terra ben popolata e famosa per le sue miniere” la descrive padre Gregorio nel 1698) emerge nei suoi edifici e soprattutto nelle singolari sculture erratiche visibili in piazza San Rocco e in via San Rocco: i cinque elementi monumentali in arenaria rossa, con scene di difficile interpretazione, dovevano ornare i portali di un edificio civile. Nonostante il plasticismo vigoroso ed elementare, che ne ha suggerito un’origine longobarda, i dettagli e la presenza di uno stemma visconteo li collocano nel pieno Trecento. Grignaghe mostra una struttura compatta, frutto di un’antica organizzazione fortificata: la chiesa di San Rocco sorge sull’antica torre di accesso, visibile dalle scale a destra della facciata, e numerosi edifici mostrano ancora le strutture del Due e Trecento negli spigoli in blocchi massicci e nei portali imponenti. Imboccando le ripide discese che si sviluppano dalla via centrale (via Imavilla - via Fontana) si possono osservare le strutture peculiari degli edifici verso valle, con ampi voltoni a superare il dislivello del pendio. Lo spigolo di una casa torre è visibile in via Cimavilla e, addossato ad esso, vi è uno splendido esempio di architettura tradizionale in legno e pietra. La parrocchiale di San Michele, riedificata nel ‘700, sorge a monte, isolata dall’abitato: si raggiunge dalla via San Rocco o in auto seguendo la direzione per Passabocche. Il grande edificio conserva all’esterno alcuni frammenti trecenteschi e all’interno mostra la sedimentazione delle campagne decorative tra ‘500 e ‘700: perdute alcune opere lodate dalle fonti antiche, sono di particolare pregio i Misteri del Rosario, di Pietro Ricchi (circa 1640-1645).   Monica Ibsen  
Grignaghe Pisogne

Il Cammin Breve

Una "breve" guida per 7 chiese nel cuore di Milano

Santuario della Madonna del Carmine

http://www.gardalombardia.it/ImmaginiProdottiP/santuario-della-madonna-del-carmi...

Fortunago

Nel verde Oltrepò Pavese, Fortunago è l’esempio perfetto del recupero delle atmosfere del passato, della bellezza delle cose semplici
Fortunago

Sant’Ambrogio a Qualino

Posta all’esterno dell’abitato e ben visibile dalla pianura, Sant’Ambrogio di Qualino è la chiesa più ricca della costa di Volpino. Attualmente si presenta nelle forme assunte con gli ampliamenti realizzati nel ‘600 e nel 1902 su una struttura quattrocentesca in parte conservata e documentata da frammenti di affresco all’interno. La facciata a due ordini conclusa da un timpano mistilineo e preceduta da un pronao la accomuna alle parrocchiali di Branico, Flaccanico e Ceratello; spicca, invece, per qualità il portale in pietra nera di Riva di Solto, intarsiato. All’interno la nitida aula è scandita da lesene e dalla sequenza delle finestre unghiate che si aprono sull’alta volta a botte, decorata con episodi della vita di sant’Ambrogio. Due cappelle laterali in prossimità del presbiterio accolgono gli altari del Rosario e di San Fermo con cornici seicentesche in legno intagliato e dorato; sull’altare del Rosario campeggia la tela di Domenico Carpinoni, dalla stesura nervosa e dal vivace cromatismo, databile tra il 1646 e il 1652. L’eccezionale arredo del presbiterio è frutto di una campagna di decorazione attuata negli anni Trenta del ’700. L’imponente tribuna eucaristica (la cui funzione era di esaltare la presenza del tabernacolo posto sotto di essa, e di accogliere l’ostensorio durante l’adorazione eucaristica) fu realizzata forse nell’ambito della bottega Ramus; nonostante le gravi perdite causate da un furto, mostra ancora la sua eccezionale qualità nell’impianto architettonico a tempietto centrale con due ali e nei gradini intagliati su un fondo di specchi. Di notevole qualità è anche l’altare a commesso marmoreo, forse ascrivibile alla bottega Manni. Al 1736 risale l’esecuzione della cornice della pala, una spettacolare creazione rococò di Andrea Fantoni di Rovetta; la tela, modesta, rappresenta la comunità parrocchiale attraverso i santi patroni delle chiese anticamente sottoposte a Sant’Ambrogio (rappresentato accanto alla Madonna con il Bambino): Matteo, Antonio abate, Giorgio e Bartolomeo, patroni rispettivamente di Flaccanico, Corti, Ceratello e Branico.   Monica Ibsen
Chiesa di Sant'Ambrogio

LA DIGA DEL PANPERDUTO

La potenza dell'acqua