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Due giardini per due artisti a Gardone Riviera
Il Giardino non è pura Natura. O meglio, lo è ad un primo sguardo ma, superata l’apparenza, il giardino si rivela terra di confine tra Natura ed Artificio.
Luogo in cui la “natura spontanea” viene stravolta per essere sostituita da una “natura addomesticata”, specchio di chi la crea e della sua epoca. Un prodotto dell’intelletto, non molto diverso da una poesia, un quadro, una statua. Insomma un’opera d’Arte.
E’ così anche per i due giardini più famosi di Gardone Riviera: il Vittoriale e il Giardino botanico Heller. Sintesi entrambi di personalità artistiche dalle mille sfaccettature e di epoche storiche che più diverse non si può.
Il Vittoriale ospitò, negli ultimi anni della sua vita, Gabriele d’Annunzio che lo rese ciò che è: “un testamento d’anima e di pietra”. Qui tutto parla del poeta che volle fare della sua vita un’opera d’Arte. Nella cittadella dannunziana, che si presenta come un borgo fortificato a tratti da merlature, l’eco delle memorie classiche dalla penna del Poeta si diffonde nel teatro greco e nelle sculture di ieri e di oggi e riemerge nelle forme regolari e simmetriche di frutteto e limonaia.
Si mischia, poi, a quello del mondo celtico che risuona in un “boschetto sacro” di magnolie sotto cui 27 colonne formano un cerchio di pietra, mentre una vera nave (la nave Puglia, dono di Mussolini) sembra aspettare le spoglie del suo condottiero per salpare verso l’Aurora, dove riposano gli eroi.
Lungo i percorsi che ascendono la collina, armi, proiettili e massi di guerra li punteggiano, mentre sul colmo un mausoleo a tumulo omaggia i caduti dell’impresa di Fiume come gli antichi imperatori di Roma.
Se qui si celebra la Guerra come riscatto di una “vittoria mutilata” e l’eroismo del soldato, non lontano, nel Giardino Botanico Heller, si inneggia alla Pace.
Artista multimediale dalla creatività pirotecnica, Andrè Heller acquistò nel 1988 la villa del dottor Arthur Hruska, dentista dell’ultimo Zar, trasformandolo in un “bosco” incantato di piante e paesaggi provenienti dai quattro angoli della terra: Sud America, Europa, Asia, Australia, che raccontano di un mondo globalizzato ma ecologico, attento al valore della Natura.
Lungo sentieri tortuosi e segreti del Giardino Botanico Heller, statue di divinità orientali si affacciano come in un pantheon dedicato alla pace universale, voce di un ideale di non-violenza figlio degli orrori delle guerre del ‘900.
Flussi di immagini si coagulano a tratti intorno a grandi e piccole sculture di arte contemporanea: Lichtenstein, Mirò, Haring… testimoniano tutte rapporti personali di amico o collezionista lungo tutta la seconda metà del XX secolo.
Al centro due Geodi d’ametista, vere opere d’Arte della Natura, richiamano il Mondo dei Cristalli Swarovski, ultima opera di cui André Heller è stato autore e regista.
Una passeggiata in giardino diventa così un viaggio: nel tempo, nelle idee e nelle emozioni.
Testo a cura di DEBORA LO CONTE, guida abilitata ConfGuide-GITEC
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