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Sentiero delle Carbonaie

Il sentiero delle Carbonaie è un anello escursionistico di circa 13,53 chilometri che parte da S. Albano, percorre un tratto del torrente Nizza fino alle sue sorgenti, tocca il borgo di Oramala, il Pian del Re, poi scende nelle vicinanze dell'Oratorio di San Giulio a Poggio Ferrato, raggiunge la Cappelletta del'”Acqua d'Uovo” di Molino Cassano, il borghetto di Cassano Superiore e termina a S. Albano, da dove ha avuto inizio. Dal parcheggio, dopo il cimitero di S. Albano, si imbocca il sentiero sterrato che reca lungo le sponde del Nizza. All'inizio si incontra una sorgente di acqua solforosa, più avanti una breve deviazione porta alla “Grotta dei Partigiani”, anfratto che testimonia momenti drammatici della storia della Resistenza in Val di Nizza. Ritornando sul sentiero principale, dopo poca strada, si arriva all'edicola della “Madonna del Turista” opera degli anni '70 dello scultore pavese Vittorio Grilli. Arrivati al guado del torrente Nizza, il sentiero si inoltra in un percorso costeggiato dai calanchi; pareti rocciose erose dagli elementi atmosferici che conferiscono uno scenario spettacolare. Più avanti zampilla una piccola sorgente di acqua solforosa: le fa da corredo una panchina in sasso, per chi vuole sostare. Superata l'area delle sorgenti del Nizza, si arriva ad incrociare il “Sentiero dell'Aquila” che proviene dal “Castello di Verde” e porta a Oramala. Qui occorre deviare e tenere la destra fino a rag-giungere in pochi minuti un piano del bosco, realizzato in tempi re-moti dall'uomo per far posto alla “Carbonaia”, tecnica usata per tra-sformare la legna in carbone, co-me spiegano le didascalie poste in loco. Ritornando sul sentiero principale, si prosegue fino a superare le rovine della “Riassa”, quindi raggiungere la strada provinciale Varzi - Val di Nizza. Continuando sull'asfalto, senza deviazioni, è possibile arrivare in poco tempo al borgo di Oramala, con il suo castello del XI secolo. Di interesse turistico anche l'antico borgo, classificato in passato fra i più belli d'Italia, e l'Ora-torio della Natività della Vergine Maria, del XIV se. Tornando da Oramala sul tragitto principale, è possibile scegliere una variante di percorso che scende a Cassano Superiore. Questo tratto offre scorci panoramici suggestivi sull'Oltrepo fino al ca-stello di Montalto Pavese. Seguendo l'itinerario normale, si arriva al pianoro sottostante di Pian del Re dove si possono ammirare diverse specie di castagni secolari di forma e dimensioni singolari. Sullo stesso pianoro è ancora presente una fossa che serviva per costruirvi la “Carbonaia interrata”: altra tecnica usata dai carbonai per produrre il carbone. Salendo allo spiazzo superiore, si può ammirare tutto l'arco degli Appennini; il monte Penice da sinistra, e a seguire, Cima Colletta, Lesima, Chiappo, Pian dell'Armà, Boglelio e il Giarolo. L'area attrezzata di Pian del Re offre l'occasione per una sosta. Ripreso il cammino, si scende fino ad incrociare il Sentiero della Salute. Una breve deviazione porta all'Oratorio di San Giulio, fra i più antichi della Val di Nizza. Proseguendo invece per la direzione principale, si raggiunge la “Cappelletta dell'Acqua d'Uovo” di Molino Cassano, dove sgorga la piccola fonte di acqua solforosa, intitolata alla memoria di Robertino e Valeria Schiavi. Dall'acqua solforosa, attraverso la “ciaplera,” antico sentiero lastricato in sassi, si raggiunge Cassano Superiore, punto di congiunzione della variante di sentiero citata in precedenza. Da questo piccolo e grazioso borgo si procede al ponte in cemento che attraversa il torrente Nizza, quindi nell'abitato di S. Alba-no, e dopo la chiesa con il suo “voltone,” al parcheggio di partenza. Equipaggiamento: scarponcini da trekking, mantellina per la pioggia, bastoncini da montagna, macchina fotografica, cannocchiale, acqua. Si raccomanda di non accendere fuochi; non raccogliere fiori, non abbandonare rifiuti; rispettare gli animali. Periodo consigliato: tutto l’anno ad eccezione dei giorni di caccia. Informazioni:Associazione Culturale Amici di Poggio Ferratopoggioferratoass@gmail.comwww.amicidipoggioferrato.comtel. +39 333.7318669

Greenway dei Torrenti di Bergamo

Nel verde a nord ovest della città

Il nucleo storico di Iseo

Tra i paesi rivieraschi del lago, Iseo è il centro storico che ha meglio conservato l’organizzazione urbana medievale che, solo parzialmente modificata nei secoli XV-XVIII, è pervenuta quasi intatta fino all’ultimo scorcio dell’Ottocento. L’abitato storico si allarga a semicerchio irregolare tra le pendici del monte e la riva del lago, sull’ampio cono di deiezione che il torrente Cortelo ha formato con la sedimentazione dei materiali trasportati dalla corrente. Si ipotizza che l’agglomerato urbano si sia ampliato nel tempo a partire da tre nuclei funzionalmente differenziati: il castello sul colle, il porto-mercato a lago e l’area della pieve a nord. Un unico centro si configurò in seguito con la costruzione della cerchia muraria a inizio Trecento. L’esistenza in età romana di un vicus è documentata dal rinvenimento, nella parte alta del dosso del castello, di murature e di pavimentazioni, anche a mosaico (I secolo d.C.), appartenenti a domus o ville. Sono assegnabili all’età romana anche i tratti di acquedotto rinvenuti in via Bonardi e nel bosco posto sotto la grande grotta detta “Bus del Quai” a nord del paese. In epoca altomedievale Iseo cresce in prosperità configurandosi come il centro più importante dell’area sebina. La prima citazione del toponimo Hisegies compare in un diploma imperiale di Lotario I del 837 nel quale vengono confermate al monastero di Santa Giulia di Brescia le sue proprietà e le corti. La presenza in Iseo di un castello è attestata nel Polittico di Santa Giulia, elenco delle proprietà del potente monastero bresciano, datato tra fine IX e inizi X secolo. Nella registrazione compare la curte Iseis, la quale, oltre ad una ricca dotazione di beni, possedeva una vigna in “castello”. Tale indicazione segnala l’esistenza di una delle strutture difensive più antiche del territorio bresciano. Al periodo altomedievale risalgono anche la fondazione della chiesa dedicata al protomartire Stefano, posta di fianco al castello e riedificata nelle forme attuali nel 1665 con la nuova intitolazione alla Madonna della Neve, e le numerose sepolture che si distribuivano vicino alle strade di transito verso la Val Trompia e la Valle Camonica. Il ritrovamento più consistente si è avuto in località Breda, dove sono state portate alla luce undici sepolture, orientate est-ovest, con strutture “alla cappuccina” e in cassa di pietra di forma rettangolare o antropoide. Il piccolo cimitero, datato al VI-VII secolo, è ancora oggi visibile presso il parcheggio posto a lato di via Martiri della Libertà vicino al passaggio a livello. A partire dall’XI-XII secolo Iseo emerge come centro economico e strategico di prima grandezza per il controllo degli scambi e dei transiti fra il Bresciano, la Valle Camonica e la sponda bergamasca. L’esistenza di un mercato pubblico, documentato già dal 1 settembre dell’anno 1000, era connessa alle merci che transitavano attraverso il porto, sul quale il monastero di San Salvatore-Santa Giulia deteneva alcuni diritti. Nell’area settentrionale era ubicata la pieve di Sant’Andrea che la tradizione vuole fondata dal santo vescovo Vigilio nel V secolo. Attorno al sagrato si raccolgono la chiesa plebana, la chiesa di San Giovanni, sorta sul sito dell’antico battistero, e a nord l’oratorio di San Silvestro, cappella vescovile divenuta poi sede della Disciplina della santissima Croce. Iseo fu circondato da diverse cerchie di mura: la più antica cingeva probabilmente solo la collina sulla quale sorgeva il castello e la chiesa di Santo Stefano. Successivamente furono realizzati altri due ampliamenti prima di giungere all’inizio del XIV secolo quando fu costruita la cinta muraria più ampia che andava a comprendere anche l’area della pieve. Il perimetro delle mura urbane trecentesche è ancora oggi rintracciabile per buona parte inglobato nelle murature degli edifici. All’interno del paese si accedeva attraverso tre porte (demolite negli anni 1844-46): la porta del Campo a sud verso Rovato e Clusane, la porta delle Mirolte, rivolta a ovest sul lato del monte, e la porta del Porciolo sulla strada che si avviava in direzione della riviera sebina e della Valle Camonica. Lungo il perimetro della cerchia vi erano le torri di linea che avevano lo scopo di non lasciare lunghi tratti della cinta poco difendibili. Esempi di torri si possono vedere in via Cerca e a lato di viale Repubblica, dove si erge la torre del Sambuco con stemma degli Scaligeri scolpito sul concio di chiave del portale di accesso. Il castello, fulcro difensivo dell’abitato, rappresenta uno degli esempi meglio conservati di architettura militare basso-medievale della provincia. Il perimetro esterno della fortificazione conserva l’apparato di cortine e torri angolari di notevole imponenza e integrità. Tra XII e XIV secolo il paese fu coinvolto nelle guerre con il Comune di Brescia e nelle dispute fra impero e papato vivendo momenti drammatici, come l’assedio e il saccheggio avvenuti il 28 luglio 1161 da parte dell’esercito di Federico Barbarossa. Iseo conservò comunque un livello di ricchezza elevato tale da consentire la realizzazione di edifici religiosi di grande qualità (pieve di Sant’Andrea e chiesa di San Silvestro) e la diffusione di un’edilizia civile in pietra che ancora oggi si può riscontrare nelle contrade del Sombrico e del Campo. Nel contempo emersero vari esponenti della nobiltà locale tra i quali la famiglia più rappresentativa e potente fu quella ghibellina dei Da Iseo/Oldofredi che, alleata con la famiglia Federici della Valle Camonica, mantenne per vari secoli un controllo politico ed economico sia del paese che di larga parte del territorio sebino e franciacortino. Nel 1454 con la pace di Lodi, Venezia estese in modo stabile i suoi possedimenti ai territori bresciano e bergamasco, che avrebbe mantenuto per circa tre secoli e mezzo. A Iseo si rinnovarono gli edifici, soprattutto nella parte centrale dell’odierna piazza Garibaldi, e si conquistò nuovo terreno edificabile sottraendolo al lago. Gli anni tra il 1820 e il 1860 furono caratterizzati da una forte espansione economica: filande, concerie e opifici erano localizzati sulla sponda del lago per usufruire dell’acqua necessaria alle lavorazioni manifatturiere e per la facilità di trasporto delle merci attraverso chiatte. Altra fonte di ricchezza per Iseo fu il porto, che venne potenziato, e il mercato che si svolgeva due volte alla settimana. Sul lato ovest di piazza Garibaldi fu costruito nel 1833, su progetto dell’architetto Rodolfo Vantini, il Palazzo dei Grani che comportò la demolizione di case antiche costituite da fondaci e botteghe. Il nuovo palazzo ospitava la borsa del grano fino a quando (1952), divenuto sede del Municipio, fu ingrandito demolendo la cinquecentesca chiesa di San Rocco che sorgeva all’angolo con piazza Statuto. Negli stessi anni Rodolfo Vantini ristrutturò completamente anche l’interno della pieve di Sant’Andrea conferendole l’aspetto neoclassico attuale. A fine Ottocento fu costruita la linea ferroviaria Brescia-Iseo che venne collegata con il porto attraverso la demolizione delle case medievali della contrada del Campo. Dal secondo dopoguerra Iseo riprese la centralità economica nell’ambito del Basso Sebino, soprattutto grazie alla riscoperta della sua vocazione turistica. Punto di partenza per la visita della cittadina è piazza Garibaldi nella quale confluiscono spontaneamente tutte le direttrici d’ingresso all’abitato. Al centro della piazza si trova il monumento, scolpito da Pietro Bordini e inaugurato nel 1883, dedicato a Giuseppe Garibaldi nel quale il condottiero per la prima volta non è raffigurato a cavallo. Dalla piazza poi ci si può muovere verso nord, attraverso l’interessante e ben conservato quartiere medievale del Sombrico giungendo all’area sacra della pieve di Sant’Andrea; verso est si percorre Via Mirolte con meta il castello, verso sud ci si inoltra nella contrada del Campo, un tempo sede di filande e di opifici.   Angelo Valsecchi
Il nucleo storico di Iseo - ph: Visitlakeiseo.info

I nuclei storici di Marone

Il comune di Marone, situato a metà della sponda orientale presso la foce dei torrenti Opol e Bagnadore, si compone di varie frazioni: Ariolo, Collepiano, Ponzano, Pregasso, Vesto e Vello. Il territorio era già abitato nel periodo romano, come testimonia la presenza di una villa ancora in uso nel III-IV secolo d.C. a sud del paese, in località “Cò de Ela” (Capo della Villa). Nel periodo medievale gli insediamenti più significativi si localizzarono sulle aree di versante, più difendibili da attacchi esterni e più salubri; si svilupparono i centri di Vesto, Pregasso e Collepiano, situati oggi come allora sulla strada Valeriana o Valligiana, via di comunicazione montana che, attraverso la riviera sebina, conduceva alla Valle Camonica. Probabilmente la presenza benedettina e l’azione della pieve di Sale Marasino favorirono in questi secoli lo sviluppo agricolo. Secondo la tradizione locale, nel X secolo Alberto da Pregas otteneva da Ottone I l’investitura del Castello di Pregasso – sull’altura isolata che domina Marone – e del relativo feudo. La chiesa di San Pietro, all’interno della fortificazione, e in relazione con l’allora centro principale di Pregasso, svolse funzioni parrocchiali fino al 1578. All’approssimarsi del XIV secolo la famiglia signorile degli Oldofredi di Iseo, fedelissima alleata dei Visconti, ebbe in Marone proprietà di case e terreni. Con l’affermarsi di Venezia, nella seconda metà del ‘400, Marone beneficiò di un relativo benessere economico e di una stabilità politica che consentirono, attraverso la vicinia (comune rurale), un’oculata gestione del territorio. È di questo periodo la decadenza di Vesto e di Pregasso in favore di Marone che si modellerà attorno al porto e alla grande chiesa parrocchiale dedicata a san Martino di Tours e all’Immacolata Concezione. Caduta la Repubblica di Venezia, in età napoleonica Marone aderì alla Repubblica Bresciana. L’economia del periodo ebbe il suo fulcro nella produzione dei feltri e delle coperte di lana. Nel 1828, sotto l’Impero austroungarico, iniziò la costruzione della strada costiera che conduce a Pisogne, importante località e porta d’accesso alla Valle Camonica; l’opera venne terminata nel 1850 e favorì grandemente le comunicazioni e il trasporto di cose e persone. Con l’unità d’Italia (1861) l’economia continuò a prosperare soprattutto grazie alla produzione di coperte di lana e manufatti di seta. Tra le due guerre si insediò a Marone un’imponente struttura industriale, ancora oggi operante, “La dolomite” di Attilio Franchi (1919) che modificò radicalmente il paesaggio urbano. Oggi la comunità, come altre del Sebino, sta concentrando la sua attività nella coltivazione dell’olivo producendo un olio che ha raggiunto alti livelli di qualità e che permette a Marone di aderire all’Associazione Internazionale delle “città dell’olio”. La visita al paese inizia dal sagrato della chiesa parrocchiale direttamente affacciata su un gradevole lungolago. Alle spalle della chiesa parte l’itinerario pedonale “della valle” che risale la costa del monte attraverso una ripida quanto suggestiva stradina, fatta in acciottolato e con dei gradini di pietra al centro. Il percorso transita per il piccolo nucleo abitato di Piazze dove, nei pressi della ferrovia, si nota la muratura di una casa-torre di epoca bassomedievale. Lungo il viottolo discende un’importante sorgente di origine carsica: la Festola che faceva funzionare le pale dei mulini (ben 28 ruote di mulino nel ’400); successivamente, con l’avvento dell’industrializzazione, le ruote servirono per azionare i macchinari per la lavorazione della lana e della seta. La sorgente è attualmente in parte incanalata. La salita si conclude a Ponzano, posto sulla strada che collega Marone con Collepiano e Zone. Il borgo conserva numerosi segni del passato. Alcune vie hanno il passaggio sotto il vòlto delle abitazioni come avviene per Vesto. Vi è poi il complesso del XV secolo con torre che si eleva nella parte mediana del centro storico e che probabilmente faceva parte di un antico cortivo (dimora fortificata, recinta da un muro, con torre a proteggere l’ingresso).   Angelo Valsecchi
i nuclei storici di marone

L’estate è più bella nelle valli bergamasche

Val Brembana, Valseriana Val di Scalve e Valle Imagna: una vacanza a misura di famiglia nelle valli bergamasche 
Cascate del Serio (BG)

Miniera di Foghera (BG) e dintorni

Partiamo senz’altro dall’Ecomuseo delle Miniere di Gorno, il quale nasce in primo luogo con l’intento di rinsaldare il legame della comunità locale con le proprie radici, la propria storia e le proprie tradizioni.   Tale obiettivo si sta attuando attraverso interventi di ricerca, salvaguardia e valorizzazione della cultura e del territorio.  Il suo Ecomuseo è un museo del tempo e dello spazio, del tempo in quanto le conoscenze e le esperienze del passato vissuto dalla comunità sono valorizzate nel presente con una prospettiva verso il futuro e le nuove generazioni, dello spazio perché privilegia il linguaggio visivo diretto degli oggetti fisici e delle immagini. Evidenziati nel loro contesto originario. All’entrata del territorio comunale, tra le località Centrale ed il santuario del S.S. Crocifisso, eccoci davanti un monumento ricco di significati, il principale riconoscimento al minatore ed alla “taissina” (cernitrice di minerale), figure che con il loro duro lavoro hanno segnato la storia del territorio, caratterizzando la comunità gornese. Il monumento assume un particolare significato dopo il riconoscimento regionale dell’Ecomuseo delle miniere di Gorno.  Faremo un bel tour quindi girando le varie frazioni di Gorno e Oneta per conoscere l’attività peculiare della comunità di Gorno, che ha contribuito a conformare il paesaggio stesso, minerario che è sempre stato profondamente legato a quello rurale, agli alpeggi e al governo del bosco: i minatori fuori dalla galleria accudivano le bestie, producevano formaggio per la famiglia, “andavano” per legna e per erbe, si rivolgevano per ogni necessità spirituale e materiale ai santi della tradizione. Proprio per indagare e valorizzare questo ricco patrimonio culturale e paesaggistico, si è scelto di intrecciare temi che solo apparentemente sembrano disgiunti ma che sono riferiti a un medesimo ambito, quello dell’ interazione fra l’uomo, il lavoro, la montagna e la sua spiritualità. Il paese di Gorno è costituito da contrade, una volta collegate tra loro da vecchie mulattiere ed oggi invece da strade carrozzabili. La frazione Villassio, posta a 710 metri s.l.m. è il capoluogo; le altre contrade sono: Erdeno, Riso, Cavagnoli, Calchera, Peroli Alti e Bassi, San Giovanni, Sant’Antonio, Campello. Oltre alle contrade, diverse altre località lo compongono, senza contare le molte case sparse poste sulle pendici del monte Grem.Accattivante poter assaporare questo luogo in ogni suo scorcio. Si prosegue con un altra affascinante tappa ci porta ad immergerci in uno scenario indimenticabile, partendo dalla Fontana Sels, angolo caratteristico di Oneta, possiamo raggiungere il bellissimo Santuario della Madonna del Frassino, teatro di un miracolo avvenuto, secondo la tradizione, ad una giovane fanciulla cieca e sofferente, sedeva presso un frassino mentre custodiva le sue pecore, pregando e invocando l'aiuto della Madonna, quando le comparve una signora che le guarì gli occhi chiedendole di far edificare una chiesa a Lei dedicata. Proseguendo infine potremo addentrarci in una altra antica Miniera Polveriera alla scoperta del suggestivo mondo dei minatori. Un percorso ricco di attrezzature e macchinari storici, nel quale è stato allestito un suggestivo arche museo che permette di conoscere la storia delle miniere già attive in epoca romana. 

Lecco in un weekend

Scopri Lecco in 48 ore, partendo dalle tracce di un romanzo senza tempo, i “Promessi Sposi”. Un racconto nel racconto

Trekking da Brumano al Rifugio Resegone

All’ombra del Monte Resegone

Solto Collina

L’origine del borgo risale all’epoca medievale, all’incirca attorno all’XI secolo. In quel periodo di forte instabilità politica, tre famiglie altolocate e molto in vista decisero di trasferirsi in questa zona molto panoramica e di costruirvi un sistema fortificato. Da questi luoghi, infatti, si potevano controllare i movimenti di truppe e carovane dirette o provenienti dal lago d’Iseo e dalle valli. Le tre famiglie gestirono le sorti del paese fino al XIV secolo, quando la famiglia Foresti, molto potente in tutta la zona, acquisì i territori del borgo. Questi legarono indissolubilmente il proprio nome a quello della contrada, tanto che tutt’ora fanno bella mostra su alcuni edifici gli stemmi del casato. Soltanto nel XX secolo i sette nuclei abitativi che compongono il comune vennero saldati nell’attuale struttura amministrativa. La ricca storia medievale ha fatto sì che il paese si dotasse di un’architettura tipica di quel periodo. Conseguentemente il centro storico, perfettamente conservato, risulta essere uno spaccato della vita di quel periodo: le strade strette abbarbicate sul colle e lastricate in ciottolato, alcuni pozzi e fontane, i portoni e gli edifici in pietra riportano la memoria a parecchi secoli fa. Come citato precedentemente, il sistema di protezione comprendeva inoltre tre elementi: il castello, la torre e la casatorre. Il castello si trova nella zona più a sud del paese, in un punto panoramico nella contrada detta appunto contrada Castello e si trova ancora in un buono stato di conservazione. In ambito religioso ricopre una grande importanza la chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta. Edificata nel corso del XV secolo e ristrutturata all’inizio del XX secolo, custodisce al proprio interno opere di numerosi artisti. Nei pressi si possono ammirare numerose chiesette denominate anche “santelle” o “oratori”, tra cui spicca quello dedicato a San Defendente, meta privilegiata delle passeggiate dei soltesi e non, poichè da questo luogo, situato in posiziona dominante sul monte Gren (675 s.l.m.), è possibile godere di una bellissima vista su un'ampia porzione del lago d'Iseo. In ambito naturalistico è di particolare interesse la Valle del Freddo: situata ad un'altitudine compresa tra i 350 e i 700 metri s.l.m., presenta un'ampia varietà di specie vegetali (tra cui stelle alpine, genziane e rododendri) che, di norma, si può incontrare solo a quote superiori ai 1.000 metri e non di rado ai 1.500 metri. Ciò è dovuto ad un marcato fenomeno microtermico che si manifesta con l'emissione di aria gelida da alcune "buche del freddo" o "bocche" nel terreno. Il sito è visitabile unicamente di sabato e domenica nei mesi di maggio, giugno e luglio.

Giro delle frazioni di Menaggio

Passeggiata circolare che collega Menaggio con le sue tre frazioni Croce, Loveno e Nobiallo.
Menaggio

Matrimonio nell'Oltrepò Pavese: tra borghi e prodotti culinari unici

Scopri la zona dell’Oltrepò pavese: una destinazione ideale per celebrare le nozze tra borghi e tradizione enogastronomica.
Matrimonio nell'Oltrepò Pavese

Maniva Ski

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