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La Valle San Martino dai colli di Palazzago

Proponiamo un itinerario facile, alla portata di tutti, che ci porta alla scoperta della Valle San Martino, sul confine con la Valle Imagna.   I recenti lavori di pulizia e di manutenzione del sentiero, uniti alle chiare identificazioni lungo tutto il tratto, rendono questo tracciato facilmente accessibile e percorribile a chiunque. È adatto ad adulti e bambini, ma anche agli appassionati della mountain bike. Il dislivello da affrontare è di circa 280 metri. Siamo nella frazione collinare di Gromlongo, a Palazzago (Bergamo), e dopo circa 200 metri dalla chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano si incontra un ampio pianoro verde dove si distingue una casa di color rosso mattone, adibita ad agriturismo. Qui si trova «Il Belvedere», che domina le colline della Valle San Martino ed è anche il punto di partenza per l’escursione. Ci addentriamo nel prato verde tenendo sempre la destra, costeggiano il ruscello Rienza. Dopo pochi metri incontriamo una piccola edicola con incisa una preghiera dedicata al viandante, un buon auspicio per chi va a esplorare il territorio. Subito dopo curviamo a destra, dove il sentiero sale leggermente per poi uscire sulla strada asfaltata. La attraversiamo tendendo la nostra sinistra e poi subito a destra dove la strada, dopo circa 300 metri, diventa sterrata e ci addentriamo nel bosco. Lì si incontra un bel sentiero in ciottolato, ora la pendenza diventa più sostenuta, ma soltanto per un breve tratto, per giungere al primo vigneto, dove si affaccia sul monte Linzone. C’è anche una casetta con una panchina di pietra.Proseguiamo sino a incontrare le indicazioni del sentiero Cai 861 in direzione Valmora. Sempre in salita, ma sul comodo sterrato, arriviamo in località Picco Alto dove converge anche la strada asfaltata che avevamo attraversato all’inizio. La vista cade sulla Valle Imagna e si distinguono la chiesetta di Brocchione, piccola frazione di Palazzago, e Roncola San Bernardo. Incontriamo la segnaletica del sentiero 861, ma curviamo a destra seguendo il bosco. Arrivati a un bivio e in prossimità di una piccola casetta teniamo la sinistra dove c’è un roccolo che domina dall’alto. Sempre diritti, arriviamo a una casa (civico 13) e curviamo a sinistra. Il sentiero scende e osserviamo le colline dalle quali siamo partiti, con in primo piano i vigneti della società agricola «Le Driadi» che ha recuperato la bellezza di questo territorio rimuovendo rovi e cespugli. Scendiamo verso il fondo della collina fino a incontrare una vecchia abitazione con un affresco della Madonna. Si vedono le colline di Pontida, facilmente raggiungibili da qui. Ancora per pochi minuti proseguiamo fino alla frazione Belvedere per concludere questo giro ad anello in poco più di un’ora.
La Valle San Martino dai colli di Palazzago

Da Colere alla Malga Polzone

Un nuovo tracciato di scialpinismo alla portata anche dei principianti di questa disciplina, un percorso alternativo che permette di raggiungere poi gli itinerari più in quota senza passare per le piste da sci battute dai responsabili degli impianti e frequentate dagli appassionati di sci alpino. La novità arriva da Colere, in Valle di Scalve. A questo itinerario dal paese alla Malga Polzone in piena sicurezza e, soprattutto, in perfetta armonia con gli altri frequentatori della località, hanno lavorato l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Benedetto Bonomo, il Club alpino italiano (ai sopralluoghi hanno preso parte il presidente della sezione di Bergamo, Paolo Valoti, e quello della sezione di Clusone, Claudio Ranza, oltre ai rappresentanti del Cai della Valle di Scalve Stefano Magri e Davide Bonicelli). Il tracciato che consente di praticare lo scialpinismo in sicurezza prende il via proprio dal piazzale del parcheggio degli impianti di risalita di Colere ski area 2.200, i cui rappresentanti ribadiscono l’assoluto divieto a risalire le piste. Anche dal sito web sottolineano: «Seguire il percorso tracciato skialp, info in biglietteria».Alla frazione Carbonera di Colere, proprio nei pressi del parcheggio degli impianti di sci, si sale lungo la strada forestale che porta verso la Malga Polzone.Al primo incrocio con le piste di discesa, si tiene la traccia a sinistra, dietro alle lance di innevamento programmato, per proseguire ancora a sinistra sul sentiero Cai 404, per circa un chilometro, fino a quota 1.290 metri circa, appena sopra cascina Frassineto.A questo punto intermedio si attraversa con attenzione la pista da sci e si risale la traccia provvisoria nel bosco, contrassegnata con un nastro fino alla Malga Polzone.Dall’arrivo della seggiovia si esce dietro la rete di protezione, e si continua fino alla Malga di Conchetta, da dove è poi possibile proseguire per i diversi itinerari scialpinistici che si sviluppano in questa zona: al pizzo di Petto per esempio, ma anche alla Vigna Vaga, al monte Ferrantino, al monte Ferrante e al rifugio Cai «Luigi Albani». Tutti itinerari che, a questo punto, non toccano più le piste da sci. Grazie al tratto alternativo iniziale, il tracciato di Colere consente ora una piena convivenza tra appassionati di skialp e gli altri sportivi.
Da Colere alla Malga Polzone

La Presolana a fil di Cresta

Indispensapile l’attrezzatura alpinistica: casco, imbrago, ramponi, doppia piccozza, chiodi da ghiaccio, mezze corde da 45 metri o meglio ancora da 60, cordini e materiale per la calata in doppia.   È fondamentale essere al corrente delle condizioni della neve ed è sconsigliata, dati i molti tratti esposti, con neve fresca o non stabile. Descrizione dell'itinerarioSi parcheggia l’auto al passo della Presolana (Bergamo). Attraverso il sentiero, prima nel bosco e poi su prati, si tocca il rifugio Baita Cassinelli (1.568 m). Si procede sull’itinerario 315 nella valle dell’Ombra, sotto la parete sud della Presolana. Si supera il bivacco Città di Clusone (2.050 m) e, poco sopra, la cappella Savina, da dove su ghiaioni si arriva alla grotta dei Pagani. Alla destra di quest’ultima comincia la via alpinistica. Si sale lungo la via normale della Presolana occidentale arrampicando su facili roccette (IIº), con qualche breve tratto attrezzato con catene. Un traverso su cengia spezza il ritmo fino a riprendere nuovamente su roccette (II°-III°) lungo il ripido pendio che porta alla cresta sommitale. Comincia qui la traversata in cresta che porta, come prima meta, alla vetta della Presolana occidentale (2.521 m). Dopo un tratto delicato ed esposto si incontra un passaggio attrezzato dove ci si cala. Si prende poi di nuovo ripidamente quota e si attraversano a mezza costa alcuni facili pendii che conducono, dopo una breve risalita, alla cima della Presolana del Prato (2.447 m). Si procede un’altra volta su cresta fino al delicato canalino che scende al passo del Gatto. Si risale ora all’interno di un altro ripido canalino dal quale si raggiunge nuovamente la cresta e, su terreno meno difficoltoso, la vetta della Presolana centrale (2.517 m). La parte restante di cresta, interrotta da un’altra breve calata, fa guadagnare la vetta della Presolana orientale (2.491 m). Si segue sempre la cresta e, con un traverso potenzialmente delicato, ci si porta sul pendio che conduce all’intaglio per il monte Visolo (2.369 m), che si raggiunge rimontando un altro breve tratto di cresta. Termina qui la via alpinistica e seguendo il sentiero si rientra al rifugio Baita Cassinelli e al passo della Presolana.  
La Presolana a fil di Cresta

Da Tartano alla Scima de Cavisciöla

Un’escursione lunga, con un discreto sviluppo e dislivello. Non troppo impegnativa, ma che comunque richiede un buon livello di preparazione fisica e di capacità di valutare le condizioni della neve, in brevi tratti su ripidi pendii. Un percorso solitario immerso in luoghi incantati e diretto verso una vetta a cui le cartine ufficiali non attribuiscono nemmeno una denominazione, ma che la gente del posto chiama in dialetto «Scima de Cavisciöla».Siamo a Tartano (Sondrio). Dalla piazza si raggiunge la contrada Biorca dove si lascia l’auto in un ampio parcheggio. Con pendenze trascurabili si procede verso sud-ovest lungo la strada sterrata sulla destra del torrente, corrispondente al sentiero 113 che conduce al passo Pedena. Dopo circa due chilometri si giunge alla contrada Barbera, sul lato opposto della contrada Bagini.Proseguendo dritti si entra in val Budria. Dopo un altro facile tratto di circa due chilometri la valle termina e ci si trova di fronte a un’alta barriera rocciosa. La si aggira stando sulla destra con un ripido e tortuoso sentiero alle pendici del monte Pedena. Va prestata attenzione alle condizioni della neve in alcuni ripidi canali. Si raggiunge un balcone panoramico di pascoli in prossimità delle baite di Saröden (1.976 m) sotto la sella del passo Pedena (2.234 m).Ci si dirige verso est fino allo stretto intaglio della bocchetta di Lago (2.202 m), dopo aver oltrepassato il pizzo del Vento (2.235 m). Alla cima del monte Tartano (2.292 m) si gode un’ottima discesa fino al pianoro della casera di Sona Alta. Da lì si risale fino a raggiungere la sella della dorsale orobica che separa la province di Sondrio e Bergamo. Si continua fino alla diramazione che a est conduce alla cima di Lemma (2.348 m) e alla val Lunga di Tartano e a sud alla cima dei Siltri (2.175 m) e alla val Brembana. La cima finale è chiamata in dialetto «Scima de Cavisciöla» o di Lemma occidentale (2.266 m), anche se la vetta è quotata, ma non nominata dalla cartografia dell’Istituto geografico militare. Si trova a circa 200 metri a nord-est del più conosciuto pizzo Rotondo (2.237 m).La discesa è lungo la val di Lemma, costeggiando nella parte finale la strada che affianca il torrente Tartano fino a raggiungere il ponte di località Barbera e proseguire fino all’auto sull’itinerario iniziale.  
Da Tartano alla Scima de Cavisciöla

Da Valbondione al tetto delle Orobie

Siamo in Alta Valle Seriana e lasciamo l’auto in uno dei parcheggi di Valbondione in provincia di Bergamo.   Oltrepassate le ultime case della frazione Sambughera (937 metri), sulla sinistra comincia il sentiero (segnavia 301). Anche qui vi è possibilità di qualche parcheggio a lato della strada. Scendiamo al fiume Serio e, superato un ponticello, il tracciato si sviluppa a tornanti lungo il ripido versante boscoso. È un continuo entrare e uscire dal bosco, prendendo quota con decisione. Salendo incontriamo i segnavia che indicano diritto il rifugio Coca, la nostra meta, e a destra Maslana e il Rifugio Göi del Cà. Usciti definitivamente dal bosco, e attraversato il torrente, si procede inizialmente con un’altra sostenuta salita affiancata da alcune protezioni. Il rifugio è proprio sopra di noi. Superiamo un piccolo invaso dell’Enel e poco dopo i segnavia indicano a sinistra il rifugio Coca, che raggiungiamo in circa 2,30 ore di cammino, con un ultimo zig zag, breve, ma ancora ripido. Per chi invece punta alla vetta del pizzo Coca occorre risalire la valle fino al lago omonimo (2.108 m – segnavia 302). Comincia qui la parte più impegnativa. Proprio di fronte al bellissimo specchio d’acqua alpino ci si alza verso destra (segnavia 323), superando la ripida pietraia e un canalino con facile arrampicata. Poi un terreno più agevole, ma sempre dalla pendenza impegnativa, caratterizza l’itinerario fino alla bocchetta del Polledrino (2.670 m). Attraversiamo ora la conca che conduce alla soprastante bocchetta del Camoscio (2.719 m) dove inizia la via alpinistica per l’ascensione al pizzo. Soltanto per escursionisti esperti, con passaggi di difficoltà I e II. Si affronta subito un camino di circa una trentina di metri. Dopodiché si susseguono tratti di sentiero e roccette e gradoni di roccia. Infine, ancora su sentiero e roccette si guadagna la croce di vetta (3.050 m). (Ph: Matteo Zanga)
Da Valbondione al tetto delle Orobie

Un sentiero davvero per tutti

Dalla Forcella Bassa di Carenno (Lecco) fino all’ex convento del Pertüs, circa 1.500 metri davvero alla portata di tutti.   La maggior parte del sentiero a utenza ampliata ha il fondo in cemento, un marciapiede protetto senza barriere architettoniche che può essere percorso sia da persone disabili in carrozzina sia da famiglie con passeggini. Per coloro che hanno difficoltà di vista, ciechi o ipovedenti, il sentiero ha lunghi tratti affiancati da corrimano e verranno installati dei rivetti per segnalare interruzioni e la presenza di cartellonistica in braille. Punto di appoggio è il bar ristoro al laghetto del Pertüs, a Costa Valle Imagna (Bergamo). Lì è possibile parcheggiare auto e pulmini e imboccare la strada da Forcella Alta (1.309 m) a Forcella Bassa. Alcuni mezzi riescono a percorrere anche questo tratto, che è una carrareccia, ma per facilitare il transito Comune di Carenno e Comunità montana Lario orientale e valle San Martino lo sistemeranno fino all’inizio del sentiero per tutti, con possibilità di parcheggio. Dalla Forcella Bassa (1.167 m), davanti alla casa di Romilda, parte il percorso a utenza ampliata. Ha un lieve dislivello ed è immerso nella natura: il panorama spazia dai laghi alla Pianura padana. Poco più sotto, bianchissimo nel verde, c’è il santuario della Forcella di Boccio dedicato alla Madonna della Cintura, il cui tetto è stato rifatto dai volontari e inaugurato nel 2017 durante la festa di fine agosto. Più avanti le località Ca’ Rasmì (1.182 m) e Pertusino (1.180 m), per poi giungere all’ex convento (1.192 m). Da qui si può scegliere di fare ritorno alla Forcella Bassa dall’itinerario a utenza ampliata oppure, per chi non ha difficoltà a muoversi su un tradizionale percorso montano, rientrare sul sentiero 571 della Dol-Dorsale orobica lecchese, leggermente più in quota, passando per il monte Picchetto (1.310 m) e di nuovo al laghe o del Pertüs. (Ph: Laura Benaglia)
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