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Dal Castello al Santuario

L’antico paese di Urgnano possiede invidiabili opere storiche e artistiche nascoste tra le numerose attività industriali e artigianali, questo perché visse da protagonista importanti momenti della nostra storia. Nasconde tra le sue vie, tracce di un passato che ci appartiene, evidenza di quell'eterno costruire che è proprio dell'uomo. Le sue porte non sono mai state chiuse dinanzi al cambiamento e le sue mura hanno sempre custodito l'essenza della sua cultura, in un processo di progettazione costante, posto al servizio di una comunità che si riconosceva e si riconosce nei valori fondamentali della laboriosità, dell'ospitalità della collaborazione. Gli abitanti di Urgnano si sono da subito distinti per la loro capacità nei commerci, nonché per l’abilità dell’agricoltura. Hanno osservato, adattato, inventato, adeguandosi ai tempi. Grati alla solidarietà e al rispetto, menti e braccia hanno scritto con pietra, legno, marmo e mattoni le vicende straordinarie e i fatti quotidiani, impedendo che il tempo li cancellasse, perché evidenza della propria identità. Passeggiare tra le sue vie oggi significa rileggere la storia di quest'angolo d'Italia, con quanto di unico e irripetibile solo qui sia stato. Significa rileggere l'arte, aggiungendo contributi e sintesi inedite. Significa realizzare come il legame tra uomo e natura sia davvero eterno, e vedere come questa collaborazione sia il giusto telaio, per tessere veli sottili, delicati, preziosi, ricchi. Semplicemente è un forziere da aprire. Con la sensibilità di ammirare sia capolavori indiscussi che rarità introvabili. Le origini di Urgnano risalgono all’epoca romana: alcuni ritrovamenti, tra cui due lapidi funerarie, lo attestano e rendono evidente il ruolo di rilievo avuto nei commerci e nell’anno dei “Quattro imperatori”. A tale periodo risalgono anche due importanti vie di comunicazione: la Francesca e la Cremasca, assi fondamentali dei commerci anche in età medievale. Dopo la caduta del Sacro Romano impero d’Occidente l’area fu sicuramente abitata dai longobardi, tra il Vi e l’VIII secolo; alcune sepolture testimoniano il fatto L’arrivo dei Franchi in Italia (inclusi i nostri territori) risale all’ultimo quarto dell’VIII secolo. Alla loro guida Carlo Magno, erede convinto di una politica che vedeva nell’alleanza tra trono e altare il punto di forza principale, base fondamentale della stabilità sociale. Il re dei franchi fu, in conseguenza a questa politica, incoronato, la notte di Batale dell’800, simbolicamente durante la messa, imperatore. Imperatore non di un semplice impero, bensì di un sacro romano impero, per certi versi anticipatore di quel regno Cristiano sociale per il quale agirono con forza più pontefici, in età moderna e in età contemporanea. L’opera dei franchi in Italia fu di emblematica importanza, non solo per quanto attiene il ruolo della Chiesa nella società, ma anche e soprattutto per ciò che riguarda l’organizzazione economica e Urgnano ne custodisce importanti esempi: non più percorsa nella sua interezza, ma ancora visibile l’importante vis di comunicazione rappresentata dalla Francesca ad esempio. Fu per effetto, diretto e indiretto, del perfezionamento del sistema feudale e per le conseguenze del rinvigorimento economico di Bergamo che si consolidò a Urgnano un insediamento dedito all’agricoltura, impostato secondo la logica del doppio raccolto è orientato a una forma di alternanza di colture e produzioni diverse. Alcuni edifici, tratti di mura, resti di porte, antichi portici rappresentano testimonianze diverse di quest’epoca e di quelle immediatamente successive. A partire da questo periodo si consolidarono tradizioni che, accanto ai documenti scritti (tra cui l’attestazione dell’esistenza dell’insediamento rurale di Urgnano, risalente al 985) , sono pagine di un racconto a colori, con immagini inedite che vengono direttamente dal tempo in cui un bosco diventava campo, le prime case in legno sorgevano non lontano dalle chiese, in pietra e mattone, un dialetto nasceva, delitti si compivano, alleanze si consolidavano, corporazioni e congregazioni dedite all’aiuto dei più deboli si costituivano e radicavano. Un continuo disegno del territorio per costruire un luogo dove abitare, mai finito, mai perduto. Un disegno, un progetto che ha per protagonista la comunità: la sua sopravvivenza. Fu costruito un castello, giacché Urgnano sorgeva in un luogo di contese, tanti da trovarsi, poi, in prossimità di un importante, contestato confine. Quando i Visconti divennero anche signori di Bergamo, Urgnano fece parte della loro giurisdizione e il castello fu interessato da importanti opere, che lo resero una fortezza imponente. Quando, poi, all’inizio del XV secolo, Bergamo si concesse alla Repubblica di Venezia, il fortilizio fu interessato da nuovi lavori, di restauro e di ammodernamento. Nei suoi muri è nelle sue sale l’impronta di personaggi d fondamentali, quali Bartolomeo Colleoni e Gian Gerolamo Albani, per non citarne che alcuni. Le mura, gli angoli, i dipinti, gli spazi verdi di Urgnano solo la manifestazione dell’opera di molte menti nel tempo, versi in prosa che presentano l’intensità del vissuto di gente umile e guide importanti, nel Medioevo, nel Rinascimento. Sonetti che hanno per titolo “l’uomo el’ancien regime”, versi liberi del XVIII, XIX e XX secolo."
Dal Castello al Santuario

Laghi

Ogni lago in Lombardia è un mondo incantato da vivere e conoscere. Sotto tutti i punti di vista e in tutte le stagioni.
Laghi

Da Pontida a Sotto il Monte attraverso il Monte Canto

A cavallo del monte dei frati

Clusone Imperdibile

Cosa farai Visita guidata privata ai monumenti più importanti: chi visita Clusone non può perdersi l’Orologio Planetario Fanzago e l’affresco del Trionfo della Morte e Danza Macabra (con la chiesetta dei Disciplini). Ingresso riservato all’interno dell’Orologio Planetario Fanzago (visitabile solo con una guida). Consigli di itinerari (artistici, naturalistici, culinari) per scoprire il meglio della provincia di Bergamo e della Valseriana in particolare. Consulenza per raggiungere Clusone con i mezzi pubblici.   Cosa ti aspetta Questa visita a Clusone è pensata per chi ha poco tempo a disposizione e vuole godersi tutto il meglio che la cittadina offre. Non si può visitare Clusone senza conoscere l’Orologio Planetario Fanzago e l’Affresco del Trionfo della Morte e Danza Macabra, i due simboli della città. Passeggiando per le vie della cittadina medievale vi farò capire il ruolo che Clusone ha avuto nella storia, la sua importanza storica, artistica ed economica, la distribuzione urbanistica, le tradizioni e lo stile di vita attuale. Immagineremo il suo splendore nei secoli passati cercando le tracce degli affreschi devozionali e celebrativi che nel medioevo decoravano le facciate degli edifici del centro. Arrivare in Piazza Orologio sarà una piacevole sorpresa e resterete colpiti dall’ingegno col quale Pietro Fanzago nel 1583 ha realizzato questo meccanismo, ancora perfettamente funzionante: l’Orologio segna ancora oggi le ore, i minuti, i segni zodiacali e tante altre cose, mostrandoci come nel XVI secolo gli uomini immaginavano l’universo. Vi farò entrare nel palazzo del Comune dove sarà affascinante capire come si muove l’orologio e perché è unico nel suo genere. Se saremo fortunati potremo vederlo in movimento quando suona la campana e (chi lo sa!) magari vedremo mentre lo caricano!L’affresco del Trionfo della Morte e della Danza Macabra si trova poco più sopra, sul sagrato della Basilica, dove si può godere di un bellissimo panorama sull’altopiano. Questo affresco è unico in Europa ed è stato studiato negli ultimi 30 anni in convegni di livello internazionale. Capiremo insieme perché un affresco della fine del ‘400 ha ancora molto da dire a noi uomini del XXI secolo…Entreremo (la sera non sempre è possibile però) nella chiesetta dei Disciplini, l’oratorio dove i committenti della Danza Macabra si ritrovavano. Tutte le pareti sono ricoperte di affreschi come una Bibbia figurata per i devoti che non sapevano leggere, ma solo osservare le storie del Vangelo. Durante il mio racconto vi suggerirò altri splendidi itinerari da seguire in provincia e in Valle Seriana: piccoli tesori nascosti, santuari panoramici, opere d’arte di artisti celeberrimi che non vi immaginerete, sentieri e rifugi, piatti tipici da assaggiare, feste tradizionali. Vi renderete conto che questa valle merita una lunga, lunga vacanza per conoscerla bene!   Durata: 1 h e mezza (per gruppi molto numerosi si consiglia di fare la visita di 2 ore, con accompagnamento dal parcheggio fino a Piazza Orologio; all’interno del meccanismo dell’Orologio bisogna entrare a gruppi di massimo 20-25 persone) La visita si può effettuare ogni giorno (con preavviso di almeno due giorni).   Punto d'incontro: Piazza Orologio, di fronte alla porta della Pro Loco. In questo modo potremo dedicare tutta l’ora e mezza a visitare i due monumenti. Per gruppi numerosi si consiglia di ritrovarsi al Piazzale del Sole: passeggeremo insieme per il centro storico, introducendo la storia di Clusone con stop nelle varie piazze.   Dettagli location: - Per chi arriva con bus privato o in automobile il parcheggio migliore è il Piazzale del Sole; - Per chi utilizza i mezzi pubblici, alla stazione degli autobus di Bergamo le partenze sono nella zona delle pensiline per la Valle Seriana (uscendo dalla stazione del treno sulla destra, senza attraversare la strada): si può prendere il diretto della compagnia SAB in direzione Clusone, Castione-Bratto o Schilpario (poco frequente), oppure prendere il tram della compagnia TEB fino ad Albino e proseguire poi in bus per Clusone o Castione-Bratto (corse frequenti e con buone coincidenze, con un unico biglietto). Da giugno a settembre in alcuni orari si può prendere l'autostradale diretto da Milano a Schilpario, che ferma a Clusone. A Clusone la fermata consigliata è Piazza IV Novembre (di fronte alla biblioteca).   • Riduzioni: sconto per piccoli gruppi (2-3 persone) o visitatore singolo. • Lingua (lingua in cui è offerto il prodotto): italiano e spagnolo. Dettagli sul gruppo: visita disponibile per individuali, piccolo gruppo o gruppo numeroso fino a 40 partecipanti. Prezzo: 50€ netti per visita in lingua italiana (70€ netti per gruppi oltre le 25 persone) 80€ netti per visita in spagnolo.    Per prenotazioni: +39 328.3846864 benzonilla@gmail.com    

Lombardia formato panorama

Uno sguardo dall’alto. Milano, Bergamo Alta, Brescia, i laghi. Torri, castelli, balconi. Scopri i più bei panorami della Lombardia
Vista da Brunate su Como

Leggende e tradizioni in Lombardia

Un invito ad addentrarsi nella memoria folcloristica lombarda, riscoprendo 7 antiche leggende e tradizioni

Franciacorta in bicicletta e notturna sul Lago d’Iseo

Tour di 1 giorno da trascorrere tra le vigne di Franciacorta. Tour di 2 giorni tra Franciacorta e tour serale "Lovere e le sponde del lago d'Iseo".

5 specchi d’acqua da scoprire

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Lago d'Idro

Sotto la terra, alla scoperta delle grotte lombarde

In gita nelle grotte della Lombardia
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Nei borghi del Lago d'Iseo

I borghi e i paesi sul lago d’Iseo sono gioielli di viuzze e negozi, tra storia e naturalismo.

Il nucleo storico di Tavernola

Tavernola sorge al centro della sponda occidentale del Sebino: il centro storico si articola lungo il fronte lago, anche se fanno parte dell’attuale comprensorio comunale anche le frazioni collinari di Cambianica e Bianica, e quella lacustre di Gallinarga. Fino alla prima metà dell’Ottocento il borgo era isolato e raggiungibile soltanto via lago, poiché la strada litoranea fino a Predore fu realizzata tra 1832 e 1848. L’abitato di Tavernola è stato duramente colpito, nel 1906, da un grave dissesto geologico che causò la frana di parte del paese, poi affondato nel lago. In quella circostanza andò perduta parte del centro antico (probabilmente due isolati) dato che le abitazioni medievali venivano costruite nella zona più pianeggiante a ridosso del lago, dove erano facilmente raggiungibili e si svolgevano le attività mercantili del porto. Tavernola prende il nome dal latino taberna (bottega), anche se nel territorio non sono state rinvenute tracce d’età romana. Lo sviluppo medievale è tuttora documentato da diversi edifici, prevalentemente di carattere fortificato, e dall’impianto urbanistico che presenta uno schema comune a molti paesi in affaccio sul Sebino: una strada principale parallela alla riva del bacino lacustre, da cui si dipartono strette strade parallele che collegavano con la collina retrostante. Nel Medioevo, il porto di Tavernola divenne un importante punto di smercio dei prodotti provenienti da Vigolo e Parzanica, paesi che non avevano sbocco sul lago e rientravano sotto il dominio dei Fenaroli, famiglia attestata nel territorio già nell’XI secolo e che dominava incontrastata in quest’area del Sebino. I Fenaroli (il nome deriverebbe dal fieno raccolto dai prati delle montagne retrostanti per rifornire le città di Bergamo e Brescia) erano di fazione guelfa e scelsero Tavernola come luogo di residenza per controllare le tratte commerciali tra Sarnico e Lovere. Gli statuti del comune di Bergamo del 1331 attestano la vallis Tavernolae, che includeva, oltre a Tavernola, anche Vigolo e Parzanica, definendo il “dominio” dei Fenaroli che controllarono questo territorio fino all’arrivo dei Veneziani (1428). Nel corso del tempo solo la famiglia Fenaroli riuscirà a costituire una sorta di autonomia territoriale, sfruttando l’isolamento geografico delle zone montuose circostanti e il facile approdo al lago Sebino. Sul piano ecclesiastico Tavernola dipendeva dalla pieve di Calepio, con sede nel basso Sebino e geograficamente piuttosto distante: la pieve non riusciva di conseguenza a esercitare un reale controllo e Tavernola giunse a una gestione quasi indipendente. Nella limitata estensione di questo comune, infatti, si trovano numerose chiese di epoca medievale – San Pietro a Tavernola, San Giorgio a Gallinarga, San Michele a Cambianica, San Bernardo a Bianica – che costituivano i punti di aggregazione per le comunità diffuse nel territorio. Almeno dal XII secolo San Pietro era la sede della cura d’anime e solo nel 1570 la cura parrocchiale venne trasferita in Santa Maria Maddalena. Lo sviluppo demografico e le esigenze devozionali determinarono nel Settecento la ricostruzione della chiesa parrocchiale e l’edificazione di una nuova chiesa di San Michele a Cambianica, che affianca la cappella romanica, ma anche la costruzione del santuario di Santa Maria di Cortinica. Lo sviluppo dell’abitato di Tavernola tra XV e XVIII secolo è oggi documentato da alcune case a sud del centro, mentre solo le foto d’epoca restituiscono il fronte lago distrutto dal dissesto del 1906, dominato dallo splendido loggiato aggiunto dall’architetto Giovanni Donegani alle case Fenaroli. I primi decenni del Novecento videro lo sviluppo dell’edilizia Liberty con le belle dimore Capuani (a nord) e degli insediamenti industriali (le filande Sina e Capuani, ancora presso il Rino e ancora più a nord la Cementifera, sorta nel 1902).   Federica Matteoni
Il nucleo storico di Tavernola - Ph: visitlakeiseo.info

Santo Stefano di Volpino

La chiesa di Santo Stefano domina la sommità del colle di Volpino, in una posizione strategica per il controllo della valle dell’Oglio. La si raggiunge da una stretta erta, che si conclude in una breve scalinata o da una più comoda stretta strada (via Sabotino) che aggira il centro. Il piccolo sagrato venne reso ancora più angusto alla fine dell’Ottocento (1891), quando la chiesa venne pressoché raddoppiata in lunghezza, mantenendo l’omogeneità con le strutture antiche. In facciata fu recuperato e adattato il portale seicentesco in pietra di Sarnico. Una chiesa di Santo Stefano è documentata all’interno del castello di Volpino dal 1132 e nella sua demolizione, per far spazio all’ampliamento del cimitero, nel 1927 furono rinvenute numerose sepolture altomedievali. Solo nel 1580 assunse funzione parrocchiale subentrando a Sant’Antonio di Corti. L’edificio attuale venne aperto al culto nel 1756 e appare una sedimentazione di opere e interventi, con il recupero di arredi e dipinti dalla parrocchiale antica e la realizzazione di arredi liturgici e architettonici dalla metà del Settecento agli anni Trenta del Novecento. Le volte presentano le decorazioni realizzate nel 1924 da Angelo e Gennaro Tognali da Vione. Il presbiterio con le belle decorazioni architettoniche in stucco settecentesche accoglie pressoché integro l’arredo della chiesa precedente, frutto di una campagna di abbellimento coerente avviata nell’ultimo decennio del Seicento. Lo spazio è dominato dall’ancona lignea che potrebbe essere opera della bottega dei Fantoni (si conserva una trattativa del 1692, non seguita da altri documenti): la splendida struttura in legno dipinto e dorato è costituita da una struttura architettonica (due colonne tortili impostate su mensoloni e sorreggenti un timpano spezzato) che accoglie sul timpano la monumentale figura della Fede in una posa avvitata di grande complessità e potenza. Ai lati su mensole stanno i santi Giovanni Battista e Gervasio (titolare di una cappella posta fuori del castello di Volpino, documentata nel 1132). Al centro la tela realizzata nel 1593 dal pittore bergamasco Pietro Ronzelli, rappresentante la Madonna col Bambino e i santi Stefano e Girolamo; quest’ultimo era probabilmente il protettore del donatore della pala, appartenente alla famiglia Gaioncelli, di cui spicca lo stemma in basso a destra accompagnato dalle lettere H.P.G. forse il mercante Girolamo fu Girolamo Gaioncelli documentato a Lovere nel 1570. Ronzelli (circa 1560-circa 1621), assai attivo per le chiese di Bergamo, manifesta il suo debito con la pittura di Cavagna e Moroni e il pieno adeguamento ai dettami della Controriforma, ma in questa pala il rigoglioso paesaggio e il sontuoso cromatismo delle vesti dei santi contraddistinguono il dipinto rispetto alle più rigide pale di Bergamo. Di notevole pregio è anche l’arredo marmoreo del presbiterio, che comprende i gradini con l’alzata intarsiata, i depositi per gli olii santi e il paliotto, e che va ricondotto al lapicida Giacomo Selva di Riva di Solto, presumibilmente su disegno di Andrea Fantoni (1699). A sinistra del presbiterio la cappella del Rosario, con modesto altare ottocentesco, accoglie una pala seicentesca con la Madonna col Bambino e i santi Domenico, Caterina e Stefano, circondata dalle tele dei Misteri del Rosario: merita attenzione lo splendido paesaggio lacustre in cui in una luce temporalesca si coglie il profilo della Costa di Lovere, con Volpino e le altre alture fortificate e punteggiate di chiese. Alla fine dell’Ottocento risalgono gli altri altari della chiesa: quelli del Sacro Cuore e della Madonna di Lourdes, dal sobrio linguaggio classicista, e l’altare di San Giuseppe, che recupera invece un garbato gusto settecentesco.   Monica Ibsen
Santo Stefano di Volpino - Ph: visitlakeiseo.info