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Milano Città Creativa per la Letteratura

Il capoluogo lombardo ha ottenuto il riconoscimento nel 2017, grazie alla sua conclamata tradizione letteraria
Milano letteraria - Stazione centrale Milano @inLombardia

In Val Seriana al Rifugio San Lucio

Un percorso facile in bicicletta
In Val Seriana al Rifugio San Lucio

Da Valbondione al Rifugio Barbellino

Il percorso in alta quota che porta sino al Rifugio Barbellino e all'adiacente omonimo lago è davvero impagabile, consigliato però solamente a chi ha un buon allenamento.   L'itinerario parte da Valbondione posto presso la testata della Val Seriana in provincia di Bergamo, in direzione Lizzola, per poi imboccare il sentiero CAI 305 per il Rifugio Curò. La salita su strada sterrata-rocciosa è subito ripida ma pedalabile e percorre un lungo tratto all’ombra della pineta. Lungo la salita una sosta obbligatoria è quella all'altezza delle Cascate del Serio, per ammirare la bellezza di questi famosi salti d'acqua, che in particolari condizioni atmosferiche regalano un bellissimo effetto arcobaleno. Il sentiero in salita continua con un andatura a zigzag fino al Rifugio Antonio Curò, situato in prossimità di caratteristici laghetti alpini all'interno dei quali i monti si riflettono in tutta la loro maestosità e bellezza. Si prosegue a destra del principale di questi laghetti, lungo un sentiero ampio, a strapiombo sullo specchio d’acqua, che si alternerà a ponticelli in legno per superare il torrente. Si raggiunge infine il Rifugio Barbellino, nei pressi dell'omonimo lago naturale. Un conclusione del percorso che regala un panorama difficile da dimenticare. Per il ritorno si segue la medesima strada dell'andata, godendosi la tanto attesa discesa. Attenzione agli escursionisti a piedi che hanno sempre la precedenza.
Da Valbondione al Rifugio Barbellino

Il sentiero delle grotte

Il sentiero delle grotte è un circuito di quasi 15 chilometri, che tra Fonte ed Endine Gaiano (Bergamo) passa accanto a 150 grotte; è un itinerario che permette al maggior numero di persone di avvicinarsi a questo mondo, ancora purtroppo non accessibile direttamente a tutti per difficoltà tecniche, logistiche e ambientali. Le grotte rappresentano un grande bacino che si estende in tutta l’area compresa tra il lago d'Endine e il lago d'Iseo, per una superficie di 100 chilometri quadrati e il territorio di 15 comuni. Lungo il sentiero sono presenti tredici diverse bacheche che illustrano le ricerche e gli studi finora compiuti sottoterra dagli esploratori e le due porte di accesso principali a questo sistema carsico. In particolare, sono tre gli itinerari che compongono il sentiero delle Grotte: - Il Meteo basso è poco impegnativo e ideale per famiglie, si percorre in circa un’ora e i suoi 2,5 chilometri conducono dalla piazza di Fonteno all’ingresso dell’Abisso Bueno Fonteno. - Il Meteo alto consente di raggiungere gli accessi del sistema carsico collocati sul monte Sicolo e offre due alternative: partenza da Endine oppure da Fonteno, entrambe percorribili in sei ore circa di cammino. - Il percorso Traversata rappresenta l’intero circuito e richiede il superamento di un dislivello in ascesa di 1.800 metri. Per percorrerlo interamente possono servire fino a 14 ore, approfittando anche delle varie soste da cui si possono ammirare i panorami che spaziano dalla valle Cavallina al Sebino.
Il sentiero delle grotte

Immergiti online nell'arte in Lombardia

Visita online le bellezze architettoniche, le città, i monumenti, i musei, le mostre e i luoghi della cultura in Lombardia 
Immergiti online nell’arte in Lombardia

Cammino del Vescovado: vigne e borghi

Un percorso in 3 tappe alla scoperta delle Terre del Vescovado tra pittoreschi borghi, suggestivi colli e rinomate vigne
Cammino del Vescovado: vigne e borghi - credits: terredelvescovado.it

Teatro e musica: gli eventi online

Spettacoli da seguire dal divano di casa
Teatro sociale di Como - @aslico.org

Chiesa Parrocchiale di Val Brembilla

La nuova chiesa fu costruita in soli tre anni su progetto dell'architetto Elia Fornoni che lo concepì, come allora si usava, in stile gotico a tre navate. Fu consacrata il 22 novembre 1896 dal Vescovo Guindani dedicata a S. Giovanni Battista. I portali cuspidati in facciata sono in marmo di Carrara su zoccolo in granito di Montorfano e la statua del santo patrono, pure in marmo, dello scultore novarese Francesco Albera. L'interno assai slanciato è scandito da otto pilieri con zoccolo in marmo di Virle Treponti, dai quali fiorisce la fitta rete di archi e costoloni che reggono le vele delle volte a crociera. Alla parete di destra sono i due dipinti di maggior pregio: una Natività del primo '500, con la curiosa inclusione in epoca posteriore di un pastore pittoricamente assai bello e la Madonna con i Santi Antonio, Pantaleone e Maria Maddalena e con due disciplini, opera squisita di Carlo Ceresa (1609 - 1679). L'altare maggiore è un magnifico esemplare dell'arte dell'intarsio marmoreo del 600-700 che è stato portato dalla vecchia chiesa. Nel 1890 l'altare in marmo fu ampliato dalla ditta Giovanni Fossati e Cesare De Vecchi di Bergamo. La tribuna in stile gotico, con sottili colonnine tortili, fu eseguita nel 1914 da Guglielmo Tonus su disegno del Fornoni, come la balaustra e transenna monolitica. Nel 1968 il presbiterio fu ricomposto secondo le nuove esigenze liturgiche dalla ditta Carlo Comana con la collaborazione dello scultore Ferruccio Guidotti per il rilievo della Cena di Emmaus all'altare comunitario. Le statue di S. Giuseppe e di S. Giovanni Battista che campeggiano nell'abside sono di Francesco Albera (1888); la statua di S. Luigi è del 1912; quella della Madonna del Rosario fu scolpita da Giovanni Avogadri nel 1937. Tra gli arredi intagliati si distinguono un confessionale per le donne del 1680, il pulpito del 1861, opera di due artisti: Bettinelli Cristoforo di Bergamo e Carminati che lo completò nel 1888. L'organo è un Luigi Balicco  Bossi del 1810, rinnovato dai Piccinelli di Ponteranica nel 1920 e riportato al suo antico splendore nel 1993.Il vecchio campanile fu demolito nel 1820 per l'eccessiva pendenza; il campanile che lo sostituì, venne a sua volta abbattuto dopo che nel 1907 fu condotto a termine l'attuale, progettato ancora dal Fornoni. Il Santuario di Brembilla, lo Scurolo. E' una bellissima chiesa, raccolta e devota, dedicata alla Vergine di Lourdes, di cui è riprodotta dal vivo la Grotta, è lo Scurolo sottostante la Chiesa parrocchiale. Fu edificato insieme alla chiesa, ricavato nella Cripta, sottostante il Presbiterio. Si tratta di una vera chiesetta a tre piccole navate. 

Valmorta, un paesaggio grandioso e solitario

Itinerario in Valmorta, nella provincia di Bergamo
Valmorta, un paesaggio grandioso e solitario

Da Albano Sant'Alessandro a Montello

Un interessante e semplice itinerario in provincia di Bergamo
Da Albano Sant'Alessandro a Montello

Il nucleo storico di Lovere

La visione di Lovere come borgo che si affaccia sul lago con la celebre Palazzata è frutto delle trasformazioni ottocentesche della città: per comprenderne la complessa e millenaria vicenda storica è necessario capovolgere il punto di vista e guardare l’abitato dalla collina. L’abitato di Lovere trae origine da un primo nucleo che sorgeva sul Dos del Castello (noto anche come Colle del Lazzaretto), un rilievo gessoso oggi scomparso in seguito al suo sfruttamento come cava tra il XIX e il XX secolo, che occupava l’area dell’attuale piazzale Bonomelli. Questo sito vide un primo insediamento nel Neolitico Antico (VI millennio a.C.), ma si consolidò tra il tardo Neolitico e la prima età del Rame (a metà del IV millennio) sviluppandosi sino alla metà del III millennio. Si trattava di un importante centro dedito alla lavorazione dei metalli e ai commerci, essendo Lovere facilmente raggiungibile navigando sul lago; l’area ai piedi del colle, verso est, venne occupata da una necropoli che si è poi sviluppata sino al I secolo a.C., testimoniando la continuità della frequentazione. Rimangono tracce archeologiche di altri abitati antichi, sul Dos Pitigla verso Castro e sul Dos del Ranzinel nel territorio di Costa Volpino al confine con Lovere, mentre le indagini recenti hanno escluso un’origine preromana per il cosiddetto Castelliere. All’inizio del I secolo d.C., con l’occupazione romana della Valle Camonica, probabilmente l’abitato di Dos del Castello si trasferì, o si ampliò, sul pianoro tra il Dos e il lago. In epoca romana Lovere era parte della Res Publica Camunnorum e inserita nel pagus dipendente da Rogno. Dell’abitato romano restano attualmente poche tracce: due are trovate sul colle di San Maurizio, forse pertinenti a un luogo di culto dedicato a Minerva (ora al Museo Archeologico di Bergamo) e la Necropoli. Di questa sono riemerse testimonianze lungo la via Valeriana che collegava Bergamo con Cividate Camuno, in particolare nella contrada del Bottazzuolo (attuale via Bertolotti) e in via Filippo Martinoli (aree degli attuali Ospedale e Oratorio). La necropoli – che conobbe una significativa espansione – rimase in uso almeno sino al V-VI secolo d.C. Nell’epoca tardoantica, col decadere dei commerci e il diffondersi di un’economia di auto sussistenza, Lovere, stretta tra lago e montagna e priva di grandi risorse agricole, subì un periodo di decadenza; il centro amministrativo principale rimase Rogno dove fu fondata la pieve di Santo Stefano. Nel periodo carolingio la Valle Camonica fu ceduta ai monaci di Tours, i quali edificarono diverse cappelle a servizio degli abitati. A Lovere furono probabilmente fondate due cappelle dipendenti dalla pieve di Rogno: quella di San Martino, tuttora esistente, ai margini meridionali della necropoli di via Martinoli, e quella di San Maurizio, nei pressi del confine tra la Valle Camonica e il bergamasco, sul sito dell’attuale convento dei Cappuccini. Il pievatico di Rogno pervenne nel X secolo al vescovo di Brescia che probabilmente tra l’XI e il XII secolo diede in feudo Lovere e Corti a un ramo della famiglia Mozzo, già feudataria del vescovo di Bergamo in Sovere; costoro poi assunsero il nome di Celeri. Nel XII secolo i loro diritti su alcuni villaggi della Costa (Ceratello e Qualino) e in Volpino furono oggetto di un contenzioso con i Brusati, loro parenti e feudatari del vescovo di Brescia in Volpino. La contesa degenerò in un conflitto che coinvolse i comuni di Brescia e Bergamo per il predominio nell’area. Lovere fu certamente coinvolta tanto che nel XII secolo fu annessa politicamente al territorio bergamasco pur restando nella diocesi di Brescia. Nel frattempo l’abitato si era evoluto e a sud dell’attuale piazza Vittorio Emanuele II doveva essere stato edificato un castello, cioè una parte dell’abitato fortificato con fossati e palizzate di cui restano tracce nelle denominazioni delle contrade di Castello Vecchio e della Tomella (“tonimen”). Nel 1222 il comune di Bergamo, al fine di sancire definitivamente il suo controllo sull’abitato, si fece cedere dei diritti su questa fortificazione. La posizione strategica di Lovere per il controllo militare e commerciale di ben tre vallate e del lago determinò una forte crescita economica e demografica, che probabilmente nel ’200 impose la realizzazione di nuove, più estese difese che includevano, tra l’altro, la nuova chiesa parrocchiale; demoliti il castello sul dosso omonimo, le mura e le porte, di questo intervento oggi è possibile osservare la torre detta degli Alghisi che difendeva l’accesso all’abitato da ovest. Lo sviluppo delle attività metallurgiche, laniere e dei commerci portò alla formazione di nuovi borghi, fuori dalle fortificazioni, che nella seconda metà del ‘300, furono anch’essi difesi: di queste strutture difensive sono ancor oggi ben conservati e osservabili il fortilizio in località Reme, chiamato Dargone e oggi Torricella, con una torre tonda centrale, e la base della torre del porto, visibile in vicolo del Porto. La nuova cerchia comprendeva le contrade del Porto, con l’edificio di rappresentanza della famiglia Celeri denominato torre Soca, del Bottazzuolo e il quartiere artigianale laniero di Moline. In quest’epoca sono inoltre testimoniate attività produttive all’esterno delle fortificazioni in contrada Foxio, nei pressi di Castro, dove il torrente Tinazzo si gettava nel lago. L’ulteriore sviluppo delle attività artigianali e commerciali legate alla produzione dei panni di lana portò nel corso del ’400 e del ‘500 a un nuovo ampliamento urbanistico a est. Qui sorse un nuovo borgo e, a partire dal 1473, fu avviata l’edificazione di una grandiosa chiesa intitolata a Santa Maria in Valvendra, con l’attiguo convento affidato ai Francescani. Le risorse accumulate nelle attività economiche, nonostante una crescente crisi nel ‘600, consentirono alle famiglie più agiate di realizzare splendidi edifici come palazzo Bazzini. Nella prima metà del Settecento, con la crisi definitiva del settore del lanificio, la popolazione diminuisce e molti opifici e abitazioni sono abbandonati. Ma già alla metà del secolo nella contrada Foxio, ai confini tra Lovere e Castro fu impiantata una fonderia di cannoni che a fine secolo divenne una fabbrica di falci. La nuova attività industriale metallurgica conobbe una crescita notevole, attirando a Lovere artigiani e operai e al loro seguito nuovi commerci. Grazie all’impegno di Giovanni Andrea Gregorini la crescita delle attività metallurgiche divenne inarrestabile. Gli edifici e l’abitato furono adeguati alle nuove esigenze residenziali dei ceti operai e impiegatizi, ma solo all’inizio del ’900 riprese il processo di crescita urbana che divenne impetuoso nel secondo dopoguerra. Nel primo quarto dell’Ottocento, la radicale modifica del sistema di collegamento viario tra Bergamo e la Valle Camonica portò a tracciare una nuova strada che, invece di attraversare il centro storico, passava lungo la riva del lago. La principale conseguenza di questo intervento fu la definizione di un nuovo impianto urbano articolato su tre piazze: all’antico centro amministrativo (attuale piazza Vittorio Emanuele II) e alla piazza di Moline (piazza Garibaldi) si aggiunse la piazza del Porto, sede del mercato (attuale piazza XIII Martiri). Nell’ultimo quarto del secolo qui furono innalzati i monumenti ai protagonisti del Risorgimento – Vittorio Emanuele II, Garibaldi e i Caduti di tutte le guerre – opera di Daniele Capitanio e Giacomo Sozzi. A Sud-Ovest, ai margini della nuova via di comunicazione, tra il 1821 e il 1826 fu edificato il palazzo dell’Accademia Tadini; lungo lo stesso asse viario si aggiunsero, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 una serie di imponenti residenze private in stile eclettico che ancora caratterizzano l’affaccio sul lungolago. L’antico centro fu interessato a partire dagli stessi anni da una intensa attività di rinnovamento con la selciatura delle strade, l’allineamento delle facciate e il rinnovamento dei prospetti, arricchiti da ferri battuti, che hanno consegnato a Lovere quella garbata veste edilizia ottocentesca che tuttora la caratterizza e convive con le più antiche preesistenze.   Francesco Macario  
nucleo Lovere

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