- Arte e Cultura
Opere e sculture urbane: il museo a cielo aperto della Lombardia
Abituati da sempre ad attraversare le proprie città in macchina o sui mezzi, preda di una frenesia tutta lombarda e dai ritmi metropolitani, spesso ignoriamo la bellezza che ci circonda.
Nascosti al nostro sguardo distratto, statue, monumenti, installazioni, reperti, opere d’arte e architetture meno conosciuti delle città lombarde sono testimoni di storie affascinanti, tutte da scoprire. E allora facciamolo, in questi giorni dal ritmo più rallentato, in cui molti preferiscono andare a lavorare facendo due passi a piedi, cavalcando la ritrovata bicicletta o persino sfidando l’equilibrio su un monopattino elettrico.
Incontri inaspettati a Milano: il Diavolo, le Tre Grazie e Nelson Mandela
Narra la leggenda che Sant’Ambrogio cacciò il diavolo tentatore con tale forza che le sue corna si incastrarono in una colonna, provocando due buchi. Il diavolo vi restò conficcato per un po’ finché sparì, si dice risucchiato dai quei due varchi verso l’inferno. Dai fori fuoriesce odore di zolfo e anche il rombare del malefico Stige. Se non ci credete, fuori dalla Basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, la Colonna del Diavolo - di epoca romana, in marmo e con capitello corinzio - è proprio lì!
Sempre a Milano, le Tre Grazie di Salvatore Fiume (1988), in piazza Piemonte, insieme con le opere di Aligi Sassu, svolgono il ruolo di tutto rispetto di trasformare la città in un museo a cielo aperto. La scultura, donata al Comune dagli eredi dello scultore, pittore, architetto e scenografo siciliano, milanese d’adozione, rappresenta la donna in tre raffigurazioni artistiche del XX secolo, oltre che l’importanza del valore culturale ed estetico dello spazio urbano, patrimonio di tutti i cittadini.
Un testimone illustre che potete scoprire tra le strade di Milano è Nelson Mandela. La statua bronzea del presidente del Sudafrica e premio Nobel per la Pace nel 1993 è opera di Pietro Scampini. Ed è posizionata davanti al Consolato Generale del Sudafrica, a livello stradale, come un normalissimo passante, per ricordare a tutti i valori universali dell’Ubunto, l’etica africana che si fonda sull’umanità, la compassione e il rispetto del prossimo.
La Statua della Lavandaia di Pavia: un omaggio alla donna
Un’altra testimonianza, meno illustre ma omaggio al duro lavoro delle donne che - fino a metà ‘900 - lavavano i panni lungo le sponde di fiumi e canali, è la Statua della Lavandaia di Borgo Ticino, che potrete incontrare passeggiando a Pavia, lungo la sponda destra del fiume, tra le antiche case colorate dei barcaioli di un tempo. La poco conosciuta opera in bronzo (1981), opera di Giovanni Scapolla, è un omaggio sentito al lavoro della lavandaia, fatto di fatica, di freddo e poco redditizio, tanto indispensabile quanto dimenticato ai giorni nostri.
Il misterioso Portone del Diavolo, a Bergamo
Un altro diavolo, questa volta bergamasco. Il Portone del Diavolo, a Bergamo nel quartiere Celadina, in fondo a via Borgo Palazzo, racconta una storia misteriosa. Si tratta di un arco di pietra isolato, costruito… dal diavolo in persona! Il portone fu costruito da Sandro de Sanga nel 1550, per volere di Gian Giacomo de Tassis, parente del celebre Torquato. Ma il committente non apprezzò il risultato. Risentito, Sanga disse che neppure il diavolo darebbe riuscito a costruirlo. Il diavolo, evocato, propose all’architetto un patto scellerato: il portone fu così costruito in una sola notte con l’aiuto dei demoni. E ancora oggi, passando sotto la volta, qualcuno percepisce odore di zolfo…
Nella casa di Rigoletto, buffone del Duca di Mantova
È proprio al centro del giardino, in quella conosciuta come la sua casa, in piazza Sordello a Mantova. La statua del Rigoletto (1978), buffone alla corte dei Gonzaga, è stata realizzata dallo scultore Aldo Franchi. La casa, raffigurata nella scenografia della prima dell’opera verdiana, risale al Medioevo (XII secolo), loggia e porticato sono invece del ‘400. Entrando nel cortile interno, incontrerete il buffone, in bronzo, ma ancora pieno della sua tragica e maledetta vitalità.
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