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Cinema a Pavia: la città attraverso la cinepresa
Pavia è davvero parte della storia del cinema italiano.
Siamo nel 1952 quando Renato Rascel (con Yvonne Sanson) interpreta un ruolo insolitamente drammatico nel film "Il cappotto" di Alberto Lattuada, tratto da un racconto di Gogol. Il cappotto è oggetto di riscatto per il fantasma del protagonista, che terrorizza i pavesi spogliandoli dei soprabiti nelle nebbiose serate invernali. Questa Pavia arrivò al Festival di Cannes, dove il film ottenne un ottimo successo. La stessa Cannes che premiò con la Palma d'Oro nel 1978 “L'albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, girato in parte in centro città.
Torna il fantasma, ma questa volta un “Fantasma d'amore” nel celebre film di Dino Risi tratto dall'omonimo racconto dello scrittore pavese Mino Milani. Siamo nel 1981: Marcello Mastroianni e Romy Schneider danno vita alla storia di Nino Monti, commercialista pavese che incontra in autobus Anna, amore di gioventù morta qualche anno prima. In un continuo alternarsi tra la morte della donna e il suo ricomparire, i due si danno appuntamento sulle rive del Ticino, nei luoghi dei loro primi incontri.
Pavia, nel 1973, diventa invece il set dell'unico film non horror di Dario Argento: “Le Cinque Giornate di Milano” con Adriano Celentano. Si raccontano le vicende di un piccolo delinquente diventato patriota, Meo Cainazzo. A fare da sfondo, piazza Borromeo e il collegio, il salone teresiano della Biblioteca Universitaria, il Collegio Ghislieri, Palazzo Botta Adorno e la chiesa di San Teodoro. I cortili dell'università si vedranno bene anche nel 1995 in “Facciamo Paradiso” di Mario Monicelli, con Margherita Buy e Lello Arena, dove però si simula di essere all'Università Statale di Milano.
Andiamo invece alla Certosa di Pavia nel 1985, quando Renato Pozzetto nella scena iniziale di “E' arrivato mio fratello” conduce una visita guidata ai suoi alunni in gita scolastica. Pozzetto l'anno prima era già stato nel pavese: la vita campagnola di Artemio ne “Il ragazzo di campagna” è ambientata tra Gambolò e Carbonara Ticino, mentre a Villanova d'Ardenghi si svolge la celebre scena del passaggio del treno.
Il poliziottesco arriva a Pavia nel 1974 con “Squadra volante” (protagonisti Tomas Milian e Gastone Moschin) e nel 1975 con “Mark il poliziotto”. Un anno dopo un giovanissimo Diego Abatantuono compare in un film che racconta la “gioventù bruciata” di Pavia, il noir sul tema della delinquenza giovanile “Liberi armati pericolosi” (1976).
Da un motel di Pavia al ponte di barche di Bereguardo, con Paolo Rossi e ancora Diego Abatantuono ci spostiamo in provincia, nel 1988, con il film “I cammelli”. Si narra del viaggio di un modesto organizzatore di spettacoli insieme a un giovane che sa tutto sui cammelli, un autista-tuttofare e una cantante. Con loro un cammello. Abatantuono pesca vicino al ponte, mentre se ne danno diverse e interessanti inquadrature.
Anche ne “I girasoli” di Vittorio DeSica (1970), con Marcello Mastroianni e Sophia Loren, il ponte di Bereguardo fa da sfondo ad alcune scene del film (in questo caso in un' incursione aerea durante la Seconda Guerra Mondiale).
Ma sarà con Adriano Celentano che proprio il ponte di barche diventerà protagonista. Nel 1979 in “Mani di velluto” la maratona è girata sulle rive del Ticino, con l’arrivo proprio tra le casette gialle dei guardiani del ponte. Due anni dopo, ne “Il bisbetico domato” (girato vicino a Voghera), una bellissima Ornella Muti passa in auto sul ponte di barche.
Concludiamo con gli anni Duemila, con “Il mio domani” con Claudia Gerini (2011) e “Magic Card” con Maria Grazia Cucinotta (2015), che tornano a Pavia città.
Possiamo però dimenticare Vigevano, con un fantastico Alberto Sordi ne “Il maestro di Vigevano” (sul libro omonimo di Lucio Mastronardi)? Impossibile, è un capolavoro!
Testo a cura di GIULIA VARETTI, guida abilitata ConfGuide-GITEC
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