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La Chiusa
Immersa nel verde della pianura asolana si trova al confine con Acquanegra sul Chiese
Per raccontare questo luogo, il cui nome deriva dall’esistente sistema idraulico di controllo delle acque, è necessario spostarsi nel vicino comune di Acquanegra.
Intorno all’XI secolo i monaci dell’Abbazia di San Tommaso s’insediarono nel piccolo abitato, una terra posta fra due fiumi, il Chiese e l’Oglio. Data però la conformità geologica i terreni in questione non erano ricchi d’acqua. I religiosi diedero il via ad un imponente progetto di canalizzazione delle acque per poter mettere a coltura i campi. Individuarono, risalendo il Chiese, nell’attuale zona ora chiamata “Chiusa”, un punto alto da dove prelevare l’acqua e canalizzarla verso le terre a Sud.
L’area geograficamente si trovava in un territorio di confine e di contese territoriali tra possedimenti dei Gonzaga e quelli della Serenissima.
Il canale Seriola, costruito per far fluire le acque del Chiese, era essenziale per la vita e le coltivazioni di Acquanegra ma la sua parte iniziale si trovava, fino al 1797, sotto il dominio veneziano della vicina Asola.
La Chiusa, insieme ai terreni e all’edificio è tuttora di proprietà del comune di Acquanegra ma nel comune di Asola.
Le dispute sulla sua gestione sono secolari e lo storico motto «Mementote Clusiae Volsi» che compare su una lapide murale nell’ufficio del Sindaco nel Municipio di Acquanegra testimonia l’importanza e la storicità del luogo. “Vegliate sopra la Chiusa” e non dimenticatevene.
Dalla sua costruzione nel 1428 i contrasti con Asola furono frequenti. Dai costi di concessione, ai mulini e alle opere di presa, sino al 1911 quando una sentenza del Tribunale delle Acque stabilì il definitivo diritto degli acquanegresi di rifornirsi di acqua ad Asola.