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Santa Maria Assunta a Solto Collina
La fondazione della parrocchiale di Solto risale al XII secolo, essendo documentata per la prima volta in un documento del 1180.
Una prima grande opera di riedificazione fu intrapresa nel corso del XV secolo e dovette essere sostanzialmente terminata il 24 luglio 1471, quando la chiesa fu consacrata dal vescovo di Bergamo Ludovico Donato.
I lavori che si susseguirono nei secoli mantennero, nel paramento esterno, la struttura semplice e sobria delle pievi valligiane. Le decorazioni in pietra di Sarnico si concentrano sul portale principale e sulla trifora sovrastante. Le volute e i motivi decorativi con sirene, festoni e candelabre possono essere riferiti al pieno Cinquecento e sarebbero da porre in relazione con alcuni lavori di ristrutturazione interna compiuti in un momento imprecisato tra 1535 e 1575; in questi decenni il numero degli altari passò da tre a cinque. Al medesimo periodo sono documentate opere non più esistenti ma di notevole interesse, come il vecchio campanile – assai diverso da quello attuale, a forma di torre con tre campane – e l’antica ancona scolpita con la Madonna Assunta, chiusa da ante, in un complesso che doveva già risultare piuttosto imponente.
Tra 1615 e 1629 fu demolito il vecchio coro e costruito l’attuale profondo presbiterio con l’annessa sagrestia. Tutta la parte posteriore della chiesa subì una nuova ristrutturazione nel 1778, quando fu riedificato il campanile e si compirono alcuni ritocchi al paramento esterno del coro.
Nel 1780 i lavori si potevano dire conclusi e si procedette alla consacrazione del nuovo altare maggiore dedicato a santa Maria Assunta, da parte del vescovo Dolfin. Nel 1813 fu chiamato il pittore Vincenzo Orelli ad affrescare la navata. Il ciclo, perduto con i rifacimenti successivi, doveva costituire una preziosa testimonianza dell’ultima attività dell’artista, morto nello stesso anno, e della sua florida bottega, che continuò a coltivare le forme di un barocchetto leggero fino a XIX secolo inoltrato.
Dal 1908 l’architetto Elia Fornoni avviò un progetto che, pur mantenendo l’impianto della chiesa, conferì all’interno una maggiore uniformità, secondo uno stile neosettecentesco. Fornoni, personalità di spicco nella cultura bergamasca a cavallo dei due secoli, prediligeva gli stili storici in tutti i suoi interventi. Nuove cornici e intonaci rivestirono le pareti interne, esaltando le otto cappelle laterali (quattro per lato), le grandi arcate e la slanciatissima volta con ampie vele e luminose finestre. Il pittore Giuseppe Riva si occupò di ridecorare le volte della chiesa e del presbiterio, forse perché in breve tempo rovinate, suddividendole in grandi campiture mistilinee con figure di profeti e scene della vita di Maria. Per certi versi affine a Fornoni, in termini di gusto e sensibilità, Riva sviluppò un ciclo di grande impatto decorativo, di un classicismo sobrio ed elegante, pienamente allineato ai maestri ufficiali che l’artista conobbe frequentando l’Accademia Carrara e, soprattutto, l’Accademia di Belle Arti di Roma. La chiesa conserva opere e dipinti di varie epoche. La grande tela dell’altare maggiore, raffigurante l’Assunzione della Vergine (3 x 5 m), è considerata l’ultima opera di Giambettino Cignaroli, iniziata nel 1770 e portata a termine dal suo allievo Pio Piatti. Sulle pareti del coro, si riconosce una Madonna con Bambino di Gian Antonio Zonca (1689), mentre l’architetto Luigi Angelini disegnò la nuova tribuna dell’altare maggiore, in marmi policromi (1937).
Sul terzo altare a sinistra si conserva un’Annunciazione della Vergine, opera tarda e di altissima qualità di Domenico Carpinoni. Tra i dipinti più antichi della chiesa, sul primo altare a destra si ammira una delle copie di migliore qualità dello Sposalizio della Vergine dipinto da Romanino per San Giovanni Evangelista a Brescia.
L’organo e la cantoria sono opera di Egidio Sgritta (1863), mentre la mostra è un lavoro originale di Andrea Fantoni(1708). Il grandioso pulpito ligneo, antistante all’organo, fu scolpito da Cesare Zonca da Treviolo (1898) su chiara ispirazione fantoniana; dello stesso sono anche i confessionali.
Fiorenzo Fisogni