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San Bernardino e Santi Ippolito e Cassiano in Santa Croce
A monte della frazione collinare di Zorzino i limpidi volumi tardo-quattrocenteschi della piccola chiesa di San Bernardino si confrontano con le ben più maestose dimensioni della nuova parrocchiale, costruita nel primo quarto del Novecento come riflessione sulla tradizione architettonica bergamasca dei secoli XVII-XVIII.
San Bernardino fu costruita nel 1482 per sostituire come sede della cura d’anime l’antica San Cassiano, lontana dall’abitato e ormai insufficiente. Posta lungo l’antico percorso per Solto Collina, al margine dei campi, si caratterizza per il contrasto tra gli spigoli regolari e i contrafforti in blocchi di pietra grigia e gli intonaci antichi che sul fianco nord ancora presentano le tracce di affreschi devozionali. L’interno, attualmente non visitabile, presenta una pianta trapezoidale con copertura a crociera; il presbiterio fu rivestito tra Quattro e Cinquecento con dipinti murali, ora strappati e trasferiti nella nuova parrocchiale; nel Seicento sul lato sud vennero aggiunti il campanile e due cappelle con decorazioni in stucco, poi in parte demolite.
La nuova chiesa dedicata a Santa Croce, ad aula unica con profonda abside semicircolare e quattro cappelle, fu progettata nel 1919 dall’architetto Giovanni Muzio ed edificata tra il 1924 e il 1933. Qui furono trasferiti gli arredi provenienti dall’antica chiesa.
Nonostante il mutato rapporto con l’ambiente, molto più ampio rispetto all’abside di San Bernardino, spicca la monumentale e affollata composizione della pala dell’altar maggiore. La Madonna in gloria con i santi Margherita, Gerolamo, Ippolito, Bernardino, Francesco, Giovanni Battista e Sebastiano, firmata da Flaminio Floriani pictor venetus intorno al 1585, dall’acceso cromatismo, riprende nelle singole figure i modelli dei grandi artisti della scena veneziana, da Tiziano a Veronese e Tintoretto. Alla metà del ‘600 risale il monumentale tabernacolo ligneo attribuito a Domenico Ramus. Di poco più tardo (1689?) è l’altare di marmo nero locale intarsiato con tralci, come i gradini, realizzato dalla bottega Selva, una famiglia di marmorai comaschi stabilitasi nel ‘600 a Riva di Solto e assai attiva, spesso in collaborazione con i Fantoni. Della stessa campagna di decorazione fa parte anche il tabernacolo dell’olio santo (1696), ornato con tarsie naturalistiche, al pari della sua portella, in cui la tarsia lignea imita un rigoglioso cespo di rose e di gigli.
Degli altari laterali va ricordato quello del Rosario con il trittico della Madonna del Rosario con i santi Domenico e Caterina, circondati dai Misteri, al centro, e i Santi Pietro e Paolo ai lati: nella struttura arcaica e nella semplicità della cornice il pittore camuno Giovan Battista Viola vi riprese nel 1651 modelli cinquecenteschi.
Notevole interesse merita la Madonna col Bambino e i santi Carlo e Antonio di Padova e angeli in controfacciata: è una copia della splendida tela realizzata da Giulio Cesare Procaccini per Sant’Afra di Brescia intorno al 1615-1620. Nella parete sinistra la Madonna col Bambino dormiente che regge una rosa, è un’allusione alla Passione di Cristo, realizzata alla metà del ‘600 da un pittore lombardo ispiratosi a modelli celebri, da Raffaello a Caravaggio, probabilmente noti da incisioni.
Negli anni Settanta vennero trasferiti nella nuova parrocchiale i dipinti murali strappati da San Bernardino. In controfacciata la Madonna col Bambino con i santi Bernardino e un santo martire entro una raffinata inquadratura architettonica è certamente il dipinto di maggior qualità: databile intorno al 1482-1483 costituiva l’immagine dell’altar maggiore fino alla realizzazione della pala di Flaminio Floriani. Sempre dalla parete sopra l’altar maggiore provengono il Cristo crocifisso fra san Bernardino e la Madonna, il San Bernardino e la Madonna col Bambino e san Bernardino ora nel presbiterio; vennero realizzati fra il 1482 e gli inizi del ‘500 da artisti di cultura lombarda. Dalla parete sinistra del presbiterio provengono invece il raffinato frammento con San Rocco, a sinistra, e Gesù Cristo e la Madonna, identificati da iscrizioni, sulla destra, ora in sacrestia, mentre è di provenienza incerta Il martirio del beato Simonino nel presbiterio.
Monica Ibsen