Sant'Alessio con Vialone
In suggestiva posizione isolata nelle campagne del piccolo comune di Sant’Alessio con Vialone, sorge un Castello a pianta quadrata con corti quadrate concentriche e un’alta torre sormontata da un loggiato con evidenti funzioni militari di avvistamento. Dal Castello si accede alla nota Oasi naturalistica di Sant’Alessio, istituita nel 1973 come centro per l’allevamento e la reintroduzione in natura di animali selvatici, anche non autoctoni. Vialone frazione di Sant' Alessio potrebbe avere una storia ancora più antica. I ceti nobiliari, e tra questi anche i de' Giorgi, furono spesso interessati alla proprietà fondiaria e allo sfruttamento agricolo, che attuarono tramite massari e salariati. A investimenti mirati nei latifondi corrispondevano rendite proporzionate, fonti di ricchezza per le casate. Le possessiones medioevali furono trasformate, dunque, in proficue aziende agricole: i signori, conncessionari di appezzamenti, investivano in migliorie e affidavano a massari la conduzione del fondo. Nel 1554, Vialone venne venduta dai de' Giorgi al conte Giovanni Battista Busca, nel 1642 la proprietà venne venduta a Francesco Bellisomi. I Bellisomi rimasero unici proprietari di Vialone fino al 1820. A quella data la cascina passò per vendita a Francesco Marozzi. L'ultimo erede della famiglia cedette, con lascito testamentario, tutta la proprietà alla Santa Sede nel 1970. Dal 1973 la cascina è proprietà della famiglia Panigati. La cascina nella sua formazione si presenta secondo uno schema a corte chiusa: essa è costiyuita cioè da fabricati disposti in maniera ortogonale intorno ad un cortile.Gli attuali propretari hanno concentrato le loro forze sull'allevamento bovino suino, ma la cascina rimane nota in tutta Italia e all'estero in quanto pruduttrice di un tipo particolare di riso, il riso Vialone, scoperto a fine Ottocento. La qualità fu costituita in seguito all' isolamento di una pianta trovata in coltivazione della varietà "ranghino": un lavorante alle dipendenze dei fratelli Devecchi, scoprì prima della levatura delle piantine per il trapianto, tre spighe diverse dalle altre per colore e altezza. L'attenzione prestata alle spighe consentì di mettere a dimora trecentociquanta granuli nell'anno seguente. I raccolti si intensificarono e produssero con successo la nuova qualità di riso, diffusa a partire dal 1904.