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Cima Comer, dove migrano i rapaci

Cima Comer è una montagna di modeste dimensioni che sorge sulla sponda ovest del Lago di Garda. L’escursione per raggiungere la sua vetta non è eccessivamente complicata, è percorribile in tutte le stagioni e soprattutto è ricca di splendidi scorci sulla parte meridionale del lago. Nelle giornate più limpide è infatti possibile scorgere in lontananza la lingua di terra di Sirmione, mentre, girandosi a Ovest, sono ben visibili tutte le montagne della sponda veneta, dominate dallo splendido monte Baldo.Il trekking è inoltre arricchito dalla possibilità di visitare l’eremo di San Valentino, posto a 770 m di quota e incastonato in una delle ripide pareti di roccia di questa zona. Il sentiero è lungo circa 8 km (sola andata), il dislivello è di circa 800 m, in quanto si parte dalla località Sasso a 484 m di altezza per salire alla cima Comer che è a 1.279 m di altitudine, non si tratta quindi di una passeggiata adatta a tutti, è richiesto un poco di allenamento. Esistono diverse varianti per allungare l’escursione, rendendola così più semplice, oppure per accorciarla, affrontando tratti molto più ripidi e diretti. Si consiglia inoltre di attrezzarsi con acqua prima di iniziare l'escursione, perché una volta raggiunta la vetta non ci sono zone di ristoro. Il sentiero ha inizio dal piccolo borgo di Sasso. Per arrivarci bisogna raggiungere il paese di Gargnano, per poi deviare sulla strada SP9. Dopo numerosi tornanti e circa 7 km si individua sulla destra l’indicazione per Sasso.Dopo aver percorso quasi completamente il paese si può parcheggiare nei pochi parcheggi gratuiti disponibili, posti in prossimità di un bar. Si tratta solamente di circa 15 parcheggi, quindi in alta stagione non sarà difficile trovarli completamente occupati, in tal caso bisognerà tornare indietro e lasciare l'auto in una delle numerose piazzole o in altri parcheggi gratuiti posti qualche centinaio di metri prima. Si inizia a camminare nelle strette vie dell’abitato seguendo le indicazioni per Cima Comer, fino al raggiungimento di una fontanella con un lavatoio. Superata la fontana si imbocca il sentiero numero 31 che si estende inizialmente in un piccolo uliveto e successivamente tra alcuni alberi da frutto. Dopo poche decine di metri il fondo diventa sassoso e si entra in un fitto bosco che chiude completamente la vista sul lago e sulle montagne circostanti. La mulattiera si fa sempre più stretta e la pendenza aumenta a mano a mano che si prosegue. Nelle giornate asciutte il sentiero è di facilissima percorrenza anche in discesa. In caso di fondo bagnato bisogna invece fare attenzione ai numerosi sassi lisci che potrebbero renderlo scivoloso. Sono assolutamente consigliate delle calzature adatte e dei bastoncini da trekking.Dopo circa 20 minuti si giunge ad una sorta di terrazza naturale che consente di avere un’ottima vista su Gargnano, la catena del Monte Baldo e il lago di Garda meridionale. La veduta è realmente incantevole, ma questa escursione è letteralmente disseminata di punti simili, che ovviamente si fanno sempre più spettacolari con l’aumentare della quota. Si prosegue senza troppe difficoltà per qualche altro minuto fino a raggiungere il primo bivio. Sulla sinistra prosegue il sentiero 31 verso cima Comer, sulla destra i cartelli indicano la presenza dell’eremo di San Valentino. La deviazione verso questo piccolo luogo di culto è assolutamente consigliata per via del contesto paesaggistico eccezionale all’interno del quale è inserito. Il sentiero per raggiungerlo dura solamente 10 minuti, ma diviene abbastanza ripido ed è formato prevalentemente da grossi gradoni di roccia. Per aiutare la discesa è stato piazzato anche un cordino metallico nei punti più scoscesi. Non si tratta comunque di un sentiero pericoloso, ma bisogna avere gamba ferma e fare attenzione. Si scende quindi lungo una scalinata di roccia naturale, tornati nuovamente in piano si giunge a una piccola porta in legno posta al centro del sentiero. Un masso fissato ad una sorta di carrucola tiene chiusa la porta, per superarla bisogna quindi spingerla con un po’ di forza. Varcata la porta solamente un’ultima salita molto ripida su fondo pietroso ci separa dall’eremo. Giunti finalmente alla nostra meta il sentiero si allarga, lasciando lo spazio a un piccolo praticello circondato da cipressi, dove sorge l’eremo di San Valentino. La struttura è molto modesta ed è costituita solamente da una cappella, una sacrestia, e altre tre stanze di cui una adibita a deposito. Ma è come sia stata eretta a ridosso di una grande parete rocciosa, in un posto così inaccessibile ed isolato, a lasciare veramente incantati.La storia narra che l’eremo fu costruito nel 1650 dagli abitanti di Gargnano che nel 1630 erano riusciti a fuggire dalla peste rifugiandosi su queste montagne. Da antichi documenti pare che, nel corso dei secoli, l'eremo fu abitato da almeno tre eremiti. Dopo una breve visita alla cappella e alle stanze ci si rimette in cammino. In questo punto si ha la possibilità di proseguire lungo il sentiero attrezzato che dall’eremo sale rapidamente verso un punto panoramico chiamato Pulpito, per poi ricongiungersi nuovamente con il sentiero 31. Questo tratto è classificato come EEA (escursionisti esperti con attrezzatura), c’è la possibilità di tornare sui propri passi per ricongiungersi al precedente bivio e proseguire sul 31 salendo in mezzo ai boschi.In entrambi i casi dopo 20/30 minuti ci si ritrova nella stessa posizione all’interno di un fitto bosco. Percorrere questa zona a inizio autunno è veramente emozionante per i molteplici colori degli alberi, per le foglie rosse cadute sul terreno e per i rari ricci di castagne che ogni tanto si possono trovare lungo il sentiero.Questa parte del tratto 31 si fa abbastanza ripida e il sentiero si restringe molto. Non si può dire che sia complicato, ma la salita costante potrebbe iniziare a far sentire la fatica. Giunti in un’area pianeggiante è ben evidente il secondo bivio di questa escursione. Girando a destra si prosegue lungo il 31, ora classificato come EE, proseguendo a sinistra si imbocca il 31a che, allargando la strada, permette di raggiungere il Rifugio Alpini di Gargnano. Entrambi i tratti portano in circa un’ora a Cima Comer.Bisogna quindi decidere se affrontare il sentiero più diretto e impegnativo di destra o quello più lungo e semplice sulla sinistra. Il consiglio è quello di scegliere un tratto per l’andata e poi percorrere l’altro durante la discesa.Si decide quindi di girare a sinistra e si prosegue per qualche minuto in mezzo al bosco con salita costante, per poi tornare in piano lungo un tratto molto più battuto e largo. Il sentiero si tramuta nuovamente in mulattiera e dopo pochi minuti esce dal bosco aprendo la vista a degli ampi prati verdi e ad una strada. Questa zona è infatti raggiungibile dalla stretta, ma comunque asfaltata, via Brano. La strada è il modo più rapido per raggiungere il Rifugio Alpini di Gargnano che sorge proprio a pochissimi metri dal parcheggio.Costeggiando la carreggiata e superando i parcheggi si giunge quindi alla struttura del rifugio. L’area è attrezzata con diversi tavoli, bagni, fornelli, ampi spazi per fare una grigliata e un vasto spiazzo. Il tutto è recintato e accessibile solamente se è presente un gestore. Non si tratta infatti di un rifugio nel senso classico del termine. Gli alpini di Gargnano tengono aperta la struttura, consentono a tutti di utilizzare la legna, i fornelli e l’area per grigliare, ma non mettono a disposizione bevande o cibo.È richiesta inoltre una piccola donazione sulla base degli strumenti utilizzati. Dopo una breve pausa si prosegue lungo il sentiero 32 che, appena dopo il rifugio, entra nuovamente nei boschi lungo il versante occidentale di Cima Comer.La salita non è ancora terminata, in quanto per arrivare alla cima mancano ancora circa 250 m di dislivello. Il sentiero 32 affronta questo tratto con un paio di tornanti molto ampi, ma la salita sarà sempre costante e lungo l’ultimo tratto anche abbastanza impegnativa. Dopo circa 40 minuti si esce finalmente dal bosco e ci si porta sulla cresta del monte.Proprio alla fine del sentiero si trova una panchina, una bacheca e un piccolo terrazzo in legno costruito su di una roccia e posto nel punto più panoramico della cima.Questa curiosa costruzione viene chiamata “Osservatorio di Cima Comer” proprio perché da questa zona sarà molto facile osservare il volo di svariati uccelli rapaci, in particolare di falchi.Ovviamente questo balcone panoramico è anche ideale per osservare il paesaggio. Da qui non esistono ostacoli e la vista spazia da Riva del Garda a Sirmione fino al massiccio del monte Bondone; sotto i colori intensi del lago che variano da stagione in stagione e da ora in ora. È veramente emozionante trovarsi in una posizione così privilegiata e poter ammirare l'immensità di questo lago. Non tutte le giornate saranno ugualmente adatte per poter osservare questo panorama a perdita d’occhio: la parte meridionale del lago di Garda nei periodi più caldi dell’anno è generalmente coperta da una fitta foschia. Se si ha modo di salire dopo un temporale o dopo una giornata particolarmente ventosa state però certi che non rimarrete delusi. L’osservatorio non è però il punto finale dell’escursione, bisogna percorrere ancora qualche decina di metri in salita per raggiungere la punta effettiva di Cima Comer, sulla sommità della quale è piazzata una piccola croce bianca.Lo spiazzo sulla cima non è molto ampio e i tratti pianeggianti sono limitati. È però presente una panchina e alcune rocce dove potersi sedere per mangiare qualcosa.Da qui la visuale sul lago viene parzialmente coperta da un gruppo di alberi, ma proprio di fronte alla panchina si estende lo scorcio migliore sul monte Baldo.Dopo una pausa, anche per poter immortalare il paesaggio da ogni angolazione possibile, si può iniziare ad affrontare la discesa. Nel percorso viene descritto il tratto EE (sentiero 31) evitato durante la salita.Si scende dalla cima portandosi nuovamente all’osservatorio, da qui si individua facilmente sulla destra un tratto che scende in maniera abbastanza decisa (segnavia numero 31).Si inizia a scendere quindi lungo un sentiero abbastanza stretto e con fondo roccioso. I numerosi tornanti di questo primo tratto rendono la discesa un po’ meno ripida ma permettono anche, dopo ogni curva a sinistra, di portarsi a filo della cresta sulla parete a strapiombo. Questi brevi tratti molto frequenti sono estremamente suggestivi in quanto consentono di sporgersi per ammirare le immense pareti di roccia verticali di Cima Comer, ma permettono anche di avere una vista sempre leggermente diversa sul lago.Si scende quindi intervallando sezioni in un rado bosco, con sezioni sulla roccia a ridosso del limite della cresta. Perdendo quota la traccia si fa poco chiara, anche per via delle numerose foglie che coprono il terreno, le indicazioni rosso bianche sono però abbastanza frequenti e consentono di non imboccare mai il sentiero sbagliato. Entrando nel bosco le vedute sul lago diventano sempre più rare, anche se in questa zona un piccolo sperone di roccia nascosto dai rami degli alberi crea quello che probabilmente è il miglior scorcio fotografico di tutta la salita: viva roccia a strapiombo, foglie colorate sugli alberi, i piccoli paesini sulla riva bresciana ed in secondo piano l’immensità del lago. Con un unico scatto si riesce a riassumere tutte le caratteristiche di questa uscita. Proseguendo in discesa ci si ritrova al bivio con il 31a. Da qui il percorso è identico a quello già fatto in salita. Come già detto il fondo è ricco di rocce e radici che, se non bagnate, non creano alcun problema. In caso di pioggia alcuni tratti potrebbero diventare però un po' problematici.Dopo 1’:40’ dalla partenza dalla cima si sta tornando a scorgere i tetti delle case del paese di Sasso e dopo pochi minuti si è nuovamente al parcheggio. - Ph: Stefano Poma
Cima Comer, dove migrano i rapaci

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Siamo a Cornalba, toponimo che deriva dalla Corna Bianca che sovrasta l’abitato: una maestosa roccia dolomitica che protegge gli abitanti dai venti di settentrione.Questo giro, per buona parte, ricalca il sentiero Partigiano Martiri di Cornalba. Lasciata l’auto nel parcheggio sotto la piazzetta del paese, si imbocca via Cornetti per seguire le indicazioni CAI Baite Monte Alben 503. Con qualche tornante si prende quota e, successivamente ci si inoltra nel bosco fino alla cappelletta Tribulina Pret del Zambel. Qui seguiamo le indicazioni per il “sentiero dei Partigiani” che poco oltre inizia a risalire la Val d’Ola. Dopo circa 50 minuti si incontra una gigantesca betulla con appeso un crocifisso bronzeo.Sempre sul 503 si prosegue nell’alta Val d’Ola, dove, per effetto di un microclima incontriamo specie floreali tipiche di altre più alte quote. Nei pressi di un secondo crocifisso, si cambia versante e si sbuca nei pascoli della Baita de sota (1.465 m, 1 h 45’ dalla partenza). In breve, raggiungiamo la Baita de Sura, sulla carta Casere Alte, a 1.550 metri.Ora si piega in piano verso sinistra (CAI 502/503) e si costeggia un piccolo laghetto alpino con la sovrastante Cappela di San Rocco. Dopo circa 30 minuti dalla Baita de sura, a un bivio, una segnaletica verticale ci indirizza a sinistra. Una decina di minuti e si è alla Baita Cascinetto (1400 m). Ancora seguiamo le indicazioni del sentiero dei Partigiani e del segnavia CAI 503 che piega verso sud (sinistra) e, al termine di una salita, porta nel bosco dove troviamo il sentiero che porta a Cornalba. Stiamo su questo sino al bivio con il sentiero Panoramico, meno impegnativo (20’ dal Cascinetto).Ci abbassiamo, a sinistra deviamo su questo nuovo tracciato e ci stiamo per mezz’ora, sino a incontrare l’indicazione “Cornalba - palestra di roccia”. Ripartiamo ora su comoda stradetta e presto rincontriamo il sentiero dei Partigiani che proviene dalle grotte della Cornabusa, poi arriviamo al parcheggio di partenza. Per ulteriori dettagli: CAI Val Serina – tel. 340 7345673
La Corona di Corna Pradello

Torno

Affacciato sul Lago di Como, grazie alla splendida posizione, è meta di turismo e soggiorno. Famose le sue ville
Torno, Borghi Lago di Como

Tavernola Bergamasca

Il comune di Tavernola Bergamasca è situato sulla sponda occidentale del lago d’Iseo e, grazie al suo influsso termoregolatore, gode di un clima mite: fresco in estate e temperato in inverno. Di fronte a sè ha un paesaggio mozzafiato -  il lago con i suoi mille colori, Montisola e il Monte Guglielmo - che in ogni momento della giornata muta nella scala cromatica, sottolineando eventi meteorologici anche molto lontani. Il colore del lago, quello del cielo e delle montagne, la direzione del vento e l’increspatura delle acque, i suoni percepiti e le variazioni di temperatura fanno del paesaggio un fidato elemento di previsione. Il territorio presenta pochi spazi per le nuove edificazioni, dal lago ci si inerpica immediatamente sulle colline e poi sulle montagne e questo comporta una salvaguardia naturale all’urbanistica. Il torrente Rino attraversa il territorio dividendolo al centro e separando da una vallata le diverse frazioni (Bianica e Gallinarga da una parte, la più recente Cambianica dall’altra). Le prime testimonianze storiche rinvenute sul territorio, precisamente una serie di sepolture, risalgono all’epoca longobarda, databili attorno al VI secolo. Nei secoli seguenti il borgo acquisì una sempre maggiore importanza, dovuta alla sua posizione litoranea che permetteva lo sviluppo dei commerci. In epoca medievale la zona fu quindi interessata da un notevole sviluppo, che implicò conseguentemente la costruzione di torri e fortificazioni a scopo difensivo, attorno alle quali si sviluppò il paese. Nel XV secolo, il borgo si sviluppò ulteriormente grazie all’arrivo della dominazione veneta, che diede nuovo impulso ai traffici con le altre zone lacustri. Negli ultimi decenni il paese ha cominciato a rinverdire i propri fasti grazie all’industria turistica, che può contare su attività commerciali volte alla valorizzazione del territorio. Notevole importanza rivestono la pieve romanica di San Pietro, risalente al XIII secolo, al cui interno si possono ammirare gli affreschi del Romanino, e la chiesa barocca edificata nel XX secolo nel cuore del paese, dedicata al patrono del paese Santa Maria Maddalena. Merita menzione anche Villa Fenaroli che, risalente al XVI secolo, possiede un ampio parco botanico dotato di parecchie specie rare.

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