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Rifugio Carlo Medici vista Presolana

La località di partenza è il Passo della Presolana che mette in comunicazione la Val Seriana con la Val di Scalve.   Lasciamo la macchina alla sinistra della strada poco prima della chiesa, prendiamo la strada in salita, chiusa al traffico privato, all’inizio della quale i segnavia indicano con il percorso numero 315 il Rifugio Cassinelli a 45 minuti, il Rifugio Olmo a 3 ore, il Periplo della Presolana, la Cappella Savina, la Grotta dei Pagani e la Vetta della Presolana, viene anche indicato se il Rifugio Cassinelli è chiuso o aperto. Dopo un primo tratto ancora asfaltato la strada diviene sterrata, superiamo due grate per lo scolo dell’acqua ed entriamo in una rada pineta, percorriamo un tornante sinistrorso e subito troviamo una catena che chiude l’accesso ai veicoli, proseguiamo in leggera salita e al successivo tornante destrorso lasciamo la sterrata e continuiamo diritto con un largo sentiero come indicato da alcuni segnavia. Ci addentriamo in una pineta, proseguiamo in salita fino a raggiungere un traliccio dell’alta tensione posto a cavallo del sentiero a un terzo del percorso, in questo punto, ampi squarci nel bosco consentono una veduta della sottostante vallata, più avanti sulle sinistra troviamo una trincea risalente della seconda guerra mondiale, Proseguiamo ancora in leggera salita fino a trovarci davanti a destra la Presolana, attraversiamo un prato e poi entriamo di nuovo in una pineta, successivamente saliamo lungo un crinale prativo verso un ben visibile masso davanti al quale una palina segnavia indica il Rifugio Cassinelli a 10 minuti, continuiamo sempre in leggera salita tra i pini, passiamo accanto ad un grande abbeveratoio in cemento che contiene quattro vasche in metallo e alla destra eccolo il rifugio dove riposarci e mangiarci un buon piatto tipico montano.
Rif. Carlo Medici vista Presolana

Monte Cornagera

Il monte Cornagera è caratterizzato da una struttura geologica piuttosto particolare dovuta alle fratturazioni che, nel corso dei millenni, l’hanno interessata a causa del lento spostamento del corpo centrale verso Ovest. Grazie alle pareti rocciose e ai torrioni, già a partire dagli anni XX, il monte Cornagera diviene meta di escursionisti e inizia si inizia a prediligere il suo utilizzo come palestra d’arrampicata.   La croce   Grazie all’impegno del gruppo Alpini Selvino-Aviatico-Amora e di altri volontari dell’altopiano, nel 2016 è stata instaurata sulla vetta della Cornagera una croce alta 7 metri ed illuminata alla presenza di un impianto di pannelli solari.   Il buco della Carolina   Alla fine della seconda guerra mondiale, numerosi furono i partigiani che si rifugiarono in questo pertugio con l’obbiettivo di sfuggire alle rappresaglie fasciste. Mentre le truppe nemiche avanzavano scrutando ogni possibile insenatura e prestando attenzione a qualsiasi rumore provenisse da quelle zone, i giovani soldati nascosti là sotto pregavano di poter uscire vivi; tutto ciò, attraverso una invocazione alla Madonna e una alla “morosa”, la “Carolina”, con la speranza di poterla riabbracciare. Per questo motivo, questo angusto pertugio, oggi viene denominato “il buco della Carolina”.   Fonte di riferimento: https://www.rifugiomontepoieto.it/itinerari-e-sentieri/ Per il turista: come arrivarci?   La Cornagera è situata all’interno del territorio comunale di Aviatico. E’ possibile parcheggiare alla località Cantul di Aviatico. A questo punto si segue la Via Cornagera fino a che non si arriva all’inizio di un sentiero(numero 537), abbastanza ripido, che si inoltra nel fitto bosco. Dopo circa 30 minuti di camminata, ci si trova ai piedi di un ghiaione, in cui si potranno vedere i bianchi e calcarei torrioni del monte, in contrasto con il verde dei prati. A questo punto, seguendo le indicazioni, ci si inoltra in un labirinto di rocce. Successivamente sarà possibile fare una piccola deviazione seguendo il sentiero 521 che, dopo 15 minuti di camminata circa, condurrà alla cima della Cornagera su cui è situata la croce. Altrimenti, proseguendo per il sentiero 537 sarà possibile passare per il “buco della Carolina” e giungere al rifugio del monte Poieto.   Fonte di riferimento:  https://www.valseriana.eu/sport-e-divertimento/trekking-alla-cornagera-d...
Monte Cornagera

Il sentiero dei Briganti

Da Brallo di Pregola (949 m), lungo la provinciale 88, si raggiunge la frazione di Bralello (0.8 km, 1000 m) in circa 15 minuti, il percorso attraversa la piccola frazione e scende su mulattiera verso il Bosco dei Giganti, uno stupendo bosco di castagni secolari. Il castagno forma estesi boschi nelle località montuose tra i 300 metri e i 1000 metri di altitudine. È un albero con un bel tronco e con una chioma quasi rotonda. È una pianta che può vivere diversi secoli e raggiungere grandi dimensioni, in alcuni casi arriva ad avere una circonferenza di parecchi metri e un’età che supera i 700 anni. Superato il castagneto, la discesa si fa più ripida e prosegue fino ad arrivare ai ruderi del Mulino dei Cognassi (750 m). Il Molino dei Cognassi era una struttura in pietra a vista con una cascina e una stalla, con davanti un grande prato. La caratteristica di questo molino era la ruota molto stretta e alta quasi dieci metri, ancora oggi ben visibile; questa ruota girava grazie alla spinta dell’acqua del Fosso del Freddo che nasce a Cima Colletta, per poi confluire nel Rio Montagnola e quindi sfociare nel Torrente Staffora vicino a Fego. Proseguendo, si guada più volte il Montagnola e in circa 30 minuti, si giunge alla Grotta dei Briganti (3.3 km, 698 m), formata da enormi massi di granito. I massi sorgono sopra una piccola radura poco distanti al paese di Fego, sono poggiati uno contro l’altro e formano un anfratto che può contenere alcune persone. Nei tempi passati è stata il rifugio segreto di gruppi di briganti che, una volta assalita la carovana o il povero viandante, si rifugiavano nella grotta, sicuri che nessuno osasse salire fin quassù per cercarli. Dalla grotta, si prosegue ancor a per circa 15 minut i, si guada per l’ultima volta il Rio Montagnola e si giunge al paese di Fego (4.3 km, 676 m).

Brixia Magic Led. Illuminati ad arte

Storie di luce nelle sere d'estate alla scoperta del patrimonio artistico di Brescia e delle sue curiosità

Passeggiata Teglio- Verida- Palama- Ravarola- Teglio

Semplice passeggiata che attraversa il caratteristico ambiente rurale di media montagna, dove si alternano campi coltivati, prati, vigne e frutteti. A seconda delle stagioni, si possono osservare le coltivazioni tipiche telline di patate, orzo, segale e grano saraceno.

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6 Musei interattivi per i bambini

Esplora la Lombardia con i tuoi bambini: musei esperienziali e interattivi per stimolare la curiosità e la creatività.

Su e giù in funicolare: il panorama visto dal cielo

Funicolari lombarde: il mezzo di trasporto più romantico creato dall'uomo
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La Valle delle Messi

Appena dopo Ponte di Legno, proseguendo sulla strada per il Passo Gavia, si può raggiungere la selvaggia Valle delle Messi. L’area si estende all’interno del Parco Naturale dello Stelvio, tra il passo di Pietra Rossa e quello del Gavia ed è caratterizzata da piccoli boschi di larici, numerosi ruscelli, spettacolari cascate e dalla presenza di diversi animali selvatici come cervi, marmotte, camosci e stambecchi. È probabilmente, per la combinazione di tutti questi elementi, che da molti è ritenuta una delle più belle valli camune. L’escursione proposta permette di attraversare l’intera vallata rimanendo su un’ampia strada sterrata fino al Rifugio Valmalza, dopodiché è possibile proseguire su un sentiero più ripido e impegnativo per raggiungere il bivacco Linge e successivamente lo splendido lago Nero. La camminata si conclude con la discesa che dal lago riporta l’escursionista in località Sant’Apollonia. Arrivati a Ponte di Legno si imbocca la strada provinciale 29, dopo aver superato il paese di Pezzo si percorre ancora 1 km fino a notare un piccolo gruppo di case, qui una deviazione sulla sinistra permette di entrare nella valle e raggiungere la località Sant’Apollonia. L’accesso a quest’area è consentito solo tramite l’acquisto di un ticket per il parcheggio. Il biglietto viene venduto direttamente in loco. Si prosegue quindi sulla strada asfaltata per altri 900 m fino a raggiungere l’area di sosta Silizzi dove è presente un vasto parcheggio, vari tavoli per il picnic, aree giochi per bambini e numerose fontanelle. Si lascia quindi l’automobile e si iniziano a seguire le indicazioni del sentiero 158. I cartelli segnano 1h e 20' per il Rifugio Valmalza e 2h e 20' per il bivacco Linge. Il tratto del sentiero in questa prima parte è molto semplice e il dislivello è minimo. In circa 30 minuti si arriva facilmente in località Case degli Orti e successivamente a Baite di Pradazzo.Già dopo pochi minuti ci si immerge nel surreale silenzio di questa valle. Dal parcheggio il transito dei veicoli è infatti vietato e gli unici rumori udibili sono i passi degli altri escursionisti e lo scrosciare del torrente Frigidolfo, il quale percorre la valle lungo tutta la sua lunghezza e, grazie ai numerosi ponticelli di legno che lo attraversano, riesce a regalare degli scorci unici. Si prosegue ancora in leggera salita, superando un piccolo boschetto di larici. Da qui si inizia a scorgere una delle caratteristiche più spettacolari di Val delle Messi: la valle è letteralmente invasa da piccoli torrenti e corsi d’acqua, che da ogni direzione scendono lungo i pendii delle montagne circostanti per poi tuffarsi nel Frigidolfo. Molto spesso questo spettacolo è ulteriormente impreziosito dalla formazione di cascate anche di considerevoli dimensioni, visibili soprattutto in prossimità del rifugio. L’arrivo al rifugio è ormai prossimo, ma bisogna prima percorrere due ampi tornanti abbastanza ripidi. Questa è forse l’unica parte del percorso leggermente impegnativa per chi è intenzionato a raggiungere solamente il rifugio. Il Rifugio Valmalza si trova proprio a lato del sentiero, dispone di vari posti letto e tavoli all’aperto per mangiare, la selezione di piatti tipici è abbastanza ampia e spazia dalla polenta ai funghi, fino alle tagliatelle al ragù, passando per taglieri vari e diversi vini in bottiglia. La struttura viene però chiusa in periodo invernale, è quindi consigliato consultare il loro sito ufficiale per verificarne l’apertura. Il rifugio è un buon punto dove riposare un po’ e riprendere fiato. La sua posizione privilegiata, proprio nel punto più largo della valle, consente infatti di vedere distintamente la cascata di Rio di Valmalza (lungo il versante sinistro della valle) e le ben più spettacolari cascate generate da un affluente del lago Nero (lungo il versante destro, proprio dietro il rifugio). Anche solamente il raggiungimento di questa prima tappa può rappresentare una bella escursione per i più piccoli o per chi non ha troppo tempo. Con uno sforzo ulteriore e qualche altra ora di salita si possono però raggiungere luoghi ancor più spettacolari. Appena dopo il rifugio si rimane sul sentiero CAI 158, ora definitivamente trasformato in un classico sentiero montano abbastanza stretto. Si supera l’ennesimo affluente del Frigidolfo grazie all’ausilio di un paio di ponticelli di legno e successivamente ci si porta sulla sponda sinistra del torrente stesso. Dopo pochi minuti il sentiero si fa più ripido e faticoso, permettendo di guadagnare rapidamente molti metri di dislivello e di salire sempre di più verso la fine della valle. Giunti a circa 2.200 m il sentiero vira bruscamente sulla sinistra e, dopo un paio di tornanti molto ripidi, supera un balzo roccioso sopra il quale si arriva al pianoro erboso dove sorge il Bivacco Linge. La piana erbosa che ci si ritrova davanti è veramente immensa, ma l’occhio viene soprattutto catturato dalle grandi pareti di Punta di Pietra Rossa e di Punta Valmalza, caratterizzate appunto da un iconico colore rossastro. Camminando in piano si giunge ora in pochi minuti al bivacco Linge, dove ad accoglierci ci sono numerosi tavoli e anche una fontanella. Il panorama qui è veramente magnifico, inoltre in questa zona non è difficile scorgere branchi di camosci, marmotte e anche cervi. Vale quindi assolutamente la pena passare un po’ di tempo a camminare nei prati per cogliere la bellezza delle cime rocciose che circondano tutta l’area. Dopo una doverosa pausa è possibile proseguire fino a raggiungere il lago Nero, per poi tornare al parcheggio seguendo il sentiero 157. Questa nuova sezione dell’itinerario richiede altre 3 ore di camminata, ma ne vale assolutamente la pena. L’alternativa è quella di scendere lungo il tratto appena percorso, in modo da raggiungere l’auto in circa 1h 50'. Dal bivacco si imbocca dunque il sentiero numero 2 (Alta Via Camuna). Per raggiungere il lago bisogna procedere per altri 2 km e 186 m di dislivello positivo.L’intero tratto non è quindi di difficile percorrenza, se non per due passaggi su roccia, di cui uno attrezzato con una catena, che richiedono un po’ di attenzione. La traccia in queste sezioni è abbastanza stretta e ci si trova su un costone molto ripido ed esposto. Non è richiesta particolare esperienza però è innegabile che il precipizio che si apre sulla destra potrebbe creare problemi a chi soffre di vertigini.Superata questa zona il sentiero torna a tagliare nei prati e con una serie di saliscendi molto lievi ci porta in prossimità del lago. Prima di arrivare al lago non si può non fermarsi per godere della fantastica vista di questa zona. In basso si distingue distintamente il rifugio Valmalza e l’intera vallata tagliata qua e là dai piccoli corsi d’acqua, sulla destra c’è Punta di Pietra Rossa, mentre sulla sinistra la maestosa parete del monte Gaviola e del Corno dei Tre Signori.Proseguendo lungo il sentiero numero 2 si supera ora un piccolo torrente e dopo una curva sinistrorsa finalmente si scorgono le acque scure del lago Nero (2.400 m). Il consiglio è ora quello di deviare a sinistra, uscendo dal sentiero numero 2, in modo da poter fare il giro dell’intero lago e godere appieno dei numerosi scorci che può offrire. Questo tratto di sentiero non è numerato ma è comunque molto evidente e consente di raggiungere rapidamente il versante nord del lago. L’ampia zona erbosa che ci si trova davanti è prevalentemente una palude, nonostante ciò il sentiero in alcuni tratti riesce comunque ad avvicinarsi molto allo specchio d’acqua permettendoci di toccarlo e di sostare sulle sue sponde. Osservando il lago da questo punto è possibile vedere il bel riflesso creato dal monte Gaviola (3.022 m). Girandosi verso Sud si può invece ammirare il gruppo dell’Adamello: le immense cime innevate, osservate da questa posizione, sembra quasi che fuoriescano dallo specchio d’acqua del lago Nero, dando vita ad uno spettacolo veramente particolare. Proseguendo ci si congiunge con il sentiero CAI 157 (la strada sterrata che scende dal passo Gavia), si prosegue quindi lungo la sponda Est del lago fino a raggiungere la sua piccola diga. Una serie di cartelli indicano le varie mete raggiungibili. Per tornare in località San’Apollonia è necessaria un’altra ora e quaranta minuti. Si imbocca quindi il tratto del sentiero 157 che scende (segnato anche come “Ciclovia Karolingia”). Tutta la discesa presenta una pendenza abbastanza costante e sono del tutto assenti punti esposti o di difficile percorrenza. La discesa è quindi piacevole e permette di aprire la vista a degli scorci completamente inediti sulla Valle delle Messi. Dopo aver completato tutta la discesa si entra in un boschetto di larici e dopo pochi minuti ci si ricongiunge con il sentiero CAI 158. Proseguendo ora sull’ampio sentiero di terra battuta in 20 minuti si torna nuovamente all’area sosta Silizzi.I verdi prati della valle, i ruscelli cristallini, le grandi cascate, la bella piana erbosa del bivacco Linge e le acque blu scuro del lago Nero riusciranno sicuramente a soddisfare la vostra voglia di montagna. Inoltre, il sentiero proposto può facilmente essere interrotto in più punti, per poi tornare indietro lungo il tratto precedentemente percorso. Il giro ad anello descritto è sicuramente il modo più completo per cogliere le bellezze di questa valle, ma è comunque possibile decidere di visitare solamente alcuni dei luoghi presentati. La natura del territorio e i vari punti di appoggio rendono l’escursione consigliata in diversi periodi: da giugno sono i rododendri che colorano il paesaggio, da ottobre a novembre invece ci pensano i larici che si tingono di giallo e arancione. In autunno inoltre si può sentire il bramito dei cervi in amore. - Ph: Stefano Poma
La Valle delle Messi

Val di Mello da fiaba

In provincia di Sondrio, proprio alla fine della Val Masino, si trova la fiabesca Val di Mello, diventata riserva naturale dal 2009.   Preserva un equilibrio ambientale non stravolto dal turismo di massa che richiama un visitatore attento e sensibile, partecipe dello spettacolo che qui la natura offre senza risparmiarsi. Uno scenario caratterizzato da torrenti cristallini e spumeggianti, cascate e laghetti, ponticelli in legno, baite in roccia perfettamente conservate e animali al pascolo. Tutto questo visibile e raggiungibile con un’escursione molto semplice e adatta a tutti. Per raggiungere la Val di Mello bisogna seguire le indicazioni per Val Masino, si percorre la strada superando i paesi di Cornolo e Cataeggio per poi giungere al piccolo borgo di San Martino.In paese è possibile lasciare il proprio mezzo di trasporto in uno dei numerosi parcheggi a lato della strada provinciale 9, o svoltando in via Ezio Vanoni e seguire le indicazioni per il parcheggio di terra battuta del campo sportivo. Qui la maggior parte dei posti sono a pagamento e la tariffa è di 7 € per l’intera giornata. Per chi non vuole camminare è a disposizione un servizio di bus navetta, che dal paese porta direttamente nella valle percorrendo il primo tratto di strada asfaltata. In certi periodi l’accesso è inoltre consentito a un numero fisso di automobili, previo acquisto di un pass da 10 €. Per avere maggiori informazioni si deve telefonare all’info point di San Martino o consultare il portale ufficiale della Val Masino. Nei pressi del parcheggio una bacheca mostra il percorso per raggiungere la valle, lungo il tragitto sono presenti numerosi cartelli con indicazioni accurate. Dopo aver parcheggiato si torna indietro seguendo via Ezio Vanoni e, una volta superato un ponte, si svolta immediatamente a destra lungo via Mulini.Lungo la prima curva a sinistra della via, un cartello indica la presenza di un piccolo sentiero sulla destra con indicazione “Val di Mello”.Il sentiero non numerato costeggia il torrente Valle di Mello e in pochi minuti si unisce ad una strada asfaltata (via Val di Mello). L'itinerario assume in diversi tratti le caratteristiche di un normale sentiero di montagna, nonostante ciò la Val di Mello può essere percorsa anche camminando solamente su strade asfaltate e sterrate. Per far ciò basterà attraversare il paese di San Martino ed imboccare via Val di Mello, la strada si estende lungo tutta la valle e permette di visitare tutti i luoghi presenti in questo itinerario.Il consiglio, però, è quello di seguire l’escursione proposta, in quanto i sentieri alternativi presentati vi permetteranno di immergervi maggiormente nel contesto alpino di questa valle, evitando la folla e le auto della strada principale. Dopo aver percorso qualche metro sulla strada, nei pressi di una piazzola di sosta, si svolta a destra salendo su un piccolo ponte che permette di attraversare il torrente. Fermandosi a metà ponte ci si può già fare un’idea della bellezza delle acque di questa valle, alzando lo sguardo invece si scorgono i picchi più alti (molto spesso innevati) che accompagneranno l’escursionista lungo tutto il percorso. La successiva parte del sentiero si sviluppa tra boschi e piccoli prati verdi, affiancando il torrente per lunghi tratti per poi distaccarsi ed entrare nel fitto degli alberi. In quest’area non sarà nemmeno raro incontrare qualche animale al pascolo.Giunti alla fine della prima sezione di bosco c’è la possibilità di deviare a sinistra, attraversare nuovamente il torrente e tornare sulla strada principale ormai divenuta sterrata.La svolta è consigliata, perché in quest’area il torrente si allarga e gli scorci visibili nel mezzo del ponticello in legno che lo attraversa sono molto suggestivi.Lo scrosciare dell’acqua cristallina sotto i piedi, le sponde tappezzate d’erba, il bosco in lontananza e, per concludere, la Punta di Cameraccio (3.026 m) colorata di bianco da una nevicata: impossibile non fermarsi per ammirare questo spettacolo.Superato il torrente si ha accesso a uno dei primi punti di ristoro della valle: il campeggio Ground Jack e la Trattoria Gatto Rosso (siamo a circa 30 minuti dalla partenza). Per chi preferisse non proseguire ulteriormente nella camminata, già questo luogo è perfetto per fermarsi e fare un pic-nic.Da qui, con una deviazione di soli 10/15 minuti, si possono raggiungere le Cascate del Ferro (probabilmente le più belle di tutta la valle). Le imponenti pareti rocciose di queste zone e gli immensi massi posati sui tappeti d’erba ci mostrano chiaramente il perché Val di Mello sia famosa anche per l'arrampicata su roccia e il bouldering.La mulattiera prosegue ora con pendenza molto dolce e in pochi minuti permette di superare il piccolo agglomerato di case appena incontrato. Giunti alla successiva deviazione destrorsa si svolta per avere l’ennesima possibilità di attraversare il torrente (qui un po’ più stretto) lungo un ponticello di legno.Dopo pochi minuti, da compiere in piano all’interno di un boschetto, si iniziano ad intravedere dei riflessi azzurri, ancora pochi passi e si arriva probabilmente nella località più spettacolare dell’intera valle: il Laghetto del Qualido formato nel 2009 dopo una frana, ora rappresenta uno dei punti più iconici dell’intera valle. Le sue acque, a seconda delle stagioni e delle condizioni di luce, si colorano di un verde intenso o di un blu profondo. Per chi se la sente e non è freddoloso c’è anche la possibilità di fare un tuffo.Probabilmente la sponda destra del piccolo specchio d’acqua non è la più spettacolare, ma la parte sinistra verrà percorsa durante il ritorno. Si prosegue lasciandosi alle spalle il lago e giungendo in Località Cà di Carna (ennesimo punto di ristoro di Val di Mello).La cosa che più colpisce è come in questo luogo la valle si apra molto, liberandosi di tutti gli alberi ed estendendosi in un gigantesco prato verde. Oltre alla Punta di Cameraccio da qui si inizia a vedere anche il Ghiacciaio del Monte Disgrazia (3.678m). Oltre l'agglomerato di case chiamato Cà di Carna non è più possibile seguire il torrente lungo il suo versante destro, così, attraversando un ponte in legno, ci si ricongiunge con la strada sterrata sulla sinistra.Qui, dopo pochissimi passi, è possibile scorgere un allargamento del torrente, che va a formare lo specchio d’acqua denominato “Bidet della contessa”. Quest’ultimo è molto celebre per il nome bizzarro, per i suoi colori intensi e per l’enorme masso caduto al suo interno.Dopo un’altra doverosa sosta per fare qualche scatto si prosegue sulla strada sterrata per una decina di minuti fino a raggiungere Cascina Piana, il più grande agglomerato di baite dell’intera valle. In questo spiano gli alberi tornano a farsi radi e la vista viene richiamata dalle numerose casette in pietra e dagli enormi massi sparsi su tutto il prato, che insieme creano un contesto veramente singolare. Girandoci verso l’inizio della valle è inoltre possibile vedere la splendida parete di Cima Calvo: questo è probabilmente il punto migliore per rendersi conto della bellezza delle altissime pareti di roccia che circondano completamente la Val di Mello. Nella piana sono inoltre presenti due ulteriori punti d’appoggio: il Rifugio Mello e il Rifugio Luna Nascente. Se volete fermarvi per cenare questo è il momento giusto: i camini sono accesi, il sole è quasi sceso sotto l’orizzonte e dalle cucine dei due rifugi fuoriesce un profumo veramente invitante.Questa escursione ha il grande vantaggio di non avere una vera e propria fine, ognuno è libero di adattare la camminata alle proprie esigenze, fermarsi in un rifugio e sulle sponde del torrente, per poi tornare indietro lungo il tratto appena percorso.Da Località Cascina Piana si prosegue addentrandosi in un fitto bosco di abeti, qui il sentiero dà la possibilità, come al solito, di rimanere sulla sinistra del torrente o di deviare e raggiungere il versante destro. Anche in questo caso il ponte di legno inserito nel contesto del bosco crea un fantastico scorcio.Con altri 10/15 minuti di marcia si può superare l’Agriturismo Al Camer e giungere all’ultimo gruppo di case: Località Rasica.L’escursione finisce qui, e la via del ritorno ricalca lo stesso tratto fatto durante l’andata. Per poter ammirare in modo diverso alcuni dei luoghi appena visitati è possibile decidere di passare lungo l’altro versante del laghetto del Qualido. Una volta giunti alla Trattoria Gatto Rosso si può decidere di scendere lungo la strada asfaltata (molto più veloce del sentiero) e giungere così direttamente al centro del paese di San Martino (la traccia gps mostra questa possibilità).
Val di Mello da fiaba

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