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Il Rifugio Sev con terrazza sul lago

Se avete voglia di passare una giornata immersi nella natura con la famiglia e la compagnia costante di un paesaggio da mozzare il fiato, questo itinerario è quello che fa per voi!   Partenza da Valbrona, in provincia di Como, e in particolare all’Alpe di Oneda.La salita è costante, ma abbordabile anche per i piccoli amanti della montagna, anche grazie al fondo asfaltato che riduce le difficoltà di salita.Già dopo pochi minuti, la fatica viene ripagata dalla vista mozzafiato sul lago di Lecco, che rimarrà una costante fino al Rifugio SEV, meta del nostro itinerario.Una volta arrivati è possibile mangiare al rifugio o sull’ampio prato che lo circonda, un’incredibile terrazza naturale su “quel ramo di lago di Como”. Per chi invece, ha ancora un po’ di energia, in un quarto d’ora è possibile raggiungere il Corno Orientale, uno dei Corni di Canzo, e da li godere del panorama verso sud e ammirare Lecco, i laghi di Garlate e Olginate, l’Adda, il Lago di Oggiono e perfino degli Appennini!
Il Rifugio SEV con terrazza sul lago

In vetta al Resegone il Rifugio Azzoni

Si tratta di un percorso non troppo impegnativo, ma nel periodo invernale, bisogna prestare attenzione per la presenza di ghiaccio soprattutto fuori dal bosco, il consiglio è di avere sempre nello zaino i ramponi. ll sentiero inizia subito in salita, passando accanto a qualche abitazione e tagliando la strada che sale a tornanti verso le ultime case dell'abitato. Sempre in salita si passa davanti ad un agriturismo e si lascia alle spalle il paese. Da qui, sempre seguendo il sentiero CAI 13, si entra nel bosco e si continua fino al Rifugio Resegone.  Dal Rifugio Resegone si prosegue seguendo il sentiero sulla destra. Si attraversa un vasto bosco fino a raggiungere delle deviazioni, bisogna semplicemente seguire sempre i cartelli che indicano il Rifugio Azzoni. Dall’ultima deviazione,  il sentiero si farà ancora più in salita, terminato il bosco, ancora circa 20 minuti di percorso sempre in salita fino da raggiungere il Rifugio Azzoni.  - Ph: Marin Forcella
In vetta al Resegone il Rifugio Azzoni

Da Valcanale al Rifugio Alpe Corte

Il punto di partenza è situato circa un chilometro a monte del paese di Valcanale, frazione di Ardesio (Bergamo). Si imbocca, verso destra, l'evidente stradetta (segnavia CAI n. 220) che, inizialmente un po’ cementata, con alcuni tratti ripidi e altri più pianeggianti, si snoda in una luminosa pineta con squarci sulle cime di Fop e di Valmora. A 1.292 metri, si incontra la Baita Pianscuri, posta in un’ampia radura erbosa, un tempo occupata da mandrie bovine. Si entra nel bosco, sempre su stradetta, fino a trovare sulla destra, in prossimità di una curva, una sorgente di acqua fresca, pronta per dissetare il viandante (1.350 m circa). Poco oltre si stacca, sulla sinistra, il sentiero CAI 218 che sale all’Alpe di Neel. Tale tratto di sentiero, assieme al sentiero CAI 218 fino al Passo del Branchino ed al sentiero CAI 219 fino alle Baite di Mezzeno è meglio conosciuto come "Sentiero delle farfalle" e presenta, lungo il percorso, apposite bacheche illustranti le peculiarità della zona. Ancora qualche minuto di salita e poi si sbuca nella conca del grazioso Rifugio Alpe Corte.
Da Valcanale al Rifugio Alpe Corte

Dal Pianone al Rifugio Parafulmine

Dai Pascoli del Pianone nella bella Clusone in provincia di Bergamo, vigilati dal vecchio edificio dedicato al Dottor Giulio Romelli, si taglia il prato per iniziare la salita.  Sul sentiero che serpeggia nel bosco si prende quota e si giunge all’ex Rifugio Capanna Ilaria alla Forcella Larga, dove recentemente a cura del CAI Valgandino è stata collocata una stilizzata campana dedicata ai caduti della montagna. Si scollina sul versante opposto, entrando così nella grande piana della Montagnina, dove si incontra la stradetta che conduce in 30 minuti al Rifugio Parafulmine, da dove si prosegue scendendo sul lato opposto e in breve si giunge alla Cappelletta dei Morti della Montagnina. imboccando da qui il sentiero numero 508 si passa alla sella e si giunge al “Pozza ‘d’abbeverata”. Proseguendo in salita si vede l’Alpeggio Fogarolo, poco oltre troviamo l’indicazione “Pianone”; in mezz’ora si è al bivio di Località Pendesa e seguendo le indicazioni per San Lucio-Pianone si ritorna, tagliando pascoli e baite, presso la Baita G. Romelli.
Dal Pianone al Rifugio Parafulmine

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Grignaghe di Pisogne

Posta a 900 m di quota, Grignaghe sorge lungo l’antico collegamento con la Val Trompia, attraverso il colle di San Zeno, ricalcato dall’odierna carrozzabile. La via, frequentata fin dal Medioevo, garantiva il trasporto del ferro estratto dalle miniere presso Grignaghe e Pontasio verso le fucine triumpline. La ricchezza e l’importanza che ne derivava alla contrada (“Terra ben popolata e famosa per le sue miniere” la descrive padre Gregorio nel 1698) emerge nei suoi edifici e soprattutto nelle singolari sculture erratiche visibili in piazza San Rocco e in via San Rocco: i cinque elementi monumentali in arenaria rossa, con scene di difficile interpretazione, dovevano ornare i portali di un edificio civile. Nonostante il plasticismo vigoroso ed elementare, che ne ha suggerito un’origine longobarda, i dettagli e la presenza di uno stemma visconteo li collocano nel pieno Trecento. Grignaghe mostra una struttura compatta, frutto di un’antica organizzazione fortificata: la chiesa di San Rocco sorge sull’antica torre di accesso, visibile dalle scale a destra della facciata, e numerosi edifici mostrano ancora le strutture del Due e Trecento negli spigoli in blocchi massicci e nei portali imponenti. Imboccando le ripide discese che si sviluppano dalla via centrale (via Imavilla - via Fontana) si possono osservare le strutture peculiari degli edifici verso valle, con ampi voltoni a superare il dislivello del pendio. Lo spigolo di una casa torre è visibile in via Cimavilla e, addossato ad esso, vi è uno splendido esempio di architettura tradizionale in legno e pietra. La parrocchiale di San Michele, riedificata nel ‘700, sorge a monte, isolata dall’abitato: si raggiunge dalla via San Rocco o in auto seguendo la direzione per Passabocche. Il grande edificio conserva all’esterno alcuni frammenti trecenteschi e all’interno mostra la sedimentazione delle campagne decorative tra ‘500 e ‘700: perdute alcune opere lodate dalle fonti antiche, sono di particolare pregio i Misteri del Rosario, di Pietro Ricchi (circa 1640-1645).   Monica Ibsen  
Grignaghe Pisogne

Attorno al monte Toazzo

La partenza avviene da Lizzola (1.258 m), in alta Val Bondione, ramo laterale della Val Seriana (BG). Dal retro della chiesa parrocchiale si stacca in salita una breve stradetta (CAI 306); fatte poche decine di metri si prende il sentiero che sale verso il vecchio skilift e raggiunge il bosco che sovrasta il paese. Qui una segnaletica ci indirizza nella pineta che porta sulle prime pietraie e sulle grandi finestre che si affacciano sul Redorta e sul Coca. Dopo un bel tratto si lascia il bosco per godere di grandi vedute sulla Valmorta, sulla cascata del Serio e sul Pizzo Cappuccello (1.700 m circa, 1 h 30’ dalla partenza); si continua avvicinandosi alla testata della valle.Dopo 2h 15’ si giunge a quota 1.700 metri dove si incrocia il sentiero CAI 304 che collega il rifugio Curò al Passo Manina - rifugio Albani. Si piega a destra e si arriva al Colle delle Miniere (1.920 m, 1 h 30’ dalla partenza). Il panorama merita una sosta. Dal crinale si discendono, con numerosi tornanti, i pascoli di Passevra, con la baita omonima.Stando alti sopra la baita sulla nostra destra, perdiamo quota fino a raggiungere il torrente Bondione (1.580 m, 30’ dal Colle delle Miniere), dopo aver attraversato un torrentello formante una piccola pozza d’acqua limpida (Marmitta dei Giganti). Su un ponticello si attraversa il torrente Bondione, portandosi sul versante opposto della valle. Qui, vi è il sentiero che risale la valle di Bondione fino al Passo di Bondione.Continuando lungo il segnavia 304, si risalgono, invece, verso destra (SO), i pendii del Monte Crostaro e del Monte Sasna sino alla Baita del Crostaro (1.701 m, 30’ dal fondovalle). Superata la baita si risalgono i pendii sovrastando i pascoli e la Baita bassa di Fles. Superando alcuni imbocchi di miniera, poco sotto il sentiero, si raggiunge il crinale del Passo della Manina (1.799 m, 40’ dalla Baita del Crostaro) e la chiesetta posta su un dosso erboso poco oltre. Si torna indietro per un centinaio di metri dove, su un masso, troviamo l’indicazione per la ripida discesa CAI 307. In un’oretta si è finalmente a Lizzola.
Attorno al monte Toazzo