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Tour in A35: Rivolta d'Adda

La Basilica, il palazzo Celesia e il parco della preistoria
Tour in A35: Rivolta D'Adda

Le case medievali di Solto Collina

Solto Collina conserva numerosi edifici di epoca medievale distribuiti nelle antiche contrade sorte in epoca medievale: sia gli edifici fortificati sia le abitazioni sono ancora oggi abitati e mantengono esternamente l’aspetto originario. In contrada Castello, a nord-est del borgo, si trova l’originaria residenza dei Signori di Solto: la prima menzione del castello risale alla metà dell’XI secolo e in un documento del 1564 è citato come Castello de Columbis di Solto; nel XVI secolo qui si tenevano le riunioni comunali di Solto, Riva di Solto e Uniti. Il castello (oggi dimora privata) sorge su una piccola altura nel centro del paese: l’attuale ingresso, in Via Castello 24, è costituita dal portale in pietra simona con stemma araldico e mascheroni. Dalla zona sud di Via Castello, ove la strada si biforca, è ben visibile la parte antica del complesso, formata da due edifici (di diversa altezza) in pietra calcarea locale e cantonali in grossi blocchi ben lavorati. Queste strutture di difesa, con feritoie e finestre archivoltate per l’avvistamento, risalgono al XII secolo. Successivamente fu aggiunto un terzo complesso a nord (visibile dal cortile), con ampio portale d’accesso con data incisa 1436, periodo in cui l’edificio era usato come residenza e non più con funzione difensiva. Sempre in contrada Castello, nei pressi della parrocchiale dove un tempo sorgeva la pieve, si trova l’edificio più antico del paese: la “Casa dell’arciprete” (così come attestato dalle fonti del XV secolo) che conserva interamente le murature del XIII secolo, ad eccezione dell’avancorpo ovest del XVI secolo. La casa si articolava su due livelli, con solaio e loggia in legno: al piano terra (a ovest) si apre un portale archivoltato ancora oggi in uso e al primo piano, dietro il ballatoio ligneo, una porta architravata. A sud e a nord si conservano feritoie e finestre oggi tamponate che proteggevano l’abitazione verso la collina e verso il borgo. Nel XV secolo la casa fu circondata da un recinto cui si accedeva attraverso la stretta porta con monolite ribassato visibile a ovest. Nella contrada Canzanico, oggi centro del paese, si trovavano le residenze della famiglia Foresti, attestata dai documenti dal XIV fino al XVIII secolo. La torre Foresti, in Via Fantoni 3, risale al XIII secolo: fu costruita con bozze di calcare grigio di Zorzino e al secondo piano si conserva ancora una feritoia. Nel XIV secolo l’edificio fu sopraelevato fino al terzo piano e fu dotato di finestre con archivolto acuto; la torre fu poi abbassata nel 1428 per volere dei veneziani, nuovi signori del Sebino. Sempre in contrada Canzanico, in Vicolo dell’Orsolino, si trovano murature del XIV secolo: superato il vicolo si accede al retro della torre Foresti, dove si possono ammirare le murature e le aperture medievali. Dopo il XV secolo fu costruita la Casa Foresti (in Via Fantoni 5) su cui si apre un bel portale archiacuto che dà accesso alla corte interna; in facciata si trova un’edicola con l’Assunzione di Maria coi santi Giuseppe e Pietro, del 1868. Nella zona sud del borgo si incontra la contrada Sconico, al centro della quale (Via Sconico 32) sorge un palazzetto del XIII secolo in pietre calcaree ben lavorate, con al piano terra due portali (oggi si conservano solo gli stipiti) e finestre archiacute. A lato di questo edificio c’è un bell’archivolto acuto del Trecento, in calcare bianco che doveva appartenere a una residenza signorile. Oltre Sconico si sviluppa la contrada Dosso, così chiamata perché rialzata rispetto alla zona circostante. Nel 1394 è citato il castro del Dosso (poi documentato nel 1448 come fracto ovvero distrutto) oggi da identificare nella casa-forte di Via Dosso 13: questo complesso di ampie dimensioni, oggi restaurato, costituiva un punto di difesa di Solto verso sud. Lungo la strada che conduce al complesso sono osservabili portali archivoltati del Cinquecento (in Via Dosso 15 e 21), periodo in cui si espanse questa contrada.   Federica Matteoni
Le case medievali di Solto Collina

Le case torri di Tavernola

Il borgo di Tavernola conserva pochi resti di epoca medievale, perché nel 1906 un dissesto idrogeologico ha causato il collasso di una parte del centro storico che conservava le architetture antiche. Tuttavia, grazie alle fonti documentarie, ci sono notizie della presenza di diverse torri, costruite nei pressi del lago, ove si aprivano spazi pianeggianti adatti alla costruzione degli edifici di rappresentanza. Queste case torri, infatti, erano impiegate sia per la difesa del privato, sia come edifici prestigiosi che dominavano gli altri, quale manifestazione della ricchezza del casato. Dalla documentazione d’archivio quattrocentesca, si ricostruisce che in Piazza dell’Olmo – platea Ulmi detta anche platea Fenaroli – si affacciava il Torrazzo dei Foresti nei pressi della Porta Ulmi; in contrada del Ponte o al Rì si trovava un’altra torre o torrazzo. L’unica torre medievale ancora visibile nell’attuale centro del paese e in posizione dominante sul lago, è la Turris illorum de Fenarolis o Turris Magna, vicina alla Turre del laco, poi sprofondata nel lago assieme all’adiacente casa parrocchiale. La torre Fenaroli ha pianta quadrata e si conserva nell’aspetto medievale fino al quarto livello: la parte sommitale dell’edificio e la cella campanaria furono ricostruite nel 1954, per riadattarla a campanile della chiesa parrocchiale. La tessitura muraria, oggi restaurata nelle malte, è realizzata in grosse bozze calcaree lavorate sia a bugnato, sia spianate nella faccia a vista; nei cantonali sono impiegate grosse bozze con il profilo lavorato. Alla torre si accedeva da sud attraverso un ingresso a tutto sesto, sopra cui si aprono – dal primo livello – finestre a tutto sesto: al terzo piano (fronte nord) si trova anche una feritoia. La tecnica di costruzione, inquadrabile tra XII e XIII secolo, è rigorosa, anche se non sempre omogenea: fu certamente opera di maestranze specializzate, abili non solo nella lavorazione della pietra, ma anche nel realizzare fondazioni in questa zona in riva al lago, con problemi di risalita d’acqua. Questa abilità costruttiva si riscontra sulla sponda occidentale del Sebino anche nelle vicine torri di Riva di Solto e Predore. Alla torre Foresti si addossa un grande accesso a tutto sesto, in grossi blocchi calcarei del XIII secolo, coronato da merlature di restauro: questo costituiva l’accesso all’area fortificata del borgo. Dentro quest’area sorgeva anche l’edificio del XIII secolo che si addossa alla torre a sud, e che fungeva da limite delle proprietà private dei Fenaroli. In affaccio al lago vi sono altre tracce di edifici medievali: alle spalle della zona fortificata, verso la collina, si conservano alcune tracce di portali, tra cui gli ingressi gemelli in via Orti 8, che segnano il limite di espansione del paese dopo il XV secolo. In via Pero 18, vicino all’attuale Villa Fenaroli – del XVI secolo, poi ampliata nel Settecento –, c’è un grande portale archiacuto in calcare bianco, con la chiave dell’arco decorata da stemma. Nell’estremità nord del borgo, oltre la parrocchiale, via Molini ricorda gli edifici e le strutture idrauliche azionate dal torrente Rino e utilizzate come frantoio per la macinazione delle olive. Anche nelle frazioni di Tavernola si conservano tracce di edilizia medievale: Gallinarga, a ovest di Tavernola e in riva al lago, è un piccolo nucleo di edifici con un torrazzo centrale (prima dei Foresti e poi dei Fenaroli) del XIII secolo; a Bianica, sulle colline a 2 km dal centro, si trova la chiesa di San Bernardo e nelle immediate adiacenze un edificio fortificato con funzione residenziale. A Cambianica, nei pressi della chiesa romanica di San Michele, si possono vedere resti di abitazioni bassomedievali costruiti con pietra calcarea estratta localmente.   Federica Matteoni
Case torri Tavernola

Leonardo nel Vimercatese

Un viaggio alla scoperta dei luoghi di soggiorno e di studio del genio Leonardo da Vinci
Sala 5, Must Museo del territorio

L’altra via dell'Aprica: da Morbegno a Colico

Questo itinerario, che parte dalla provincia di Brescia, in Valcamonica, giunge sino alle bellezze della Valtellina.   I suoi paesaggi sono rappresentativi delle tipologie paesaggistiche rinvenibili nelle Alpi. Si può qui scoprire, tra antichi borghi e sapori valtellinesi, la sua storia e la sua cultura enogastronomica, assaggiando un bel piatto di salumi tipici o sciatt e i celeberrimi pizzoccheri.  Il percorso inizia dalla stazione di San Giacomo di Tellio e termina alla stazione ferroviaria di Edolo. Da San Giacomo arriviamo al bivio con Carona e seguiamo la strada con numerosi tornanti, che ci porterà quasi al centro di Carona. Appena prima del paese giriamo a sinistra e prendiamo la strada che va in discesa, in direzione Aprica. La strada, poi, ridiscende sino alla centrale elettrica di Gadda e risale per immettersi sulla strada statale, appena prima del passo dell'Aprica. Percorsi un centinaio di metri si raggiunge la strada vecchia, via Liscidini, che troviamo sulla destra, e percorriamo tutta l'antica strada che porta al confine con la provincia di Brescia. Da qui la strada Valeriana ci conduce ad Edolo. ITINERARIO Distanza: 33 km Difficoltà: difficileFondo stradale: asfalto, un breve tratto di sterrato tra san Pietro Aprica e Corteno GolgiDislivello: +2155m, -1830 m; (Pendenza max: 44.1%, -46.1% Pendio medio:10.4%, -8.3%)Adatto a: utenti allenatiTipologia di bicicletta consigliata: tutteDurata media: 3 h ca. ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Borghi rustici della ValtellinaLungo il tragitto si possono facilmente raggiungere i paesi situati nelle valli laterali o sui versanti della valle, dove ci si può immergere nei sapori di Valtellina, lungo la strada del vino.Info utili: https://www.stradadelvinovaltellina.it/borghi-antichi.html  Centrale elettrica di GandaQuesto impianto utilizza le acque del torrente Belviso e quelle dei suoi affluenti. L’opera di sbarramento principale è costituita da una diga in calcestruzzo ed è munita di uno scarico di superficie.Info utili: https://www.edison.it/it/la-centrale-idroelettrica-ganda-so  Segheria dei Calefe di Corteno GolgiCostruita nel 1879 è stata in funzione fino alla fine degli anni novanta del secolo scorso. La segheria era detta "alla veneziana" poiché si è diffusa ai tempi della Repubblica di Venezia. Info utili: http://www.cortenogolgi.it/index.php/territorio/segheria-veneziana  Museo Golgi di Corteno GolgiAperto nel 2006, ospitata al primo piano la riproduzione del laboratorio istologico di Camillo Golgi, scienziato e medico italiano nato a Corteno. Al secondo piano c'i sono ambienti per lo studio e la sala didattica.Info utili: http://www.museogolgi.it/Tel. 0364.740401/340.3602512; E-mail: info@museogolgi.it - conservatore@museogolgi.it Orari: Aperto sabato e domenica per l'intera stagione estiva (dal 1 luglio al 30 settembre). Le visite guidate sono solo su prenotazione per tutto il periodo dell'anno.  San Giovanni Battista a EdoloLa semplicità della struttura esterna, ricostruita nel XVI secolo, contrasta con l’interno, a tre navate, riccamente affrescato. Il ciclo di affreschi è attribuito a Paolo da Caylina il Giovane.Info utili:  https://goo.gl/y4p4QE 
L’altra via dell'Aprica

Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Stretta, selvaggia e dominata dalla cima del Legnone, la Valvarrone sembra fatta su misura per chi ama la montagna più aspra
Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Lago di Iseo: l'amena Monte Isola

Automobili vietate a Monte Isola, dove si va a piedi o in bicicletta per riscoprire il fascino del silenzio, percorrendo le strette stradine dei borghi
@inlombardia - Lago di Iseo: l'amena Monte Isola

Valtellina Nascosta: terza puntata

Continuando il nostro viaggio alla scoperta della Valtellina Nascosta, ti presentiamo altre cinque destinazioni da non perdere.

Scoprire la provincia di Varese

5 Luoghi imperdibili da visitare a Varese
Un sentiero sterrato attraversa un paesaggio rurale al tramonto, circondato da campi dorati e vegetazione verde. A destra si trova una piccola cappella di pietra con una croce sulla facciata, mentre a sinistra si intravedono grandi alberi sotto un cielo nuvoloso illuminato dai caldi colori del tramonto. L'atmosfera è tranquilla e serena, con il contrasto tra la luce dorata e le ombre della sera che si allungano.

Sentiero degli Oratori

Il sentiero degli Oratori è un itinerario escursionistico molto suggestivo, di circa 14 chilometri che collega la chiesa di S. Paolo Apostolo con alcuni Oratori da essa dipendenti nel comune di Val di Nizza in Oltrepò Pavese.   Dalla bella chiesa, le cui origini risalgono al IX secolo, si scende rapidamente percorrendo un tratto del vecchio sentiero detto dei “Brgnü”, fino a lambire le sponde del torrente Nizza e arrivare in località Molino dei Gobbi quindi all'Oratorio di San Lorenzo, edificato nel XVI secolo.   L'itinerario porta a cascina Serzego, oggi rinomato Agriturismo, e da qui si sale fino a raggiungere le cime del versante destro del torrente Nizza. Le cime si possono raggiungere anche percorrendo la variante di Pratolungo. Camminando sul sentiero d'altura, si aprono al visitatore scorci panoramici bellissimi: su tutti il panorama che si gode dal monte dell'Orso sulla Val di Nizza e sulla Valle Ardivesrta.   Seguendo le indicazioni, si scende a valle attraversando il piccolo agglomerato di Rivarolo, per poi giungere all'Oratorio della Madonna di Casa Schiavo. Questo Oratorio conserva al suo interno opere in stile Barocco che ne datano le origini al XVII secolo. Lasciato l'Oratorio, si imbocca il “Sentiero del Partigiano”, con una deviazione che porta al cippo che ricorda il sacrificio di Silvano Salvatici.   Nel borgo di Monticelli, offre ristoro la bella fontana, prima di giungere all'Oratorio di San Rocco edificato nel 1632 dai Marchesi Malaspina di Casarasco su committenza del Cardinale Antonio Barberini, Abate Commendatario dell’Abazia di Butrio, per grazia ricevuta dopo l’epidemia di peste che nel 1630 flagellò la valle. Una piccola deviazione porta a Casarasco, antico “Castrum Casalaxio” dei primi Malaspina della Lunigiana, che conserva ancora importanti riferimenti storici. Ritornando sui propri passi, si sale al borgo di Monte; realtà esistente intorno all'anno mille come “domus culta” alle dipendenze dell'Abbazia di S. Alberto di Butrio. Percorsi circa 2 chilometri immersi in boschi ombrosi di querce e di castagni, si arriva a Poggio Ferrato; borgo della Val di Nizza non privo di fascino. Dalla piazzetta si scende per qualche metro sulla strada asfaltata e davanti alla sede dell’Associazione si prosegue sul sentiero che porta all’Oratorio di San Giulio, prossima tappa del cammino. L'Oratorio, detto anche Oratorio di S. Michele, fu edificato come Cenobio dai monaci di Butrio intorno all'XI secolo. Successivamente trasformato in piccola chiesa, rappresenta una delle testimonianze di culto più antiche della Val di Nizza. Lasciata alle spalle la località Costa e percorse poche centinaia di metri, in prossimità della croce di ferro, si apre un’ampia panoramica su tutta la Val di Nizza. Dopo i ruderi della cascina Casella, ormai inghiottita dalla vegetazione e le poche case di Solaro, si scende rapidamente alla chiesa di S. Paolo, dove termina la nostra escursione. Questo sentiero svela la storia, l'ambiente e il culto antico di questa terra, regalandovi una piacevole suggestione che vi accompagnerà lungo tutto il vostro cammino. Equipaggiamento: scarponcini da trekking, man-tellina per la pioggia, bastoncini da montagna, mac-china fotografica, cannocchiale, acqua.Periodo consigliato: tutto l’anno ad eccezione dei giorni di caccia.Si raccomanda di non accendere fuochi; non raccogliere fiori, non abbandonare rifiuti; ri-spettare gli animali. Informazioni: Associazione Culturale Amici di Poggio Ferratopoggioferratoass@gmail.comwww.amicidipoggioferrato.comtel. +39 347.7250825 photo: Camminando in Oltrepò 

Varese: le 10 destinazioni più turistiche 2019

La Lombardia possiede una peculiarità del paesaggio che non si trova altrove, è circondata dall'abbraccio delle catene montuose che sembrano incollate sullo sfondo a indicare il Nord, come l'ago di una bussola.   L'odore del lago è una costante che accompagna questi quadri non dipinti di paesini eleganti affacciati sulle sponde del lago, con terrazzini fioriti e finestre dalle tinte pastello.C'è una grazia speciale che si posa su questi caratteristici borghi lombardi: sono animati da una leggera spensieratezza in estate, e grevi di malinconia durante l'inverno.  Varese e provincia possono rappresentare una meta molto interessante capace di accontentare palati anche molto fini.Fiore all'occhiello di Varese e provincia è sicuramente l'essere una delle province italiane più ricche di luoghi dichiarati dall'Unesco patrimonio dell'Umanità: Sacro Monte di Varese, Isolino Virginia, Castelseprio e Monte san Giorgio. Ma vi siete mai chiesti quali sono le città del varesotto più visitate nel 2019? Vi presentiamo la graduatoria stilata sulla base dei dati ufficiali dell’ISTAT inerenti alle presenze turistiche nel 2019, riferiti ai soli esercizi alberghieri e non alberghieri, con l’esclusione della categoria “altri alloggi privati’’.   (Immagine di copertina: @Ig justinpixels_)

Parlasco

Piccolo villaggio in provincia di Lecco, anche noto come Perla della Valsassina per i suoi generosi panorami sulla vallata e sulle montagne, vista la sua vicinanza con Milano Parlasco ben si presta come tappa inaugurale del nostro tour.     Si tratta di un villaggio circa 100 abitanti, a quasi 700 metri sul livello del mare, immerso nel Parco Regionale della Grigna Settentrionale: dal 2007 le antiche case di pietra all’ombra delle montagne sono custodi di un insieme di splendidi affreschi di artisti nazionali e internazionali dipinti sulle loro mura. Nate a testimonianza della storia e della leggenda del luogo, sono opere che contribuiscono a mantenere viva l’identità del paese.  Ognuna con il suo stile e la sua tecnica, sono state di fatto chiamate a raccontare le gesta del leggendario Lasco, ovvero Sigifredo Falsanti conte di Marmoro (nei pressi di Parlasco), di giorno benefattore dei più bisognosi e di notte bandito della valle, personaggio reso famoso da Antonio Balbiani nel suo romanzo storico datato 1871. Nato all’interno del progetto PARLARTI – Parlasco per le arti, Parlasco. Un borgo dipinto conta oggi 14 opere raffiguranti scene di vita di Lasco: ogni murale è accompagnato da una targhetta con il nome e l’origine dell’artista e da alcune note esplicative sulle vicende ispiratrici.   (Ph: montagnelagodicomo.it)