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San Martino a Marone
La parrocchiale di Marone si affaccia direttamente sul lago, preceduta da un ampio sagrato che un tempo scendeva verso la riva.
Dedicata a san Martino vescovo, divenne sede parrocchiale fra il 1532 e il 1572, con lo spostamento del titolo da San Pietro apostolo di Pregasso.
La nuova costruzione, in sostituzione di un più antico edificio che la visita pastorale del 1580 già definiva troppo piccolo per poter contenere tutta la popolazione, prese avvio nel 1710, su progetto dell’architetto Bernardo Fedrighini da Predore, prolungandosi almeno fino al 1742. La chiesa fu consacrata nel 1754.
La facciata, su due registri, con coronamento mistilineo e la parte centrale sporgente, è scandita da lesene appoggiate su basamenti. L’ampio portale semilunato accoglie un grande stemma; particolarmente elaborate sono le cornici del finestrone centrale e delle quattro nicchie. La fronte fu completata negli anni 1927/1928 con le statue dei Santi Antonio abate, Carlo Borromeo, Martino e Pantaleone, opere degli scultori Luigi Mainetti e Severo Trotta di Marone. Alle stesse date risale l’affresco nella lunetta di Vittorio Trainini, di cui restano poche tracce.
L’attuale torre campanaria (1877) sostituisce un campanile più antico, abbattuto perché al completamento della costruzione settecentesca risultò più basso della facciata.
L’esterno è piuttosto semplice anche se caratterizzato da un’articolazione mistilinea nella fascia superiore dei fianchi, che evidenzia la scansione interna delle cappelle. A esso corrisponde un interno ad aula unica, con volta a botte, sei altari, otto nicchie contenenti statue dei Padri della Chiesa, e abside semicircolare. La decorazione è stata realizzata in diversi periodi: gli stucchi sono perlopiù della metà del ‘700 e gli altari vanno dal secolo XVII (altare marmoreo a colonnine tortili della cappella di Sant’Antonio) alla fine del XVIII (in scagliola, della Vergine, dello scultore Martino Pasquelli di Pellio, 1798; i Misteri del Rosario sono attribuibili a Sante Cattaneo), al XIX; alcuni furono ristrutturati nel 1941.
Gli affreschi della volta, dell’arco santo e del presbiterio furono eseguiti nel 1740 dal bresciano Domenico Voltolini e dai suoi collaboratori. Raffigurano, entro pregevoli stucchi bianchi e dorati: San Martino in gloria, Episodi della vita di san Martino, l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, il Compianto su Cristo morto, l’Assunzione, la Cacciata di Eliodoro, e Angeli recanti filatteri e vari simboli.
Di Voltolini sono anche le pale della Sacra Famiglia con i santi Antonio di Padova e Ignazio di Loyola, e dell’Ostensione della Croce con santi, martiri e angeli, come i piccoli affreschi entro cornici in stucco all’imbocco delle cappelle, molti dei quali ridipinti. Il grande e modesto affresco con la Crocefissione nella controfacciata è di altra mano, sempre settecentesca. Nell’abside, la smagliante pala con l’Immacolata e i santi Martino, Pantaleone, Carlo Borromeo e Antonio abate, entro un’incorniciatura a stucco dorato (Giovanni Battista Locatelli, 1800-1802), forse parzialmente ritoccata, è stata giustamente assegnata a uno dei pittori più interessanti del ‘700 bresciano: Giuseppe Tortelli di Chiari.
L’altare marmoreo della cappella maggiore è fra le opere più rilevanti dello scultore bresciano Antonio Calegari e comprende il medaglione con il Sacrificio di Isacco (firmato e datato 1742), due Angeli oranti e i due Santi che affiancano il tabernacolo.
Fiorella Frisoni