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Le Isole di San Paolo e di Loreto
Elementi di grande suggestione nel paesaggio del lago d’Iseo, le due isole di San Paolo e di Loreto rappresentano una tra le mete più apprezzate delle gite in barca o in motoscafo.
Le due isole, di proprietà privata, non sono visitabili.
La prima attestazione di un insediamento sull’Isola di San Paolo è l’atto del 1091 con cui i fratelli Aliprando e Alberto Mozzi con la madre Ferlinda, di legge longobarda, donano al monastero di Cluny la loro isola sul lago d’Iseo sulla quale vi erano alcune case e una chiesa dedicata a san Paolo. I monaci di Cluny vi costituirono subito il priorato di San Paolo de lacu con otto monaci. La comunità abitò per oltre tre secoli il piccolo monastero dipendente da quello di San Paolo d’Argon; in seguito alla decadenza degli insediamenti cluniacensi, tra il 1470 e il 1490 l’isola passò ai Francescani dell’Osservanza che avevano già due importanti sedi sul lago, a Iseo e a Lovere.
Alla fine del Cinquecento il piccolo convento ristrutturato dai Francescani con l’aiuto di una nobile famiglia di Pilzone, i Fenaroli, ospitava 14 frati. Nel 1685 padre Fulgenzio Rinaldi scriveva “Questo sito è saluberrimo… delizioso, il convento comodo e grande e ben disposto che di vaghezza può gareggiare con non pochi di questa provincia... Contiene orti e giardini bastevoli al godimento di ogni verdura e al ricreamento di fiori... diverse piante da frutto; dei limoni ed aranci è proprio il sito”.
La chiesa con tre altari, ospitava le, tombe della famiglia Fenaroli. Il convento, costituito da 40 locali intorno a un chiostro, si collegava al porticciolo che il geografo veneziano fra’ Vincenzo Coronelli nel 1675 descrive coperto da un tetto e chiuso da una grossa catena.
Nel 1783 Venezia nell’ambito delle soppressioni degli enti religiosi, decretò la chiusura del convento e i frati vennero trasferiti a Iseo. I beni immobili diventarono proprietà dello Stato e furono posti in vendita.
Nella Guida generale dei laghi subalpini del 1890 il complesso è descritto come un albergo. Successivi passaggi di proprietà comportarono la demolizione delle strutture conventuali, documentate ormai solo da alcune cartoline di fine Ottocento, per avviare la costruzione di una villa e di un nuovo porticciolo. Nel 1916 l’isola fu acquistata dalla famiglia Beretta, che tuttora la possiede. L’architetto Egidio Dabbeni di Brescia intervenne sulla costruzione dando alla villa un’impronta di gusto rinascimentale.
Alcuni reperti - macine, frammenti di tegole, forse di origine romana e molte monete databili tra il 1100 e il 1781 documentano la continuità dell’insediamento sull’Isola di Loreto. In parallelo con l’insediamento francescano a San Paolo, le Clarisse si sarebbero insediate nel monastero fondato nel Duecento da Bertrada Oldofredi. Nella visita apostolica del 1578 si descrive sull’isola una piccola chiesa priva di arredi, mal tenuta da un eremita, fra’ Agricano, che non aveva fatto buona impressione se nel 1575 Carlo Borromeo ordinò la chiusura del complesso. L’abbandono dell’isola ne determinò la rapida decadenza. Vincenzo Coronelli nel 1696 la descrisse come proprietà degli eredi del conte Alessandro Martinengo e annotò: “Non vi sono che alcune stanze, chiesa e romitorio diroccati”. L’isoletta rimase per tutto l’Ottocento un luogo abbandonato su cui sostavano solo i pescatori. Le vicende del complesso restano affidate per lo più al romanzo storico di Costanzo Ferrari, Tiburga Oldofredi, pubblicato nel 1850 che ben documenta il romantico fascino delle rovine.
Molti furono i cambi di proprietà fino a quando la duchessa veneziana Felicita Bevilacqua lasciò l’isola all’Opera Pia Asilo Bevilacqua di Verona che la vendette nell’ottobre 1900 al capitano della marina Vincenzo Richieri di Sale Marasino. L’acquirente fece costruire dall’architetto Luigi Tombola su resti esistenti l’odierna villa, cercando di ricrearne un piccolo castello, reso ancora più misterioso dalla folta vegetazione di pini, larici, e piante esotiche.
Da un testo di Rosarita Colosio