Ho trovato 342 risultati per Ponte di San Michele

Val Masino, cuore selvaggio delle Retiche

Attività all’aria aperta e relax nella piccola Yosemite d’Europa. Montagne e vallate dove la natura domina e l’uomo che la vive rispetta la sua bellezza
Val Masino, cuore selvaggio delle Retiche

Il sentiero di Leonardo

Un percorso a piedi di 540 Km sui luoghi leonardeschi
Il sentiero di Leonardo

Scoprendo la pianura cremasca, pedalando nel Parco del Serio

Questo tour cicloturistico ad anello nella Pianura cremasca vi porterà alla scoperta della natura, della storia e delle tradizioni nelle aree del parco del Serio. Questo percorso è, inoltre, un buon mix di cicloturismo su strada e off-road immersi nella campagna che si snoda nelle aree dove un tempo c’era il lago Gerundo, un acquitrino che ricopriva queste aree e bonificato intorno all’anno 1000. La partenza è dalla città di Crema, sfiorata dal fiume Serio che fu in passato luogo di confine della repubblica di Venezia, il centro storico è ancora accerchiato dai resti delle sue antiche mura. Dal parcheggio “buca” si inizia a pedalare sulla ciclabile che costeggia il fiume per 3 km per poi allontanarsi e arrivare a Ripalta Nuova. Si prosegue sulla provinciale SP591, deviando successivamente per Ripalta Guerina e proseguendo su una stradina secondaria fino a Montodine, paese dove il fiume Serio, termina il suo corso nel fiume Adda, gemellato con il paese di Valbondione in alta val Seriana dove invece nasce. Attraversato il centro storico si raggiunge l’oratorio don Bosco con il palazzo Benvenuti e la antica torre di avvistamento. Tornando sulla strada si attraversa il ponte sul fiume risalendo il corso del Serio dall’altra sponda lungo una tranquilla stradina vietata alle auto che si snoda tra verdi campi punteggiati da cascine e popolati da tanti uccelli tipici di questo ambiente come cicogne, aironi cinerini e pavoncelle, simbolo del parco del Serio. Raggiunta Ripalta Arpina si prosegue lungo il crinale di due valli fluviali, quella del Serio da un lato e quella del Serio Morto dall’altro a raggiunge il grazioso Santuario della Beata Vergine di Marzale eretto nel XI secolo. Dietro l’altare si trova la Madonna del latte e un piccolo arco vicino al parcheggio porta alla Scala Santa che scende al livello del Serio.Si continua a pedalare raggiungendo Ripalta Vecchia che prende il nome dal fatto che quest’area è lievemente rialzata rispetto ai campi, infatti quando in questa zona c’era il lago Gerundo, Ripalta (ripa – alta) non era sommersa dalle acque. Successivamente attraversiamo l’area “urbana” di Castelnuovo e San Bernardino (siamo di nuovo in prossimità di Crema) fino al ponte che attraversa il canale Vacchelli. Si prosegue sulla sterrata tra casette e boschi e si arriva alle frazioni Castello e Ricengo pedalando su una stradina immersa nella tranquilla campagna. Raggiunta la strada si svolta a sinistra per raggiungere nuovamente le rive del Serio e prima del ponte si prosegue sulla sterrata continuando la “risalita” del fiume raggiungendo Casale Cremasco. Si percorre ancora una ciclabile sterrata che corre a fianco del Serio per poi ritornare sulla strada per visitare il paese di Castel Gabbiano, ultimo paese del Cremonese di 450 abitanti dove spicca villa Griffoni Sant’Angelo e tutte le corti intorno. Si prosegue ulteriormente a nord sconfinando brevemente nella provincia di Bergamo per poi attraversare il fiume Serio e discendere lungo il suo corso sulla sponda idrografica destra. Questo tratto fino a Crema è quasi totalmente off-road e corre a fianco del Serio assecondando le sue ampie curve. Superato il paese di Trezzolasco si pedala sugli argini di Sergnano che sovrastano i campi coltivati ed i pioppeti. Si prosegue sempre fuoristrada tra stradine di campagna e sentieri nei boschi adiacenti al Serio e all’altezza della località Saletti si prosegue sulla statale SS591 passando a fianco del meraviglioso santuario Santa Maria della Croce per raggiungere nuovamente Crema dove è d’obbligo fare un tour del Centro storico a conclusione di questo spettacolare itinerario nella campagna. Entrando dalla Porta Serio è possibile raggiungere e visitare Piazza Duomo con la cattedrale Santa Maria Assunta e l’arco del Torrazzo. Bello perdersi nelle strette vie laterali e scoprire i numerosi palazzi signorili con cortili interni di pregio e terminare la visita ai giardini di Campo di Marte dove si possono osservare i resti delle antiche mura venete. Immagine di copertina: @Raffaele Redaelli
Scoprendo la pianura cremasca, pedalando nelle aree del Parco del Serio

Greenway del Lario

Alla scoperta di paesaggi inaspettati sul Lago di Como
Greenway del Lario

Il castello del Carmagnola a Clusane d'Iseo

Il castello detto del Carmagnola si trova su un promontorio a nord-est del centro storico del paese. Scarsi sono i documenti che permettono di ricostruirne le origini. La fortezza fu edificata nel XIV secolo all’esterno del castrum di Clusane appartenente, nell’XI secolo, alla famiglia longobarda dei Mozzi. Autori furono probabilmente gli Oldofredi, nobili iseani di fazione ghibellina che strinsero stretti rapporti politici con la signoria veronese dei Della Scala prima e con quella milanese dei Visconti poi. Verosimilmente appartenne agli Oldofredi fino agli inizi del XV secolo; nel 1412 divenne proprietà di Pandolfo III Malatesta, signore di Brescia, che fra 1412 e 1417 vi lasciò un castellano di sua fiducia. Del periodo malatestiano è conservato un interessantissimo documento, il Registro n. 74 della Mensa Vescovile di Brescia, nel quale il fattore Lanfranco di Tagliuno rende conto a Pandolfo della gestione economica della grande “fattoria agricola” incardinata al castello. Nel 1427 fu conquistato dalla Repubblica di Venezia che lo donò l’anno seguente al conte Francesco di Bussone detto il Carmagnola per i servizi prestati durante la guerra contro i Visconti come comandante di tutto l’esercito della Terraferma. Il Carmagnola tenne il castello per soli quattro anni poiché nel 1432 fu giustiziato in piazza San Marco a Venezia con l’accusa di tradimento. Tutti i suoi beni furono venduti a privati e il castello di Clusane fu acquistato dalla famiglia bresciana dei Sala. Nel XVI secolo la struttura fu divisa in dote fra le casate Maggi e Coradelli, e il Catastico di Giovanni da Lezze del 1610 segnala come proprietari, oltre alle due famiglie già citate, i Soncini e i Lana. La frammentazione della proprietà, le conseguenti ristrutturazioni e le ulteriori vendite a nuovi acquirenti nei secoli successivi portarono al progressivo decadimento del complesso. Tra la seconda metà del Novecento e gli inizi del Duemila la residenza fu acquistata dagli attuali proprietari e in parte restaurata. Il castello si presenta come un grande e massiccio edificio fortificato, a pianta quadrata con cortile interno. Vi si accedeva attraverso due entrate, una sul lato orientale e una, munita di ponte levatoio, su quello occidentale. Mentre le torrette di avamposto sono completamente scomparse, nella muratura sono rimaste tracce degli scassi di alloggiamento delle travi per la manovra del ponte. Il profondo fossato difensivo che circondava la rocca è ancora oggi scavalcato dai caratteristici ponti ad arcata in pietra. Il registro inferiore scarpato e dotato di rada finestratura mantiene l’aspetto medievale, mentre in quello superiore si riconoscono le diverse modifiche apportate a partire dal ’400 per riconvertirlo a usi residenziali. In particolare la famiglia Sala lo trasformò secondo modelli rinascimentali aprendo, nel ‘500, sul lato orientale una loggetta aerea di quattordici campate che risvoltava sul lato meridionale. Vennero apportate modifiche anche ai corpi di fabbrica interni: nel prospetto est fu inserito al piano terra un porticato a cinque campate sovrastato da una loggia suddivisa in dieci aperture. Gli intradossi degli archi a pieno centro sono decorati con finti marmi e le fasce che corrono lungo il sottotetto sono affrescate con scene, purtroppo poco conservate, di castelli e architetture fortificate che fanno da sfondo a uno sposalizio e ad alcuni animali esotici.   Il salone d’onore presenta lungo le pareti fregi vegetali con animali e putti, decorazioni geometriche e stemmi ormai sbiaditi. Sotto le decorazioni è stata rinvenuta una porzione di dipinto murale precedente raffigurante teste di personaggi posti di fronte a una struttura dalla quale si sta sporgendo un re. Il soffitto ligneo a cassettoni è impreziosito da elementi geometrici dipinti e sul camino vi è lo stemma della famiglia Sala. Al piano terra diverse sale conservano i soffitti a ombrello e le decorazioni originali quattrocentesche e ottocentesche.   Angelo Valsecchi
Castello Carmagnola

Val di Mello da fiaba

In provincia di Sondrio, proprio alla fine della Val Masino, si trova la fiabesca Val di Mello, diventata riserva naturale dal 2009.   Preserva un equilibrio ambientale non stravolto dal turismo di massa che richiama un visitatore attento e sensibile, partecipe dello spettacolo che qui la natura offre senza risparmiarsi. Uno scenario caratterizzato da torrenti cristallini e spumeggianti, cascate e laghetti, ponticelli in legno, baite in roccia perfettamente conservate e animali al pascolo. Tutto questo visibile e raggiungibile con un’escursione molto semplice e adatta a tutti. Per raggiungere la Val di Mello bisogna seguire le indicazioni per Val Masino, si percorre la strada superando i paesi di Cornolo e Cataeggio per poi giungere al piccolo borgo di San Martino.In paese è possibile lasciare il proprio mezzo di trasporto in uno dei numerosi parcheggi a lato della strada provinciale 9, o svoltando in via Ezio Vanoni e seguire le indicazioni per il parcheggio di terra battuta del campo sportivo. Qui la maggior parte dei posti sono a pagamento e la tariffa è di 7 € per l’intera giornata. Per chi non vuole camminare è a disposizione un servizio di bus navetta, che dal paese porta direttamente nella valle percorrendo il primo tratto di strada asfaltata. In certi periodi l’accesso è inoltre consentito a un numero fisso di automobili, previo acquisto di un pass da 10 €. Per avere maggiori informazioni si deve telefonare all’info point di San Martino o consultare il portale ufficiale della Val Masino. Nei pressi del parcheggio una bacheca mostra il percorso per raggiungere la valle, lungo il tragitto sono presenti numerosi cartelli con indicazioni accurate. Dopo aver parcheggiato si torna indietro seguendo via Ezio Vanoni e, una volta superato un ponte, si svolta immediatamente a destra lungo via Mulini.Lungo la prima curva a sinistra della via, un cartello indica la presenza di un piccolo sentiero sulla destra con indicazione “Val di Mello”.Il sentiero non numerato costeggia il torrente Valle di Mello e in pochi minuti si unisce ad una strada asfaltata (via Val di Mello). L'itinerario assume in diversi tratti le caratteristiche di un normale sentiero di montagna, nonostante ciò la Val di Mello può essere percorsa anche camminando solamente su strade asfaltate e sterrate. Per far ciò basterà attraversare il paese di San Martino ed imboccare via Val di Mello, la strada si estende lungo tutta la valle e permette di visitare tutti i luoghi presenti in questo itinerario.Il consiglio, però, è quello di seguire l’escursione proposta, in quanto i sentieri alternativi presentati vi permetteranno di immergervi maggiormente nel contesto alpino di questa valle, evitando la folla e le auto della strada principale. Dopo aver percorso qualche metro sulla strada, nei pressi di una piazzola di sosta, si svolta a destra salendo su un piccolo ponte che permette di attraversare il torrente. Fermandosi a metà ponte ci si può già fare un’idea della bellezza delle acque di questa valle, alzando lo sguardo invece si scorgono i picchi più alti (molto spesso innevati) che accompagneranno l’escursionista lungo tutto il percorso. La successiva parte del sentiero si sviluppa tra boschi e piccoli prati verdi, affiancando il torrente per lunghi tratti per poi distaccarsi ed entrare nel fitto degli alberi. In quest’area non sarà nemmeno raro incontrare qualche animale al pascolo.Giunti alla fine della prima sezione di bosco c’è la possibilità di deviare a sinistra, attraversare nuovamente il torrente e tornare sulla strada principale ormai divenuta sterrata.La svolta è consigliata, perché in quest’area il torrente si allarga e gli scorci visibili nel mezzo del ponticello in legno che lo attraversa sono molto suggestivi.Lo scrosciare dell’acqua cristallina sotto i piedi, le sponde tappezzate d’erba, il bosco in lontananza e, per concludere, la Punta di Cameraccio (3.026 m) colorata di bianco da una nevicata: impossibile non fermarsi per ammirare questo spettacolo.Superato il torrente si ha accesso a uno dei primi punti di ristoro della valle: il campeggio Ground Jack e la Trattoria Gatto Rosso (siamo a circa 30 minuti dalla partenza). Per chi preferisse non proseguire ulteriormente nella camminata, già questo luogo è perfetto per fermarsi e fare un pic-nic.Da qui, con una deviazione di soli 10/15 minuti, si possono raggiungere le Cascate del Ferro (probabilmente le più belle di tutta la valle). Le imponenti pareti rocciose di queste zone e gli immensi massi posati sui tappeti d’erba ci mostrano chiaramente il perché Val di Mello sia famosa anche per l'arrampicata su roccia e il bouldering.La mulattiera prosegue ora con pendenza molto dolce e in pochi minuti permette di superare il piccolo agglomerato di case appena incontrato. Giunti alla successiva deviazione destrorsa si svolta per avere l’ennesima possibilità di attraversare il torrente (qui un po’ più stretto) lungo un ponticello di legno.Dopo pochi minuti, da compiere in piano all’interno di un boschetto, si iniziano ad intravedere dei riflessi azzurri, ancora pochi passi e si arriva probabilmente nella località più spettacolare dell’intera valle: il Laghetto del Qualido formato nel 2009 dopo una frana, ora rappresenta uno dei punti più iconici dell’intera valle. Le sue acque, a seconda delle stagioni e delle condizioni di luce, si colorano di un verde intenso o di un blu profondo. Per chi se la sente e non è freddoloso c’è anche la possibilità di fare un tuffo.Probabilmente la sponda destra del piccolo specchio d’acqua non è la più spettacolare, ma la parte sinistra verrà percorsa durante il ritorno. Si prosegue lasciandosi alle spalle il lago e giungendo in Località Cà di Carna (ennesimo punto di ristoro di Val di Mello).La cosa che più colpisce è come in questo luogo la valle si apra molto, liberandosi di tutti gli alberi ed estendendosi in un gigantesco prato verde. Oltre alla Punta di Cameraccio da qui si inizia a vedere anche il Ghiacciaio del Monte Disgrazia (3.678m). Oltre l'agglomerato di case chiamato Cà di Carna non è più possibile seguire il torrente lungo il suo versante destro, così, attraversando un ponte in legno, ci si ricongiunge con la strada sterrata sulla sinistra.Qui, dopo pochissimi passi, è possibile scorgere un allargamento del torrente, che va a formare lo specchio d’acqua denominato “Bidet della contessa”. Quest’ultimo è molto celebre per il nome bizzarro, per i suoi colori intensi e per l’enorme masso caduto al suo interno.Dopo un’altra doverosa sosta per fare qualche scatto si prosegue sulla strada sterrata per una decina di minuti fino a raggiungere Cascina Piana, il più grande agglomerato di baite dell’intera valle. In questo spiano gli alberi tornano a farsi radi e la vista viene richiamata dalle numerose casette in pietra e dagli enormi massi sparsi su tutto il prato, che insieme creano un contesto veramente singolare. Girandoci verso l’inizio della valle è inoltre possibile vedere la splendida parete di Cima Calvo: questo è probabilmente il punto migliore per rendersi conto della bellezza delle altissime pareti di roccia che circondano completamente la Val di Mello. Nella piana sono inoltre presenti due ulteriori punti d’appoggio: il Rifugio Mello e il Rifugio Luna Nascente. Se volete fermarvi per cenare questo è il momento giusto: i camini sono accesi, il sole è quasi sceso sotto l’orizzonte e dalle cucine dei due rifugi fuoriesce un profumo veramente invitante.Questa escursione ha il grande vantaggio di non avere una vera e propria fine, ognuno è libero di adattare la camminata alle proprie esigenze, fermarsi in un rifugio e sulle sponde del torrente, per poi tornare indietro lungo il tratto appena percorso.Da Località Cascina Piana si prosegue addentrandosi in un fitto bosco di abeti, qui il sentiero dà la possibilità, come al solito, di rimanere sulla sinistra del torrente o di deviare e raggiungere il versante destro. Anche in questo caso il ponte di legno inserito nel contesto del bosco crea un fantastico scorcio.Con altri 10/15 minuti di marcia si può superare l’Agriturismo Al Camer e giungere all’ultimo gruppo di case: Località Rasica.L’escursione finisce qui, e la via del ritorno ricalca lo stesso tratto fatto durante l’andata. Per poter ammirare in modo diverso alcuni dei luoghi appena visitati è possibile decidere di passare lungo l’altro versante del laghetto del Qualido. Una volta giunti alla Trattoria Gatto Rosso si può decidere di scendere lungo la strada asfaltata (molto più veloce del sentiero) e giungere così direttamente al centro del paese di San Martino (la traccia gps mostra questa possibilità).
Val di Mello da fiaba

Infopoint Lecco

Non c’è modo migliore per vivere il centro storico di Lecco se non a piedi: passeggiando tra le vie a ridosso del lago potrete scoprire alcuni dei suoi gioielli architettonici, come il campanile, noto ai lecchesi come “Matitone” - a indicarne la sua caratteristica forma lunga e appuntita.   Completato nel 1904 e costruito su un torrione risalente al Quattrocento, il campanile racconta la storia della città innestandosi lungo il perimetro della vecchia cinta muraria, e con i suoi 96 metri di altezza si classifica come uno dei campanili più alti d’Italia. Accanto al Campanile potrete accedere alla neoclassica BASILICA DI SAN NICOLÒ, dedicata al patrono della città e dei naviganti. Dalla scalinata antistante la Basilica si apre una bellissima vista sulle piazze e sul lungolago: da lì, potete scendere in PIAZZA CERMENATI e passeggiare verso PIAZZA XX SETTEMBRE, anche sede dell'INFOPOINT. La visita nel centro storico prosegue poi fino a PIAZZA GARIBALDI, dove potrete ammirare il TEATRO DELLA SOCIETÀ, sede di rassegne teatrali di pregio, fino a raggiungere PIAZZA MANZONI, con la statua dedicata allo scrittore Alessandro Manzoni e sul cui basamento sono rappresentate in altorilievo tre simboliche vicende del romanzo.  Dirigendovi verso sud lungo le sponde del lago, raggiungerete il PONTE AZZONE VISCONTI, noto come “Ponte Vecchio”, che convenzionalmente segna la fine del ramo lecchese del lago e l’inizio del FIUME ADDA. Oltre al centro storico, la città di Lecco è composta da numerosi RIONI: Acquate, Belledo, Bonacina, Castello, Chiuso, Germanedo, Laorca, Maggianico, Malavedo, Olate, Pescarenico, Rancio, San Giovanni, Santo Stefano. È possibile visitare i luoghi fuori dal centro storico seguendo l’ITINERARIO MANZONIANO, un percorso storico-letterario che vi condurrà, muovendovi tra chiese e antichi palazzi, dalla casa-museo VILLA MANZONI fino a PESCARENICO - il “rione dei pescatori” - che svela il suo antico e inalterato fascino tra vicoli ciottolati e scorci sul fiume Adda. Qui, verrete catapultati nell’atmosfera del romanzo I promessi sposi: è questo, infatti, uno dei luoghi più emblematici descritti da Alessandro Manzoni nella sua celebre opera. Se amate l’arte moderna e contemporanea, non potete perdervi la collezione permanente del PALAZZO DELLE PAURE, in centro Lecco, con opere di artisti nazionali e internazionali e una sezione di grafica e fotografia.Per gli amanti della montagna, un modo per addentrarvi nella storia dell’alpinismo è visitare il MUSEO ALPINISTICO LECCHESE, con cimeli e documenti di proprietà del CAI (Club Alpinistico Italiano) di Lecco. Il Palazzo delle Paure è anche sede di mostre temporanee, così come la medievale TORRE VISCONTEA, situata nella medesima piazza. Questi due musei, insieme alla casa-museo VILLA MANZONI e a PALAZZO BELGIOJOSO - che ospita il Museo di Storia Naturale, il Museo Archeologico, il Museo Storico e il Planetario cittadino - fanno parte del SiMUL, il Sistema Museale Urbano Lecchese, un’istituzione culturale che conserva, studia e valorizza il patrimonio culturale del territorio. Scopri tutte le esperienze da fare a Lecco sul sitowww.leccotourism.it
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