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Le case e le torri medievali di Sarnico

Il borgo di Sarnico, sorto in un’area pianeggiante della sponda ovest del Sebino, nel XII secolo fu dotato di una cinta muraria: a forma di semicerchio aperto verso il lago, ripercorre via Fosse Strette, nome che rimanda al fossato difensivo. Non sono visibili tratti originari della cinta, ma solo i resti di tre porte, ricordate anche in una pergamena del 1461: Porta del Pommo a nord, Porta de Salmo a ovest e Porta Canale a est. Nell’abitato sono inoltre presenti interessanti testimonianze dello sviluppo di Sarnico tra Medioevo ed età moderna. In via Lantieri 65, parallela alle mura, un archivolto trecentesco in calcare introduce a un vicolo con murature in pietra e portali basso medievali. Al civico 24 si attraversa un altro grande archivolto trecentesco, verso un complesso in pietra con diverse fasi costruttive tra XIII e XIV secolo; sul fronte strada esterno si apre un portale in laterizi e pietra del XVI secolo. Tratti di case medievali (via Piccinelli 28-30) e antichi accessi tamponati (via Buelli 3, 5 e 6) sono visibili lungo la strada che conduce a via Buelli angolo via delle Aie: qui sorge un edificio residenziale con cantonali in pietra di Sarnico e muratura in calcare, con due ingressi sul fronte nord (XIII-XIV secolo). In via delle Aie 3 si trova un’abitazione antica con tratti di muratura in pietra e aperture in laterizi poi modificate. Dentro il borgo, in piazzetta San Paolo, si trova la Torre dell’Orologio del XII secolo, appartenente al castello demolito nel 1521, con muratura in grosse pietre bugnate. Non distante, in via Santo Stefano 5, si conserva un portale archiacuto con chiave dell’arco decorata (con una rosa a 6 punte in un cerchio) e un concio con data incisa 1464. All’estremità occidentale del paese, in via Parigi, c’è una casa-torre in posizione arretrata rispetto della cortina muraria: fu realizzata nel XII secolo con blocchi calcarei rettangolari disposti in una muratura ordinata, mentre gli accessi sui fronti nord e ovest sono quattrocenteschi.    
Le case e le torri medievali di Sarnico

Vesto di Marone

Il borgo di Vesto (comune di Marone) è collocato a mezzacosta, più a sud e a una quota inferiore rispetto alla chiesa di San Pietro di Pregasso. Il piccolo abitato sembra essersi costituito quale prosecuzione di un tratto della cosiddetta via Valeriana: il centro storico si sviluppa attorno a un’arteria posta in direzione nord-sud con strette e corte diramazioni ai lati. Vi sono varie costruzioni che conservano l’aspetto rustico con muratura in pietra locale, perlopiù chiuse a corte con alta muratura; via Remina nel suo svolgersi attraversa alcune abitazioni mediante dei passaggi voltati. La chiesa, dedicata ai santi Rocco e Giovanni Nepomuceno e alla Vergine, è leggermente scostata verso lago rispetto all’originario nucleo abitativo: fu voluta dalla comunità locale che, ottenuto il permesso di erezione, iniziò i lavori nel 1743 per terminarli nel 1749. La popolazione lamentava, infatti, la lontananza dalla parrocchiale di Marone e le difficoltà nel raggiungere il borgo, in particolare durante i periodi cui i torrenti s’ingrandivano considerevolmente. Il terreno fu donato dai sacerdoti G.M. Guerrini e G.B. Guerzoni. L’edificio offre un’imponente facciata scandita da lesene su due ordini, l’interno è a navata unica. In passato era dotato di cinque cappellanie. Nel presbiterio vi sono dipinti murali di modesta fattura; sull’altare maggiore, dalle semplici forme, è posta la tela con la Vergine e i santi  Rocco e Giovanni Nepomuceno di Bernardino Bono. La cappella del Sacro Cuore è del 1870. Dal 1836, in concomitanza con un’ondata di colera, la chiesa fu oggetto di visite, quale fosse un santuario, per invocare la protezione dal morbo; è probabile che fosse l’originaria dedicazione a san Rocco ad attrarre fino a Vesto anche la popolazione di Marone. Nel 1965 si lavorò per il rifacimento della facciata; per gli affreschi intervenne il pittore Bianchi di Marone. Il nuovo pavimento fu posto nel 1967; nello stesso anno la chiesa fu nuovamente dipinta.   Federico Troletti
Vesto di Marone - ph: visitlakeiseo

Sale Marasino

A Sale Marasino il Medioevo ha portato con sé una frammentazione del territorio d’impronta ecclesiastica. Testimone del lavoro dei monaci e dello sviluppo agricolo, la prima pieve porta il nome di “valle renovata”, dedicata a S. Maria Assunta e a S. Zeno, della quale ad oggi rimangono pochi capitelli romanici datati VI- VII sec. I canonici della pieve erano soliti percorrere ogni anno “vie liturgiche” che si snodavano fra le varie cappelle disseminate all’interno del borgo; tradizione che si è protratta nei secoli col nome di “rogazione”, una sorta di processione campestre. Attorno al ’400 Sale Marasino attraversò un periodo florido, come dimostrato dalle dimore e dalle opere pubbliche realizzate. Nel 1427 passò sotto il dominio di Venezia, che inasprì inutilmente la lotta ai contrabbandieri di merci che si servivano del lago. In epoca più recente prese piede una florida attività artigianale, con numerosi lanifici che, con l’apertura di laboratori e piccole industrie anche in altri settori (come imprese alberghiere), diedero occupazione ad un buon numero di abitanti. Tra gli edifici più rappresentativi di questo borgo, vi è di certo la Villa Martinengo, eretta introno al ’500, proprio davanti a Montisola. E’ formata da un’ala composta da rustici e da un corpo centrale su due piani, dedicato alla “signoria”; le finestre sono simmetriche ai lati del portico che è sovrastato dalla loggia; la struttura poggia su colonne toscane e architravi in pietra di Sarnico; la facciata di stile rinascimentale è affacciata sul lago, il che contribuisce ad illuminare vivamente gli affreschi del ’500 contenuti nella loggia. Di rilievo anche la chiesa Parrocchiale di S. Zenone, edificata tra il 1737 ed il 1754 ed ispirata al Duomo nuovo di Brescia. Tra le più belle chiese del circondario lacustre, presenta affreschi in stile barocco. Da notare la bellissima ed ariosa scalinata d’accesso in stile neoclassico di fine ’800, con la balaustra interamente in marmo. Molto caratteristica è l’isoletta di Loreto, che fa capolino proprio al centro del lago, di fronte al porto del paese, e che conserva un attrezzato castello racchiuso in un bellissimo parco-giardino. Anche qui, come in altri paesi della costa, un grande significato storico lo possiede l’Antica Via Valeriana (molto probabilmente di origine romana), che costituì per millenni il passaggio obbligato verso nord e verso la Valtrompia.

Como: le 10 destinazioni più turistiche nel 2019

La Lombardia è il motore economico d’Italia ma ciò non toglie che sia un affascinante meta turistica da esplorare, del resto ha tutto tranne il mare.   Può riservare piacevolissime sorprese, soprattutto nei suoi angoletti nascosti, ricchi di quegli scorci che solo loro sanno regalare.  Affiora in ogni dove una storia antichissima, luoghi d’arte di insuperabile bellezza e paesaggi incantevoli: fertili pianure con grandi fiumi e golene, montagne alte anche più di 4000 metri con eccellenti piste sciistiche, aree protette (gioielli dichiarati patrimonio dell’Umanità dall’Unesco), laghi famosi in tutto il mondo come il fantastico lago di Como.   “Niente nell’universo può essere paragonato al fascino di questi giorni brucianti d’estate passati su questo lago […] quello di Como così voluttuoso, quello che va verso Lecco così pieno di austerità: aspetti sublimi e graziosi.”    Nella celebre “Certosa di Parma”, Stendhal descrisse così il lago di Como, tanto ne restò incantato. E – in tutta franchezza – non si stenta a dar lui torto.Ammirarlo dalle verdi colline del triangolo lariano è un’occasione imperdibile che vi farà ritornare, speranzosi di poter riassaporare questa fantastica terra.  Intorno al lago ci sono splendidi borghi, località ideali per una gita fuori porta non solo d’estate perché la sua magia è presente in tutti i giorni dell’anno.Giardini, boschi, insenature e vallate, azzurro del lago e verde della vegetazione, ville di pregio e borghi medievali: il lago di Como è una delle meraviglie dell’Italia settentrionale. Di più: è una delle meraviglie del mondo, meta, da tantissimi anni ormai, di un turismo internazionale con numeri da capogiro. Ma vi siete mai chiesti quali sono le città comasche più visitate nel 2019? Vi presentiamo la graduatoria stilata sulla base dei dati ufficiali dell’ISTAT inerenti alle presenze turistiche nel 2019, riferiti ai soli esercizi alberghieri e non alberghieri, con l’esclusione della categoria “altri alloggi privati’’.  - (Ph Ig: @ste.cile) 

Sirmione

Una rocca del Duecento. Una trama di strette viuzze. Le terme. Sul Lago di Garda, Sirmione è un intreccio di storia e bellezza
Sirmione, Lago di Garda

VERSO IL LAGO MAGGIORE

Partendo da Boffalora raggiungerete la prima tappa: Bernate Ticino, questo borgo si erge sul Naviglio Grande, nel centro storico sarà possibile visitare la Chiesa di San Giorgio e dietro di essa il Palazzo Visconti, parte residenziale della canonica. A cinque minuti di pedalata troverete la Lanca di Bernate, un'area protetta particolarmente ricca di fauna e flora, tappa obbligatoria, il Calendario Celtico, scoprirete l'albero che corrisponde al vostro segno zodiacale e le sue caratteristiche. Proseguendo il percorso, passerete Castelletto dove potrete ammirare la storica Villa Clerici, proseguendo arriverete a Turbigo, qui potrete percorrere il Ponte Tibetano, chiamato anche Ponte dei Tre Salti (nome della località in cui Vi trovate) potrete percorrere i suoi 70 metri portando a meno la bicicletta ed immergervi poi nel parco del Ticino. Tornati in sella alla Vostra bici arriverete nel Varesotto e scoprirete Tornavento, il paese natale del Naviglio Grande, ha la peculiarità di avere un bellissimo belvedere in Piazza Parravicino da cui ammirare la valle del Ticino incorniciata dalle Alpi. Non è difficile osservare il Monte Rosa e nelle giornate più limpide si riesce a scorgere anche il Monviso. Continuate il percorso ed arriverete a Vizzola Ticino, fu sede dell'industria aeronautica, infatti i capannoni delle Officine Caproni ora ospitano il Parco Museo di Volandia. Tappa raccomandata è la Centrale Idroelettrica, inaugurata nei primi del '900, la centrale si rende molto suggestiva per la sua architettura e gli scivoli d'acqua. Passando per Golasecca arriverete a Sesto  Calende, il borgo si trova al capo meridionale del Lago Maggiore, dove il Ticino riprende il suo cammino verso il Po, potrete passeggiare lungo l’alzaia e godervi il paesaggio.

Terra e lago. Iseo e Montisola

Una giornata dedicata al Sebino. Visita guidata alla cittadina di Iseo e passeggiata naturalistica a Montisola fra le frazioni di Sensole e Peschiera Maraglio.

Visita e degustazione al Castello di Luzzano

L' Azienda vitivinicola Castello di Luzzano è un luogo storico dove il vino e i vigneti sono il filo conduttore di tutta la visita.

Proserpio, incorniciato dai monti

Una passeggiata nel centro storico di Proserpio porta alla scoperta dell’antico culto delle acque, di luoghi di devozione e ville storiche.
Proserpio visto da lontano.

Itinerario dell'Oca

Una bella giornata all'insegna del cicloescursionismo adatto a tutti, grandi e piccini, immersi nel paesaggio rurale della Lomellina.
Un tour tra le campagne della Lomellina

Castana

Paese dell'Oltrepò orientale il cui nome trae origine dai castagneti che probabilmente caratterizzavano le colline circostanti. Noto nell'antichità come castrum castanae [letteralmente centro (fortificato) delle castagne], Castana, nella carta della regione compilata dallo storico ottocentesco Severino Capsoni, era già citato in epoca romana come ad Castanem. Ubicato a 25 chilometri dal capoluogo provinciale, Castana è un piccolo paese rurale che si estende tra la Val Versa e la Valle Scuropasso, a poco meno di 300 metri di quota.Al centro dell'abitato si trovano i resti del castello di origine medioevale che, edificato su un'altura in posizione dominante sulla valle, fece di Castana un importante nucleo strategico. Costruito probabilmente dai monaci pavesi di S. Bartolomeo in Strada, il borgo fu protagonista di alterne vicende nel corso dei secoli. Nel 1200, epoca in cui Castana era costituita da una fortificazione attorno alla quale sorgevano poche case con il tetto di paglia (come testimonierebbe un documento storico risalente a quel periodo), venne devastato dai combattimenti fra cremonesi e dai piacentini in lotta con il marchese del Monferrato rifugiatosi fra le sue mura. Durante gli scontri il castello venne dato alle fiamme. Nel 1531 Castana era parte del feudo di Broni, retto dai Beccarla, all'estinzione dei quali, passò alla famiglia Borromeo e successivamente ai casati degli Arrigoni e dei Pallavicino.Da borgo medioevale a rinomato centro vinicolo il passo non fu così breve; certo è che attualmente Castana è molto più nota per le sue pregiate produzioni vinicole che per i suoi, se pur interessanti, aspetti storico-artistici.Sono frutto dei suoi vigneti gli ottimi vini rossi quali Barbera, Bonarda, Buttafuoco, Rosso Oltrepò, e Sangue di Giuda Da vedere Meta di chi cerca buon vino e refrigerio, soprattutto nel periodo estivo, Castana vanta, oltre all’antico maniero, che venne nuovamente eretto nel 1700 e poi trasformato in palazzo signorile dagli allora proprietari (i signori Pallavicini Trivulzio), anche una parrocchiale. Di datazione ottocentesca, la chiesa di S. Andrea, oggi a tre navate (la pianta originale ne prevedeva una sola), conserva pregevoli dipinti e il ricordo di un curioso campanile storto, fatto poi abbattere per motivi di sicurezza e sostituito con uno "dritto". Fonte; Unione di Comuni Lombarda Prima Collina

Il Castello di Cernusco e il suo sistema culturale

Passeggiata culturale nel "cuore" di Cernusco Lombardone (Lc)