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Museo della Stampa

Allestito all’interno della cosiddetta Casa degli Stampatori a Soncino, il museo espone torchi, compositoi e casse tipografiche
Museo della Stampa, Musei Cremona

Chiesa di San Nicolò

Si trova piuttosto defilata dall'effettivo centro del paese. L'aspetto esterno dell'edificio è il risultato, così come l'interno, di una continua rielaborazione della struttura per venire incontro all'accrescimento demografico che ha caratterizzato il paese nei secoli scorsi. L'edifico ha dovuto adattarsi ad un impianto urbanistico che non aveva previsto la sua espansione, per tanto la Chiesa di San Nicolò presenta l'anomalia dell'ingresso principale sul lato maggiore, quello che si affaccia sul corso. Dagli inizi dell'800 l'ingresso più usato è infatti quello provvisto di una scalinata che dà sulla "contrada", la via principale del borgo: questo perchè dopo la soppressione del convento di San Bernardino, l'edificio è stato allungato di una campana, riducendo così lo spazio della piazzetta antistante la facciata.

La Basilica di San Sigismondo e della Maria Assunta

Al centro del paese, nella piazza dove convergono tutte le vie del borgo antico, sorge la Basilica di Santa Maria Assunta e San Sigismondo.  Di sicuro interesse per il visitatore è, all'esterno della chiesa, l'abside maggiore. Le finestre strombate, gli archetti, il tetto a ventaglio creano un alternarsi di linee chiare e di solchi oscuri e grigi. Verso l'alto la semicircolarità della costruzione è coronata dall'agile disegno della loggetta fino al ricamo conclusivo degli archetti pensili bordati da un'elegante dentellatura. Qui siamo di fronte a un'abside di rara bellezza che, insieme agli altri elementi sopra descritti, rendono la basilica di Rivolta d'Adda un monumento tra i più straordinari dell'arte romanica lombarda.

Il Museo della Stampa

Allestito all’interno della cosiddetta Casa degli Stampatori a Soncino, il museo espone torchi, compositoi e casse tipografiche

La chiesa della Trinità

La chiesa sorge sul tracciato delle antiche mura del borgo e in origine era dedicata a San Pietro martire, edificata nel 1263. La chiesa nella sua forma attuale è del 1644 ed è dovuta ai Confratelli della Scuola della Trinità, succeduti a quelli di S. Pietro martire . L'edificio presenta un aspetto rinascimentale, l'interno è a una sola navata con quattro altari, due per parte. Conserva una tela di Stefano Lambri, Crocifissione con san Domenico e la Maddalena, del 1626. Il quadro è collocato nell'abside che dovrebbe essere la sua ubicazione originaria. A seguito del terremoto del 2012 la chiesa è stata interessata da interventi di restauro, ultimati nel dicembre 2015, che hanno riguardato il consolidamento dell'intero edificio, il rifacimento della copertura ed il restauro della facciata, dove sono tornati leggibili gli affreschi delle metope e delle nicchie inferiori.                                                                                                                                    Fonte: Castelleone Antiquaria

Raccolta d'Arte Lamberti

A Codogno ospita 122 opere tra dipinti, acquerelli, disegni, sculture, che vanno dal XVI secolo ai nostri giorni
Raccolta d'Arte Lamberti, Musei Lodi

Un viaggio in Bassa Valtellina tra vigneti, contrade e palazzi storici

La Valtellina che non ci si aspetta sorprende con la sua storia, le sue coltivazioni e gli eventi enogastronomici

Varese centro storico

Il borgo antico di Varese è caratteristico per i suoi vecchi portici lungo i quali sin dai tempi più antichi si sviluppa la vita commerciale della città. Passeggiare alzando di tanto in tanto lo sguardo fa scoprire le tracce architettoniche del vecchio agglomerato intorno al quale girava tutta la vita del paese. La struttura delle case prevedeva al piano terra la bottega, sotto al portico per riparare dalla pioggia, al piano superiore l’abitazione e sull’altro lato giardini e piccoli orti ad uso familiare. Di notevole impatto scenografico la piazzetta del Podestà con il monumento al Garibaldino, il palazzo del Pretorio e palazzo Biumi ("Broletto"), la Basilica di San Vittore con la Torre Campanaria. Al termine del corso pedonale si trova il Chiostro di Sant'Antonino costruito a partire dal 1599. Poco più in là una serie di baretti che da metà settimana si animano fino a tarda notte per la "movida" varesina.  

Castelli, vigne e laghi attraverso le colline moreniche

Dalla congiunzione tra il fiume Ticino a Sesto Calende e il Lago Maggiore si risale attraverso il masso erratico più famoso della provincia di Varese e attraverso le colline moreniche si giunge a uno dei belvedere più suggestivi sulla Rocca di Angera con lo sfondo della catena del Monte Rosa.   Si prosegue per borghi fino al Parco Golfo della Quassa e Sasso Cavallaccio direttamente sul Lago Maggiore. Costeggiando il lago si continua fino a salire in cima al Monte S.Quirico dove si potranno ammirare scorci fantastici su lago, Rocca e Alpi.Attraverso vigne e oasi si fa rientro al punto di partenza attraverso una comoda ciclabile. Punti di interesse: Sass di Preja Buia belvedere di Taino lavatoi di Capronno Lago Maggiore Parco Golfo della Quassa Sasso Cavallaccio Monte S.Quirico con la sua chiesetta Rocca di Angera, Oasi della Bruschera BICICLETTA CONSIGLIATA: E-Bike MTB
Castelli, vigne e laghi attraverso le colline moreniche

Le torri di Predore

Gli edifici fortificati di Predore furono costruiti sia nella zona collinare del borgo, sia a ridosso del lago, delineando in questo modo diverse postazioni di controllo in paese: tale distribuzione è analoga a quella di altri paesi rivieraschi (Riva di Solto, Lovere e Sarnico). Le fonti della fine del Trecento tramandano la presenza di una porta de Predorio, che faceva parte dell’antica cinta muraria atta a difendere l’intero abitato su tre lati (lasciando libero il fronte lago). L’edificio di difesa dislocato sul lago, che ancora oggi costituisce il simbolo del borgo medievale, è la cosiddetta Torre dimezzata dei Foresti: conservata solo metà per tutta l’altezza originaria (26 m) è ben visibile pur essendo all’interno di Villa Lanza (di proprietà privata) edificata nel Quattrocento come dimora signorile. La torre fu costruita con conci calcarei e ceppo in fondazione (6,40 m per lato). L’alzato è in blocchi in calcarei bianchi e grigi; nelle murature si aprono feritoie per le armi. All’ultimo piano la torre è dotata di finestre ad arco per l’avvistamento, e alla sommità conserva due dei quattro merli su cui si impostava il tetto ligneo di copertura. La presenza di un’alternanza cromatica grazie ai conci bianchi e grigi e le tipologie di aperture conservate consentono di datare l’edificio al XIII secolo. Inizialmente identificata con la torre di Omicidemo Foresti distrutta dai Ghibellini nel 1404, la Torre dimezzata porta con sé la leggenda della comproprietà di due fratelli Foresti, uno guelfo e l’altro ghibellino: secondo la tradizione, l’edificio sarebbe stato smontato da uno dei due per fare dispetto all’altro. La conservazione della metà dell’edificio originario fa escludere l’ipotesi di cedimento delle fondazioni, ma è da ricondurre, piuttosto, ad un’opera di smontaggio intenzionale da parte di maestranze specializzate per palesare, a tutto il borgo e a chi giungeva via lago, la sconfitta dei proprietari. Casi analoghi sono attestati anche a Sarnico, a Cividate Camuno e a Grone (in Val Cavallina). Spostandosi nella parte alta di Predore, lungo il pendio della collina, in località Montelina sorgeva il castello (di cui rimane traccia nel toponimo via Castello), citato nelle notizie ottocentesche di “Castello Castelli” per la distruzione di una torre (nel 1404). Il complesso fu eretto nella parte sommitale dell’abitato con finalità di controllo del borgo e come rifugio per i signori e la popolazione in caso di pericolo. Ne restano oggi visibili (entro proprietà privata in via Anfossi), i resti di una torre sopra un poggio spianato artificialmente: la struttura, realizzata nel XIII secolo in bozze calcaree riquadrate, fu parzialmente ricostruita come si vede dal differente materiale impiegato nell’alzato. All’inizio del secolo scorso era attestato anche l’accesso di una cinta muraria (oggi non più visibile) che circondava l’abitato: le mura seguivano a ovest il corso del torrente Rino impiegato come fossato, e si estendevano a est fino alla contrada Carrobbio. Qui si trova la cosiddetta “Torre Polveriera” (in via Carrobbio): la casa-torre, successivamente adibita a polveriera, si conserva per oltre 7 m di altezza, ed è realizzata in grossi blocchi calcarei disposti in corsi orizzontali. Al piano terra si apre una porta archivoltata con conci pentagonali, ai lati della quale si trovano una stretta finestra rettangolare e una feritoia, mentre al secondo piano una finestra archivoltata e un’altra feritoia. L’edificio fu distrutto in altezza e fu affiancato da un muro di cinta che oggi circonda la proprietà, per poi essere successivamente ricostruito nella parte alta, riutilizzando le pietre originarie e blocchi di travertino.   Federica Matteoni
Torri di Predore

Torre Civica a Lovere

Piazza V. Emanuele II nel Medioevo era il luogo centrale dell’abitato di Lovere; in essa confluiscono tutte le vie piccole e strette del borgo medievale. Era caratterizzata dalla presenza del palazzo podestarile e dalla torre civica, edifici pubblici di origine medievale che per centinaia di anni hanno ospitato la sede comunale e le magistrature loveresi (tribunale e carceri). Nella piazza, centro di molte attività notarili, si trovava la gogna e venivano eseguite le sentenze, anche capitali. Era inoltre il centro in cui si svolgevano fiorenti commerci, in particolare di sostanze connesse con la produzione dei panni lana attività in cui Lovere nel Rinascimento eccelleva. Oggi sulla torre civica (alta circa 28 metri) si osservano alcuni affreschi richiamanti le diverse signorie che hanno dominato la cittadina, tra cui spicca un affresco con il leone, simbolo del dominio veneto, recante la data 1442. Nel percorso di risalita verso l’alto, non solo nello spazio, ma anche nel tempo, il visitatore può trovare e conoscere le 12 Ore/Ere di Lovere, le Ore che hanno contraddistinto la storia della cittadina, ed alla sommità, finalmente, scoprire la Lovere contemporanea.
Torre Civica, Lovere - ph: cadei - visitlakeiseo

Castello dei Conti Calepio

Il Castello domina la Valle dell'Oglio e il suggestivo borgo fortificato di Calepio. La struttura originaria voluta dal conte Trussardo Calepio, nel 1430 circa, è situata in un’area strategicamente significativa e vide le gesta del condottiero Trussardo nella guerra tra milanesi e veneziani. Per i meriti a favore della Repubblica di Venezia, con la quale si era schierato, il conte Trussardo ricevette il possesso feudale del territorio che ancora oggi porta il suo nome: Valle Calepio. Il figlio di Trussardo, Ambrogio da Calepio, darà alle stampe nel 1502 il famoso dizionario detto “Calepino”. Nel tempo il maniero venne trasformato da guarnigione militare in elegante residenza signorile di cui si conservano stanze decorate con apprezzabili opere pittoriche e pregevoli stucchi a cui hanno lavorato importanti artisti dell’epoca. Inoltre la dimora si affaccia sul fiume con un bel terrazzo-giardino all’italiana da cui si gode un magnifico panorama. Ulteriori cambiamenti fecero del castello, per molti anni, un istituto benefico. La missione sociale prosegue ancora oggi grazie alla prestigiosa Fondazione Conti Calepio.
Castello dei Conti Calepio - ph: visitlakeiseo