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Lombardia, Ciak! Si gira
Città, laghi e paesaggi protagonisti di grandi film. Grandi produzioni e film d’essai. Ciak! Si gira: per la Lombardia cinematografica
L’immaginario cinematografico ha da anni conquistato i paesaggi lombardi. Non si contano le innumerevoli ambientazioni milanesi.
Ma altrettanto frequenti e significativi sono gli scenari provinciali, quelli più domestici e dimessi, quelli aristocratici ed esclusivi delle grandi dimore storiche sui laghi. Iniziano proprio da qui, dalle ville di delizia divenute location di celebri film.
Nel 1932 lo storico Grand Hotel di Tremezzo ha dato il titolo a una pellicola americana girata da Edmond Goulding, con protagonisti gli allora divi del cinema hollywoodiano Greta Garbo, John Barrymore e Joan Crawford. Dieci anni dopo, nel 1942, nell’atmosfera un po’ cupa della Villa Pliniana, a Torno sul Lago di Como, Mario Soldati girò “Malombra”, tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro.
Ma è nel 2002, quando George Lucas scelse di ambientare nella Villa del Balbianello a Lenno (oggi di proprietà FAI) la famosa scena del bacio tra Anakin Skywalker e la principessa Amidala nel secondo episodio di Guerre Stellari, che le location presso le ville lariane diventano spesso una tappa obbligata delle grandi produzioni cinematografiche internazionali.
Il Lago di Como è rappresentato in numerose scene della super produzione di “Ocean Twelwe” (2004), di Steven Soderbergh con Brad Pitt, Matt Damon, Julia Roberts e Catherine Zeta Jones, tutti ospitati, durante le riprese, nella Villa Oleandra a Laglio, di proprietà del collega George Clooney. Le ville di Cernobbio ritornano in “La partita” (2001) di Marleen Gorris, con John Turturro ed Emily Watson, ambientata a Villa Erba, e in “L’ombra del sospetto” (2008) di Richard Eyre, con Liam Neeson, Laura Linney e Antonio Banderas, con lo sfondo di Villa d’Este.
Ma già nel 1984 Sergio Leone aveva girato alcune scene di “C’era una volta in America” presso la Villa Melzi d’Eril di Bellagio, panorami che hanno incantato anche Robert De Niro. Il bel borgo lacustre di Varenna e la vicina Villa Monastero fanno da sfondo alla storia dello stralunato “Uomo d’acqua dolce”, diretto e interpretato nel 1996 da Antonio Albanese. Di due anni prima, del 1994, è “Come due coccodrilli”, la delicata commedia, in gran parte ambientata in provincia di Lecco nel villaggio di Lierna, del regista Giacomo Campiotti, con Giancarlo Giannini, Fabrizio Bentivoglio e Valeria Golino.
Il centro storico di Pavia, invece, con le sue torri, i cortili della sua Università e il suo ponte coperto, ha fatto da sfondo alla riduzione cinematografica del racconto di Nikolaj Gogol “Il cappotto” (1952) di Alberto Lattuada, con Renato Rascel. A Pavia sono stati ambientati anche “Paura e amore” (1988), altra riduzione di un testo letterario, “Le tre sorelle di Anton Cechov”, per la regia di Margarethe Von Trotta, con Fanny Ardant, Greta Scacchi e Valeria Golino e il mélo “Fantasma d’amore” (1981) di Dino Risi, con Marcello Mastroianni e Romy Schneider.
Poco lontano di lì, nei boschi e le cascine del Ticino, sempre Mastroianni con Sofia Loren ha recitato ne “I girasoli” (1970) di Vittorio De Sica, con alcune scene girate sul ponte di barche di Bereguardo. Un altro ponte di barche, quello di Torre d’Oglio, nel Mantovano, compare in alcune scene del film “Radiofreccia” (1998) di Luciano Ligabue.
Il centro di Cremona, con il Duomo, il Torrazzo e il Broletto, torna nelle scene de “La febbre” (2004) di Alessandro D’Alatri, con Fabio Volo e Valeria Solarino, e in “La cura del gorilla” (2006), del regista e scrittore Sandrone Dazieri. Nel Castello di Mantova, e per alcune scene, anche in quello di Soncino, è ambientato “Il mestiere delle armi” (2001) di Ermanno Olmi.
Nel 2009 ancora Ermanno Olmi dedica agli storici vigneti della Valtellina e alle sue cantine un intenso documentario, “Rupi di Vino”. La drammaticamente singolare figura di Antonia Pozzi, poetessa e fotografa milanese, morta suicida nel 1938, ha ispirato due documentari (“Poesia che mi guardi”, 2009; “Il cielo in me”, 2014) e un film biografico (“Antonia”, 2016) che hanno come scenario la Valsassina, e in particolare il paese di Pasturo, dove la famiglia della Pozzi aveva una residenza estiva.