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Fra Roccoli e Faggi d'Imagna

La partenza avviene da Blello, il più piccolo comune della Bergamasca, con soli 107 abitanti.   Aggirato il Municipio giungiamo al parcheggio della Chiesa Parrocchiale (950 m), che sorge sul cocuzzolo del Monte Faggio e poi via verso il vicino cimitero (CAI 592 E). Percorse poche decine di metri, lasciamo la stradetta per imboccare, a sinistra, un sentierino che porta a Curnino Alto (1.020 m). Transitiamo sul retro della lunga cascina, calcando la strada forestale che si alza verso il bosco. Da qui arriviamo alla Bocchetta di Piazzacava e al grande roccolo Berizzi (1.146 m, 1 h dalla partenza). Si continua seguendo il segnavia 571 che diparte in salita dopo i muraglioni del roccolo.Alternando passaggi nella fitta faggeta a tratti sulla cresta che si affaccia su Gerosa e l’alta Val Brembilla, si supera l’appostamento venatorio delle “Demele” (le gemelle) per giungere ai famosi Tre Faggi, annunciati da quell’inconsueta santella di fattura celtica (1.393 m dalla partenza). Da qui si scende la gradinata fra le baite e si continua in diagonale sul tracciolino che volge verso il nucleo di baite sottostanti. Giunti alla cascina di Pralongone, si continua per la stradetta che si abbassa e porta al “silter” (1.308 m), edificio in pietra deputato alla stagionatura e conservazione del formaggio. Ci abbassiamo sempre in direzione di Fuipiano sul segnavia CAI 579 A, sino a incontrare un bivio dove prendiamo la stradetta sbarrata a sinistra e ci si riporta verso levante. Dopo circa 30 minuti si giunge a una cascina e alla stradetta asfaltata, dove si piega a sinistra in salita. Questa termina nei pressi dell’ultimo villino; noi pieghiamo a destra per la forestale di Piazzacava e proseguiamo sino a incontrare uno slargo e a destra un tracciolino che in piano ci riporta al Roccolo Berizzi (1 h 45’ dai Tre Faggi). Ora si è di nuovo sul 571 e si ritorna al bivio sopra Blello. Si piega a sinistra e si arriva al bivio del pascolo di Curnino Alto, dove fa bella vista di sé la catena montuosa formata dai monti Foldone, Sornadello e Castel Regina. Ancora poco ed eccoci alla Chiesa di Blello. Per ulteriori dettagli: CAI Valle Imagna - tel. 035 852931
Fra Roccoli e Faggi d'Imagna

Ciclabile della Valle Brembana

La ciclabile della Val Brembana, da Zogno arriva a Piazza Brembana per un totale di 23 km, ripercorrendo quasi completamente l’ex sedime della ferrovia della valle Brembana.     Caratterizzata da bellissime gallerie illuminate e scavate direttamente nella roccia, è quasi completamente asfaltata e quindi percorribile anche con bici da strada. Ben segnalata è molto bella da percorrere visto la frescura della parte alta della valle, una ciclabile rilassante e alla portata di tutti. La partenza avviene a Zogno e da subito corre parallela al fiume Brembo, dove si incontra la prima delle stazioni del treno che cento anni fa collegava la valle alla città.Sulla sponda opposta si trova la nota fabbrica di bibite San Pellegrino e dopo qualche minuto si raggiunge l’antica stazione del paese, dove è possibile ammirare il Grand Hotel e lo storico Casinò, realizzati in perfetto stile liberty. Superata una centrale idroelettrica e diverse gallerie si raggiunge la località di San Giovanni Bianco, dove troviamo le indicazioni per la casa natale di Arlecchino. La pista sale lievemente, e a valle si può notare la centrale idroelettrica che in passato alimentava la linea ferroviaria, quindi dopo diverse suggestive gallerie illuminate si raggiunge velocemente le abitazioni di Camerata tra gli orridi e l'instancabile fiume Brembo.Poco più avanti si riprende la pista ciclabile che sale a sinistra, e si cambia sponda del fiume attraverso un ponte in acciaio. Si ritorna così sulla sponda orografica destra del Brembo grazie ad un antico ponte in pietra con la tipica forma a schiena d’asino.La pista prosegue infine in mezzo ai campi con un’ampia curva a sinistra e l’ultima galleria raggiunge Piazza Brembana e quindi l’arrivo di questa meravigliosa ciclabile. Per ulteriori dettagli visita il sito: ValleSerianaBike
Ciclabile della Valle Brembana

Al Rifugio Monte Poieto, tra due valli

Per scavalcare il Monte Poieto saliamo da Cantul, passando per la Corrugare, nota palestra d’arrampicata. Un accesso facile e praticabile che consente la visita al mondo dolomitico della Cornagera. Raggiunto Selvino posto sull'altopiano che sovrasta la Val Seriana in provincia di Bergamo, si parcheggia nei pressi della bidonvia del Monte Poieto che parte a sud di Aviatico, proprio come la via Cornagera che imbocchiamo subito in salita. Dopo 100 metri, a un trivio, seguiamo il ramo di centro. Dopo poco, la via si restringe a sentiero che sale nel bosco in direzione levante. In meno di mezz’ora si è alla base dei ghiaioni che cingono i quattro principali torrioni di roccia calcarea della nota Cornagera. Si risale tale pendio stando al limitar del bosco e in breve si è alla base delle guglie. Si prosegue salendo per entrare nel “labirinto”. Verso il limite settentrionale del labirinto, troviamo l’indicazione “Buca della Carolina”, e qui ci caliamo. Questa fessura prende a stringersi al punto che ci passa al massimo una taglia 56/58. Si passa sul sentiero che, in salita, porta alla sommità del Monte Poieto, permettendoci di vedere dall’alto l’osservatorio astronomico di Ganda e il Monte Rena. Una piccola cappella e un grande albergo, con l’arrivo della bidonvia, presidiano la sommità e offrono al turista ogni confort. Si riparte affiancando il lato settentrionale del rifugio Monte Poieto, seguendo il segnavia CAI 519 per il Monte Succhiello. Su stradetta sterrata ci si cala nel bosco sino a una radura, poi si segue il sentiero marcato che si abbassa nella faggeta. Eccoci nel bosco di faggi. Dopo una ventina di minuti arriviamo all’incrocio con la cementata che sale da Aviatico. Non scendiamo subito, ma pieghiamo a destra e, in discesa, arriviamo al laghetto della Forca. In stagione, nel centro della pozza, crescono “quasi spontanee” colorate ninfee che ingentiliscono l’ambiente. Ancora in discesa su cementata si giunge su via Alben e all’abitato. Non ci rimane che raggiungere per strada provinciale il parcheggio alla bidonvia. - Ph: Margherita Pelizzari
Al Rifugio Monte Poieto, tra due valli

L'abbraccio al Corno Branchino

La partenza avviene a circa un chilometro a monte di Valcanale, frazione di Ardesio, laddove, superato l’elegante laghetto, la strada compie una curva e, poco oltre il ponte, è sbarrata.   Si imbocca, verso destra, l’evidente stradetta (segnavia CAI 220) che si snoda in una luminosa pineta con squarci sulle cime di Fop e di Valmora. A 1.292 metri si incontra la Baita Pianscuri. Sempre su stradetta, si sale fino a trovare sulla destra, in prossimità di una curva, una sorgente d’acqua fresca (1.350 m circa); ancora qualche minuto di salita e poi si sbuca nella conca del Rifugio Alpe Corte (1.410 m, 45’ dalla partenza). Lasciato il rifugio riprendiamo la stradetta per il Passo/Lago Branchino (CAI 218) che porta all’alpeggio di Neel. Si tocca la baita bassa, siamo su un terrazzo panoramico sul gruppo dell’Arera da una parte e sull’intera valle dall’altra. Si prosegue sulla stradetta che ricalca anche il “Sentiero delle Farfalle” e, in breve, si è alla Malga di Neel di Mezzo dove si possono acquistare formaggi di monte. La salita continua: a monte abbiamo i fioriti pendii del Corno e, di fronte, il Rifugio che, in breve, raggiungiamo (1.796 m, 1 h 15’ dall’Alpe Corte). Ristorati, eccoci al laghetto e, poco più sopra, al Passo di Branchino. Il giro continua scendendo per praterie sino ad avvicinarsi alle crepe e caverne del Corno di Branchino, dove fuoriescono acqua e flussi d’aria ristoratori. Raggiungiamo le Baite di Mezzeno (1.600 m, 45’ dal Passo), poi si riparte per il Passo di Marogella, percorrendo la stradetta d’accesso sino al ponticello, poi saliamo a destra (vedi indicazioni CAI 270 A).Per pascoli, con una lunga diagonale, si prende quota. Giunti al Passo di Marogella (1.896 m), si apre l’Alta Valle della Corte. La discesa è disagevole e ripida per almeno mezz’ora, poi, una volta nel bosco, tutto torna nella norma e, giunti all’incrocio con il CAI 216 ci si può rilassare. In breve si è al rifugio e in mezz’ora si è al parcheggio.
L'abbraccio al Corno Branchino

Val Grande tra colorati larici e cervi in amore

La Val Grande, ha un incredibile valore paesaggistico e naturalistico, più di 10 chilometri tra larici e cespugli di rododendro.   I colori dei larici in autunno sono uno degli elementi più belli e spettacolari della montagna in particolar modo quando il sole filtra tra le ombre del bosco e lascia il camminatore a bocca aperta davanti alla varietà cromatica di questi affascinati alberi. Il bosco di larici diventa quinta naturale di questo paesaggio montano, il verde intenso estivo muta nel giallo sfumato d'arancio portandoci così in autunno. Proprio in questa zona, l'itinerario proposto ci guida alla scoperta del Bivacco Saverio Occhi, situato al «Plas de l’Asen» a 2.047 metri di quota sulle tracce del re del bosco: il cervo. Si parcheggia l’auto dopo l’abitato di Grano, frazione di Vezza d’Oglio, ci si incammina lungo una larga mulattiera e al bivio si mantiene la destra continuando tra pascoli, cascine e fitti boschi. Un ponticello in legno sul Torrente Val Paraolo ci attende, proseguendo successivamente sulla strada che sale dalla Località Tù.Qui si incontra la favolosa Locanda Val Grande, che offre la possibilità di gustare deliziosi piatti tipici a base di prodotti locali, in un affascinante ambiente in cui cascine e pascoli si alternano a lariceti secolari di incredibile bellezza. Si supera il «Put di Brofà» e all’uscita dal bosco ed ecco davanti ai nostri occhi la Cappella di Carèt, qui il paesaggio si apre e il freschissimo Torrente Val Grande scorre accompagnando la nostra escursione. È già possibile sentire i primi bramiti dei cervi che riecheggiano nella valle.Proprio dalla Malga Val Grande questi stupendi animali sono visibili sui versanti delle montagne attorno. È importante avere un binocolo per poterli osservare meglio. Il bivacco, con 43 posti letto, si trova a circa 30 minuti dalla malga. Una volta ricaricate le energie si può ripercorrere il tracciato tornando al punto di partenza. Per ascoltare e osservare i cervi in amore, dalla Casa del Parco di Vezza, da metà settembre a metà ottobre, le guide del Parco dell'Adamello propongono escursioni di gruppo nella Val Grande e per i non camminatori organizzano degli "apericervo" presso l'Area Faunistica di Pezzo, tutte le info su www.alternativaambiente.com
Val Grande tra colorati larici e cervi in amore

Lungo la via sacra a Campo dei Fiori

Il punto di partenza della nostra camminata è la piazzetta poco sotto la Località Prima Cappella del Sacro Monte che si raggiunge con l'autobus urbano della linea C fermata antistante la stazione ferroviaria di Varese.   Si risale la Via Sacra su acciottolato fino ad arrivare al Borgo di Santa Maria del Monte e al Santuario della Madonna Assunta. Proseguiamo oltre, tra strette viuzze, raggiungendo Piazza Pogliaghi, capolinea dei mezzi pubblici, e a nord di quest’ultimo, dopo poche decine di metri continuiamo, entrando nel bosco, sul sentiero numero 1 del Parco Regionale Campo dei Fiori. Arrivati al valico delle Pizzelle pieghiamo a sinistra e saliamo fino a ciò che resta della funicolare abbandonata del Sacro Monte e del Grand Hotel. Poco sopra è raggiungibile, lungo il vialetto dei cippi commemorativi dei Caduti delle varie Armi dell’Esercito italiano, il Monte Tre Croci. Il nostro itinerario scende ora sulla strada asfaltata e, seguendo le indicazioni per la Cittadella di Scienze della Natura, risale al panoramicissimo piazzale Belvedere, dove si trova il cancello di ingresso alla cittadella e alla strada verso l’osservatorio.Dal piazzale ci incamminiamo, attraverso un bosco di conifere, sulla sterrata del forte di Orino, testimonianza della Grande guerra, che taglia orizzontalmente il versante sud del monte. Affacciati sulla pianura incontriamo in successione i sentieri 12, 11 e 13 e arriviamo proprio alla punta di Orino. Si rientra, tornando sui propri passi fino al punto in cui i sentieri 11 e 13 intersecano la strada militare. Si perde quota in direzione di Comerio e Gavirate. A circa metà discesa i tracciati si dividono e restiamo sull’11, che conduce a Comerio. Dopo un tratto verso est, sul sentiero 10 che collega Velate, frazione di Varese, a Orino, torniamo sull’11 e arriviamo a Chignolo, frazione di Comerio. Riecco la strada asfaltata, lungo la quale, dopo aver attraversato il centro di Comerio, raggiungiamo la stazione ferroviaria e da lì, con un treno locale, torniamo a Varese in poco più di dieci minuti. (Ph: paolo Ortelli)

La Valle San Martino dai colli di Palazzago

Proponiamo un itinerario facile, alla portata di tutti, che ci porta alla scoperta della Valle San Martino, sul confine con la Valle Imagna.   I recenti lavori di pulizia e di manutenzione del sentiero, uniti alle chiare identificazioni lungo tutto il tratto, rendono questo tracciato facilmente accessibile e percorribile a chiunque. È adatto ad adulti e bambini, ma anche agli appassionati della mountain bike. Il dislivello da affrontare è di circa 280 metri. Siamo nella frazione collinare di Gromlongo, a Palazzago (Bergamo), e dopo circa 200 metri dalla chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano si incontra un ampio pianoro verde dove si distingue una casa di color rosso mattone, adibita ad agriturismo. Qui si trova «Il Belvedere», che domina le colline della Valle San Martino ed è anche il punto di partenza per l’escursione. Ci addentriamo nel prato verde tenendo sempre la destra, costeggiano il ruscello Rienza. Dopo pochi metri incontriamo una piccola edicola con incisa una preghiera dedicata al viandante, un buon auspicio per chi va a esplorare il territorio. Subito dopo curviamo a destra, dove il sentiero sale leggermente per poi uscire sulla strada asfaltata. La attraversiamo tendendo la nostra sinistra e poi subito a destra dove la strada, dopo circa 300 metri, diventa sterrata e ci addentriamo nel bosco. Lì si incontra un bel sentiero in ciottolato, ora la pendenza diventa più sostenuta, ma soltanto per un breve tratto, per giungere al primo vigneto, dove si affaccia sul monte Linzone. C’è anche una casetta con una panchina di pietra.Proseguiamo sino a incontrare le indicazioni del sentiero Cai 861 in direzione Valmora. Sempre in salita, ma sul comodo sterrato, arriviamo in località Picco Alto dove converge anche la strada asfaltata che avevamo attraversato all’inizio. La vista cade sulla Valle Imagna e si distinguono la chiesetta di Brocchione, piccola frazione di Palazzago, e Roncola San Bernardo. Incontriamo la segnaletica del sentiero 861, ma curviamo a destra seguendo il bosco. Arrivati a un bivio e in prossimità di una piccola casetta teniamo la sinistra dove c’è un roccolo che domina dall’alto. Sempre diritti, arriviamo a una casa (civico 13) e curviamo a sinistra. Il sentiero scende e osserviamo le colline dalle quali siamo partiti, con in primo piano i vigneti della società agricola «Le Driadi» che ha recuperato la bellezza di questo territorio rimuovendo rovi e cespugli. Scendiamo verso il fondo della collina fino a incontrare una vecchia abitazione con un affresco della Madonna. Si vedono le colline di Pontida, facilmente raggiungibili da qui. Ancora per pochi minuti proseguiamo fino alla frazione Belvedere per concludere questo giro ad anello in poco più di un’ora.
La Valle San Martino dai colli di Palazzago

In bici da Como ad Albavilla

Venti chilometri complessivi di lunghezza e circa mille metri di dislivello positivo caratterizzano questo bellissimo tour della Dorsale, che costituisce uno degli itinerari più noti del Triangolo lariano, fattibile a ritmo serrato in 2 ore e 30 minuti, con pause e a passo turistico in 3-4 ore.   Partendo da Como, e più precisamente dalla storica piazza De Gasperi, usufruite della funicolare per trasportare le MTB a Brunate, a 715 metri d’altitudine.Successivamente imboccate la strada asfaltata in via Giacomo Scalini e, attraversando l’abitato, arriverete alla capanna Cao, sempre nel territorio di Brunate. La Capanna Cao è una splendida struttura, albergo e ristorante, inserita in un contesto paesaggistico e naturale superbo e ubicata in una posizione geografica impareggiabile. Da questo punto procedete sulla strada asfaltata davanti a voi seguendo il cartello con indicazione «Alle Baite». Nel complesso, nei primi 6 chilometri prevale l’asfalto e poi il percorso diventa una mulattiera acciottolata, comoda e con alcuni strappi importanti. Seguendo il cartello «Monte Boletto» arrivate fino alla baita Bondella, che dispone un'ampia terrazza panoramica, potendo godere del paesaggio, del sole e della cucina tipica in una cornice davvero piacevole. Continuate sul percorso numero 1, giungendo attraverso un sentiero molto agevole alla baita Boletto Fabrizio e in sella sul sentiero raggiungete la bocchetta di Molina; sempre dritto camminate verso il sentiero dei Faggi e quindi fino alla bocchetta di Lemna. Da questo punto proseguite in direzione del verdissimo monte Bolettone (1.317 m), facilmente riconoscibile ad occhio nudo per l'inconfondibile filare di abeti, che dalla cima scende verso valle. Passando dalla capanna Mara (comune di Erba), e transitando per il rifugio Cacciatori, si scende verso l’alpe Turati o alpe del Viceré, nel comune di Albavilla, località di villeggiatura e sito di notevole interesse geologicopaleontologico per via delle tante incantevoli grotte sparse nel territorio. Il tour termina proprio qui ad Albavilla. Si può fare rientro a Como su strada aperta al traffico (provinciale 37, per circa 10 km) transitando per Tavernerio.
In bici da Como ad Albavilla

Le due valli di Cima Piazzi

Questo anello, abbastanza impegnativo, vi farà percorrere e conoscere la Val Cardonè e la Val Lia: le due suggestive valli in cui è incastonata la Cima Piazzi, gruppo montuoso delle Alpi Retiche occidentali, situata nel comune di Valdidentro.   Con la macchina superate Bormio (Sondrio) e, dopo una decina di chilometri, arrivati alle porte di Isolaccia (comune di Valdidentro). Prima di attraversare il ponte sul torrente Viola però, svoltate a sinistra raggiungendo il campo sportivo, dove è possibile parcheggiare. Acquistando un ticket si può invece proseguire con l’auto fino in località Pian di Astele (1.661 m). Da questo punto inizia il percorso. Incamminandovi per una strada carrozzabile, oltrepassate la Madonna di Presedont (1.760 m), dove si può notare una graziosa cappelletta dedicata alla Madonna ed opera degli alpini.A un primo bivio continuate a destra, verso la meravigliosa val Cardonè, salendo fino alle baite omonime a 1.986 metri. Le indicazioni da seguire sono quelle per i bivacchi Ferrario e Cantoni.Lasciato alle vostre spalle il fitto bosco del Conte, attorno ai 2.200 metri, il sentiero piega a sinistra e giungerete in breve al bivacco Ferrario (2.350 m). Ci ritroviamo in una magnifica zona con una vista mozzafiato e ricca di laghetti e torrenti alimentati dallo scioglimento dei ghiacciai della Cima Piazzi. La segnaletica indica il bivacco Cantoni, che raggiungerete dopo aver salito una ripida pietraia ai piedi della parete nord della Cima Piazzi. Dopo una sosta per riprendere le energie, riprendete il tracciato e percorrendo un facile sentiero in cresta, ben indicato, ci si dirige verso la val Lia e l’alpe Boron. Una traversata panoramica vi regalerà emozioni forti in questo tratto, completamente immersi nella natura, per poi perdere decisamente quota fino all’alpeggio. Qualche difficoltà potrebbe essere incontrata nell’attraversare il torrente che immette alla piana attorno ai 2.115 metri. Meglio seguire le indicazioni di un sentiero che si innalza sulla sinistra portando a un ponticello. Superato il corso d’acqua si giunge all’alpe Boron (2.057 m) e all'omonimo alpeggio, una piccola perla nel mezzo di un ampio pianoro pascolivo con praterie cespugliate, dove pare che il tempo si sia fermato e in cui potrete concedervi dei momenti di relax. In circa 1 ora 40 minuti si torna al parcheggio dove è stata lasciata l’auto, finendo così questo bellissimo itinerario ad anello.
Le due valli di Cima Piazzi

A passeggio tra hotel e ville con meta Capanna Cao

Percorrendo questo itinerario si possono scoprire molte meraviglie inaspettate utilizzando mezzi di trasporto pubblico quali il treno e la funicolare, oltre alle proprie gambe naturalmente. Si lascia così a casa lo stress e ci si lascia abbracciare da panorami mozzafiato e luoghi pieni di storia. La stazione ferroviaria di Como Lago (205 m) di Trenord è raggiungibile con le linee da Milano Cadorna e da Saronno (Varese). In pochi minuti siamo alla funicolare Como-Brunate dell’Azienda tranviaria milanese che permette di salire ai 710 metri della località che domina il capoluogo. Brunate è raggiungibile in auto, su strada tortuosa e con pochi parcheggi. Da non perdere la piazzetta antistante la stazione di arrivo della funicolare, con lo storico Hotel Milano in fase di ristrutturazione. Basta guardarsi intorno e balzano agli occhi le ville in stile Eclettico e Liberty che hanno segnato un’epoca. Pochi passi nella vicina Via Roma permettono di raggiungere, oltre a stupendi belvedere, la famosa fontana Campari, una delle tre rimaste delle 12 costruite negli anni Trenta dalla storica ditta produttrice di apertivi. A pochi metri c’è la villa Giuliani, costruita nel 1910 nella seconda stagione del Liberty italiano. Risalendo verso la Chiesa di Sant’Andrea apostolo, che contiene affreschi seicenteschi di Giampaolo Recchi, si scorge Villa Duca Rosasco Veronelli. Un percorso pedonale collega Via Roma con Via del Pissarottino, passeggiata storica dei villeggianti. La via dà accesso a Villa Marinoni Schimidlin, a Villa Baldi-Scolari e a numerose altre ville in stile Liberty o Eclettico. È ora di imboccare la mulattiera per San Maurizio che, sfiorando ville, locande e alberghi costruiti nell’epoca d’oro di Brunate, permette di raggiungere la bella piazza con la chiesa di San Maurizio e salire allo straordinario belvedere del Faro voltiano con il vicino Parco Marenghi. Si imbocca via alle Colme che porta alla Capanna Cao-Club alpino operaio (955 m) sorta nel 1922. Proseguendo sul sentiero si arriva alla dorsale che dal Pizzo Tre Termini, passando per le cime dei Monti Boletto, Bollettone e Palanzone, conduce al Monte San Primo. Poco dopo la Capanna Carla parte il sentiero che porta a Monte Piatto e da vedere c’è la pietra pendula, a Piazzaga e, infine, sul Lago a Torno attraversando la zona dei massi avelli. - Ph: Matteo Zanga
A passeggio tra hotel e ville con meta Capanna Cao

La colorata piana di Preda Rossa

Tra i luoghi più suggestivi della val Masino c’è sicuramente la piana di Preda Rossa, un altopiano alpino circondato da aguzze pareti rocciose dal tipico colore rossastro e sovrastato dalla maestosa cima del monte Disgrazia di ben 3.678 m. La zona è percorsa da diversi corsi d’acqua che creano due grandi aree paludose poste a poche decine di metri di dislivello l'una dall'altra. Collegando le due piane, i placidi fiumicelli si trasformano in spumeggianti torrenti, per poi confluire nel fiume Duino, il quale si riversa nuovamente calmo nella piana più grande, disegnando delle anse sinuose tra i ciuffi d'erba della torbiera. Ammirare dall’alto il luccichio di questo corso d’acqua, che lentamente attraversa i prati di Preda Rossa è veramente uno spettacolo imperdibile. L’itinerario proposto è percorribile durante tutto l’anno, in inverno è ovviamente richiesto un grado di attenzione maggiore in caso di neve. Il periodo migliore è senza dubbio quello autunnale, da metà ottobre a inizio novembre la piana si accende delle tonalità calde tipiche di questa stagione. I larici gialli e arancioni sulle pendici dei monti, l’erba secca rossastra e le cime rocciose spruzzate di neve creano il contesto perfetto per chi vuole godersi uno spettacolo colorato in montagna. Per raggiungere Preda Rossa bisogna recarsi in auto in Val Masino (SO), fino a raggiungere l’omonimo borgo. Dal paese, svoltando a destra, si imbocca la strada VASP per Sasso Bisolo/Preda Rossa che conduce alla piana. L’accesso è limitato a sole 50 automobili al giorno. Per percorrere la strada è necessario essere muniti di un ticket acquistabile sul sito ufficiale della Val Masino (https://valmasino.travel). La strada è lunga 12 km, tutta asfaltata e abbastanza ben tenuta. Bisogna considerare che il parcheggio è posto a 2000 m di altitudine e a quella quota la temperatura potrebbe essere molto più bassa rispetto a quella del paese. Se si vuole visitare Presa Rossa in autunno/inverno è quindi consigliato utilizzare pneumatici invernali ed avere catene da neve a bordo, in modo da non avere problemi in caso di tratti ghiacciati o nevicate. Per iniziare l’escursione si deve imboccare il sentiero segnalato da segnavia rossi e bianchi, con indicazione per il Rifugio Ponti. Il sentiero proposto non è numerato ma i cartelli sono molto frequenti e chiari. Appena superata la prima curva a sinistra si inizia a intravedere la bellissima cima innevata del monte Disgrazia, che sovrasta l’intera piana e accompagnerà l’escursionista durante tutta la passeggiata. Dopo pochi minuti si giunge ad un ponticello di legno situato in una posizione veramente privilegiata e permette di superare il fiume Diuno per raggiungere l’inizio della prima piana; tutto questo a circa 20 minuti dalla partenza. Qui la vista si apre ad un immenso spiazzo di erba rossa, circondato da una splendida cornice di larici. Al centro della torbiera il fiume scorre lentamente, anche se da questa posizione non è possibile cogliere a pieno la sua bellezza. Il sentiero in questa zona si biforca: i cartelli indicano di proseguire sulla sinistra, mentre sulla destra c'è un secondo tratto molto più largo e pianeggiante. Vista l’estrema semplicità dell’escursione è possibile visitare entrambi i versanti della piana; tuttavia, se si dovesse scegliere, il consiglio è quello di proseguire lungo il sentiero di sinistra, in quanto consentirà poi di raggiungere un punto estremamente panoramico.Si prosegue ora su un sentiero quasi in piano, intervallato ogni tanto da piccoli ponticelli e passerelle in legno che permettono di superare i tratti più paludosi, infatti, seppur l’immensa distesa d’erba sembri un gigantesco prato secco, in realtà l’area nasconde numerose zone fangose o piene d’acqua stagnante. Non è consigliato uscire dalla traccia segnata. Giunti circa a metà della prima piana è ben visibile un cartello che indica sulla sinistra un punto panoramico. Questa leggera deviazione richiede solamente 10 minuti di camminata su un sentiero molto più ripido rispetto a quello percorso fino ad ora. Salendo si guadagnano rapidamente molti metri di dislivello e giunti alla fine del tratto si arriva ad un piccolo balcone di legno con un paio di panchine. Da qua sopra ci si rende maggiormente conto della grandezza dell’altopiano e si riesce finalmente a distinguere nella sua interezza il bellissimo corso del fiume Duino: una morbida pennellata di azzurro turchese che si estende, con ampie curve, su di un tappeto di erba rossa. Probabilmente non si tratta del punto più suggestivo dell’escursione ma, per il piccolo sforzo richiesto, ne vale assolutamente la pena. Una volta scesi si prosegue lungo il sentiero principale, sempre molto pianeggiante e di facilissima percorrenza. Giunti alla fine della zona erbosa il sentiero inizia a salire in maniera abbastanza decisa seguendo il corso del fiume all’interno di un bel bosco.Finalmente l’arancione dei larici, che prima vedevamo solo in lontananza, è a portata di mano e il paesaggio cambia di conseguenza. Lungo tutta la salita l’erba lascia il passo a grosse rocce, il calmo scorrere del fiume si trasforma in un impetuoso torrente ricco di piccole cascatelle e le cime innevate vengono ora nascoste dai rami degli alberi.La salita non è complessa, si tratta infatti solamente di 150 m di dislivello, tuttavia il tratto si trasforma definitivamente in un classico sentiero di montagna con fondo abbastanza sconnesso e ricco di pietre e radici che sporgono. Per i più piccoli o per chi non è abituato, la fine della prima piana potrebbe quindi già essere un buon punto per concludere l’escursione. Per tutti gli altri, invece, il consiglio è quello di fare quest’ultimo sforzo per raggiungere il secondo pianoro di Preda Rossa. Si prosegue nel bosco in discreta pendenza, affrontando diversi tornanti molto stretti e risalendo su numerosi gradoni naturali di roccia. Il ruscello, seppur sempre vicino al sentiero battuto, non invade mai l'area dell'escursione evitando quindi il rischio di zone scivolose. Durante la salita il consiglio è quello di voltarsi continuamente per riuscire a cogliere quegli scorci che riescono a regalare la vista migliore sulla piana appena superata. Lungo il sentiero infatti sono presenti diversi punti panoramici dove la vegetazione si fa un pò più rada e la vista spazia su tutto il tratto appena percorso e sullo scorrere del fiume. La salita richiede circa 30 minuti, ma le diverse pause per ammirare il panorama potrebbero renderla decisamente più lunga.Una volta conclusa l'ascesa il sentiero diviene nuovamente pianeggiante, l’erba torna ad essere presente su tutta l’area, anche se con un colore leggermente più scuro, e le sponde del fiume finalmente divengono facilmente raggiungibili senza il rischio di sprofondare nel fango. La seconda piana è un po’ più piccola della prima, non è percorribile nella sua interezza e i colori tendono a spegnersi un po’. Tuttavia la vista sul Disgrazia e sulle montagne circostanti migliora incredibilmente: sembra quasi di poter superare rapidamente quei ripidi pendii, per poi toccare la neve che ricopre le cime aguzze che circondano l’altopiano. Il consiglio è quello di girare liberamente in tutta quest’area: ci sono vari tratti di sentiero che consentono di raggiungere le sponde delle varie diramazioni dei fiumicelli, un ponticello in legno che permette di attraversare il tratto più largo e ad ogni passo nuovi scorci si aprono sulle montagne circostanti. Inoltre in questa zona l’erba è asciutta e ci sono diversi massi sui quali potersi sedere per mangiare qualcosa. L’escursione termina proprio sulla seconda piana. In zona non ci sono punti di appoggio per poter mangiare e nemmeno delle fontanelle. Il rifugio più vicino è il Ponti, ma in tutto il periodo autunnale ed invernale è chiuso. Per poter fare un picnic bisogna quindi portarsi tutto il necessario nello zaino. La discesa viene percorsa lungo lo stesso tragitto dell’andata. Non ci sono pericoli nemmeno lungo il tratto più ripido, l’unico rischio è quello di volersi fermare ancora, per via di uno scorcio da ammirare, non visto durante la salita. In caso di bambini molto piccoli o non abituati a camminare si consiglia di limitarsi al giro della prima piana, evitando la salita alla seconda e al punto panoramico (1.2 km totali e un dislivello di soli 50 m). Per chi invece ha più dimestichezza nel camminare in montagna, le due salite non saranno affatto un problema e aggiungeranno bellezza all’escursione. - Ph: Stefano Poma
La colorata piana di Preda Rossa

Anello del Poncione di Ganna

L’escursione al Poncione di Ganna è una delle più belle gite che si possono intraprendere nel territorio della provincia di Varese. Un’esperienza adatta a tutti, basta non prendere la deviazione della direttissima, e il panorama che si conquista è garantito come uno dei più belli della zona. La salita è semplice e abbastanza breve, per i più allenati è possibile allungare il trekking fino al Monte Minisfreddo ed è possibile salire direttamente dalla Valganna avventurandosi sulle tracce di un vecchio sentiero ormai in disuso consigliato solo ad escursionisti esperti. La partenza è dal parcheggio gratuito di Via al Poncione, località Alpe Tedesco, Comune di Cuasso al Monte. Da qui si inizia a piedi lungo il sentiero alla destra del parcheggio che entra nel bosco. Salendo, alla pietra miliare, si gira a sinistra e si arriva ad un crocevia indicato da un grosso masso, si sale ancora verso sinistra, fino ad incontrare la deviazione per il Poncione. Proseguendo si arriva ad un secondo cartello, in prossimità di una panca in legno, si prende la deviazione indicata e si affronta la direttissima, una ripida salita che nell'ultimo tratto può richiedere anche l'uso delle mani per arrampicarsi ed arrivare proprio davanti alla croce del Poncione. Per chi vuole seguire un sentiero più tranquillo è possibile procedere alla precedente deviazione e dopo qualche centinaio di metri trovare un'altra deviazione per salire sempre a destra dal sentiero utilizzato anche per scendere e tornare al parcheggio. Dopo aver ammirato il paesaggio che spazia dal Monte Generoso e dal Lago Ceresio fino alla Valganna con i laghi di Ganna e Ghirla si scende proseguendo sul sentiero che dopo la croce scende in direzione del Monte Minisfreddo. Qui si trova un belvedere che dà sulla strada che dalle Grotte di Valganna arriva a Ganna. Proseguendo ancora si arriva ad un cartello del Parco delle Cinque Vette che indica Cavagnano. Si scende a sinistra del cartello sul sentiero fino ad incontrarne un altro riportante il sentiero 475 con indicazione Alpe Tedesco a 25 minuti. L’anello si chiude incontrando, dopo qualche centinaio di metri, di nuovo la deviazione per la direttissima, qui si prosegue il sentiero fino a tornare al parcheggio. - Ph: Mirko Costantini
Anello del Poncione di Ganna