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In Valtellina, nella foresta del Gigiàt

L’autunno in Valtellina è un periodo magico. Questa proposta è tra le passeggiate più semplici del territorio, ma è comunque capace di cogliere pienamente la bellezza dei colori di questa stagione. Si tratta di un sentiero per tutti che parte dal paese di San Martino, entra nella Foresta dei Bagni di Masino fino a raggiungere la vecchia struttura termale.Passeggiando nel silenzio della piccola area boschiva è possibile ammirare alti faggi colorati, enormi massi erratici coperti di muschio verde, betulle dai toni gialli ed immense distese di foglie rosse. La foresta, all’interno della quale ci si immerge, è inserita nel circuito Foreste di Lombardia ed è costituita sia dall’area attorno al Comune Bagni di Masino, sia dalla vicina Val di Mello. Per raggiungere il punto di partenza dell’escursione bisogna imboccare la SP9 e attraversare tutta la Val Masino, fino ad arrivare a San Martino. Giunti in paese è possibile trovare diversi parcheggi a pagamento (7€ al giorno), il più comodo è sicuramente quello posto accanto all’ufficio turistico.Una volta parcheggiata l’auto ci si reca presso l’info point e lo si supera, raggiungendo i parcheggi sterrati posti alle sue spalle. Risalendo l’area del parcheggio si individua facilmente un cartello con indicazione “Bagni di Masino”. Si imbocca quindi l’unico sentiero presente (CAI 455) immergendosi immediatamente nel bosco e passeggiando su uno stupendo tappeto colorato di foglie e muschio. I colori autunnali sono già ben visibili, ma quello che più stupisce sono gli enormi massi granitici interamente ricoperti di muschio verde e disposti in modo sparso tra i grandi faggi e gli abeti. In certe parti del tracciato queste rocce si piegano su se stesse, andando a creare delle suggestive grotte e piccole gallerie che spesso vengono attraversate dal sentiero. Dopo 30 minuti di cammino, in prossimità del camping, si giunge al primo parcheggio della valle. In quest’area il bosco si allarga un po’, aprendo la vista sulle catene montuose che circondano la vallata. I monti non sono particolarmente alti, ma tutte le loro pareti sono letteralmente ricoperte di piccole macchie di colore: gli alberi riescono a crescere sui pendii e in questo periodo le loro chiome dorate danno vita ad uno spettacolo veramente unico. La leggera nebbia che ho trovato durante la mia escursione non ha fatto altro che rendere il tutto ancora più suggestivo. Il sentiero prosegue ora in piano su un’ampia strada sterrata per poi immettersi in un’area piena di ghiaia e rocce. La traccia è però sempre ben visibile e di facilissima percorrenza. Si prosegue in leggera pendenza, tornando ad addentrarsi nel bosco, fino al raggiungimento della strada asfaltata. L’itinerario, quasi per intero, va percorso su un normale sentiero di montagna, ma ci sono un paio di tratti dove è necessario fare pochi metri anche sull’asfalto. Visto che il punto di arrivo è direttamente raggiungibile anche dalla strada, è possibile decidere di uscire dal tracciato per passeggiare lungo la carreggiata. Superato uno stretto tornante della strada, prima di imboccare nuovamente il sentiero che taglia sulla destra in un prato, si può deviare a destra per raggiungere uno dei punti più spettacolari dell’intera passeggiata. In questa zona il bosco si fa praticamente pianeggiante e i piccoli torrenti che scorrono fra le rocce generano delle pozze d’acqua limpida poco profonde. Alzando lo sguardo si possono ammirare una miriade di enormi massi quasi interamente coperti da un mantello di muschio bagnato e, poco oltre, piccoli arbusti, faggi ed enormi abeti vanno a coprire il cielo con le loro fronde creando una magnifica esplosione di verdi accesi, arancioni e rossi intensi. Il consiglio è quindi quello di uscire brevemente dalla traccia proposta e vagare in questo boschetto dai toni fiabeschi per andare a cercare nuovi scorci e colori diversi. Dopo una lunga pausa si può riprendere il cammino, il sentiero in questo tratto inizia a tagliare i tornanti disegnati della strada, permettendo di arrivare molto più rapidamente a quota 1.150 m. Ad ogni nuovo passo sembra che i colori vogliano accendersi sempre di più, ma è quando si giunge nuovamente sulla strada asfaltata che si mostra lo spettacolo più bello della Foresta di Bagni di Masino. Qui l’asfalto viene letteralmente inghiottito da un bosco rosso fuoco, le foglie cadute ricoprono completamente il lato della strada e gli immensi alberi si chiudono su se stessi andando a creare un’enorme galleria naturale. Sembra di essere entrati in un dipinto troppo bello per essere vero e non si può che ammirare a bocca aperta quello che la natura ci sta regalando. Seppur percorrere la carreggiata a piedi sia veramente invitante (lo si farà al ritorno), il sentiero prevede ora di deviare sulla sinistra e inerpicarsi lungo il ripido bosco. Questa è probabilmente la parte più complessa dell’intera escursione, ma richiede solamente pochi minuti di fatica, in quanto il sentiero quasi subito smette di salire per tornare in piano. Il bosco è particolarmente fitto e le fronde degli alberi vi terranno facilmente al riparo dal sole o da una leggera pioggia. Quello che più stupisce però è che un infinito tappeto di foglie rosse copra completamente l’intera area, andando a nascondere quasi interamente il terreno. Questo tipo di situazione ovviamente non può perdurare per molti giorni e bisogna avere la fortuna di esserci verso la fine dell’autunno, prima delle prime nevicate. Camminando in piano si rimane in questo scenario da fiaba per diversi minuti, fino a raggiungere la fine del bosco. Qui inizia un breve sentiero turistico, detto “sentiero sensoriale”, molto largo, che si estende accanto al vecchio complesso delle terme. Il percorso è diviso in nove tappe con apposite bacheche, che riportano informazioni sulla flora e la fauna locale. Uscendo dal bosco si imbocca l’ampio sentiero che svolta subito a sinistra e si porta vicino al torrente. Il tratto è molto ben tenuto: sono presenti diverse panchine dove poter sostare, un corrimano in legno separa il tracciato dal torrente e il fondo è privo di buche o radici. Dopo pochi passi si può già scorgere una bacheca che riporta alcune informazioni utili sul capriolo, il camoscio alpino, l’orso bruno, la volpe, la martora e il Gigiàt. I primi 5 sono animali che popolano queste montagne e che è possibile vedere se si è abbastanza fortunati, l’ultimo della lista invece è una creatura mitologica considerata il simbolo della valle. Da quanto si dice si tratterebbe di un animale enorme e spaventoso, un incrocio fra un caprone e un camoscio, tuttavia le testimonianze non sono molto chiare. Si può vedere una sua rappresentazione sulla parete di un’abitazione all’inizio di via Ezio Vanoni a San Martino. Il dipinto è accompagnato dalla seguente frase: “El Gigiat, nume tutelare de esta splendida valle. Buono con lo homo che natura rispetta, mala sorte a chi lo trovasse non rispettoso. Onori et gloria a chi el vedesse e notizia ne desse.” Proseguendo si giunge in un’ampia radura delimitata sulla destra dal torrente Masino e riempita dagli immancabili massi erratici. Ci sono diversi tavolini con delle zone per cucinare, si tratta quindi del luogo perfetto dove fermarsi per mangiare qualcosa. Al limite del prato si trova l’ufficio turistico e una curiosa costruzione costituita da 4 monoliti, formati dai 4 principali minerali della valle. Quando ci sono stato una leggera pioggerella e il vento freddo non hanno reso la pausa troppo rilassante, in estate però questo luogo è assolutamente perfetto per stare un po’ al fresco e respirare aria di montagna. Prima di tornare indietro è possibile fare una rapida visita alla piccola cascata che genera il torrente. Per raggiungerla basterà superare l’area picnic svoltando sulla destra. Qui un cartello indicherà la presenza della cascata a soli 5 minuti di cammino. Si prosegue quindi in un ampio prato circondato da betulle dalle foglie giallo oro e, dopo una brevissima salita, si inizia a sentire sulla destra il fragore dell’acqua. La cascata non è enorme, ma il contesto all’interno della quale è inserita è veramente splendido: alberi colorati e roccia scura si fondono creando un bellissimo gioco di contrasti, ulteriormente impreziosito dai riflessi azzurri dell’acqua che si accumula in piccole pozze. La cascata è il limite superiore dell’escursione ed ora non resta che tornare al parcheggio. Durante il ritorno è però possibile fare un paio di deviazioni per vedere altri due punti veramente interessanti. Tornando dalla cascata si svolta a sinistra con l’obiettivo di aggirare dal lato opposto l’edificio delle terme. Dopo pochi passi ci si trova davanti ad un antico ponticello di roccia invaso dall’onnipresente muschio, che si arrampica anche qui. Superato il ponte si inizia a costeggiare la struttura delle ex terme fino al raggiungimento di una piccola grotta dove da una fontanella, fuoriesce acqua sorgiva a 38 °C. La leggenda narra che questa fonte fu scoperta da un pastore che, deciso ad indagare il motivo per cui una sua mucca facesse molto più latte delle altre, la seguì in questa zona fino a scoprire che l’animale si abbeverava a questa fonte. Se la storia fosse vera si tratterebbe comunque di un fatto molto antico, le acque termali della valle infatti erano note fin dal 1400 e nel corso dei secoli hanno richiamato nobili da diverse città italiane e svizzere. Lo stabilimento termale dei Bagni di Masino che si vede oggi è rimasto in attività per diversi anni. Dal 2015 la struttura è stata chiusa per via dei rischi geologici dell’area. Dopo essersi scaldati alla fonte si può proseguire fino al raggiungimento di una bacheca con scritto “Val Masino”. Il tratto che segue permette di ricongiungersi con il sentiero percorso all’andata, il consiglio però è quello di svoltare a destra per entrare nel giardino delle terme fino a raggiungere il piccolo parcheggio posto alla fine della strada asfaltata. Questa deviazione dal sentiero sterrato serve a tornare allo splendido bosco rosso ammirato in precedenza. Camminando sulla carreggiata ci si ricongiunge molto più rapidamente al sentiero percorso all’andata e si ha anche modo di visitare per intero questa parte del bosco, che probabilmente è anche la più caratteristica. Prendetevi quindi il tempo di ammirare gli immensi alberi, il bel sottobosco, il tappeto rosso di foglie e le rocce bagnate dalla pioggia e invase dal muschio. Seppur non ci sia un sentiero preciso è comunque possibile uscire dalla strada ed entrare nelle aree più pianeggianti di questo fantastico quadro carico di colore. Dopo una lunga pausa per scattare fotografie si ritorna all’inizio dell’area boschiva e, svoltando a sinistra, si imbocca nuovamente il sentiero dell’andata. In 1 ora circa si giunge nuovamente al parcheggio. - Ph: Stefano Poma
In Valtellina, nella foresta del Gigiàt

Viaggio nel tempo nelle innevate Case di Viso

In alta val Camonica, poco oltre la rinomata località turistica di Ponte di Legno, sorge il piccolo borgo alpino di Case di Viso. Un luogo dalla bellezza antica, rimasta incontaminata, dove il tempo pare essersi fermato, fissando il calendario a qualche secolo fa. Il pittoresco raggruppamento di baite ha saputo mantenere fino ad oggi la sua tipica architettura di inizio XIV secolo, caratterizzata da spesse pareti in roccia, balconi in legno e tetti coperti da grandi lastre di ardesia.Camminare tra le piccole viuzze, osservando queste antiche costruzioni, soprattutto durante o dopo una bella nevicata, è un’esperienza unica, che vale la pena di essere vissuta anche da chi non è troppo abituato a camminare in montagna. Il sentiero per raggiungere Case di Viso è di facilissima percorrenza ed adatto a tutti. Il dislivello è di soli 200 m e la strada, molto larga e quasi sempre ben battuta, diviene ideale per una facile escursione con le ciaspole in caso di neve. L’escursione inizia dal piccolo comune di Pezzo. Per raggiungere l’abitato, da Ponte di Legno, bisogna imboccare la strada per il passo Gavia. Dopo circa 10 minuti di auto si inizieranno a scorgere le case del paese e dopo poche centinaia di metri un’uscita sulla destra. Durante il periodo invernale la strada per il passo viene chiusa appena dopo Pezzo, quindi è impossibile sbagliare l’uscita, proprio perché la strada non permette di proseguire oltre.I posti auto non sono moltissimi, ma è comunque presente un parcheggio gratuito ad inizio di via Viso, appena dopo il bar “De Pess”.Durante l’inverno non si trovano negozi e ristoranti aperti nel paesino di Pezzo, bisogna dunque fermarsi a pranzare o a far spesa lungo la strada, non si trova neppure acqua lungo il tragitto. Per il noleggio di attrezzatura invernale è necessario fermarsi a Ponte di Legno dove sono presenti svariati negozi. Il sentiero proposto si sviluppa interamente su via Viso, la strada che parte dal parcheggio e, dopo un ampio tornante sulla sinistra, supera il paese dall’alto fino a raggiungere località Case di Viso. In estate la via è liberamente percorribile in auto ed è possibile proseguire per circa 3 km fino a parcheggiare direttamente nell’ampio parcheggio posto all’inizio di Case di Viso. In inverno la strada ovviamente non viene spazzata e si trasforma in un comodo sentiero da percorrere con le ciaspole o con i ramponcini.Seppur con molta neve sia abbastanza difficile scorgere altri tratti al di fuori della via principale, osservando una mappa e controllando le indicazioni sui cartelli è possibile notare come l’intera escursione possa essere affrontata anche su due tratti paralleli alla via.A sinistra si estende il sentiero CAI 162, mentre sul versante opposto della piccola valle è presente un’altra traccia che conduce sempre alla stessa destinazione.Questi tratti alternativi sono generalmente percorsi in estate, per evitare di camminare sulla strada asfaltata, continuamente percorsa da automobili. In inverno diventano un’alternativa leggermente più impegnativa rispetto al percorso lungo la strada. Se si è alla prima esperienza con le ciaspole o si sta affrontando il trekking con dei bambini si consiglia di percorrere la via principale. Si incomincia a camminare attraverso il piccolo paesino e, una volta giunti al limitare delle case, si svolta a sinistra per raggiungere la sbarra che impedisce alle automobili di proseguire oltre. Superata quest’ultima, potrà essere fin da subito necessario indossare le ciaspole. La strada è abbastanza battuta e generalmente viene spianata da un gatto delle nevi, quindi alcuni tratti potrebbero essere facilmente percorribili anche con normali scarponi e magari con l’aggiunta dei ramponcini. Le racchette da neve, diventano però assolutamente necessarie, dopo un’abbondante nevicata o se voleste deviare leggermente dal sentiero principale.Indossate le ciaspole si incomincia a camminare lungo il versante sinistro della stretta valle di Viso. I primi metri non presentano scorci paesaggistici degni di nota, ma già dopo pochi minuti la strada si addentra in un suggestivo boschetto di abeti. Qui è possibile ripararsi un po’ dalla neve e iniziare a scattare qualche fotografia alle cime più alte di questa zona: il Corno Baitone e le Cime di Vallaro sono molto ben visibili girandosi verso il punto di partenza. La passeggiata prosegue quasi in piano e dopo circa 30 minuti di cammino su un sentiero sempre molto largo e con un dislivello minimo, l’area si allarga un po’, permettendo di contemplare il panorama sulle alte vette che chiudono la vallata: il Corno dei Tre Signori, punta Albiolo, Montozzo ed Ercavallo. Con un buon occhio e con un po’ di fortuna, da questa zona in estate è anche possibile avvistare animali selvatici quali cervi, stambecchi e camosci. In inverno ci si deve accontentare delle immense pareti bianche alle quali si aggrappano radi gruppi di alberi.La successiva parte della mulattiera è un continuo susseguirsi di ampie radure innevate e brevi tratti immersi in piccoli boschi, il tutto splendidamente incorniciato da immense creste rocciose, dipinte con ampie pennellate di bianco. Il contesto, già eccezionale, diviene semplicemente magico se accompagnato anche da una bella nevicata. Dopo un’ora di cammino, tempo che si riduce molto se si ha un buon passo e non si fanno pause, si giunge finalmente all’ampio parcheggio di Case di Viso e, gradualmente, da dietro delle collinette bianche iniziano a spuntare delle piccole baite scure, costruite in pietra. Le abitazioni in totale sono circa una ventina e sono quasi tutte raggruppate all’interno di una piccola conca, sulle sponde del torrente Arcanello.Anticamente questo era l’alpeggio di Pezzo, dove veniva portato il bestiame durante i mesi più caldi dell’anno. Oggi quasi tutte le baite sono di proprietà privata e vengono sfruttate come case vacanza. Ciò che più stupisce però è come i nuovi proprietari abbiano avuto una cura puntigliosa nella conservazione e nella ristrutturazione di queste antiche costruzioni, mantenendo quindi pressoché intatto il loro aspetto originale.Oltre al grande valore artistico Case di Viso racchiude dentro di sé anche molta storia: questo luogo fu infatti teatro di una rappresaglia nazista; la piccola chiesetta e le varie croci servono a ricordare i partigiani che qui hanno perso la vita. Ciò che rende particolarmente suggestiva questa escursione in inverno è l'assoluto silenzio della zona: non ci sono animali al pascolo, le case sono completamente chiuse e lo spesso strato di neve assorbe completamente i rumori dei passi degli escursionisti, lasciando udire solamente il flebile scorrere del torrente. È solo in estate che l’intero borgo prende vita, passeggiando tra le vie, nei mesi più caldi dell’anno, potrete trovare un mini caseificio dove acquistare formaggio (lo Silter è quello tipico di questa zona), burro e ricotta e sarà inoltre possibile fermarsi a mangiare in un bar-ristorante. Si tratta quindi di un luogo che cambia totalmente aspetto a seconda del periodo della visita e proprio per questa ragione il consiglio è quello di tornarci più di una volta, per poter cogliere al meglio tutto quello che questo fantastico borgo può offrire. L’escursione non può dirsi conclusa senza aver percorso, per tutta la sua lunghezza, la piana dove sorgono le case. La mulattiera prosegue al centro del borgo permettendo di passare accanto a tutte le abitazioni, per poi proseguire in leggera salita verso un’area pic-nic dalla quale è possibile osservare l’intero abitato dall'alto.Camminare lungo le sole due vie dell’alpeggio, osservando la bellezza di questo luogo è veramente un piacere. Inoltre, per i più piccoli, l’ampia zona pianeggiante diventa anche un fantastico spiazzo per divertirsi giocando con la neve. Rimanendo accanto alle case non ci sono aree pericolose, bisogna fare solamente attenzione alle varie diramazioni del torrente, le quali non sempre vengono recintate o segnalate da staccionate.Spingendosi oltre le case sono inoltre presenti anche alcune piccole collinette sfruttabili per fare qualche discesa con lo slittino. Ovviamente in estate da questa zona si articolano diverse escursioni più impegnative: da Case di Viso è possibile raggiungere il Rifugio Bozzi, il passo dei Contrabbandieri, i laghi di Ercavallo, il forcellino del Montozzo e svariate altre mete. Compiere queste escursioni in inverno è più impegnativo e la scelta deve essere ponderata sulla base della propria capacità fisica, della propria attrezzatura e soprattutto considerando lo stato del manto nevoso. Il ritorno avviene lungo lo stesso tragitto dell’andata, percorrendo a ritroso i circa 3 km di via Viso. La leggera pendenza del sentiero in questo caso può anche essere sfruttata per fare brevi discese con lo slittino.
Viaggio nel tempo nelle innevate Case di Viso

Passeggiando nelle Orobie

Facili passeggiate nelle Orobie per riequilibrare mente e corpo

Da S. Vigilio al Colle Bastia

Panorami dalle vette alla pianura

Nobiltà cremonese

Storia, vicende e personaggi delle casate nobiliari cremonesi dal 1500 all’età moderna - a cura di Fabio Maruti
Nobiltà cremonese_Cremona_febbraio 2025

Museo del Tesoro del Duomo di Vigevano

Un percorso fra storia, arte e cultura

Museo Diocesano di Pavia

L’apertura al pubblico degli antichi spazi ipogei, in cui convivono elementi altomedioevali dell’antica cattedrale di Santa Maria del Popolo con strutture in calcestruzzo armato degli anni Trenta, ha consentito di rendere fruibile un importante bene archeologico, culturale e spirituale della città. Il Museo  si colloca nel cuore della città di Pavia, dove la piazza e il Duomo fanno da cornice. Il percorso museale è contraddistinto da un evidente valore simbolico. La visita al Museo diocesano inizia infatti dall’antico sarcofago, collocato nella parte esterna dell’ingresso, e prosegue attraverso la penombra degli ambienti sotterranei per tornare nuovamente alla luce attraverso due aperture circolari nella pavimentazione della Cattedrale che permettono di contemplare la luminosità che discende lungo la grande cupola a manifestazione della presenza divina. Dal grembo romanico alla luce rinascimentale: ha luogo una nascita, che è anche nascita di una comunità a partire dalle sue radici spirituali e storiche. Dell’antica S. Maria del Popolo sono visibili tre pregevoli porzioni restaurate di mosaici pavimentali (conservati presso i Musei Civici del Castello Visconteo), i numerosi capitelli, il fregio dell’antico portale di accesso alla cripta e significativi lacerti di affreschi. In questo suggestivo sito, il racconto conduce lo spettatore alla scoperta della qualità artistico e del significato liturgico di alcune opere dalla collezione diocesana. Uno dei protagonisti principali è il magnifico ricciolo di pastorale in avorio intagliato del XIII secolo, accompagnato da uno splendido codice miniato del XV secolo riccamente decorato appartenente all’Archivio Diocesano e da una lunetta lignea che raffigura la Madonna della Misericordia (XV-XVI sec.) recentemente restaurata dallo Studio Parma di Milano e riportata all’antico splendore per l’occasione. La mostra di abiti liturgici completa un percorso lungo il quale confluiscono sculture, oreficerie, reliquiari, ostensori che rappresentano una testimonianza culturale e di fede del territorio diocesano pavese. La Diocesi di Pavia, attraverso il Museo, scrive un progetto che fonda il suo valore sulla funzione educativa e culturale di un luogo dagli elementi storico-artistici e architettonici unici, che desidera coinvolgere studenti, appassionati d’arte, cittadini e associazionismo territoriale in una partecipazione attiva attraverso nuove esperienze culturali, artistiche e spirituali.

Tessera open- Corsi @ piscine di Ponte S. Pietro

COSA FARAI Ottieni una tessera open per frequentare corsi in acqua alle piscine di Ponte San Pietro.Segui lezioni di acqua gym, cross training, acqua benessere e acqua pilates liberamente. COSA TI ASPETTA Ricevi una tessera da 18 o 36 ingressi per frequentare corsi in acqua presso le piscine di Ponte San Pietro. La tessera ti dà diritto a partecipare alle lezioni di acqua gym, cross training, acqua benessere e acqua pilates alle quali potrai accedere liberamente in base al calendario delle lezioni. L’accesso allo spogliatoio è possibile a partire da 15 minuti prima dell’inizio della lezione. E’ obbligatorio il certificato medico per attività sportiva non agonistica in corso di validità. Si ricorda che in vasca è obbligatorio l’uso del costume da bagno e della cuffia. GIORNI E ORARI DEI CORSI: lunedì 14.40 in vasca fisioterapica; martedì 9.00; mercoledì 10.30; giovedì 14.40 in vasca fisioterapica; venerdì 9.00. Giorni dell'anno in cui non ci saranno corsi: 6 ottobre; 1 novembre; 8 dicembre; dal 24 dicembre al 6 gennaio. Cosa include l'offerta-  Ingressi ai corsi specificati.-  Utilizzo degli spogliatoi, servizi igienici e docce. Non include-  Utilizzo di phon asciugacapelli. Riduzioni: sconto del 10% per i residenti a Barzana, Bonate Sotto, Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco, Mapello, Paladina, Ponte San Pietro, Ponteranica, Pontida, Sotto Il Monte XXIII, Suisio, Terno D’Isola, Torre De Busi e Valbrembo.  

Pagaiata al chiaro di luna in CANOA o SUP

www.sportaction.it

Il regno dell'Oltre | Escape room | Clues Hunt Milano

Solo se riuscirai ad andare "Oltre" potrai uscire vittorioso dall'escape room più difficile di Milano. Sei pronto a sfidare il nostro thriller fantasy 5 sensi? Anche per compleanni, eventi aziendali, addii al nubilato...

Riserva Naturale Orientata delle Valli di S. Antonio

La Riserva Naturale Orientata delle Valli di S. Antonio è raggiungibile da Aprica scendendo in direzione Edolo e deviando in località Campagnola verso il piccolo borgo di S. Antonio. Un interessantissimo centro visitatori e la Stazione di Idrobiologia Alpina accolgono gli escursionisti diretti verso la Val Brandet o la Valle di Campovecchio. In questo Sito di Importanza Comunitaria l’acqua è l’elemento caratterizzante, i torrenti che scorrono con cascate spumeggianti e pozze limpide di color smeraldo ospitano popolazioni ittiche molto particolari. Da citare la presenza dell’inconfondibile e caratteristico Scazzone (Cottus gobio).  La pesca è regolamentata (http://www.vallidisantantonio.it/files/Pieghevole_Pesca_2013.pdf). Rifugi e aree attrezzate per la sosta permettono agli escursionisti di percorrere e visitare questi ambienti in completa libertà e senza grandi fatiche.     VAL CAMPOVECCHIO  La val Campovecchio si raggiunge percorrendo un facile sentiero che costeggia il torrente omonimo. Superata la chiesa del piccolo borgo di S. Antonio ci si dirige a destra per un viottolo che sale tra ombrosi boschi di abete rosso fino a raggiungere un pittoresco ponte in legno (0.20 h) e subito dopo le prime baite. La valle si allarga e il sentiero, diventando strada sterrata, raggiunge il Rifugio Alpini Campovecchio (0.40 h). Continuando la passeggiata si possono trovare a lato del corso d’acqua delle aree di sosta attrezzate dove poter trascorrere delle tranquille giornate nella Riserva naturale.   VAL BRANDET La val Brandet è la valle più orientale della Riserva Naturale di S. Antonio. Superato il borgo di S. Antonio, mantenendo la sinistra, si sale per una ripida strada sterrata che in poco tempo ci porta all’ingresso della valle. La strada diventa pianeggiante e si raggiunge la chiesetta e il Rifugio Brandet (0.40 h). Si continua fino a raggiungere le aree pic-nic attrezzate del “ponte del gallina” (0.20 h dal rifugio) e proseguendo ancora quella della malga Casazza (0.40 h dal rifugio). La presenza di alcune miniere e di alcuni antichi forni fusori sono la testimonianza di una antica attività mineraria legata all’estrazione della siderite e di altri minerali ferrosi. 

Passeggiata Teglio- San Rocco- Mulini

Facile itinerario che permette di ammirare due interessanti espressioni dell'arte sacra locale e un bellissimo panorama della Valtellina.
Mulino Menaglio Teglio di Valtellina