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Vigevano

Un gioiello rinascimentale nel cuore della Lomellina

Teglio

Teglio in Valtellina è la casa del pizzocchero, piatto tipico della tradizione valtellinese, ma non solo. Borgo di rilevanza storica e terra abitata fin dai tempi preistorici, vanta un ampio patrimonio culturale e artistico, contornato dalle bellezze naturali.
Teglio

Tour in A35: Rovato

La porta ufficiale della Franciacorta.

Lombardia archeologica per tutti: l'ex monastero e l'isolotto

Chi dice che interessa solo agli archeologi? Ci troviamo a Cairate a poca distanza dal Parco RTO (Rile Tenore Olona) e dal Parco Archeologico di Castelseprio-Torba. Prima dei Romani Cairate era abitata da popolazioni celtiche e gli scavi archeologici del 1981 condotti sotto la guida del prof. Brogiolo hanno evidenziato l’importanza strategica del centro per i Longobardi per controllare le vie che da sud e da ovest confluivano a Castelseprio.  La visita guidata che propongo inizierà proprio qui a Cairate nel monastero benedettino di Santa Maria Assunta per continuare verso il Lago di Varese sull’Isolino Virginia a Biandronno che dista meno di 30 km e dal 2011 è diventato patrimonio mondiale dell’Unesco.  Le origini del monastero sono legate alla figura misteriosa della nobildonna longobarda Manigunda che lo fece erigere quale ex voto dopo essere guarita miracolosamente da una malattia renale, grazie all’acqua bevuta dalla fonte di Bergoro, un tempo nelle vicinanze. In effetti il complesso conserva un sarcofago del III-IV secolo d.C. probabile luogo di sepoltura di una donna riccamente abbigliata. Per circa un millennio il monastero, che possedeva i 2/3 del territorio cairatese e quattro mulini, è stato il centro economico e sociale di Cairate, vi si accedeva attraverso l’arco trionfale ancora visibile all’esterno; l’arrivo di Napoleone (1799) ne decretò la soppressione con la conseguente vendita all’asta dei beni. A partire dagli anni Ottanta viene acquisito in più fasi dal Comune e dalla Provincia e inizia finalmente ad essere oggetto di restauri conservativi che terminano nel 2013 svelando molti segreti. Oggi è un importante sito archeologico occupato da un’area museale di grande interesse storico e artistico, mentre la cosiddetta ala di San Pancrazio è occupata dalla sede del Municipio e dalla Biblioteca. Si accede al complesso camminando sopra i resti a vista dell’abside della chiesa tardoantica. Proprio in quest’area del monastero gli scavi hanno documentato la presenza di murature di una fattoria romana affacciata alla valle dell’Olona, dove venivano conservati cereali, legumi e altri prodotti, usata tra il I ed il IV secolo d.C. Alla fine del V secolo venne ricavata una piccola chiesa funeraria privata che attesta l’avvio di quel fenomeno di cristianizzazione promosso dai ceti dirigenti nelle aree rurali all’interno di ville romane presente in tutto l’Impero e nell’Italia settentrionale. Qualche passo in più e intravedendo il chiostro su due livelli, ci si addentra nei locali usati come refettorio e sala capitolare caratterizzati da soffittatura lignea sostenuta da colonne in arenaria decorate da capitelli cubici dove saltano subito all’occhio gli stemmi dipinti e scolpiti dei Visconti e dei Cairati. Il luogo raccolto che segue era una zona dedicata a sepolture di rango elevato: tombe conservate a quota di rinvenimento, tra cui una a vasca dipinta internamente e in posizione centrale, un’imponente struttura costruita con materiale di spoglio, tra cui una stele funeraria ornata dalla ruota solare, coperta da una lastra crucifera.  Un’ampia porzione di muro privato dell’intonaco che dal piano terra arriva al secondo consente di riconoscere la sequenza costruttiva e le numerose trasformazioni avvenute in quasi dieci secoli di storia: è un esempio pratico di stratigrafia degli alzati. Quello che segue era  probabilmente l’ambiente più esclusivo del monastero: un grande locale con doppio affaccio verso l’Olona decorato sotto il soffitto da un raffinato fregio della seconda metà del Cinquecento raffigurante putti, scene sacre e allegoriche intervallate da numerosi strumenti musicali a testimonianza dell’elevato livello d’istruzione della committente, la badessa Antonia Castiglioni. La chiesa ad aula unica, essendo claustrale è divisa in due parti, e l’aula delle monache seppur danneggiata da successivi utilizzi abitativi durante il XIX secolo presenta una parete di fondo interamente occupata da un affresco ora su tela raffigurante l’Assunzione della Vergine dipinta da Aurelio Luini e datata 1560 nella cornice parietale. Nella stessa aula una cripta a sedute testimonia la pratica alquanto macabra della scolatura dei corpi, a cui seguiva il disfacimento e la raccolta delle ossa in sepolture. Tutto ciò ebbe fine con l’editto di Saint Cloud durante la Repubblica Cisalpina.
Lombardia archeologica per tutti: l'ex monastero e l'isolotto

Il Cammino di San Colombano

La Via di San Colombano è il percorso che, attraversando l’intera area della Lombardia Orientale, conduceva un tempo sino a Bobbio

Terrazze e panorami mozzafiato in Lombardia

Scopri la lombardia attraverso i suoi meravigliosi panorami.
Terrazze e panorami mozzafiato in Lombardia

Piazza della Vittoria

La Via Francigena

Una Via che per secoli ha portato i pellegrini verso sud con grandi, immensi sacrifici, pur di giungere all’ambita e desiderata Città Eterna

Scopri i comuni dell'Alta Valle Camonica

Oltre al fascino di Ponte di Legno, l'Alta Valle Camonica offre innumerevoli possibilità di visita. Proponiamo perciò un itinerario storico-naturalistico tra i comuni limitrofi di Vezza d'Oglio, Temù, Vione, Incudine e Monno.    Incastonata tra due valli laterali che fanno da cornice al paese, Val Paghera nel Parco Regionale dell'Adamello e Val Grande nel Parco Nazionale dello Stelvio, Vezza d'Oglio regala un incantevole panorama capace di sorprendere il turista in ogni periodo dell'anno. A 20 km dall'abitato si arriva all'imponente ghiacciaio di Pietra Rossa (m. 3212), percorsa dal torrente omonimo che, nei giorni di sole, scende formando pittoresche cascate dagli spruzzi multicolori. Da qui, si possono raggiungere i Laghi Seroti, nella Val Bighera: ben diciassette laghetti alpini, dalle più svariate forme e dimensioni. Se si vuole restare in paese, non mancano le attrattive culturali. Meritano sicuramente una visita la Parrocchiale di San Martino, che conserva tra i suoi prezioni cimeli un'ancona in legno secentesca, e la Chiesa di San Clemente, tra le più antiche della valle, era in origine un eremo e ospizio destinato ai pellegrini. A Borom, frazione di Vezza d'Oglio, si trova la Cava di Marmo Bianco, sito di interesse archeologico, storico e umanistico, valorizzato dagli artisti, chiamati a partecipare annualmente al Simposio di scultura, che  hanno riportato alla luce il suo splendente colore bianco.  Vezza d'Oglio è stato teatro di uno dei combattimenti della Terza Guerra d'Indipendenza, dove il 4 luglio 1866 un reggimento di garibaldini e bersaglieri respinsero gli austriaci. In ricordo della Battaglia di Vezza è stato costruito il Museo Civico Garibaldino, che conserva un’esposizione di oggetti storici. Tra i musei dell'Alta Valle Camonica non si può non citare il Museo della Guerra Bianca di Temù, il più importante in Lombardia e in Italia tra quelli dedicati al fronte bellico alpino nella Prima guerra mondiale, dove sono esposti centinaia di oggetti recuperati sul terreno. Oltre alle numerose fotografie che accompagnano il visitatore, è possibile vedere le slitte di legno per il trasporto di munizioni, granate rinvenuti tra i ghiacciai, e i cannoni trasportati fino a 3000 metri di altezza.  Di grande interesse storico è anche Vione, noto per i recenti ritrovamenti di tombe longobarde, la conservazione dei "reölcc" (portici), i resti delle sei torri che difendevano il castello e la scuola di grammatica (XV-XVII sec.). I tre centri del comune di Vione dispongono di un'architettura rustica costituita da archi e finestre di fine fattura, strutture lignee e forme di edifici secondo volumetrie regolari. L'itinerario dell'Alta Valle Camonica si può concludere con la visita di due comuni. Il primo è Incudine, dove si possono ammirare la Via Crucis nella chiesa di San Bernardino, l'Ultima Cena opera di G.B. Zotti nella parrocchiale di San Maurizio e i resti del castello. Il secondo è Monno, collegato al Passo della Foppa, il valico alpino inserito nel Giro d'Italia.  Questo percorso naturalistico è ideale per una biciclettata. Ma dopo l'attività fisica, rilassatevi assaggiando il salame, le formagelle ed i biscotti di questo paese. _ PH IG: @fabioskisandrini91
Comuni della Valle Camonica - Pietra Rossa

Via Francigena

La Via Francigena è un itinerario culturale che attraversa l'Europa da Canterbury a Roma lungo 1.800 km.   Nell’Alto Medioevo, attorno al VII secolo, i Longobardi contendevano il territorio italiano ai Bizantini. L’esigenza strategica di collegare il Regno di Pavia e i ducati meridionali tramite una via sufficientemente sicura portò alla scelta di un itinerario sino ad allora considerato minore, che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca. Grazie ai diari di viaggio, e in particolare agli appunti di dell’Abate Sigerico, è stato possibile ricostruire l’antico percorso della Francigena. Nel 990, dopo essere stato ordinato Arcivescovo di Canterbury da Papa Giovanni XV, l’Abate tornò a casa annotando su due pagine manoscritte le 80 mansioni (centri abitati od ospitali dove si trovava alloggio per la notte) cui si fermò a pernottare. Il diario di Sigerico viene tuttora considerato la fonte itineraria più autorevole, tanto che spesso si parla di “Via Francigena secondo l’itinerario di Sigerico”. Vai alla pagina dell'Associazione Europea delle Vie Francigene sulla storia della Via. La Via Francigena inizia accanto al portico sud della Cattedrale di Canterbury dove è posta la pietra che indica il chilometro zero dell’itinerario. Con due tappe di circa 31 km si arriva a Dover, e di lì in Francia. Il percorso si sviluppa da Calais, Regione Hauts-de-France, passando per Reims nella Regione Grand Est, fino al confine svizzero, presso Jougne e il villaggio di Les Fourgs, nella Regione della Bourgogne Franche-Comté. In Svizzera la via si sviluppa in 12 tappe, da Pontarlier al Colle del gran san Bernardo, per entrare in Italia. L'itinerario di Sigerico dal Colle del Gran San Bernardo a Roma prevede 45 tappe, con la possibilità di fare alcune varianti. Tutte le informazioni sulla pagina dell'Associazione Europea delle Vie Francigene dedicata all'itinerario di Sigerico. Nel territorio lombardo, nelle province di Pavia e Lodi, il cammino si sviluppa per circa 107 km suddivisi in cinque tappe. Lasciati alle spalle i paesaggi alpini e collinari, si aprono qui i vasti orizzonti della Pianura Padana, i rettilinei interminabili, le geometrie dei campi. Paesaggi assoluti, inattesi. Non ci si aspetta di trascorre giorni procedendo a passo spedito tra superfici di acqua e luce, scandite da sottili argini. Il silenzio è avvolgente, rotto solo dall’improvviso volo degli aironi. Non si è mai soli a camminare su un argine lungo un canale: presto o tardi sbuca dalle nebbie un trattore, che procede lento tra i campi, oppure un campanile o il profilo tozzo di una cascina a corte magari risalente all’Alto Medioevo, quando la pianura era ancora ammantata di foreste e paludi da bonificare. Permane a lungo nella memoria l’emozionante passaggio sul Po, a bordo di una piccola imbarcazione, il vento umido e freddo del mattino, le nebbie tra i pioppeti nella golena, la vastità di quell’acqua torbida e mobile. Si rimetterà con piacere il piede sull’argine, pronti a riprendere il cammino con rinnovata energia. La Via Francigena nel suo tratto lombardo può essere percorsa a piedi o in bicicletta, ma anche utilizzando il treno. Le stagioni migliori sono la primavera e l’autunno; in estate bisogna avere l'accortezza di evitare i periodi di maggiore caldo. Percorrendo come “Pellegrini di speranza” questo itinerario durante l’anno del Giubileo 2025 si potrà fare sosta presso tre chiese giubilari: Cattedrale di Sant’Ambrogio a Vigevano (PV) Santuario della Madonna della Bozzola a Garlasco  (PV)   con una breve deviazione dal tracciato Cattedrale di Santo Stefano Martire e Santa Maria Assunta - Pavia Informazioni sulle proposte organizzate sul percorso del cammino durante l’anno giubilare al sito web: www.viefrancigene.org

Cammino di San Colombano

Un itinerario che attraversa l’Europa sulle orme di San Colombano
Cammino di San Colombano

Dal Castello al Santuario

L’antico paese di Urgnano possiede invidiabili opere storiche e artistiche nascoste tra le numerose attività industriali e artigianali, questo perché visse da protagonista importanti momenti della nostra storia. Nasconde tra le sue vie, tracce di un passato che ci appartiene, evidenza di quell'eterno costruire che è proprio dell'uomo. Le sue porte non sono mai state chiuse dinanzi al cambiamento e le sue mura hanno sempre custodito l'essenza della sua cultura, in un processo di progettazione costante, posto al servizio di una comunità che si riconosceva e si riconosce nei valori fondamentali della laboriosità, dell'ospitalità della collaborazione. Gli abitanti di Urgnano si sono da subito distinti per la loro capacità nei commerci, nonché per l’abilità dell’agricoltura. Hanno osservato, adattato, inventato, adeguandosi ai tempi. Grati alla solidarietà e al rispetto, menti e braccia hanno scritto con pietra, legno, marmo e mattoni le vicende straordinarie e i fatti quotidiani, impedendo che il tempo li cancellasse, perché evidenza della propria identità. Passeggiare tra le sue vie oggi significa rileggere la storia di quest'angolo d'Italia, con quanto di unico e irripetibile solo qui sia stato. Significa rileggere l'arte, aggiungendo contributi e sintesi inedite. Significa realizzare come il legame tra uomo e natura sia davvero eterno, e vedere come questa collaborazione sia il giusto telaio, per tessere veli sottili, delicati, preziosi, ricchi. Semplicemente è un forziere da aprire. Con la sensibilità di ammirare sia capolavori indiscussi che rarità introvabili. Le origini di Urgnano risalgono all’epoca romana: alcuni ritrovamenti, tra cui due lapidi funerarie, lo attestano e rendono evidente il ruolo di rilievo avuto nei commerci e nell’anno dei “Quattro imperatori”. A tale periodo risalgono anche due importanti vie di comunicazione: la Francesca e la Cremasca, assi fondamentali dei commerci anche in età medievale. Dopo la caduta del Sacro Romano impero d’Occidente l’area fu sicuramente abitata dai longobardi, tra il Vi e l’VIII secolo; alcune sepolture testimoniano il fatto L’arrivo dei Franchi in Italia (inclusi i nostri territori) risale all’ultimo quarto dell’VIII secolo. Alla loro guida Carlo Magno, erede convinto di una politica che vedeva nell’alleanza tra trono e altare il punto di forza principale, base fondamentale della stabilità sociale. Il re dei franchi fu, in conseguenza a questa politica, incoronato, la notte di Batale dell’800, simbolicamente durante la messa, imperatore. Imperatore non di un semplice impero, bensì di un sacro romano impero, per certi versi anticipatore di quel regno Cristiano sociale per il quale agirono con forza più pontefici, in età moderna e in età contemporanea. L’opera dei franchi in Italia fu di emblematica importanza, non solo per quanto attiene il ruolo della Chiesa nella società, ma anche e soprattutto per ciò che riguarda l’organizzazione economica e Urgnano ne custodisce importanti esempi: non più percorsa nella sua interezza, ma ancora visibile l’importante vis di comunicazione rappresentata dalla Francesca ad esempio. Fu per effetto, diretto e indiretto, del perfezionamento del sistema feudale e per le conseguenze del rinvigorimento economico di Bergamo che si consolidò a Urgnano un insediamento dedito all’agricoltura, impostato secondo la logica del doppio raccolto è orientato a una forma di alternanza di colture e produzioni diverse. Alcuni edifici, tratti di mura, resti di porte, antichi portici rappresentano testimonianze diverse di quest’epoca e di quelle immediatamente successive. A partire da questo periodo si consolidarono tradizioni che, accanto ai documenti scritti (tra cui l’attestazione dell’esistenza dell’insediamento rurale di Urgnano, risalente al 985) , sono pagine di un racconto a colori, con immagini inedite che vengono direttamente dal tempo in cui un bosco diventava campo, le prime case in legno sorgevano non lontano dalle chiese, in pietra e mattone, un dialetto nasceva, delitti si compivano, alleanze si consolidavano, corporazioni e congregazioni dedite all’aiuto dei più deboli si costituivano e radicavano. Un continuo disegno del territorio per costruire un luogo dove abitare, mai finito, mai perduto. Un disegno, un progetto che ha per protagonista la comunità: la sua sopravvivenza. Fu costruito un castello, giacché Urgnano sorgeva in un luogo di contese, tanti da trovarsi, poi, in prossimità di un importante, contestato confine. Quando i Visconti divennero anche signori di Bergamo, Urgnano fece parte della loro giurisdizione e il castello fu interessato da importanti opere, che lo resero una fortezza imponente. Quando, poi, all’inizio del XV secolo, Bergamo si concesse alla Repubblica di Venezia, il fortilizio fu interessato da nuovi lavori, di restauro e di ammodernamento. Nei suoi muri è nelle sue sale l’impronta di personaggi d fondamentali, quali Bartolomeo Colleoni e Gian Gerolamo Albani, per non citarne che alcuni. Le mura, gli angoli, i dipinti, gli spazi verdi di Urgnano solo la manifestazione dell’opera di molte menti nel tempo, versi in prosa che presentano l’intensità del vissuto di gente umile e guide importanti, nel Medioevo, nel Rinascimento. Sonetti che hanno per titolo “l’uomo el’ancien regime”, versi liberi del XVIII, XIX e XX secolo."
Dal Castello al Santuario