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Lombardia retrò, a spasso su un auto d'epoca

Aggiungete ad un'auto d'epoca un paesaggio da togliere il fiato e la vostra gita romantica è servita
@adobestock - inlombardia

Mangiare in Lombardia

La Lombardia dà sfoggio della sua eccellenza con i sapori unici e quelli tradizionali di ogni singolo territorio, ma è anche cucina internazionale
Suggerimenti per mangiare in Lombardia: ristoranti, cucina internazionale e piatti tipici

Selvino Adventure Park

Cinque fantastici percorsi immersi nella natura, sulla cima del Monte Purito ..... a Selvino! Immerso in un fantastico contesto naturalistico il Selvino Adventure park è il primo in Italia a sicurezza totale. I 5 percorsi del Selvino Adventure Park sono perfetti per ogni tipologia di "avventuriero": dal bambino all’anziano, passando per giovani e adulti! E per le vostre ricorrenze speciali possiamo organizzare la vostra giornata al Parco. ll Parco è stato costruito adottando metodi non invasivi per gli alberi: nulla penetra nei loro corpi che anzi vengono protetti, ed una verifica agroforestale con le relative regolazioni tecniche svolte annualmente ne permettono la normale crescita. Tutte le strutture artificiali, piattaforme, cavi e giochi vengono periodicamente collaudate, monitorate e certificate al fine di garantire al massimo la Vostra sicurezza.Nel nostro parco è fondamentale garantire la sicurezza dei nostri utenti, noi non facciamo breafing con video supporti, ma un' istruttore formato seguirà personalmente l'istruzione. Come arrivare Per arrivare al Selvino Adventure Park, si può utilizzare una comoda seggiovia, adatta a grandi e piccini, animali domestici e passeggini. In alternativa, un rapido e semplice sentiero ti darà l'adrenalina per iniziare la tua avventura tra gli alberi!
Selvino Adventure Park

Monte Cornagera

Il monte Cornagera è caratterizzato da una struttura geologica piuttosto particolare dovuta alle fratturazioni che, nel corso dei millenni, l’hanno interessata a causa del lento spostamento del corpo centrale verso Ovest. Grazie alle pareti rocciose e ai torrioni, già a partire dagli anni XX, il monte Cornagera diviene meta di escursionisti e inizia si inizia a prediligere il suo utilizzo come palestra d’arrampicata.   La croce   Grazie all’impegno del gruppo Alpini Selvino-Aviatico-Amora e di altri volontari dell’altopiano, nel 2016 è stata instaurata sulla vetta della Cornagera una croce alta 7 metri ed illuminata alla presenza di un impianto di pannelli solari.   Il buco della Carolina   Alla fine della seconda guerra mondiale, numerosi furono i partigiani che si rifugiarono in questo pertugio con l’obbiettivo di sfuggire alle rappresaglie fasciste. Mentre le truppe nemiche avanzavano scrutando ogni possibile insenatura e prestando attenzione a qualsiasi rumore provenisse da quelle zone, i giovani soldati nascosti là sotto pregavano di poter uscire vivi; tutto ciò, attraverso una invocazione alla Madonna e una alla “morosa”, la “Carolina”, con la speranza di poterla riabbracciare. Per questo motivo, questo angusto pertugio, oggi viene denominato “il buco della Carolina”.   Fonte di riferimento: https://www.rifugiomontepoieto.it/itinerari-e-sentieri/ Per il turista: come arrivarci?   La Cornagera è situata all’interno del territorio comunale di Aviatico. E’ possibile parcheggiare alla località Cantul di Aviatico. A questo punto si segue la Via Cornagera fino a che non si arriva all’inizio di un sentiero(numero 537), abbastanza ripido, che si inoltra nel fitto bosco. Dopo circa 30 minuti di camminata, ci si trova ai piedi di un ghiaione, in cui si potranno vedere i bianchi e calcarei torrioni del monte, in contrasto con il verde dei prati. A questo punto, seguendo le indicazioni, ci si inoltra in un labirinto di rocce. Successivamente sarà possibile fare una piccola deviazione seguendo il sentiero 521 che, dopo 15 minuti di camminata circa, condurrà alla cima della Cornagera su cui è situata la croce. Altrimenti, proseguendo per il sentiero 537 sarà possibile passare per il “buco della Carolina” e giungere al rifugio del monte Poieto.   Fonte di riferimento:  https://www.valseriana.eu/sport-e-divertimento/trekking-alla-cornagera-d...
Monte Cornagera

Osservatorio astronomico

Visite Per le visite serali è consigliabile munirsi di torcia elettrica, poiché il sentiero non è illuminato, e di abbigliamento che ripari dal freddo, visto che l’osservatorio si trova a 1.200 metri di quota. L'ingresso all'osservatorio astronomico, durante queste giornate, è gratuito e non necessita di alcuna prenotazione. Eventuali visite private, a pagamento, per gruppi di almeno 20 persone, dovranno essere concordate con l'organizzazione del Cab (circolo astrofili bergamaschi. Le aperture diurne permetteranno, senza alcun rischio, l'osservazione del sole al telescopio grazie ad appositi filtri solare, mentre quelle serali saranno dedicate alla conoscenza del cielo estivo. In caso di maltempo le giornate non verranno recuperate: eventuali proiezioni e conferenze didattiche si svolgeranno nella sala conferenze che ha una capienza massima di 40 posti. Al telescopio in cupola si accede a gruppi di 10/15 persone alla volta. Come arrivare Sentiero che sale al Monte Poieto. Si raccomanda i turisti di raggiungere l’osservatorio a piedi lasciando autovetture e moto nel piazzale sottostante. In caso di maltempo le giornate non verranno recuperate: le proiezioni e le conferenze didattiche saranno effettuate nella prima parte della serata nell’apposita sala conferenze della capienza di ca 40 posti a sedere. Gli automezzi vanno parcheggiati nella piazzola antistante la salita di via Martinelli che dista 300 metri dall’Osservatorio e l’accesso in auto fi no alla struttura è consentito esclusivamente agli autorizzati e ai portatori di handicap. Ricordiamo che per le visite serali è consigliabile munirsi di torcia elettrica ( il sentiero non è illuminato) , e di abbigliamento adeguato al luogo di montagna (la struttura è posta a ca 1200 metri di quota).

Le Grotte Del Sogno

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Matrimonio intimo in Lombardia: per un "Sì, lo voglio!" in famiglia

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Il nucleo storico di Sarnico

Sarnico, posta sulla sponda settentrionale della zona in cui il lago si stringe fino a ridiventare fiume Oglio, domina il basso Sebino. Questa delicata area fu oggetto di continua attenzione da parte degli abitanti del lago che regolarono le acque per le attività di pesca, per l’irrigazione della pianura e per il trasporto delle merci attraverso l’Oglio prima e la roggia Fusia poi. All’organizzazione della pesca con le nasse si lega il documento più antico su Sarnico: nell’861 la sua piscaria era donata dall’imperatore Ludovico II al monastero di Santa Giulia di Brescia. Per la posizione strategica al confine con il territorio bresciano, durante il Medioevo a Sarnico si insediarono famiglie feudali di primo piano nel contesto lombardo. A queste, in particolare al conte di Bergamo Giselberto IV, si deve la donazione di Santa Maria di Nigrignano al monastero cluniacense di San Paolo d’Argon nel 1081, con un vasto patrimonio. San Paolo d’Argon avrebbe poi ampliato ulteriormente i suoi possedimenti e nel 1122 la corte di Sarnico comprendeva tre cappelle. I diritti di San Paolo d’Argon passarono poi ai Martinengo e ai conti di Calepio che esercitarono per secoli il controllo su Sarnico e la val Calepio. Il centro venne quindi coinvolto nel XII secolo nelle lunghe lotte che opposero Brescia e Bergamo per il controllo del territorio sebino. Nel Medioevo Sarnico assunse una configurazione con il centro chiuso entro mura con tre porte e dominato dal castello. Delle antiche difese rimangono alcune porzioni di torri e diverse tracce dell’antica recinzione muraria sull’esterno di alcune case. Il cuore antico della cittadina è un groviglio di vicoli e di sottopassaggi, di anguste piazzette, di palazzetti con logge e porticati, di portali con stemmi gentilizi. Tutta la parte antica, situata su una sorta di naturale terrapieno con vista a lago, ruota attorno alla chiesa di San Paolo (ora quattrocentesca ma di origini più antiche) presso la quale si può scorgere una feritoia appartenente all’antico castello. Alle vicende medievali va ricondotta anche la costruzione nel XII-XIII secolo della rocca Zucchelli, che dominava da nord l’abitato e che sorgeva in località Molere: del fortilizio, distrutto e ricostruito più volte, sono ancora visibili i resti in corrispondenza della grande croce sulla cima dell’altura. Dopo la pace di Lodi (1454), Sarnico passò definitivamente sotto il dominio veneziano e la nuova stagione di pace venne interrotta solo per l’attacco e la distruzione del castello (1521) ad opera dei Lanzichenecchi durante la guerra contro Carlo V. Grazie alla nuova stabilità e al favore dei Veneziani, Sarnico consolidò la sua vocazione di centro mercantile. Particolare rilievo assunsero le cave di arenaria, la tipica pietra grigia detta, per l’appunto, di Sarnico che conobbe un ampio impiego nell’architettura civile e religiosa non solo sebina. Fino alla chiusura questi cantieri ospitavano alcune centinaia di cavatori. La cittadina si sviluppò intorno alla piazza sul porto, mentre il cuore religioso – la chiesa di San Martino – era al margine settentrionale dell’abitato: oggi si presenta nella ricostruzione settecentesca che mantenne però parte delle strutture antiche, visibili nelle murature laterali esterne e nella prima cappella sinistra. Nel 1796 Sarnico divenne parte della napoleonica Repubblica Cisalpina: fu sede di pretura (palazzo di angolo tra via Albricci e via Piccinelli) ed ebbe una gendarmeria (nell’ex palazzo Gervasoni, ora Biblioteca e Pinacoteca “G. Bellini”). Nel 1817 fu, quindi, costruito un ponte di legno che collegava stabilmente Sarnico con la provincia bresciana (il ponte in ferro fu posizionato nel 1889). Nella prima metà dell’800 iniziò anche la navigazione lacuale con i battelli, furono migliorati i collegamenti stradali e sistemato il porto e il fronte lago, ma Sarnico veniva ancora descritta come un villaggio con un piccolo territorio assai fertile di ulivi, vigne e gelsi. Nel Novecento la cittadina subisce una nuova trasformazione, legata all’ulteriore sviluppo economico e alla presenza di una famiglia di primo piano dell’imprenditoria lombarda: grazie ai capolavori di Giuseppe Sommaruga per la famiglia Faccanoni, e per l’emulazione che suscitano nella borghesia locale, Sarnico si riveste delle sinuose forme Liberty. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, una serie di nuove realtà industriali ha condotto a un accelerato e massiccio sviluppo urbanistico, accompagnato da interventi per la fruizione turistica della città e del suo fronte lago, come il lungolago. L’impianto urbanistico di Sarnico non è di facile lettura. Tuttavia la visione del paese per chi proviene dalla parte bresciana del Sebino permette di intuire un primo nucleo di piazze e di edifici di epoca ottocentesca e novecentesca ritmati da portici e facciate con lunghe balconate. In corrispondenza dell’attraversamento tra le due coste si aprono le piccole vie del centro storico che salgono verso la parte più antica del borgo. Alla destra del ponte si snoda invece la parte più moderna dell’abitato, che comprende anche i cantieri nautici e i lidi. Qui si segnala inoltre la presenza dell’antico insediamento cluniacense di Santa Maria di Negrignano, trasformato in struttura industriale e recentemente recuperato come spazio per iniziative culturali. Dal piccolo centro urbano è possibile, inoltre, avventurarsi alla scoperta delle piccole frazioni di Fosio e Castione, originariamente appartenenti al comune di Villongo Sant’Alessandro, ma congiunte a Sarnico nel 1929 e oramai collegate al centro senza soluzione di continuità. In località Fosio Fosio, vi era un forno fusorio e il primo mercato cittadino e vi sorge la Cappella dei morti della peste del 1630; il piccolo centro di Castione, da cui si può salire alla rocchetta Zucchelli, conserva la chiesa dedicata ai santi Nazaro e Rocco (con affreschi del XII e del XV e XVI secolo).   Monica Ibsen
il nucleo storico di Sarnico

Grandi film girati in Lombardia

I più bei panorami naturali e gli scenari metropolitani lombardi nei film di grandi registi italiani e stranieri
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