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Il contado del Seprio

Un itinerario alla scoperta del “Contado del Seprio” localizzato tra la provincia di Como e quella di Varese. Questa regione storica nacque come fines attorno alla città di Castelseprio in epoca Romana e si estese, nella fase di massima espansione, fino al Canton Ticino durante il IX- X secolo. Aree archeologiche, monasteri e monumenti  inseriti dal 2011 nelle liste UNESCO e tra questi anche numerosi resti di epoca longobarda. Il percorso inizia dalla stazione di Como, per terminare in quella di Castellanza. Se non ve la sentite di affrontare le salite del Parco Pineta o di Como, potete usare la stazione di Venegono Superiore. Usciti da Como si segue via XXVII Maggio sino a raggiungere San Fermo della Battaglia. Da San Fermo si prosegue su strada campestre a basso traffico e qui si toccano in successione le località di Montano, Casarico, Olgiate Comasco, Beregazzo e Castelnuovo Bozzente, sede del Parco Pineta. Dopo aver proseguito su alcuni saliscendi si attraversa il bosco che da il nome al parco. Da qui si raggiunge Venegono Superiore dove inizia la ciclabile della valle Olona. ITINERARIODistanza: 45.7 kmDifficoltà: difficile il tratto tra Como e il Parco Pineta, facile il restoFondo stradale: asfalto con qualche breve tratto di sterratoDislivello: + 1018 m, -1009 m. (Pendenza max: 30.5%, - 24.2%; Pendio medio: 3.5 %, - 3.4%)Adatto a: utenti allenati per l’itinerario completo, facile da Venegono SuperioreTipologia di bicicletta consigliata: tutteDurata media: 4 h ca. PUNTI DI INTERESSE Il Broletto di Como Il complesso risalente al XII sec., comprende il Palazzo del Broletto e la Torre del Broletto. Gli edifici si caratterizzano per lo stile gotico-romanico con elementi rinascimentali che risalgono al Quattrocento.Info utili: Telefono Infopoint Broletto 031 304137 Orario: da lunedì a domenica 10.00 - 18.00. Geolocalizzazione su mappa: 45.81185, 9.08289   Basilica di Sant’Abbondio di ComoLa Basilica fu elevata a cattedrale nell’818 e dedicata a Sant’Abbondio sul luogo di una preesistente chiesa paleocristiana. Durante XII sec. i monaci benedettini riedificarono la chiesa in stile romanico. Info utili: goo.gl/aBpqN9Geolocalizzazione su mappa: 45.80238, 9.08021   Parco Pineta di Appiano Gentile e TradateNel cuore della Lombardia l’ente Parco protegge e valorizza una foresta di pianura radicata nel territorio, viva e ricca di naturalità, di attività forestali agricole e sociali. La scena arborea è dominata dal Pino silvestre e dalla Quercia farnia.Info utili: http://www.parcopineta.orgGeolocalizzazione su mappa: 45.76364, 8.9393   Castiglione OlonaIl cardinale Branda Castiglioni fece edificare nel ‘400, durante il Rinascimento, i principali monumenti del borgo modificando il precedente assetto urbano, di cui rimangono le mura di cinta e un massiccio bastione con ponte levatoio.Info utili: http://www.prolococastiglioneolona.it/it/Geolocalizzazione su mappa: 45.75556, 8.86583   Monastero di TorbaDel castrum di epoca romana, rimane il massiccio torrione che, inglobato nel complesso monastico, venne successivamente riutilizzato come cappella e mausoleo dalle monache benedettine.  Dal 2011 è inserito nelle liste UNESCO.Info utili: https://www.fondoambiente.it/luoghi/monastero-di-torbaGeolocalizzazione su mappa: 45.72911, 8.86357   Chiesa Santa Maria foris portas  di CastelseprioLa chiesa eretta tra il VII e il IX sec. si trova all’interno dell’area archeologica di Castelseprio-Torba (dal 2011 sito incluso nelle liste UNESCO) e conserva all’interno antichi affreschi che rappresentano scene della vita di Cristo.Info utili: http://www.unescovarese.com/castelseprioGeolocalizzazione su mappa: 45.72984, 8.85569   Monastero di CairateCostituisce uno dei primi insediamenti monastici benedettini del territorio e risale al VIII secolo. Il complesso si compone di tre parti: il monastero, Il quartiere nord o San Pancrazio e i rustici della corte ovest.Info utili: www.monasterodicairate.itGeolocalizzazione su mappa: 45.69171, 8.87367   Castello Visconteo di Fagnano OlonaIl castello, che sembrerebbe derivare da una fortificazione di epoca romana, si trova in una posizione privilegiata dal punto di vista panoramico, strategico e di controllo, all’imbocco meridionale della Valle dell’Olona.Info utili: http://www.proloco-fagnanoolona.org/2000/castello-visconteo-fagnano/Geolocalizzazione su mappa: 45.66934, 8.87397  Torre Colombera a Gorla MaggioreL’antico sistema difensivo, di cui faceva parte anche la casa-forte di età comunale e viscontea, sembrerebbe risalire all’epoca longobarda. La torre fu trasformata negli anni ’90 in spazio espositivo.Info utili: http://www.torrecolombera.it/storia.phpGeolocalizzazione su mappa: 45.66365, 8.88948  Villa Gonzaga a Olgiate OlonaIl complesso risale alla prima metà dell’800  sull’area di una precedente struttura seicentesca. Nel corso del tempo l’edificio ha visto la sua destinazione cambiare spesso: fu residenza nobiliare, collegio, scuola, biblioteca etc.Info utili: goo.gl/dvUeU8Geolocalizzazione su mappa: 45.62945, 8.88984  Palazzo Brambilla a CastellanzaIl sobrio edificio in stile neoclassico dalle forme severe e razionali  risale alla prima metà dell’ ‘800. Dal 1921 è sede dell’amministrazione comunale e per questo il complesso fu modificato da residenza a luoghi adibiti ad uso ufficio.Info utili: http://www.comune.castellanza.va.it/homeGeolocalizzazione su mappa: 45.61258, 8.89948  
Castiglione Olona

Dal Linzone al Resegone

Tappa della DOL, Dorsale Orobica Lecchese, con uno dei più suggestivi panorami delle Prealpi
2. Dal Linzone al Resegone

La Valle delle Messi

Appena dopo Ponte di Legno, proseguendo sulla strada per il Passo Gavia, si può raggiungere la selvaggia Valle delle Messi. L’area si estende all’interno del Parco Naturale dello Stelvio, tra il passo di Pietra Rossa e quello del Gavia ed è caratterizzata da piccoli boschi di larici, numerosi ruscelli, spettacolari cascate e dalla presenza di diversi animali selvatici come cervi, marmotte, camosci e stambecchi. È probabilmente, per la combinazione di tutti questi elementi, che da molti è ritenuta una delle più belle valli camune. L’escursione proposta permette di attraversare l’intera vallata rimanendo su un’ampia strada sterrata fino al Rifugio Valmalza, dopodiché è possibile proseguire su un sentiero più ripido e impegnativo per raggiungere il bivacco Linge e successivamente lo splendido lago Nero. La camminata si conclude con la discesa che dal lago riporta l’escursionista in località Sant’Apollonia. Arrivati a Ponte di Legno si imbocca la strada provinciale 29, dopo aver superato il paese di Pezzo si percorre ancora 1 km fino a notare un piccolo gruppo di case, qui una deviazione sulla sinistra permette di entrare nella valle e raggiungere la località Sant’Apollonia. L’accesso a quest’area è consentito solo tramite l’acquisto di un ticket per il parcheggio. Il biglietto viene venduto direttamente in loco. Si prosegue quindi sulla strada asfaltata per altri 900 m fino a raggiungere l’area di sosta Silizzi dove è presente un vasto parcheggio, vari tavoli per il picnic, aree giochi per bambini e numerose fontanelle. Si lascia quindi l’automobile e si iniziano a seguire le indicazioni del sentiero 158. I cartelli segnano 1h e 20' per il Rifugio Valmalza e 2h e 20' per il bivacco Linge. Il tratto del sentiero in questa prima parte è molto semplice e il dislivello è minimo. In circa 30 minuti si arriva facilmente in località Case degli Orti e successivamente a Baite di Pradazzo.Già dopo pochi minuti ci si immerge nel surreale silenzio di questa valle. Dal parcheggio il transito dei veicoli è infatti vietato e gli unici rumori udibili sono i passi degli altri escursionisti e lo scrosciare del torrente Frigidolfo, il quale percorre la valle lungo tutta la sua lunghezza e, grazie ai numerosi ponticelli di legno che lo attraversano, riesce a regalare degli scorci unici. Si prosegue ancora in leggera salita, superando un piccolo boschetto di larici. Da qui si inizia a scorgere una delle caratteristiche più spettacolari di Val delle Messi: la valle è letteralmente invasa da piccoli torrenti e corsi d’acqua, che da ogni direzione scendono lungo i pendii delle montagne circostanti per poi tuffarsi nel Frigidolfo. Molto spesso questo spettacolo è ulteriormente impreziosito dalla formazione di cascate anche di considerevoli dimensioni, visibili soprattutto in prossimità del rifugio. L’arrivo al rifugio è ormai prossimo, ma bisogna prima percorrere due ampi tornanti abbastanza ripidi. Questa è forse l’unica parte del percorso leggermente impegnativa per chi è intenzionato a raggiungere solamente il rifugio. Il Rifugio Valmalza si trova proprio a lato del sentiero, dispone di vari posti letto e tavoli all’aperto per mangiare, la selezione di piatti tipici è abbastanza ampia e spazia dalla polenta ai funghi, fino alle tagliatelle al ragù, passando per taglieri vari e diversi vini in bottiglia. La struttura viene però chiusa in periodo invernale, è quindi consigliato consultare il loro sito ufficiale per verificarne l’apertura. Il rifugio è un buon punto dove riposare un po’ e riprendere fiato. La sua posizione privilegiata, proprio nel punto più largo della valle, consente infatti di vedere distintamente la cascata di Rio di Valmalza (lungo il versante sinistro della valle) e le ben più spettacolari cascate generate da un affluente del lago Nero (lungo il versante destro, proprio dietro il rifugio). Anche solamente il raggiungimento di questa prima tappa può rappresentare una bella escursione per i più piccoli o per chi non ha troppo tempo. Con uno sforzo ulteriore e qualche altra ora di salita si possono però raggiungere luoghi ancor più spettacolari. Appena dopo il rifugio si rimane sul sentiero CAI 158, ora definitivamente trasformato in un classico sentiero montano abbastanza stretto. Si supera l’ennesimo affluente del Frigidolfo grazie all’ausilio di un paio di ponticelli di legno e successivamente ci si porta sulla sponda sinistra del torrente stesso. Dopo pochi minuti il sentiero si fa più ripido e faticoso, permettendo di guadagnare rapidamente molti metri di dislivello e di salire sempre di più verso la fine della valle. Giunti a circa 2.200 m il sentiero vira bruscamente sulla sinistra e, dopo un paio di tornanti molto ripidi, supera un balzo roccioso sopra il quale si arriva al pianoro erboso dove sorge il Bivacco Linge. La piana erbosa che ci si ritrova davanti è veramente immensa, ma l’occhio viene soprattutto catturato dalle grandi pareti di Punta di Pietra Rossa e di Punta Valmalza, caratterizzate appunto da un iconico colore rossastro. Camminando in piano si giunge ora in pochi minuti al bivacco Linge, dove ad accoglierci ci sono numerosi tavoli e anche una fontanella. Il panorama qui è veramente magnifico, inoltre in questa zona non è difficile scorgere branchi di camosci, marmotte e anche cervi. Vale quindi assolutamente la pena passare un po’ di tempo a camminare nei prati per cogliere la bellezza delle cime rocciose che circondano tutta l’area. Dopo una doverosa pausa è possibile proseguire fino a raggiungere il lago Nero, per poi tornare al parcheggio seguendo il sentiero 157. Questa nuova sezione dell’itinerario richiede altre 3 ore di camminata, ma ne vale assolutamente la pena. L’alternativa è quella di scendere lungo il tratto appena percorso, in modo da raggiungere l’auto in circa 1h 50'. Dal bivacco si imbocca dunque il sentiero numero 2 (Alta Via Camuna). Per raggiungere il lago bisogna procedere per altri 2 km e 186 m di dislivello positivo.L’intero tratto non è quindi di difficile percorrenza, se non per due passaggi su roccia, di cui uno attrezzato con una catena, che richiedono un po’ di attenzione. La traccia in queste sezioni è abbastanza stretta e ci si trova su un costone molto ripido ed esposto. Non è richiesta particolare esperienza però è innegabile che il precipizio che si apre sulla destra potrebbe creare problemi a chi soffre di vertigini.Superata questa zona il sentiero torna a tagliare nei prati e con una serie di saliscendi molto lievi ci porta in prossimità del lago. Prima di arrivare al lago non si può non fermarsi per godere della fantastica vista di questa zona. In basso si distingue distintamente il rifugio Valmalza e l’intera vallata tagliata qua e là dai piccoli corsi d’acqua, sulla destra c’è Punta di Pietra Rossa, mentre sulla sinistra la maestosa parete del monte Gaviola e del Corno dei Tre Signori.Proseguendo lungo il sentiero numero 2 si supera ora un piccolo torrente e dopo una curva sinistrorsa finalmente si scorgono le acque scure del lago Nero (2.400 m). Il consiglio è ora quello di deviare a sinistra, uscendo dal sentiero numero 2, in modo da poter fare il giro dell’intero lago e godere appieno dei numerosi scorci che può offrire. Questo tratto di sentiero non è numerato ma è comunque molto evidente e consente di raggiungere rapidamente il versante nord del lago. L’ampia zona erbosa che ci si trova davanti è prevalentemente una palude, nonostante ciò il sentiero in alcuni tratti riesce comunque ad avvicinarsi molto allo specchio d’acqua permettendoci di toccarlo e di sostare sulle sue sponde. Osservando il lago da questo punto è possibile vedere il bel riflesso creato dal monte Gaviola (3.022 m). Girandosi verso Sud si può invece ammirare il gruppo dell’Adamello: le immense cime innevate, osservate da questa posizione, sembra quasi che fuoriescano dallo specchio d’acqua del lago Nero, dando vita ad uno spettacolo veramente particolare. Proseguendo ci si congiunge con il sentiero CAI 157 (la strada sterrata che scende dal passo Gavia), si prosegue quindi lungo la sponda Est del lago fino a raggiungere la sua piccola diga. Una serie di cartelli indicano le varie mete raggiungibili. Per tornare in località San’Apollonia è necessaria un’altra ora e quaranta minuti. Si imbocca quindi il tratto del sentiero 157 che scende (segnato anche come “Ciclovia Karolingia”). Tutta la discesa presenta una pendenza abbastanza costante e sono del tutto assenti punti esposti o di difficile percorrenza. La discesa è quindi piacevole e permette di aprire la vista a degli scorci completamente inediti sulla Valle delle Messi. Dopo aver completato tutta la discesa si entra in un boschetto di larici e dopo pochi minuti ci si ricongiunge con il sentiero CAI 158. Proseguendo ora sull’ampio sentiero di terra battuta in 20 minuti si torna nuovamente all’area sosta Silizzi.I verdi prati della valle, i ruscelli cristallini, le grandi cascate, la bella piana erbosa del bivacco Linge e le acque blu scuro del lago Nero riusciranno sicuramente a soddisfare la vostra voglia di montagna. Inoltre, il sentiero proposto può facilmente essere interrotto in più punti, per poi tornare indietro lungo il tratto precedentemente percorso. Il giro ad anello descritto è sicuramente il modo più completo per cogliere le bellezze di questa valle, ma è comunque possibile decidere di visitare solamente alcuni dei luoghi presentati. La natura del territorio e i vari punti di appoggio rendono l’escursione consigliata in diversi periodi: da giugno sono i rododendri che colorano il paesaggio, da ottobre a novembre invece ci pensano i larici che si tingono di giallo e arancione. In autunno inoltre si può sentire il bramito dei cervi in amore. - Ph: Stefano Poma
La Valle delle Messi

Tra antiche memorie e paesaggi maestosi

Itinerario culturale in bassa Valtellina

Lago di Lugano

Lago di origine glaciale, è un ricco sito di giacimenti fossiliferi, in particolare in prossimità del Monte San Giorgio

Via dei Malaspina

Una variante francigena dell’Oltrepò: da Tortona a Bobbio attraverso la Valle Staffora
Varzi e Valle Staffora - wikimedia.org

7 castelli in Lombardia da visitare una volta nella vita

Dal Lago di Garda alla Valtellina, passando da Milano. Tra mura merlate, torrioni e logge porticate
Castello Sforzesco a Milano

Inverno in Lombardia: non solo sci

Ciaspolate. Slitte trainate dai cani. Pattinaggio sul ghiaccio. Snow tubing. Terme. L’inverno in Lombardia non è solo sci
Sled dog, Bormio, Sondrio - @inLombardia

Panchina Gigante di Casteggio #163

Sulla collina che fa parte dei poderi dell'azienda vitivinicola Ballabio in Oltrepò Pavese
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Laghi in Lombardia: 5 mete d’autunno

5 consigli per una giornata indimenticabile: da Gardone Riviera all’Isola Comacina, alle sponde perfette per chi ama la bici
Laghi in Lombardia autunno

Navigazione sui Navigli: Tour della Darsena in Barca

Tour guidato a piedi e in battello lungo i Navigli, i pittoreschi specchi d’acqua milanesi
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Fiume Ticino

Il Ticino nasce in Svizzera. La sua sorgente principale è in testa alla val Bedretto, al Passo di Novena, a circa 2.480 metri di quota, mentre un’altra sorgente è nei pressi dell’Ospizio del San Gottardo e si congiunge alla prima ad Airolo. Da qui il fiume prosegue in territorio elvetico scorrendo in una valle ben conservata (da vedere le gole di Stalvedro e del monte Piottino) fino all’imbocco della Piana di Magadino, dove viene imbrigliato in argini che ne fanno un banale canale fino al delta con cui sfocia nel Lago Maggiore. Qui il fiume riprende, anche se solo per poche centinaia di metri, la sua naturalità, dando origine ad una zona umida di interesse internazionale, ai sensi della Convenzione Ramsar: la Riserva Naturale Federale delle Bolle di Magadino (www.bolledimagadino.com). Una volta uscito dal bacino del Verbano, nei pressi di Sesto Calende (VA), il Ticino attraversa tutta la pianura padana, incidendola profondamente e termina, dopo aver lambito Pavia, nel Po, in località Ponte della Becca (PV). Il territorio del Ticino sublacuale può essere geomorfologicamente e naturalisticamente suddiviso in cinque zone principali: l’anfiteatro delle colline moreniche o zona collinare; il pianalto terrazzato o altopiano asciutto; la zona di alta pianura; il piano generale terrazzato, o pianura irrigua che comprende la fascia dei fontanili ed infine la valle del fiume propriamente detta. Il terrazzo principale che raccorda la valle alla pianura circostante ha un’altezza che decresce da 40 a 15 m circa. All’interno della valle si possono individuare terrazzi minori di cui il più evidente va da Magenta a Besate (MI). Si può anche procedere ad una suddivisione in senso longitudinale dell’asta del fiume, questa volta in tre comparti: dal Lago Maggiore alla Maddalena di Somma Lombardo (VA), il Ticino scorre formando meandri incassati in gole profonde, incise nei depositi morenici; dalla Maddalena a Motta Visconti (MI) ha un andamento anastomizzato con un letto largo in alcuni punti fino a tre chilometri e numerose isole ghiaiose e sabbiose create da rami e canali che si intrecciano cambiando continuamente morfologia; infine, da Motta Visconti alla confluenza con il Po, il Ticino presenta un tracciato meandriforme e tocca la massima complessità. Il corso del fiume è in costante evoluzione, soggetto a incessanti modificazioni e con un equilibrio dinamico che è elemento fondamentale per il mantenimento del valore ecologico del fiume e della sua vallata. Negli ultimi venti chilometri il fiume torna a corso unico, anche se abbastanza tortuoso, con sponde ben definite all’interno della piana alluvionale. Interventi di contenimento delle sponde con pietre e blocchi in cemento, iniziati massicciamente dagli anni Cinquanta, hanno di fatto limitato la nascita di nuove “lanche”. Queste sono parti del fiume, in corrispondenza di anse, pian piano escluse dal percorso della corrente e in seguito del tutto isolate dal corso del fiume. Le vecchie lanche tendono ad interrarsi a causa di sedimenti che si depositano nel corso delle piene, diventando terreno fertile per la vegetazione palustre, che, inevitabilmente, ostruisce e colma i fondali. Una serie di progetti adottati dal Parco sta lentamente riportando il fiume in condizioni di elevata naturalità. La colonizzazione antropica delle sponde, con le conseguenti attività economiche legate alla presenza dell’uomo, hanno portato a modificare, ma solo in minima parte se paragonato ad altri fiumi padani, il tracciato naturale del corso del Ticino; ciò è avvenuto sia a causa degli scavi in alveo, oggi per fortuna vietati, sia a causa delle arginature, che per i forti prelievi idrici. Sicuramente, la trasformazione antropica più appariscente è data dal complesso reticolo di derivazioni e di canali realizzati sia a scopo irriguo, sia per l’utilizzo da parte degli impianti idroelettrici. Le principali opere artificiali che interessano la Valle del Ticino sono i Canali Cavour, Regina Elena, Langosco e Sforzesco in sponda piemontese, e i Canali Industriale, Villoresi, il ramo Marinone e i Navigli Grande e di Bereguardo, nel territorio lombardo (link ai Navigli).