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Ciclabile dell'Alta Val Seriana

Una ciclabile tra boschi, paesaggi montani, ponti su ruscelli, centrali idroelettriche e case di pietra con tetti in ardesia.   Durante il tragitto avremo modo di gustare panorami montani tipici delle Orobie ed attraversare paesi caratteristici, un percorso da godere pedalando senza fretta. Una ciclabile lievemente impegnativa in quanto presenta alcuni brevi saliscendi anche con pendenze elevate, e non per brevi tratti, sconsigliata a famiglie e bambini. La ciclabile si inoltra subito nella fitta pineta di Clusone, facendo entrare nello spirito avventuriero di questo tracciato che per alcuni tratti si snoda anche nel fitto bosco, a forte contatto con la natura circostante.Qualche chilometro dopo la partenza ci troviamo a superare Groppino, dove raggiungiamo il fiume, che attraversiamo in più punti, godendone l’aria fresca.Si incontrano qui i primi centri abitati dell’itinerario: prima quello d’Ogna e poi Ardesio. Sulla SP35 raggiungiamo poi Gromo, un caratteristico paesino insignito del titolo di “Borgo più bello d’Italia”. Uno dei punti più panoramici del tragitto (e della valle) è poco più in là, risalito un breve tratto cementato con pendenza elevata ci si trova infatti in una inedita da cui ammirare, in un solo sguardo, tutta la valle. Il panorama compensa il breve tratto a spinta fatto per raggiungerlo.Si torna in sella e si prosegue fino a Fiumenero che si trova sull’altra sponda del fiume. Dietro di esso la Valle Brunone e ad incorniciarlo la punta del Pizzo del Diavolo.Nell’ultimo tratto la ciclabile diventa dolce e godibile, costeggiando il Fiume Serio che oramai è poco più di un ruscello; si fiancheggia una centrale idroelettrica, di una piccola diga ed infine raggiungiamo la nostra meta, Valbondione, luogo di partenza per tante escursioni a piedi come il Rifugio Curò, il Rif. Coca e tanti altri.  
Ciclabile dell'Alta Val Seriana

Lungo la via sacra a Campo dei Fiori

Il punto di partenza della nostra camminata è la piazzetta poco sotto la Località Prima Cappella del Sacro Monte che si raggiunge con l'autobus urbano della linea C fermata antistante la stazione ferroviaria di Varese.   Si risale la Via Sacra su acciottolato fino ad arrivare al Borgo di Santa Maria del Monte e al Santuario della Madonna Assunta. Proseguiamo oltre, tra strette viuzze, raggiungendo Piazza Pogliaghi, capolinea dei mezzi pubblici, e a nord di quest’ultimo, dopo poche decine di metri continuiamo, entrando nel bosco, sul sentiero numero 1 del Parco Regionale Campo dei Fiori. Arrivati al valico delle Pizzelle pieghiamo a sinistra e saliamo fino a ciò che resta della funicolare abbandonata del Sacro Monte e del Grand Hotel. Poco sopra è raggiungibile, lungo il vialetto dei cippi commemorativi dei Caduti delle varie Armi dell’Esercito italiano, il Monte Tre Croci. Il nostro itinerario scende ora sulla strada asfaltata e, seguendo le indicazioni per la Cittadella di Scienze della Natura, risale al panoramicissimo piazzale Belvedere, dove si trova il cancello di ingresso alla cittadella e alla strada verso l’osservatorio.Dal piazzale ci incamminiamo, attraverso un bosco di conifere, sulla sterrata del forte di Orino, testimonianza della Grande guerra, che taglia orizzontalmente il versante sud del monte. Affacciati sulla pianura incontriamo in successione i sentieri 12, 11 e 13 e arriviamo proprio alla punta di Orino. Si rientra, tornando sui propri passi fino al punto in cui i sentieri 11 e 13 intersecano la strada militare. Si perde quota in direzione di Comerio e Gavirate. A circa metà discesa i tracciati si dividono e restiamo sull’11, che conduce a Comerio. Dopo un tratto verso est, sul sentiero 10 che collega Velate, frazione di Varese, a Orino, torniamo sull’11 e arriviamo a Chignolo, frazione di Comerio. Riecco la strada asfaltata, lungo la quale, dopo aver attraversato il centro di Comerio, raggiungiamo la stazione ferroviaria e da lì, con un treno locale, torniamo a Varese in poco più di dieci minuti. (Ph: paolo Ortelli)

A spasso sulla Maresana

Tutti i bergamaschi conoscono la Maresana, meta per antonomasia delle gite fuori porta. Ma il colle della Maresana non è soltanto un’oasi verde a pochi passi dalla città, è anche un territorio coltivato e vissuto dagli agricoltori.   La passeggiata che ci propone il Parco dei Colli di Bergamo è proprio alla scoperta di queste realtà, lungo un circuito ad anello che ha come punto di partenza e arrivo Rosciano, dove c’è il santuario della Madonna di Lourdes. Un itinerario particolarmente interessante lungo i sentieri che si sviluppano anche attraverso i bellissimi boschi di castagno, carpino e rovere. La prima tappa è l’azienda agricola “Delizia dei Colli” di Fabio Mangili, che coltiva piccoli frutti, sia per la vendita del prodotto fresco che per la produzione di confetture. Particolarmente interessante l’impianto di mirtillo nero gigante americano. Da qui si sale alla Maresana, per poi scendere verso Ponteranica Alta, attraverso boschi di castagno e querco-carpineti. Si tratta di sentieri percorribili e tracciati, ma è consigliato un abbigliamento idoneo. Subito dopo la discesa, a circa metà del tracciato, alla fine di via Cornella, si trova l’azienda agricola “Val del Fich”. La titolare Federica Cornolti ha un allevamento di capre e produce formaggi caprini e confetture secondo antiche ricette, come quella alle primule selvatiche. Inoltre apre le porte dell’azienda come fattoria didattica. Per raggiungere la terza tappa si scende ancora e si raggiunge l’abitato di Ponteranica Alta. Si gira a destra e si prosegue verso il Castello della Moretta. All’inizio del tracciato, sulla sinistra, c’è l’azienda agrituristica vitivinicola “Amleto Giavazzi”. L’azienda produce vino, pinot bianco con metodo classico, vino rosso incrocio Terzi e vino cabernet dalle alte caratteristiche organolettiche. Il rientro dalla passeggiata è previsto al parcheggio di Rosciano, tramite la strada in discesa che affianca gli impianti sportivi. “L’itinerario è stato pensato per valorizzare un piccolo ma interessante circuito che si trova dentro il Parco dei Colli di Bergamo, fatto di percorsi che attraversano i borghi storici, boschi, un paesaggio di cascine e colli - spiega il responsabile del Parco dei Colli di Bergamo, Pasquale Bergamelli -. Sono state scelte tre aziende con origine e produzione diversa, che illustrano la loro lavorazione. Tutte e tre si trovano attorno al colle della Maresana, collegato attraverso i sentieri del Parco a diverse località, dal Canto Alto ad Olera”.
A spasso sulla Maresana

Con le pelli fin sul Pizzo Brunone

Si parte dal caratteristico borgo di Agneda (Sondrio) a 1.228 metri di quota. Nella stagione invernale è disabitato e se la strada non è pulita dalla neve conviene lasciare l’auto poco prima di arrivarci, dove è possibile trovare un piccolo parcheggio. Si inforcano subito gli sci e in poco tempo si raggiunge Agneda, con una bella chiesetta del ‘400 intitolata a Sant’Agostino. Si prosegue verso un largo pianoro lungo una strada forestale che, con alcuni tornanti, porta alla diga di Scais. Superata la diga si costeggia il lago omonimo (1.499 m), che rimane, salendo, alla nostra destra. Si segue l’itinerario in direzione del rifugio Mambretti, ma non lo si raggiunge, immettendosi invece sul sentiero estivo fino alle case di Scais (1.547 m) e di seguito alle baite Caronno a 1.612 metri.Si attraversa a destra un ponticello di legno e in direzione sud-est si incontrano alcune rocce caratteristiche che sembrano conficcate nel terreno formando quella che pare una grossa grotta. Si affronta ora la parte più impegnativa. Si tratta di un ripido vallone sulla destra (attenzione al rischio valanghe) che si segue fino a una strozzatura dalla quale si esce, sulla sinistra raggiungendo la dorsale (passo della Scaletta 2.523 m?). Si continua con una diagonale, sempre verso sinistra e si risale il vallone con alcuni tratti impegnativi. In particolare nell’ultima parte, prima di raggiungere un’ampia bocchetta, vanno valutate con attenzione le condizioni di stabilità della neve.Da qui, in poco tempo si guadagna la meta scialpinistica oppure a sinistra, risalendo a piedi un crestone su facili roccette, la vera vetta del pizzo Brunone (2.720 m). Per la discesa con gli sci si segue lo stesso tracciato della salita. A fare da cornice il pizzo Redorta (3.038 m) e il pizzo di Scais (3.038 m) con la vedretta omonima.  
Con le pelli fin sul Pizzo Brunone

Itinerario Natura del Sebino

A Riva di Solto, a pochi metri di distanza dal campeggio Trentapassi, lungo la Strada Provinciale 77 si imbocca la vecchia mulattiera che conduce alla località Xino di Fonteno.    Qui le indicazioni CM1 conducono su un'altra mulattiera in acciottolato che incrocia Ia strada principale verso Fonteno. Arrivati nella piazza del paese, si prende la prima via a destra e si sale verso il municipio. Si lascia quindi la strada asfaltata per immettersi, mantenendo sempre la destra, su una strada di sabbia bianca che prosegue pianeggiante per un lungo tratto per poi scendere verso l'abitato di Solto Collina. Si continua a camminare fino a raggiungere di nuovo la strada asfaltata e il fontanino di Sales, dov'è possibile effettuare una piacevole sosta e godere della frescura tipica del posto. Riprendendo il cammino, si imbocca Ia strada sterrata nei pressi di una santella e si prosegue passando da via Dosso. Lungo il sentiero si incontra via Campaer che attraversa l'intero centro storico di Solto Collina e conduce in piazza Canzanico. Percorsa la strettoia a sinistra, si imbocca via dell'Orsolino e si prosegue per la Val Doia percorrendo il sentiero sterrato dalla località "Canta l'Oc". Attraversata una piccola valletta ci si trova nuovamente sulla strada provinciale e, in poco tempo, nelle vicinanze di Esmate, frazione di Solto Collina. Giunti nel piccolo borgo, ci si dirige verso il cimitero camminando lungo la via Monte Clemo in direzione della località Cerrete. Una volta raggiunto l'oratorio di S. Rocco, si svolta a destra sul sentiero che sale e si arriva a S. Defendente, sosta d'obbligo per godere Ia bellezza dell'incantevole paesaggio circostante, con suggestive vedute su tutto il lago d'Iseo e su Monte Isola. Si scende quindi verso Solto Collina mantenendo la sinistra e si procede per una strada sterrata fino a raggiungere la via comunale asfaltata.Tenendo la sinistra per una ventina di metri e deviando poi a destra, si raggiunge il piccolo abitato della località Furmignano. Scendendo, in prossimità di una serra, si prende il sentiero a sinistra verso la località Apostoli. Al bivio, si devia a sinistra e si segue la strada asfaltata; dopo cinquecento metri, in prossimità dell'acquedotto, si svolta a sinistra, addentrandosi in un piccolo bosco che conduce alla frazione Zorzino di Riva di Solto fino a via Cimitero. Da quì si raggiunge l'anello che riconduce al punto di partenza del percorso.
Itinerario Natura del Sebino

In Val Campelli al Rifugio Campione

Questo che vi suggeriamo è uno scenografico itinerario nel cuore della Val di Scalve, si tratta della Val Campelli dove si trova la catena montuosa soprannominata “Piccole Dolomiti di Scalve”. La partenza si trova poco oltre il paese di Schilpario, in prossimità dell’area sportiva, dove si imbocca la strada in direzione Passo del Vivione, che si addentra subito in un bellissimo bosco di conifere con a fianco il Fiume Dezzo e i circuiti di sci nordico. Si costeggia il Museo delle Miniere e si giunge in località Fondi, un piccolo e caratteristico borgo di case in pietra e tetti in ardesia. Da qui la salita inizia a farsi più ripida, con tornanti, ed attraversa pascoli e baite che creano uno scenario davvero unico, continuando in un simile cornice si trova la nostra prima tappa, il Rifugio Cimon della Bagozza. Al bivio sotto il rifugio ci stacchiamo dalla strada che porta al Vivione e proseguiamo in direzione Campelli sulla la strada massicciata che si trasforma presto in una sterrata inoltrandosi nella bellissima conca di Baione dove è possibile ammirare l’anfiteatro naturale delle “Piccole Dolomiti di Scalve”, una dorsale calcarea che si estende dal Passo Campelli fino al Pizzo Camino. Passiamo a fianco della Madonnina dei Campelli, una statua raffigurante la Madonna su uno sperone di roccia e ci addentriamo in mezzo ai prati che nel periodo primaverile/estivo sono un’esplosione di colori grazie ai fiori selvatici che vi fioriscono, creando contrasto con le grigie rocce della catena montuosa sullo sfondo. Un ponticello sul Fiume Dezzo ci conduce al Passo Campelli e, in seguito, al Rifugio Campione, un piccolo ma accogliente luogo di ristoro adagiato sotto l’omonimo monte. Per il ritorno si ripercorre la medesima via dell’andata gustandoci i panorami da un’altra prospettiva.
In Val Campelli al Rif. Campione

Viaggio nel tempo nelle innevate Case di Viso

In alta val Camonica, poco oltre la rinomata località turistica di Ponte di Legno, sorge il piccolo borgo alpino di Case di Viso. Un luogo dalla bellezza antica, rimasta incontaminata, dove il tempo pare essersi fermato, fissando il calendario a qualche secolo fa. Il pittoresco raggruppamento di baite ha saputo mantenere fino ad oggi la sua tipica architettura di inizio XIV secolo, caratterizzata da spesse pareti in roccia, balconi in legno e tetti coperti da grandi lastre di ardesia.Camminare tra le piccole viuzze, osservando queste antiche costruzioni, soprattutto durante o dopo una bella nevicata, è un’esperienza unica, che vale la pena di essere vissuta anche da chi non è troppo abituato a camminare in montagna. Il sentiero per raggiungere Case di Viso è di facilissima percorrenza ed adatto a tutti. Il dislivello è di soli 200 m e la strada, molto larga e quasi sempre ben battuta, diviene ideale per una facile escursione con le ciaspole in caso di neve. L’escursione inizia dal piccolo comune di Pezzo. Per raggiungere l’abitato, da Ponte di Legno, bisogna imboccare la strada per il passo Gavia. Dopo circa 10 minuti di auto si inizieranno a scorgere le case del paese e dopo poche centinaia di metri un’uscita sulla destra. Durante il periodo invernale la strada per il passo viene chiusa appena dopo Pezzo, quindi è impossibile sbagliare l’uscita, proprio perché la strada non permette di proseguire oltre.I posti auto non sono moltissimi, ma è comunque presente un parcheggio gratuito ad inizio di via Viso, appena dopo il bar “De Pess”.Durante l’inverno non si trovano negozi e ristoranti aperti nel paesino di Pezzo, bisogna dunque fermarsi a pranzare o a far spesa lungo la strada, non si trova neppure acqua lungo il tragitto. Per il noleggio di attrezzatura invernale è necessario fermarsi a Ponte di Legno dove sono presenti svariati negozi. Il sentiero proposto si sviluppa interamente su via Viso, la strada che parte dal parcheggio e, dopo un ampio tornante sulla sinistra, supera il paese dall’alto fino a raggiungere località Case di Viso. In estate la via è liberamente percorribile in auto ed è possibile proseguire per circa 3 km fino a parcheggiare direttamente nell’ampio parcheggio posto all’inizio di Case di Viso. In inverno la strada ovviamente non viene spazzata e si trasforma in un comodo sentiero da percorrere con le ciaspole o con i ramponcini.Seppur con molta neve sia abbastanza difficile scorgere altri tratti al di fuori della via principale, osservando una mappa e controllando le indicazioni sui cartelli è possibile notare come l’intera escursione possa essere affrontata anche su due tratti paralleli alla via.A sinistra si estende il sentiero CAI 162, mentre sul versante opposto della piccola valle è presente un’altra traccia che conduce sempre alla stessa destinazione.Questi tratti alternativi sono generalmente percorsi in estate, per evitare di camminare sulla strada asfaltata, continuamente percorsa da automobili. In inverno diventano un’alternativa leggermente più impegnativa rispetto al percorso lungo la strada. Se si è alla prima esperienza con le ciaspole o si sta affrontando il trekking con dei bambini si consiglia di percorrere la via principale. Si incomincia a camminare attraverso il piccolo paesino e, una volta giunti al limitare delle case, si svolta a sinistra per raggiungere la sbarra che impedisce alle automobili di proseguire oltre. Superata quest’ultima, potrà essere fin da subito necessario indossare le ciaspole. La strada è abbastanza battuta e generalmente viene spianata da un gatto delle nevi, quindi alcuni tratti potrebbero essere facilmente percorribili anche con normali scarponi e magari con l’aggiunta dei ramponcini. Le racchette da neve, diventano però assolutamente necessarie, dopo un’abbondante nevicata o se voleste deviare leggermente dal sentiero principale.Indossate le ciaspole si incomincia a camminare lungo il versante sinistro della stretta valle di Viso. I primi metri non presentano scorci paesaggistici degni di nota, ma già dopo pochi minuti la strada si addentra in un suggestivo boschetto di abeti. Qui è possibile ripararsi un po’ dalla neve e iniziare a scattare qualche fotografia alle cime più alte di questa zona: il Corno Baitone e le Cime di Vallaro sono molto ben visibili girandosi verso il punto di partenza. La passeggiata prosegue quasi in piano e dopo circa 30 minuti di cammino su un sentiero sempre molto largo e con un dislivello minimo, l’area si allarga un po’, permettendo di contemplare il panorama sulle alte vette che chiudono la vallata: il Corno dei Tre Signori, punta Albiolo, Montozzo ed Ercavallo. Con un buon occhio e con un po’ di fortuna, da questa zona in estate è anche possibile avvistare animali selvatici quali cervi, stambecchi e camosci. In inverno ci si deve accontentare delle immense pareti bianche alle quali si aggrappano radi gruppi di alberi.La successiva parte della mulattiera è un continuo susseguirsi di ampie radure innevate e brevi tratti immersi in piccoli boschi, il tutto splendidamente incorniciato da immense creste rocciose, dipinte con ampie pennellate di bianco. Il contesto, già eccezionale, diviene semplicemente magico se accompagnato anche da una bella nevicata. Dopo un’ora di cammino, tempo che si riduce molto se si ha un buon passo e non si fanno pause, si giunge finalmente all’ampio parcheggio di Case di Viso e, gradualmente, da dietro delle collinette bianche iniziano a spuntare delle piccole baite scure, costruite in pietra. Le abitazioni in totale sono circa una ventina e sono quasi tutte raggruppate all’interno di una piccola conca, sulle sponde del torrente Arcanello.Anticamente questo era l’alpeggio di Pezzo, dove veniva portato il bestiame durante i mesi più caldi dell’anno. Oggi quasi tutte le baite sono di proprietà privata e vengono sfruttate come case vacanza. Ciò che più stupisce però è come i nuovi proprietari abbiano avuto una cura puntigliosa nella conservazione e nella ristrutturazione di queste antiche costruzioni, mantenendo quindi pressoché intatto il loro aspetto originale.Oltre al grande valore artistico Case di Viso racchiude dentro di sé anche molta storia: questo luogo fu infatti teatro di una rappresaglia nazista; la piccola chiesetta e le varie croci servono a ricordare i partigiani che qui hanno perso la vita. Ciò che rende particolarmente suggestiva questa escursione in inverno è l'assoluto silenzio della zona: non ci sono animali al pascolo, le case sono completamente chiuse e lo spesso strato di neve assorbe completamente i rumori dei passi degli escursionisti, lasciando udire solamente il flebile scorrere del torrente. È solo in estate che l’intero borgo prende vita, passeggiando tra le vie, nei mesi più caldi dell’anno, potrete trovare un mini caseificio dove acquistare formaggio (lo Silter è quello tipico di questa zona), burro e ricotta e sarà inoltre possibile fermarsi a mangiare in un bar-ristorante. Si tratta quindi di un luogo che cambia totalmente aspetto a seconda del periodo della visita e proprio per questa ragione il consiglio è quello di tornarci più di una volta, per poter cogliere al meglio tutto quello che questo fantastico borgo può offrire. L’escursione non può dirsi conclusa senza aver percorso, per tutta la sua lunghezza, la piana dove sorgono le case. La mulattiera prosegue al centro del borgo permettendo di passare accanto a tutte le abitazioni, per poi proseguire in leggera salita verso un’area pic-nic dalla quale è possibile osservare l’intero abitato dall'alto.Camminare lungo le sole due vie dell’alpeggio, osservando la bellezza di questo luogo è veramente un piacere. Inoltre, per i più piccoli, l’ampia zona pianeggiante diventa anche un fantastico spiazzo per divertirsi giocando con la neve. Rimanendo accanto alle case non ci sono aree pericolose, bisogna fare solamente attenzione alle varie diramazioni del torrente, le quali non sempre vengono recintate o segnalate da staccionate.Spingendosi oltre le case sono inoltre presenti anche alcune piccole collinette sfruttabili per fare qualche discesa con lo slittino. Ovviamente in estate da questa zona si articolano diverse escursioni più impegnative: da Case di Viso è possibile raggiungere il Rifugio Bozzi, il passo dei Contrabbandieri, i laghi di Ercavallo, il forcellino del Montozzo e svariate altre mete. Compiere queste escursioni in inverno è più impegnativo e la scelta deve essere ponderata sulla base della propria capacità fisica, della propria attrezzatura e soprattutto considerando lo stato del manto nevoso. Il ritorno avviene lungo lo stesso tragitto dell’andata, percorrendo a ritroso i circa 3 km di via Viso. La leggera pendenza del sentiero in questo caso può anche essere sfruttata per fare brevi discese con lo slittino.
Viaggio nel tempo nelle innevate Case di Viso

Da Valgreghentino intorno al Monte di Brianza

Il territorio di Valgreghentino è attraversato da numerosi torrenti e ruscelli che nascono dal monte per poi confluire nel torrente Greghentino, diretto affluente del fiume Adda. Il nome del paese deriva proprio dal torrente Greghentino, il cui toponimo fa riferimento ai sui gorghi d’acqua e attesta la ricchezza d’acqua del suo territorio. Parcheggiata l’auto in via Monsignor Gilardi, un cartello indica la frazione di Molinello Superiore, il cui toponimo suggerisce la funzione avuta in passato da questo antico nucleo insieme al sottostante Molinello Inferiore. Dopo aver attraversato il ponte che sovrasta il torrente Greghentino, si sale seguendo un acciottolato fino al vicino nucleo rurale di Molinello Superiore e sul lato sinistro imbocchiamo la vecchia mulattiera. Lungo il percorso che sale alla frazione di Dozio, una serie di lapidi ripercorre la vita della Beata Vergine Maria. Arrivati al cippo IX mantenere l’acciottolato sulla sinistra e continuare a salire. In località Ganzola, si esce dal bosco per incontrare alcuni terrazzamenti recentemente recuperati, un tempo coltivati a foraggio e vigneto, ora coltivati a frutteto misto e piccoli frutti dall’Azienda Agricola Sella Mauro di Valgreghentino. Un ampio panorama si apre sulla valle dell’Adda e le Prealpi Lecchesi. Proseguendo si arriva dopo qualche centinaio di metri al piazzale antistante (sulla destra) del Santuario della Madonna di Częstochowa, un tempo Chiesa di San Martino di antiche origini medievali. È possibile visitare ogni giorno il giardino attorno al Santuario, mentre per l’apertura della chiesa è necessario contattare la Parrocchia di Valgreghentino. Proseguendo sulla sinistra si arriva all’abitato di Dozio, citato già nel 1300 da Goffredo da Bussero, come “Locus Docio”, prima comune autonomo e ora frazione di Valgreghentino. I terrazzamenti di Dozio erano un tempo coltivati a ortaggi, soprattutto piselli e taccole, frutta e vite per conseguire l’autosufficienza alimentare. Piselli, taccole e altri prodotti del campo erano poi venduti ai grossisti o scambiati con altri prodotti al mercato agricolo che si teneva a Valgreghentino. All’incrocio con la strada asfaltata svoltare a sinistra e fiancheggiare l’abitato. Degno di nota è il grande lavatoio (recentemente ristrutturato dal Parco di Montevecchia e della Valle del Curone) che si trova nel cuore del nucleo rurale, lo scolmatore della vasca è un coperchio di sarcofago di epoca tardo antica. Mantenere l’acciottolato che sale fino all’incrocio con il bivio, dove una palina sulla destra indica la direzione per Consonno, segnavia n. 9. Un’ampia radura dove pascolano cavalli si affaccia sul panorama montano dove si staglia il Monte Resegone, il Monte Ocone, il Monte Tesoro e la Val Cava. Il sentiero prosegue ora in costa lungo una strada agro-silvo-pastorale per circa un paio di chilometri attraversando la Val De’ Vai, dove nasce uno dei più importanti affluenti del Greghentino. La fitta copertura boschiva di questa zona è costituita in prevalenza da castagno e robinia, anche se non mancano acero montano, frassino maggiore, carpino nero e quercia. L’itinerario arriva di fronte alle prime rovine di Consonno, l’Hotel Plaza e sulla destra i resti del trenino panoramico che conduceva i visitatori per un giro turistico di quella che avrebbe dovuto essere la LasVegas della Brianza. All’incrocio con la strada asfaltata piegare a destra verso la Canonica di San Maurizio, ora adibita a edificio rurale, sulle cui mura campeggiano affreschi raffiguranti stemmi cardinalizi. Il borgo di Consonno ha un’origine antica. Il toponimo “Consonnum” è citato in una pergamena già nell’anno 1085. Consonno era un tempo un tipico paese dell’Alta Brianza, il cui abitato era costituito da cascine, stalle e fienili. I suoi terrazzamenti erano coltivati per la produzione di ortaggi, soprattutto porri e taccole, che venivano poi venduti nei mercati di Milano; mentre i marroni venivano coltivati nelle selve castanili lì intorno, come attesta la presenza di un importante essiccatoio, andato distrutto insieme al borgo. Negli anni ’60 un eccentrico imprenditore milanese, Conte Mario Bagno acquistò Consonno pensando che fosse il luogo ideale in cui costruire una "città dei balocchi". Il borgo fu così demolito per fare spazio a ristoranti, una balera, un albergo di lusso, diverse costruzioni con richiami alle più variegate culture e stili architettonici, un castello medievale e il celeberrimo minareto, un campo di golf, un tiro assegno, una pista per il pattinaggio, un luna park e un giardino zoologico. Nell’ottobre 1976 continue piogge provocarono una frana che interruppe la strada che saliva a Consonno. Fu l’inizio del declino della città fantasma. Anche gli ultimi abitanti di Consonno, che avevano visto una opportunità per vendere i propri prodotti agricoli ai turisti lo abbondarono. Oggi Consonno si presenta in uno stato di totale abbandono e degrado. Molti degli edifici rimasti sono pericolanti e ne è vietato l'accesso perché è proprietà privata e in secondo luogo per motivi di sicurezza. I suoi terrazzamenti e le sue selve castanili sono oggi avvolti dai rovi e assorbiti dal bosco che avanza. Dal minareto si deve camminare seguendo la strada asfaltata che scende fino ad incrociare la strada che sale alla Canonica di San Maurizio. Svoltare quindi a destra per visitare la Chiesa di San Maurizio e la canonica, ora utilizzata come edificio rurale e le rovine di Consonno, come l’Hotel Plaza. Dalla Chiesa di Consonno, l’itinerario prosegue a sinistra sulla strada che accoglie i visitatori con imponenti insegne arrugginite che recitano "A Consonno è sempre festa" oppure "A Consonno tutto è meraviglioso", fino ad arrivare ad una grande costruzione in rovina che sovrasta la strada, un tempo hotel chiamato “Pavesino”. Il panorama che si gode sulla Valle dell’Adda è magnifico e richiama paesaggi leonardeschi. Superato l’edificio svoltare subito a destra lambendolo, percorrendo per circa un paio di chilometri unsentiero che, incrocia più volte il taglio per la pulizia delle linee elettriche e lungo il quale infestanti di varia natura banalizzano dal punto di vista della vegetazione l’ambiente boschivo. Scendendo il percorso offre una bellissima vista sul versante bergamasco e il paese di Carenno.Prima di arrivare alle prime case del piccolo borgo di Serigola, si può osservare la presenza di boschi terrazzati con la prevalenza di formazione di ciliegi. Il piccolo nucleo rurale, chiamato in dialetto "Serigula" si trova nel comune di Olginate. Il suo toponimo è legato all’acqua e il suo significato deriverebbe da roggia, acqua corrente; come il torrente che scorre proprio al limitare delle prime abitazioni. Il paesaggio attorno all’abitato è caratterizzato da numerosi terrazzamenti in buona parte ancora coltivati a frutta e ortaggi, con la presenza di molti ronchi (i tipici orti della civiltà contadina). Superato l’abitato di Serigola, all’altezza della cappella mariana, prendere l’acciottolato che corre parallelo alla strada e proseguire fino ad arrivare alla frazione di Bornedo. I terrazzamenti sopra Bornedo sono a terra riportata senza l’utilizzo di muretti a secco e sorgono su un pendio che colpisce per la sua verticalità. Si nota la presenza di boschi terrazzati su tutto questo versante. Arrivati alle prime case di Molino, prendere a destra la stretta strada asfaltata che costeggia le pendici del monte e che conduce su un ampio scenario caratterizzato da numerosi terrazzamenti, ancora ben mantenuti e coltivati a oliveto, orti e piante da frutta. Si cammina per circa un chilometro su una mulattiera che si snoda tra campi, muretti a secco e tipici casot (ricoveri attrezzi) che ricordano fedelmente il paesaggio rurale di un tempo, quando l’economia di sussistenza era legata indissolubilmente all’agricoltura. Il panorama si affaccia sopra la Val di Racul, un verde altopiano che da Valgreghentino scende fino a Olginate e che rappresenta l’areale di caccia prediletto dal gufo reale (specie nidificante nella vicina Olginate). Arrivati alle prime case della piccola frazione di Parzano, svoltare a destra all’incrocio con la strada asfaltata e salire fino ad arrivare ad un bel lavatoio, sulla cui parete è affrescata la Madonna del Rosario. Fiancheggiare l’abitato di Parzano tenendo l’abitato sulla destra e imboccare il sentiero che corre lungo una recinzione verde fino ad arrivare alle case della frazione di Ospedaletto, il cui toponimo ricorda la presenza di un ospizio per pellegrini o infermi. Interessante da vedere la chiesa della Beata Maria delle Grazie e di S. Antonio da Padova, ora non più consacrata e la cappelletta con le ossa dei morti della peste del 1600.Dopo aver superato l’ossario scendere fino al bel lavatoio, che si trova all’inizio di Ospedaletto, svoltare a destra e tornare al parcheggio di Molinello.
Da Valgreghentino intorno al Monte di Brianza

Franciacorta, terra di eccellenze

I piatti della cucina contadina affiancano i vini rinomati di lunga tradizione. Un viaggio tra i sapori della Franciacorta

Bergamo e dintorni su due ruote

Alla scoperta del paesaggio in bicicletta

Passeggiando nelle Orobie

Facili passeggiate nelle Orobie per riequilibrare mente e corpo

Il tour virtuale del Santuario di Ardesio

Meta di pellegrinaggi e cammini ma anche luogo da visitare per le opere artistiche in esso custodite, il Santuario della Madonna delle Grazie di Ardesio è visitabile anche da lontano, grazie al tour virtuale interattivo sviluppato nel 2017 per promuovere il Santuario, importante esempio di arte barocca in Val Seriana. Dall'home page del sito di Vivi Ardesio è possibile immergersi nella visita al Santuario e passeggiare anche per le viuzze del centro storico di Ardesio.  Ardesio, è un piccolo borgo che sorge ai piedi delle Prealpi Orobiche. Nel cuore dell'abitato sorge maestoso il Santuario dedicato alla Beata Vergine, edificato dove il 23 giugno 1607 vi fu la miracolosa apprizione della Madonna.  Il tour virtuale permette di "passeggiare" al suo interno stando comodamente seduti davanti ad un computer oppure utilizzando un visore per la realtà virtuale.  Il tour è stato sviluppato dal fotografo Piero Annoni ed è implementato con informazioni  che arricchiscono la visita. Il tour porta alla scoperta del Santuario, permettendo la visita non solo dei luoghi più noti ma anche di quelli a cui spesso non si può accedere. Ecco quindi che oltre a passeggiare lungo la navata di potrà salire sull’altare e osservare da vicino il quattrocentesco affresco della Stanza dei Santi realizzato da Giacomo Busca e davanti al quale apparve la Beata Vergine, si potrà entrare nella Sacrestia e osservare da vicino l’organo di Giovanni Rogantino di Morbegno (Sondrio), del 1636. Spettacolare poi la vista dall'alto del campanile.  Qui il link al tour virtuale.    L'Apparizione Il 23 Giugno del 1607 Maria e Caterina Salera, due sorelline di 11 e 9 anni, si chiusero in una delle stanze della loro casa, la Stanza dei Santi, per pregare affinché cessasse il forte temporale che si stava abbattendo su Ardesio. Durante la loro Preghiera la stanza si riempì di luce, e dinnanzi a loro apparve la Madonna in trono con in braccio il Bambino.; in quel momento il cielo si rasserenò.  Il 24 giugno del 1608 venne posta la prima pietra per la costruzione del Santuario che fu terminato 83 anni dopo. Ogni anno il 23 giugno ricorre la festività dell'Apparizione . 
Santuario Madonna delle Grazie di Ardesio