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Personaggi Pavesi
Fu Gianni Brera, pavese di San Zenone al Po, “uno che non solo ha fatto l’università a Pavia ma che l’ha anche finita”, a definire quella di Pavia come la Provincia a grappolo d’uva.
Certamente tale definizione identificava soprattutto l’Oltrepò, per la vocazione vitivinicola, ma ogni grappolo d’uva che si rispetti è coperto dalle sue foglie.
Se la più grande, rivolta ad ovest, è la Lomellina, ricca di risaie e, si sa, “il riso nasce nell’acqua per morire nel vino”; la foglia che volge a est è la “bassa pavese”, più piccola, fino quasi a confondersi in un territorio non definito da precisi confini orografici che tende a perdersi tra il milanese ed il lodigiano.
Brera, non fu solo cronista sportivo, ma un autentico cantore di riti e tradizioni, un attento indagatore dei sentimenti dell’anima ed esperto conoscitore di gusti e sapori della pianura.
Passò molto tempo con l’illustre Luigi Veronelli (altro grande personaggio lombardo di quegli anni, milanese del quartiere Isola) e, tra le altre cose, insieme firmano “La pacciada. Mangiarebere in Pianura Padana”. La “pacciada” in dialetto “bassaiolo”, è la mangiata in quantità e qualità fuori dal normale, è l’abbuffata della festa.
Il volume rappresenta un modo di accostarsi al territorio: qui si spiega il significato più ampio che esprime il rito dei sensi e della socialità e diventa un viaggio nella storia della tradizione lombarda e nella sua cultura attraverso l’enogastronomia.
Alla descrizione degli eventi con gli occhi di Brera, fa da contrappunto l'esplorazione di Veronelli attraverso le preparazioni culinarie padane. Ricetta dopo ricetta Veronelli compone un affresco mobile della cucina padana dove trovano posto ingredienti tipici della pianura.
Un libro di ricordi, di sapori, di centinaia di ricette, ma dove Veronelli non raccoglie le ricette leziose degli chef, ma piuttosto quelle rustiche delle contadine lombarde. Ancora oggi può essere una lettura utile per riscoprire, attraverso la “pacciada” le radici enogastronomiche della regione, un invito a riflettere:
La quasi generale ignoranza fa sì che in certi ristoranti si paghino somme spropositate per pietanze e vini ignobili, si paghino somme molto modeste se non irrisorie per pietanze e vini deliziosi, non giustamente valutati se non da pochi, anzi pochissimi