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Giro ad anello lungo la Via del Sale

Un tracciato ad anello suggestivo, ideale nelle mezze stagioni, lungo terre di confine, con il giro di boa sulla vetta del Monte Chiappo (1.699 m), dove si incontrano Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.   In auto si raggiunge la Valle Staffora, nell’Oltrepò pavese, dirigendosi verso l’abitato di Cegni, nel territorio di Santa Margerita di Staffora. Proseguiamo lungo la strada provinciale 90 che conduce al Pian dell’Armà e al passo del Giovà fermandoci, a poco meno di 9 km da Cegni, in località Pratone dei milanesi. Sulla sinistra si trova spazio per parcheggiare, ma non è molto. Ci si incammina su una comoda carrareccia che sale al Colle della Seppa, eccoci sulla Via del Sale. Seguiremo le indicazioni di questo antico itinerario commerciale, attraversando quelli che un tempo erano i feudi della famiglia di origine longobarda dei Malaspina. Il bellissimo crinale di confine è lo spartiacque tra la piemontese Valle Curone e la lombarda Valle Staffora. Il nostro itinerario, una volta al Colle della Seppa, si sviluppa attorno ai 1.500 metri di quota, un dolce saliscendi in direzione del mare. Avanziamo comodamente su ampio sentiero, praticamente una mulattiera, tra la tipica vegetazione appenninica di bosco ceduo e con bellissimi panorami. Prendiamo leggermente quota per superare il Monte Garavè (1.549 m) e riscendiamo al Passo della Mula. Siamo ai piedi del Monte Rotondo che aggiriamo, tenendo la destra, su tracciato pianeggiante, evitando così di arrivare in vetta. Ci si addentra in una bella faggeta e si prosegue camminando tra i prati del Pian dell’Armà fino allo strappo, deciso ma breve, che ci consente di guadagnare da nord la cima del Monte Chiappo. Per il rientro percorriamo a ritroso il tratto finale e, appena in fondo, scendiamo subito a destra lungo la pista da sci, riportandoci in tal modo sulla strada provinciale 90 che da Cegni sale al Passo del Giovà. Non facciamo altro che seguirla, lasciandoci alle spalle il passo, fino all’arrivo al Pratone dei Milanesi.  
Giro ad anello lungo la Via del Sale

In bici in Presolana

In mountain bike ammirando i paesaggi dolomitici
In bici in Presolana

Al Passo dell'Asino immersi nella neve

Immersi nella neve fino alla Piana del Gaver
Al Passo dell'Asino immersi nella neve

Livigno in bici con i campioni

Pedalare verso il piccolo tibet
Livigno in bici con i campioni

In Val Seriana ai Rif. Magnolini e Pian de la Palù

Questo è un rilassante percorso per chi ama gli spazi aperti e godere di ampi panorami.   Lungo i prati del Monte Pora si pedala a fianco degli impianti da sci dismessi durante il periodo estivo e si godere di viste sull’intera Conca della Presolana, la Regina delle Orobie. La partenza si trova a Malga Alta di Pora, dall’ampio parcheggio sotto le case si sale subito alla piazzetta per poi proseguire tra le case, si svolta a sinistra e si giunge alla partenza della seggiovia dove si va a destra su una intensa ma breve salita.Superato il bosco si prosegue su dolci saliscendi nel mezzo di verdi prati che caratterizzano l’area, si segue la sterrata che corre parallela allo skilift e si raggiunge il Rifugio Magnolini da cui si può ammirare la Val Seriana e la Val Borlezza. Ora si può decidere se fare una puntata al Monte Alto e poi tornare al rifugio, per i temerari, dal lato nord dello steccato che delimita il rifugio si pedala in salita seguendo il sentiero che porta alla cima a 1721 metri, da questo punto panoramico si ha modo di vedere una vastità di montagne a 360 gradi, il Lago di Iseo, la Bassa Val Camonica e ovviamente “la Regina”.Ritornati al rifugio si segue il tratturo che piega a destra e conduce ad un altro rifugio che si trova a breve distanza è il Rifugio Pian de la Palù e anche qui i panorami lasciano senza fiato. Si sale ora dietro il rifugio su sterrata e facendo un’ampia esse in salita affiancando il bacino artificiale si arriva al Pian del Termen con bar ristorante e l’arrivo della seggiovia incontrata prima in paese, da qua non resta che percorrere la sterrata che sale lievemente e successivamente piegare a sinistra sulla decisa discesa che riporta al punto di partenza.
In Val Seriana ai Rif. Magnolini e Pian de la Palù

Da Fiumenero al Passo di Valsecca

Il Passo di Valsecca è la meta dell’itinerario che vi consigliamo ma attenzione a primavera inoltrata è importante fare molta attenzione a consistenza e spessore del manto nevoso.   Il Passo di Valsecca separa il Diavolino, propaggine del Pizzo del Diavolo di Tenda, dal Pizzo Poris. Il percorso si sviluppa all’ingresso di Fiumenero, frazione di Valbondione, paese conosciuto per il triplice salto da 315 metri delle cascate del Fiume Serio. Si lascia l’auto nel parcheggio di fronte al punto in cui comincia il sentiero numero 227, che indica il Rifugio Baroni al Brunone, si prosegue sulla sponda destra del Torrente Nero che, caratterizzato da belle gole, in estate è meta di numerosi appassionati di canyoning.A una quarantina di minuti dalla partenza si raggiunge un’ampia radura denominata Campel, nella parte alta a sinistra vi si trova una baita dove, nel periodo estivo, risiede un malgaro con parecchi animali tra i quali dei bellissimi cavalli. Proprio in Località Campel si deve girare di 90 gradi a sinistra e attraversare il Torrente Valsecca, entrando nel canale omonimo, si prende un sentiero ben battuto che permette di superare una cascata e, subito dopo si trova la neve residua delle valanghe che hanno riempito il fondovalle.È preferibile, da questo punto, salire con gli sci ai piedi e possibilmente ai lati degli accumuli di neve. Superati i 1.800 metri di altitudine la coltre si fa più liscia, consistente e meno rovinata dai detriti delle valanghe.Le pendenze aumentano leggermente fino alla parte alta del canale, dove compare sul versante sinistro la sagoma rossa del Bivacco Frattini. Dal Passo di Valsecca, che ora si vede molto bene mancano poco più di 200 metri di dislivello. Nell’ultimo tratto l’inclinazione del versante aumenta in modo progressivo fino al passo.
Da Fiumenero al Passo di Valsecca

A scavalco dello Zuccone

La partenza avviene da Ceresola di Valtorta, a 1.330 metri, dove c’è il parcheggio degli impianti di risalita per i Piani di Bobbio.   Dal parcheggio si stacca in salita una strada da dove si entra nel dolomitico mondo degli “Zucconi”.Si percorre lo sterrato di 4 chilometri che si snoda lungo i pratoni che conducono ai Piani di Bobbio (1.670 m), dove c'è il rifugio Lecco.All’arrivo degli impianti, si prosegue in piano fino a oltrepassare una chiesa in stile moderno. Piegando verso sinistra, in salita, si giunge in pochi minuti al rifugio Lecco (1.779 m). Dal rifugio si risale la Valle dei camosci che si apre di fronte. Mantenendosi ai bordi di quella che in inverno è pista da sci, si risale il vallone seguendo gli smunti bolli rossi.Giunti alla testata della valle, si tiene la destra e si risale il ghiaione sino alla base della parete dove convergono due canaloni rocciosi. Qui troviamo dipinta su un masso l’indicazione: a destra per la Madonnina dei Campelli, a sinistra per la vetta. Noi andiamo a sinistra.Zigzagando, si rimonta il canale sino a sbucare in cresta presso la Bocchetta dei Camosci (2.100 m circa, 1 h 30’ dal rifugio Lecco). La vetta è più a sud e si raggiunge dopo aver superato una spaccatura attrezzata con pioli e catene (2.159 m 15’ dalla Bocchetta). Lo scavalco avviene nei pressi dell’antenna ripetitore vicino alla Bocchetta, dove si scende per il panoramico sentiero che porta alla Baita La Bocca (1.923 m).Racchiusi fra la Cima di Piazzo e il nostro Zuccone perdiamo quota per altri 10 minuti sino a incrociare il Sentiero degli Stradini.Il rifugio Cazzaniga Merlini (1889 m) ci guarda dall’alto del dosso roccioso. Il Sentiero degli Stradini dopo la Casera Campelli (1.783 m) e il Colle del Faggio (1.785 m) diventa stretta cengia fra i dirupi. Superato l’attacco della difficile via Ferrata Pesciola, eccoci al Bocchetto di Pesciola che si affaccia sui Piani di Bobbio e sul vicino rifugio Lecco.Ora si divalla passando a valle del bel laghetto artificiale.Si tagliano in quota i pascoli puntando diritti a nord, transitando all’arrivo dell’ultimo ski lift e poi giù per la valle con vista sul Pizzo dei Tre Signori.  
A scavalco dello Zuccone

Al Cevedale con sosta al Rifugio Pizzini

Un’escursione da fare a piedi o con gli sci d’alpinismo qualora le condizioni lo permettano, a queste quote la neve può rimanere fino a primavera inoltrata ed anche in estate, è bene informarsi sulle condizioni prima di partire è avere tutta l’attrezzatura necessaria. Escursione adatta anche a chi vuole avvicinarsi alle quote maggiori, un percorso fin sulla vetta della montagna valtellinese nel cuore del teatro bellico più elevato della Grande Guerra.Siamo in Val Cedèc, laterale della Valle dei Forni, in alta Valtellina, un ambiente silenzioso e avvolto dalla neve che nasconde le numerose testimonianze della Prima Guerra mondiale. Resti di trincee e casermette, villaggi militari e baraccamenti ricordano che qui, cento anni fa, è stata scritta una pagina significativa della Guerra bianca, quella alle quote in assoluto più alte di tutto il fronte bellico. La vetta del Cevedale, sulle Alpi Retiche meridionali, è una meta scialpinistica molto frequentata. Unisce tre vallate: Valfurva, Val di Pejo e Val Martello, è raggiungibile anche dalla Val di Solda. Il nostro punto di partenza è il parcheggio del Rifugio dei Forni. Vi si arriva da Santa Caterina Valfurva (Sondrio) percorrendo in auto la strada a pagamento (colonnina pedaggio all’inizio della via).L’itinerario per il Cevedale sale a sinistra lungo la sterrata della Val Cedèc. Si seguono tre tornanti e poi il tracciato si sviluppa quasi pianeggiante, conducendo progressivamente fino al Rifugio Pizzini.Da qui si continua dritti in direzione nord-est fino quasi alla partenza della teleferica del Rifugio Casati, dove si devia decisamente a destra, in direzione est. Le pendenze cominciano a farsi più sostenute e si passa sotto la costiera rocciosa che sale al Cevedale. Si affronta, mantenendosi sulla sinistra, la vedretta di Cedèc su pendii molto ampi e regolari, fino a raggiungere una deviazione a sinistra dove il ghiacciaio si presenta seraccato in modo spettacolare e con un netto incremento della pendenza.Si sale a est la parte più ripida e si esce verso destra in direzione del passo che collega con la Val di Pejo. Si raggiunge così in diagonale, superando l’ultimo ripido pendio, l’anticima sulla cresta nord-est e si percorre la parte terminale in piano arrivando alla croce di vetta. Poco prima di quest’ultima, sulla destra, si trovano i ruderi di una vecchia baracca risalente alla Grande guerra. L’itinerario di discesa ricalca quello della salita, una tra le più belle e semplici dei ghiacciai lombardi. Attenzione però alla presenza di eventuali crepacci, il pericolo maggiore di questa escursione.
Al Cevedale con sosta al Rifugio Pizzini

Periplo in quota nella Val Marcia

Questa escursione in alta Valsassina è quasi un periplo che percorre in quota i versanti che circondano la val Marcia, affacciandosi nelle valli Biandino e Varrone.   Dal parcheggio dell’alpe di Paglio, dove si può lasciare l’auto, prendiamo la carrareccia a est del prativo (ex pista da sci). Dopo poco, in località Trienal, la strada diventa sterrata e procede nel bosco con leggero dislivello fino al suo termine, intorno ai 1.525 metri. Prendiamo il sentiero che sale ripido sulla destra e ci fa raggiungere in breve la dorsale che unisce la cima di Laghetto e il cimone di Margno (1.805 m). Continuando sulla dorsale, scendiamo fino alla località Lares Brusà (1.700 m) dove ci immettiamo sulla mulattiera per l’alpe Ombrega. Alla bocche a di Olino, da cui si gode di un bel panorama su Introbio e Pasturo, lasciamo la mulattiera e scendiamo sul sentiero a sinistra che ci porta all’alpe Dolcigo (1.560 m). Risaliamo il ripido pendio erboso fino a raggiungere la bocchetta di Agoredo (1.825 m). Qui lasciamo la val Marcia e vediamo aprirsi di fronte a noi l’ampio panorama della conca di Biandino. Continuiamo in costa fino a raggiungere la località Laghit (1.930 m), un brullo terrazzo prativo a cavallo tra le valli Biandino e Varrone dove, a seguito delle piogge, si formano piccoli laghetti. Abbracciati dalle creste che vanno dal pizzo Tre Signori al pizzo Alto ci accolgono una cappelle a e un tavolo in legno con panche. Scendiamo nella valle di Barconcelli, una traversa della val Varrone, e dopo una breve deviazione all’alpe di Barconcelli (1.415 m), dove si possono trovare formaggi d’alpe, procediamo attorno al pizzo d’Alben verso l’alpe Chiarino (1.558 m), la malga Ariale (1.331 m), le stalle d’Alben (1.151 m), Zucco (1.081 m) e Porcile (980 m) fino ad arrivare al torrente Varrone, in località Giabbio di Premana.
Periplo in quota nella Val Marcia

In Val Campelli al Rifugio Campione

Questo che vi suggeriamo è uno scenografico itinerario nel cuore della Val di Scalve, si tratta della Val Campelli dove si trova la catena montuosa soprannominata “Piccole Dolomiti di Scalve”. La partenza si trova poco oltre il paese di Schilpario, in prossimità dell’area sportiva, dove si imbocca la strada in direzione Passo del Vivione, che si addentra subito in un bellissimo bosco di conifere con a fianco il Fiume Dezzo e i circuiti di sci nordico. Si costeggia il Museo delle Miniere e si giunge in località Fondi, un piccolo e caratteristico borgo di case in pietra e tetti in ardesia. Da qui la salita inizia a farsi più ripida, con tornanti, ed attraversa pascoli e baite che creano uno scenario davvero unico, continuando in un simile cornice si trova la nostra prima tappa, il Rifugio Cimon della Bagozza. Al bivio sotto il rifugio ci stacchiamo dalla strada che porta al Vivione e proseguiamo in direzione Campelli sulla la strada massicciata che si trasforma presto in una sterrata inoltrandosi nella bellissima conca di Baione dove è possibile ammirare l’anfiteatro naturale delle “Piccole Dolomiti di Scalve”, una dorsale calcarea che si estende dal Passo Campelli fino al Pizzo Camino. Passiamo a fianco della Madonnina dei Campelli, una statua raffigurante la Madonna su uno sperone di roccia e ci addentriamo in mezzo ai prati che nel periodo primaverile/estivo sono un’esplosione di colori grazie ai fiori selvatici che vi fioriscono, creando contrasto con le grigie rocce della catena montuosa sullo sfondo. Un ponticello sul Fiume Dezzo ci conduce al Passo Campelli e, in seguito, al Rifugio Campione, un piccolo ma accogliente luogo di ristoro adagiato sotto l’omonimo monte. Per il ritorno si ripercorre la medesima via dell’andata gustandoci i panorami da un’altra prospettiva.
In Val Campelli al Rif. Campione

Piste del Corniolo

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Pista del Corniolo - Montecampione

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