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Val Sassersa e i suoi Laghetti
La Val Sassersa è un luogo apparentemente fuori dai giri turistici, non difficile da raggiungere, ma per escursionisti esperti con buon allenamento. I sentieri sono prevalentemente accessibili ed è richiesto un passo sicuro.
Aggirandosi fra dune detritiche si trovano le gallerie di alcune antiche cave per l'estrazione di materiale contenente rame. La tradizione vuole che si estraesse oro ma più probabilmente si trattava solo di normalissima calcopirite, importante minerale di rame.
I laghi di Sassersa si trovano nell’omonima valle, incastonata in Valmalenco, e sono tre laghetti alpini di origine naturale a poca distanza l’uno dall’altro, tra quota 2300 e 2400 metri di altezza. Per raggiungerli e ammirare la natura incontaminata che li circonda – un paesaggio roccioso di alta montagna, quasi lunare – si percorre una parte dell’Alta Via della Valmalenco, partendo dall’alpe Pradaccio raggiungibile a sua volta da Primolo, poco sopra Chiesa in Valmalenco.
La leggenda dei laghetti di Sassersa
Due giovani fratelli della Val Malenco, Giacomo e Giuseppe, d'estate portavano le loro mandrie a pascolare sugli alti pascoli soprastanti Chiesa e Primolo. Spesso scendevano a valle per portare i prodotti dell'alpe e per fare rifornimento di viveri e vettovaglie. Durante le loro discese in paese, i due avevano conosciuto e si erano innamorati di Alma (o Alina), figlia di un ricco notabile locale, bellissima quanto capricciosa. Ogni volta che incontrava i due fratelli, la crudele fanciulla si prendeva gioco di loro, li scherniva e li umiliava sottoponendoli ad impossibili prove d'amore, con la scusa che chi avesse vinto l'avrebbe avuta in moglie.
Un giorno la ragazza si inventò che avrebbe sposato chi dei due fratelli fosse riuscito a raggiungere la più ardita vetta dell'alta Val Sassersa. Pieni di speranza Giacomo e Giuseppe caddero nell'ennesimo tranello e partirono alla volta della cima ma da essa non fecero più ritorno. Amici e parenti li cercarono per giorni e giorni, sembrava che la montagna li avesse inghiottiti. Per quanto in ritardo anche nel cuore insensibile di Alma, si aprì una breccia e, presa da rimorso, la ragazza decise di partecipare alle ricerche, per ore ed ore li chiamò invano. Sentendosi colpevole del suo crudele capriccio Alma cominciò a piangere copiosamente e cadde sfinita dal dolore.
Da quel giorno, nei luoghi dove Alma si era fermata, aveva invocato e pianto rimasero tre laghetti di diverso colore. Il primo lago è nero come il lutto, il secondo, è verde, come verdi erano gli occhi di Alma, e il terzo, è azzurro come il cielo nel quale si sciolse il suo pentimento. La roccia della zona assunse inoltre un color rosso intenso forse in ricordo del sangue dei due fratelli caduti. Davanti il Pizzo Cassandra, dove si presume siano scomparsi Giacomo e Giuseppe, si trova una cima con due punte, che in Val Malenco chiamarono i Giumelin (i Gemellini) ora Pizzo Giumellino. ndr *racconta Ermanno Sagliani, nell'opera "Tutto Valmalenco" (Edizioni Press, Milano)