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Marone

I primi abitanti di questo paese si insidiarono a metà della costa, in frazioni alte e lontane dai torrenti. Ci sono testimonianze che, in epoca romana, sorgessero insediamenti con alte mura e resti di terme, poi danneggiati nel 1906 durante la costruzione della ferrovia Iseo-Edolo. Già nel ’400 vi si lavorava la lana e così da grezzi panni si passò a coperte di maggior pregio. Un secolo dopo, per mezzo di forni fusori, ebbe inizio la lavorazione del ferro proveniente dalla Valcamonica, che veniva poi esportato via lago. In questo stesso periodo il paese visse una svolta attraverso l’utilizzo del porto, nel quale giungevano legname e carbone direttamente dai boschi che salivano fino al monte Guglielmo. Grazie alla presenza di terra follonica, l’argilla usata per la sgrassatura della lana, a fine ‘700 a Marone si confezionavano coperte e si lavoravano tele, dando lavoro a circa 90 persone. Nell’Ottocento si sviluppò di molto l’impresa della lana, soprattutto relativamente alla produzione di feltro. E ancora oggi esiste l’industria dei feltri che, abbinata allo sfruttamento dei giacimenti di dolomia, ha modificato molto il paesaggio. Da visitare San Pietro in Vinculis, la prima parrocchiale di Marone, costruita nel ‘400 su uno sperone del monte Vesto, in luogo di un castello distrutto nel ’200.Vi sono inoltre la Chiesa del cimitero di Vello, anch’essa del ’400, parrocchiale del piccolo borgo, con un campanile a bifore; e il Santuario della Madonna della Rota, situato in una gola della valle dell’Opol e costruito nel ‘500 inglobando una precedente chiesetta del ‘400. Vi si trovano anche la Parrocchiale di San Martino di Tours (consacrata nel 1754 e con un campanile datato 1874 e alto 24 metri), oltre ai ruderi della villa Romana: una preziosa testimonianza dal passato dell’antichità maronese, in località Vela, dove i resti di questo edificio romano del I secolo d.C. si estendono per circa ottanta metri con terrazze digradanti verso il lago. Infine si ricorda la chiesa di S. Eufemia del 1715, la parrocchiale di Vello: borgo molto piccolo, con un porticciolo caratteristico, situato sulla litoranea per Pisogne. Dal punto di vista morfologico e naturale, non passano inosservati il Monte Guglielmo (il più elevato monte della cerchia del Sebino con i suoi 1946 metri), per raggiungere il quale si percorre un sentiero con panorami mozzafiato, e l’itinerario dell’Antica Via Valeriana, probabilmente di origine romana: una mulattiera che ha rappresentato per millenni il passaggio obbligato verso nord e verso la Valtrompia, recuperata e riaperta nel 2002 per presentarsi oggi come un armonioso incontro tra paesaggio, arte e storia.

Rocche, castelli e torri sul Lago d'Iseo

Il lago d’Iseo segna il confine tra Bergamo e Brescia e fin dall’epoca medievale, oltre ad essere una risorsa economica per la popolazione locale, costituiva un’area di confronto politico.   Era, infatti, il punto in cui si manifestavano appieno i contrasti tra le due realtà cittadine, specialmente nell’alto lago per il controllo dei traffici commerciali provenienti dalla Valle Camonica e nella tratta a sud, dove si generava lo scontro per la giurisdizione del territorio della signoria di Calepio. Monte Isola, al centro, era a contatto tra queste due realtà in una posizione di controllo dei traffici sul lago che si svolgevano soprattutto attraverso il canale di Tavernola. Le differenze politiche si accompagnano a differenti forme insediative e architettoniche: sulla sponda bergamasca, infatti, sorgevano edifici fortificati in un contesto prealpino montuoso e piuttosto aspro; sulla sponda orientale, invece, i centri si sviluppano in aree collinari dove non sempre sorgevano strutture di controllo. Sul piano dell’articolazione ecclesiastica la sponda bresciana era divisa tra le pievi di Iseo e Sale Marasino cui si affiancò, dall’XI secolo, Pisogne. La sponda bergamasca era suddivisa tra Calepio e Mologno (l’odierna Casazza in Val Cavallina), poi sostituita nella cura pastorale della sponda sebina settentrionale dalla pieve di Solto, fondata nel XII secolo. Questa situazione portò a una frammentazione del potere, che emerge nel XII secolo quando i comuni si organizzano entro i confini già definiti dalle pievi. Sulla sponda bresciana l’alto lago dal X-XI secolo era sotto il controllo del vescovo, cui si affiancavano i monasteri, in particolare quello di Santa Giulia che aveva possedimenti sulla sponda del lago. Iseo era sede di mercato fin dal X secolo e snodo commerciale sul confine, elementi che attirarono l’interesse del comune di Brescia. Il centro era gestito dal vescovo, che con la monumentale chiesa plebana di Sant’Andrea  ribadiva l’egemonia politica, e dalle signorie locali con la classe media mercantile (Brusati, De Iseo/Oldofredi) che favorì l’espansione edilizia dell’abitato. Il castello di Iseo, sorto su un preesistente torrione e poi modificato tra XIII e XIV secolo con cortina muraria e torri scudate, costituiva il caposaldo strategico per la difesa militare del borgo: Iseo fu coinvolta nelle guerre del comune di Brescia e subì nel 1161 un devastante assedio e incendio da parte di Federico Barbarossa. Altre strutture di difesa a rappresentanza del potere signorile si trovano nella vicina Paratico: il castello vicinale e la torre Lantieri sono il simbolo del prestigio raggiunto da questa famiglia, che conviveva con la signoria rurale laica De Paratico. Il potere religioso e civile convivevano, invece, nella vicina Clusane, dove dalla fine dell’XI secolo c’era un castello e i monaci cluniacensi si insediarono sul promontorio e vi fondarono un priorato (poi affidato al vicino monastero di Provaglio d’Iseo). L’emergere della signoria degli Isei/Oldofredi portò alla costruzione, nel XIV secolo, del castello “del Carmagnola”, poi circondato da mura e ponte levatoio. Nelle mani degli Oldofredi di Iseo era anche Monte Isola, occupata nella fascia pede-collinare dai possedimenti monastici di Santa Giulia, ricordati fin dal X secolo. Tra XII e XIII secolo gli Oldofredi di Iseo commissionarono due rocche di difesa: la possente torre a Siviano, e il castello a Menzino, in un punto strategico di controllo della sponda bergamasca; a Peschiera Maraglio, nell’estremità meridionale dell’isola verso la sponda bresciana, si trova un altro castello di proprietà degli Oldofredi. A Marone, invece, la popolazione si rifugiò nella zona pedecollinare, dove si trovava un fortilizio a Pregasso poi distrutto nel Seicento: anche questa zona divenne roccaforte degli Oldofredi, fedelissimi alleati dei Visconti, fino all’arrivo di Venezia. Differente, invece, è il panorama della sponda occidentale: a sud il territorio era presidiato da Sarnico, borgo dipende dalla signoria filobresciana dei Calepio, che condusse una politica autonoma rispetto al Comune di Bergamo. Tale posizione generò la creazione di contesti fortificati in modo più fitto rispetto alla sponda opposta, delineando l’esistenza di un potere signorile locale ben radicato. Nella costa mediana, da Predore a Tavernola, sorsero aggregati sparsi, funzionali allo sfruttamento economico del territorio: questo policentrismo impediva di generare centri demograficamente rilevanti. Tale organizzazione permane fino al XIV secolo, quando la lunga persistenza signorile dà esito a piccole entità demografiche riferite ad un unico beneficio parrocchiale. In questa zona mancava un potere politico forte, e le famiglie signorili manifestarono la propria presenza sul territorio attraverso torri e case-torri disseminate nei borghi (come fecero i Fenaroli a Tavernola, Vigolo e Parzanica). L’assenza di un forte potere comitale è evidente nella mancanza di ampie strutture architettoniche fortificate – ad eccezione di Zorzino–, presenti invece sulla sponda bresciana: lungo la costa bergamasca si trovano prevalentemente torri isolate, come quelle di Predore e Tavernola. A Riva di Solto, Solto Collinae Castro, uniti fin dal XIII secolo sotto il controllo della famiglia Foresti, qui imposta dal comune di Bergamo per esautorare le antiche famiglie di lignaggio vescovile, furono erette numerose torri: le strutture servivano per la difesa degli spazi dell’autorità signorile. L’architettura era la testimonianza dell’importanza delle signorie locali, manifestava il ruolo sociale e il benessere economico raggiunto. Nell’alto lago, infine, si riscontra una situazione completamente differente: Pisogne, Costa Volpino e Lovere furono teatro di violenti scontri tra Bergamo e Brescia per il monopolio dei traffici lacustri. Pisogne, che controllava le rotte commerciali dalla Valle Camonica, fu il feudo del vescovo di Brescia e assunse la funzione politica di capocuria: nel 1119 fu distrutta dopo essere stata coinvolta nella guerra tra Bergamo e Brescia per il controllo di Volpino; fu poi ricostruita per volere del vescovo che la dotò di una cinta muraria con porte e torri difensive, tra cui la cosiddetta Torre del Vescovo. Il potere vescovile da Pisogne si espanse poi verso Lovere, controllata dal Comune di Bergamo, ma sotto la circoscrizione diocesana di Brescia: qui furono innalzati diversi edifici fortificati, tra cui il castello dei Celeri, nobile famiglia locale, la torre Zucca e la torre Alghisi – residenza di importanti famiglie locali – e la torre del Porto a controllo l’ingresso via lago. Altro luogo strategico conteso tra Bergamo e Brescia era Costa Volpino, zona di presidio militare e di controllo della Valle Camonica e dello sbocco del fiume Oglio: i documenti ricordano il dongione e la torre del castello di Volpino, a suggerire una struttura fortificata complessa e potente. Il castello fu a lungo conteso, fino alla pace del 1192, ma qui la politica bresciana sarà fallimentare di fronte a un solido tessuto signorile che – pur filo bresciano – si muoverà verso una progressiva autonomia e alle mire mai sopite del Comune di Bergamo. Nemmeno la fondazione, ad opera del Comune di Brescia, del borgo franco di Castelfranco tra Rogno e Costa Volpino (1255), consentirà a Brescia di avere un ruolo chiave nella politica di valle.   Federica Matteoni  
Rocche, castelli e torri sul lago d'Iseo - ph: visitlakeiseo.info

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I nuclei storici di Marone

Il comune di Marone, situato a metà della sponda orientale presso la foce dei torrenti Opol e Bagnadore, si compone di varie frazioni: Ariolo, Collepiano, Ponzano, Pregasso, Vesto e Vello. Il territorio era già abitato nel periodo romano, come testimonia la presenza di una villa ancora in uso nel III-IV secolo d.C. a sud del paese, in località “Cò de Ela” (Capo della Villa). Nel periodo medievale gli insediamenti più significativi si localizzarono sulle aree di versante, più difendibili da attacchi esterni e più salubri; si svilupparono i centri di Vesto, Pregasso e Collepiano, situati oggi come allora sulla strada Valeriana o Valligiana, via di comunicazione montana che, attraverso la riviera sebina, conduceva alla Valle Camonica. Probabilmente la presenza benedettina e l’azione della pieve di Sale Marasino favorirono in questi secoli lo sviluppo agricolo. Secondo la tradizione locale, nel X secolo Alberto da Pregas otteneva da Ottone I l’investitura del Castello di Pregasso – sull’altura isolata che domina Marone – e del relativo feudo. La chiesa di San Pietro, all’interno della fortificazione, e in relazione con l’allora centro principale di Pregasso, svolse funzioni parrocchiali fino al 1578. All’approssimarsi del XIV secolo la famiglia signorile degli Oldofredi di Iseo, fedelissima alleata dei Visconti, ebbe in Marone proprietà di case e terreni. Con l’affermarsi di Venezia, nella seconda metà del ‘400, Marone beneficiò di un relativo benessere economico e di una stabilità politica che consentirono, attraverso la vicinia (comune rurale), un’oculata gestione del territorio. È di questo periodo la decadenza di Vesto e di Pregasso in favore di Marone che si modellerà attorno al porto e alla grande chiesa parrocchiale dedicata a san Martino di Tours e all’Immacolata Concezione. Caduta la Repubblica di Venezia, in età napoleonica Marone aderì alla Repubblica Bresciana. L’economia del periodo ebbe il suo fulcro nella produzione dei feltri e delle coperte di lana. Nel 1828, sotto l’Impero austroungarico, iniziò la costruzione della strada costiera che conduce a Pisogne, importante località e porta d’accesso alla Valle Camonica; l’opera venne terminata nel 1850 e favorì grandemente le comunicazioni e il trasporto di cose e persone. Con l’unità d’Italia (1861) l’economia continuò a prosperare soprattutto grazie alla produzione di coperte di lana e manufatti di seta. Tra le due guerre si insediò a Marone un’imponente struttura industriale, ancora oggi operante, “La dolomite” di Attilio Franchi (1919) che modificò radicalmente il paesaggio urbano. Oggi la comunità, come altre del Sebino, sta concentrando la sua attività nella coltivazione dell’olivo producendo un olio che ha raggiunto alti livelli di qualità e che permette a Marone di aderire all’Associazione Internazionale delle “città dell’olio”. La visita al paese inizia dal sagrato della chiesa parrocchiale direttamente affacciata su un gradevole lungolago. Alle spalle della chiesa parte l’itinerario pedonale “della valle” che risale la costa del monte attraverso una ripida quanto suggestiva stradina, fatta in acciottolato e con dei gradini di pietra al centro. Il percorso transita per il piccolo nucleo abitato di Piazze dove, nei pressi della ferrovia, si nota la muratura di una casa-torre di epoca bassomedievale. Lungo il viottolo discende un’importante sorgente di origine carsica: la Festola che faceva funzionare le pale dei mulini (ben 28 ruote di mulino nel ’400); successivamente, con l’avvento dell’industrializzazione, le ruote servirono per azionare i macchinari per la lavorazione della lana e della seta. La sorgente è attualmente in parte incanalata. La salita si conclude a Ponzano, posto sulla strada che collega Marone con Collepiano e Zone. Il borgo conserva numerosi segni del passato. Alcune vie hanno il passaggio sotto il vòlto delle abitazioni come avviene per Vesto. Vi è poi il complesso del XV secolo con torre che si eleva nella parte mediana del centro storico e che probabilmente faceva parte di un antico cortivo (dimora fortificata, recinta da un muro, con torre a proteggere l’ingresso).   Angelo Valsecchi
i nuclei storici di marone

Visitare il Parco Oglio Nord

Un Parco tutto da scoprire, nel cuore della Pianura Padana, che custodisce tratti di ambienti di sicuro pregio naturalistico.
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