- Arte e Cultura
GIANFILIPPO USELLINI
Dipingere la favola, il mito, lo stupore
Si inaugura venerdì 21 febbraio 2025 alle ore 18 al MVSA – Museo Valtellinese di Storia e Arte la mostra "Gianfilippo Usellini (1903-1971). Dipingere la favola, il mito, lo stupore", a cura di Elena Pontiggia, promossa dal Comune di Sondrio, con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Sondrio, Comunità Montana Valtellina di Sondrio, Fondazione Provaltellina, Ordine degli ingegneri della Provincia di Sondrio, Ordine Architetti Sondrio.A novant'anni da quando Usellini, nel 1935, termina l'importante ciclo di encausti nel Palazzo della Provincia di Sondrio, la mostra vuole indagare un tema fondamentale della sua pittura: la raffigurazione della fiaba, del mito, dell'invisibile e quindi dello stupore e della meraviglia.Protagonista tra i maggiori del realismo magico fra le due guerre, Gianfilippo Usellini (Milano 1903-Arona 1971) ha ripensato la tradizione classica, mescolandola alle suggestioni della metafisica e dal primitivismo del Doganiere Rousseau. E' un artista che dipinge favole: non quelle canoniche di Esopo, dei fratelli Grimm o di La Fontaine, ma quelle che prendono forma nella vita quotidiana, se si è capaci di vederle. "I miei quadri esprimono lo stupore... La vita e la favola, prima di fondersi, si incontrano nei miei quadri" diceva lui stesso.La mostra muove dalla Terrazza sul giardino del 1926 e ricostruisce il percorso espressivo dell'artista attraverso opere di intensa suggestione, tra cui L'amica, 1932 (ironica immagine del potere seduttivo della donna); La rissa, 1936 (una meditazione, in forma di racconto fiabesco, sul tema della violenza); L'incendio, 1936 (ispirato forse a una pagina di Carlo Emilio Gadda); e due allegorie della capacità di vedere l'invisibile come l'incantevole Diana cacciatrice, 1938, e I fotoreporter, 1949. L'itinerario espositivo prosegue documentando le opere degli ultimi decenni dell'artista, tra cui le sue beffarde nature mostre (Le zucche, 1946), un esempio del famoso ciclo Il carnevale dei poveri, 1955, fino al misterioso Oggetti del mio studio, 1963, dipinto alcuni anni prima della morte.La mostra, che rimarrà aperta fino al 2 giugno 2025, è accompagnata da un catalogo, con un saggio introduttivo di Elena Pontiggia e la scheda di tutte le opere esposte. Gianfilippo UselliniNato a Milano nel 1903 Usellini comincia a dipingere alla fine degli anni Dieci. In quello stesso periodo, dopo iniziali studi classici, si iscrive all'Accademia di Brera dove studia con Ambrogio Alciati. Nel 1926, appena ventitreenne, è invitato alla Biennale di Venezia. Intanto si avvicina al Novecento Italiano, pur non partecipando alle mostre del gruppo. Alla fine del decennio definisce il suo linguaggio più tipico: un ripensamento della pittura quattrocentesca, soprattutto di Paolo Uccello, del Mantegna e del Carpaccio, ispirato anche ai suoi ricordi d'infanzia (aveva trascorso lunghi periodi, da ragazzo, nella casa paterna di Arona: un palazzo settecentesco che lo aveva affascinato e che spesso dipingerà nelle sue opere). Dà vita così a un singolare classicismo venato di metafisica, e continuamente animato da un sentimento di stupore. Anche nella tecnica pittorica si ispira ai maestri antichi, riprendendo la tempera grassa a velature. A partire dagli anni trenta, inoltre, si dedica con passione alla pittura murale, eseguendo numerosi affreschi, encausti, mosaici.Dal 1961 è chiamato all'Accademia di Brera, dove insegna fino al 1971, l'anno della morte.