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8 sagre estive da non perdere

In giro per sagre alla scoperta di una regione ricca di tradizioni e tutta da... gustare!
Sagra di San Giovanni - Ossuccio - Isola Comacina

In moto a due passi da Milano

Vi siete svegliati tardi? Volete uscire comunque a fare un giro in moto? Ottimo, oggi faremo un giro che partendo da Milano ci porterà a scoprire le bellezze del Naviglio Grande e Bereguardo, per un percorso di circa 80/90 Km complessivi.   Il nostro tour si avvia dalla Darsena di Milano; si tratta di bacino situato all’interno di Milano nei pressi di Porta Ticinese, in collegamento con il Naviglio Pavese ed il Naviglio Grande,  che è stato utilizzato durante i secoli per l'ormeggio, il rimessaggio e il carico/scarico dei caratteristici barconi che navigavano i Navigli milanesi. Per tale motivo era lo snodo più importante per il traffico fluviale commerciale della città lombarda, ed addirittura uno dei più importanti per tonnellaggio a livello italiano. Questa zona di Milano è famosa per la presenza di numerosi bar e pub che propongono aperitivi a prezzi contenuti, ma non mancano anche i ristoranti, birrifici artigianali e punti vendita di street food, che tutti i venerdì, sabato e domenica vengono letteralmente presi d'assalto da giovani e famiglie interessati alla “movida” sui Navigli. Dopo un breve giro (a piedi) della Darsena, completamente ristrutturata negli scorsi anni, finalmente partiamo per il nostro tour sul Naviglio Grande imboccando la via Ludovico il Moro. Superato Corsico giungiamo a Gaggiano, borgo interessante sia per l’ambiente rurale che per i monumenti storici quali il Castello Visconteo, nonché per i bassi edifici storici che si specchiano nell’acqua e atmosfere ancora d’epoca fra acciottolati e muri antichi. Fantastici i due borghi agricoli di San Vito di Fagnano e Barate.Proseguiamo dirigendoci ora verso Abbiategrasso. A questo punto il consiglio è di fare una piccola deviazione sul Naviglio di Bereguardo per visitare Morimondo e la sua Abbazia, uno dei luoghi di culto più belli e importanti della pianura lombarda. L’ Abbazia fu fondata nel 1134, e ancora oggi è uno dei massimi esempi dell'architettura cistercense unendo lo stile romanico a quello gotico. Dopo la visita alla Abbazia, molto gradevole una passeggiata nei dintorni.Ritorniamo sui nostri passi verso Abbiategrasso e ci dirigiamo ora verso Cassinetta di Lugagnano. Come i patrizi veneziani villeggiavano sul Brenta, così le nobili famiglie milanesi trascorrevano al fresco le estati lungo il Naviglio, nelle ville settecentesche che costituiscono il grande patrimonio di Cassinetta di Lugagnano, luogo fuori dal tempo, adagiata lungo il Naviglio Grande a soli 25 km da Milano.Le famiglie nobili dei Trivulzio, dei Visconti, dei Mantegazza, dei Castiglioni: questi sono solo alcuni dei casati illustri che frequentavano periodicamente questi luoghi, anche per sovraintendere alla gestione dei fondi agricoli di proprietà.Ancora in sella risalendo il Naviglio Grande fino ad arrivare a Robecco sul Naviglio. A partire dal XVI secolo, Robecco conobbe un vero e proprio periodo di splendore, coincidente col fatto che alcune tra le famiglie nobili milanesi di maggior rilievo scelsero questa e altre aree attigue per acquistare terreni dove costruire le loro residenze di campagna, investendo notevoli somme in vaste proprietà e latifondi molto redditizi. Villa Gaia a Robecco, così denominata nella seconda metà del Quattrocento per le feste che vi si tenevano, è uno dei più antichi edifici sui Navigli, ed anzi è tra i primi con caratteri di Villa in Lombardia e tra i più ricchi di ricordi storici.Parte della costruzione è comunque addirittura precedente, come dimostrano le tracce di finestre archiacute ritrovate sotto intonaco, ma fu il conte Vitaliano Borromeo a renderla così maestosa. Continuiamo a risalire il Naviglio Grande fino a superare Pontevecchio di Magenta ed arriviamo a Boffalora Sopra Ticino che vive attorno al suo ponte seicentesco, l'imbarcadero per le navigazioni turistiche lungo il più antico dei navigli milanesi, le abitazioni, i caffè e le osterie vicino alle sponde ed infine i percorsi ciclo pedonali che conducono nel cuore del Parco del Ticino. Avanti verso Bernate Ticino, borgo, citato per la prima volta come “castrum” in epoca tardo romana, intorno all’anno mille è feudo della famiglia Crivelli. Quando nel 1186 un componente della casata diventa papa con il nome di Urbano III, questi diede inizio alla costituzione della splendida Canonica Agostiniana, della quale ammiriamo il loggiato che si apre come un salottino verso il Naviglio Grande.  Il nostro giro di oggi si conclude infine a Castelletto di Cuggiono, pittoresca frazione del Comune di Cuggiono caratterizzata dal ponte in pietra più antico sul Naviglio Grande e dalla scenografica scalinata di Villa Clerici, dimora della famiglia omonima, un tempo utilizzata come imbarcadero per i nobili. La località si è inoltre prestata per la scenografia di diversi film tra i quali "L'albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi. Il tour di oggi non è molto lungo, soprattutto per chi proviene direttamente da Milano. Attraversa però le aree più tipiche e conservate della campagna milanese, dove possiamo trovare le autentiche locande ed osterie tipiche, quelle dove facilmente troviamo tavoli ai quali ancora oggi si gioca la scopa, la briscola o il tresette. La cucina tipica è rappresentata dagli antipasti di salumi, dai pregiati risotti, dalla selvaggina, dalle rane e dalle lumache, forse il piatto più tipico, da mangiare se possibile in animata compagnia. Anche per oggi il nostro giro in moto termina qui, è ora di tornare a casa imboccando a Boffalora Sopra Ticino l’autostrada MI-TO per fare rientro a casa.

La Strada della Forra e la Gardesana Occidentale in moto

La Gardesana occidentale, soprattutto nel tratto che costeggia il lago da Salò a Riva del Garda, è sicuramente un concentrato di Storia.   Da quando è stata costruita nel 1931 ha sostituito la navigazione fluviale sul Lago di Garda come via di collegamento tra la pianura lombarda e il Trentino. Una volta che si conosce la storia di questa strada non si può far a meno di amarla e ripercorrerla più volte. I primi chilometri di Gardesana furono terminati nel 1914, l’opera fu completata nei primi anni ’30, quando anche la porzione più settentrionale del lago era diventata, dopo la Grande Guerra, italiana.  L’alto lago di Garda fu infatti un importante teatro di guerra, su entrambi i versanti. L’importanza strategica della Gardesana Occidentale si rinnovò anche nella seconda guerra mondiale, con la realizzazione di importanti fabbriche di armamenti non convenzionali proprio nelle gallerie di difesa scavate ai tempi della Grande Guerra, in particolare nella zona di Riva del Garda. La Gardesana occidentale è bellissima di suo, la Strada della Forra (strada provinciale 38) che porta a Tremosine, nella parte iniziale è sorprendente! Incastonata nelle viscere della montagna da cui inizialmente guardando in basso si continua a vedere il blu del lago, si incunea in una profonda spaccatura nella roccia, in cui il continuo entrare e uscire da gallerie e spaccature crea un effetto suggestivo e surreale. Non per niente le scene iniziali di uno dei film di James Bond sono state girate proprio qui!Moltissimi motociclisti avranno già fatto un giro sul Lago di Garda rimanendo affascinati da questo suggestivo angolo d'Italia, ma con questo tour in moto vogliamo portarvi a scoprire le curve e i panorami più belli del Garda. Il periodo migliore per percorrere la Gardesana Occidentale è nei mesi primaverili ed estivi, consiglio di evitare i giorni festivi in quanto la strada nei week end di vacanza è molto intasata, un vero peccato per i motociclisti respirare i gas di scarico delle tante macchine. Come arrivare: se decidiamo di iniziare il nostro tour da sud, partendo da Sirmione puoi percorrere l’autostrada A4 Milano-Venezia uscita Sirmione, una piccola cittadina in provincia di Brescia che incanta i suoi numerosissimi visitatori con la bellezza dei paesaggi mozzafiato e architetture piene di storia, tanto da essersi meritata a pieno di portare il titolo di “Perla del Garda”. A Sirmione potremmo ammirare proprio all’inizio dell’area pedonale il Castello Scaligero, una rocca costruita intorno alla metà del XIII secolo; si tratta di uno dei rari esempi di fortificazione lacustre nonché di uno dei castelli di quell’epoca meglio conservati d’Italia. A Sirmione ci sono anche le Grotte di Catullo da visitare (malgrado il nome, si tratta dei resti di una imponente villa romana proprio sulla punta della penisola), ma il tempo corre…Proseguiamo il tour dirigendoci da Sirmione verso Desenzano del Garda con il suo bel lungolago. Sempre avanti verso Salò, attraversando Moniga e Manerba.Proseguendo ci dirigiamo verso Gardone Riviera. Passiamo di fianco al Vittoriale, se c’è ancor tempo vale assolutamente la pena di una visita al parco ed alla casa-museo di Gabriele D’Annunzio. Il tour continua proseguendo verso Maderno che può vantare un lido bellissimo, ampio e ben servito, come una spiaggia dell'Adriatico, mentre Toscolano è famoso per i suoi grandi ed ombrosi campeggi a ridosso della spiaggia.Finalmente arriviamo all’imbocco della SP 38 all’altezza della deviazione per Tremosine, inizia la strada della Forra considerata “la strada più bella del mondo”, definita da Winston Churchill “l’ottava meraviglia del mondo”. Fu costruita nel 1913 per iniziativa del parroco di Tremosine per collegare la frazione di Pieve al porto. La strada, incastonata nelle viscere della montagna, ricavata nella forra del torrente Brasa. Parte dai 65 metri di quota del lungolago per arrivare ai 423 del borgo di Pieve di Tremosine.La Strada si snoda per circa 6 chilometri e consente di entrare nel cuore della montagna attraverso gallerie che permettono di vivere da vicino la roccia fatta di strati millenari, le piante rampicanti, in uno scenario quasi fiabesco. la velocità deve essere molto ridotta perché i tornanti della montagna sono stretti, le gallerie anguste, e serve molta attenzione durante la guida. Anche perché in alcuni punti solo un muretto protegge la carreggiata dall’abisso sottostante, e quindi serve calma e concentrazione per vivere quest’avventura. Per i motociclisti, l’ebrezza dei tornanti è un richiamo unico, e per chi fa una gita sul Lago di Garda in moto, la Strada della Forra è un’attrattiva irresistibile per piegare e sentirsi più liberi che in auto, tra gli spazi stretti nella gola del torrente Brasa.Nel secondo tratto della strada (da Pieve a Vesio) le curve si fanno più strette e le gallerie del canyon scavato dal torrente si infilano perpendicolari al monte, diventando abbastanza buie e necessitando degli abbaglianti.  È qui che nei tratti esterni il panorama è avvincente soprattutto al tramonto grazie alla scenografica illuminazione pensata per la Strada della Forra.La fine ufficiale della SP38 è a Tremosine del Garda, che riserva un altro scenario spettacolare dalle sue altezze, un paese su uno sperone di roccia tra montagna e lago, Se cercate splendidi paesaggi sul Lago di Garda non perdete da Tremosine una passeggiata alla Terrazza del Brivido!Per il rientro ci sono due alternative. Se abbiamo fatto il pieno di curve, da Tremosine rotta verso Limone del Garda, dove riprenderemo la Gardesana per il ritorno.Se resta ancora un po’ di spazio per pieghe e tornanti, sempre da Tremosine rotta invece verso Tignale, e da qui sempre al rientro sulla Gardesana.

Con la moto a Cremona e dintorni

La Lombardia si apre davanti a noi con le sue grandi pianure.   Distese di terreni coltivati in una delle campagne più fertili d’Europa, che sostengono un settore agricolo ad alta, anzi altissima densità produttiva, strade diritte ma non noiose, grandi cascine costruite in alcuni casi addirittura secoli fa, una rete di canali di irrigazione presi a modello in tutto il mondo. Siamo peraltro nella zona più industrializzata d’Italia, e questo si vede in particolare vicino alle grandi arterie di comunicazione.Possiamo raggiungere comodamente Cremona immettendoci in A1 Autostrada del Sole, la distanza Milano Cremona è di 96,64 km, entrando quindi all’altezza di Piacenza sulla A21 Torino Brescia; oppure possiamo più piacevolmente percorrere sempre da Milano la SP exSS415, che ci porterà a Crema, poi a Castelleone e quindi a raggiungere Cremona, viaggiando sulla viabilità minore. Crema è una antica citta, che fortunatamente mantiene nel suo centro storico l’impronta medioevale ed addirittura alcuni tratti superstiti dell’antica cinta di mura difensive, ricca di monumenti interessanti e visitabili. Tra i tanti, di cui vi è una ampia descrizione su diversi contenuti di www.in-lombardia.it, certo da segnalare la Piazza del Duomo, vero fulcro civile e religioso della vita del borgo durante i secoli ed ancora oggi; tanti sono però i posti interessanti da visitare di questa città, più vicina al capoluogo milanese che a quello cremonese.  Un poco fuori direzione, ma poi non così distante, troviamo Soncino, famoso borgo fortificato e cinto da mura e bastioni in ottimo stato di conservazione, che vedono nell’imponente Rocca il bastione principale di difesa. Tutto il centro storico ha mantenuto l’impronta urbanistica quattrocentesca, e senz’altro merita una deviazione ed anzi una visita con annesso book fotografico.Puntiamo a questo punto con decisione verso Cremona, raggiungibile da Sud tramite la A21, oppure da nord scendendo da Crema, oppure ancora per tracciati minori da Soncino. Cremona è definita la città delle 3 T: sulle prime due non ci sono dubbi: Torrazzo, uno dei campanili (in cotto) più alti e simbolo della città; e Torrone, che qui è nato 500 anni fa e che poi è diventato famoso in tutto il mondo. Sulla terza T ci sono diverse scuole di pensiero: qualcuno dice sia Tognazzi, il grande attore (e grande cuoco) nato a Cremona…ma il detto popolare non si rifà al grande Ugo, ma piuttosto…. Cremona comunque non è solo torrone, la Mostarda di Cremona è un prodotto tipico della Lombardia, capace di colorare dei vividi colori della frutta le tavole invernali, specie se imbandite con lessi e bolliti. Non a tutti piace, ma per diverse persone è una vera leccornia, anzi meglio se molto senapata (e le varietà più piccanti quasi tolgono il respiro…).Dopo questa veloce introduzione vi consiglio cosa vedere assolutamente a Cremona; parcheggiamo la moto appena fuori del centro storico, e proseguiamo a piedi.  Come ogni città, anche Cremona ha il suo fulcro principale che si trova ubicato nella Piazza centrale; colpisce subito il contrasto tra il rosso dei mattoni con il bianco del marmo del Duomo e del Battistero. Lungo il perimetro della Piazza del Comune si susseguono il Duomo di Cremona, il Battistero, il Torrazzo simbolo della città, la Loggia dei Militi e il Palazzo del Comune. Il Duomo di Cremona (o cattedrale di Santa Maria Assunta) è uno degli edifici religiosi più belli dell’Italia settentrionale, costruita in romanico nel 1100, ha subito rimaneggiamenti continui quindi oggi si possono scorgere elementi gotici e barocchi. I più sportivi non resisteranno alla tentazione di salire i 502 faticosi scalini che portano sulla vetta del Torrazzo, il campanile del Duomo di Cremona. Ovviamente la vista da qui è magnifica e giustifica pienamente la fatica che si fa per arrivarci. Inoltre, dall’alto dei 112 metri raggiunti, potrete vantarvi di essere saliti sulla torre in muratura più alta del mondo. Il Torrazzo è il simbolo di Cremona e domina la piazza guardando dall’alto gli altri monumenti della piazza (e in verità è visibile anche a grande distanza dal centro cittadino). In realtà è composto da torri di diversa epoca che si sono sovrapposte. Al quarto piano è incastonato un orologio astronomico di 8,5 metri, due metri più grande del famoso Big Ben di Londra. Proseguiamo il nostro tour imboccando la sp87 e ci dirigiamo verso Castelponzone attraversando il territorio di Sospiro. Castelponzone, antico borgo fortificato che però nel tempo ha perso le strutture murarie di difesa, è un piccolo borgo molto ben conservato, specializzato un tempo per  la produzione delle funi di canapa e l’attività di numerosi cordai. Se siamo arrivati fino a qui dobbiamo per forza visitare il Museo dei Cordai. Sicuramente siamo arrivati all’ora di pranzo, una sosta in uno dei numerosi ristoranti o trattorie ci accompagnerà nel gustare la famosa cucina cremonese, certamente non adatta a chi è in dieta strettissima. Formaggi (siamo nella patria del Grana Padano, e del Provolone Valpadana, entrambi DOP), e poi salumi, marubini cremonesi, i bolliti, i dolci; insomma una delizia! Accenniamo un rientro verso nord, e portiamoci in un altro borgo che merita sicuramente di essere visto e non si trova a troppa distanza: è Isola Dovarese. Per raggiungerlo ci basterà imboccare la Sp70 e percorrere una quindicina di Km, giunti a destinazione ci troveremo in un antico borgo medioevale che conserva ancora oggi una splendida e suggestiva piazza porticata, edificata a fine Cinquecento, sulla quale si affaccia Palazzo Pretorio con le antiche prigioni. Addentrandovi tra le contrade e i vicoli del borgo potrete visitare la chiesa parrocchiale S. Nicolò, che al suo interno custodisce quadri come l'Ecce Homo di Bernardino Campi e un'Annunciazione attribuita ad Altobello Melone e il grazioso oratorio di San Giuseppe, ospedale militare durante il Risorgimento per i feriti della battaglia di Solferino. Risalendo verso Ponte Vecchio è possibile godere dello splendido panorama che il Parco Oglio Sud, con la sua flora rigogliosa e la sua fauna tipicamente fluviale, offre ai visitatori amanti della natura. Per immergersi nella storia (più che millenaria) di questo Comune, bisogna visitarlo qui in occasione del Palio, una rievocazione in costume del periodo quattrocentesco in cui Isola Dovarese apparteneva al dominio Gonzaghesco di Mantova, anche per difendersi da due ingombranti vicini quali i Signori di Milano e la Repubblica di Venezia. Dopo questa veloce ma impegnativa parentesi cremonese, è ora di ridirigere le due ruote verso casa!!Una “velocissima” parentesi. A San Martino del Lago (Cr) si sente il rombo dei motori! Il nuovissimo Cremona Circuit con una pista principale di 3.450 m. per moto ed auto!!!  

Dove mangiare nel lecchese

Uno scenario gastronomico unico: risotto, polenta, carni e salumi, formaggi e la preziosa realtà del pesce e dell'olio d'oliva
Un invito a tavola nei 6 migliori ristoranti del lecchese

Brescia tra natura e antiche miniere: la Val Trompia

Una vacanza alla scoperta dei tesori naturali e della Val Trompia tra rifugi e i sentieri dei monti Guglielmo e Maniva e nei boschi di Zone
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Lago di Garda: l'ombra di D'Annunzio

Dal Vittoriale degli Italiani al Duomo quattrocentesco di Salò, passando per la Valle delle Cartiere a Toscolano Maderno: gli spettacolari dintorni di Gardone Riviera
@inlombardia

Il CAstello delle STorie di montagna- CAST

CAST CAST, il “museo narrante” allestito fra le mura di Castello Masegra, è parte di un progetto più ampio che ha come tema la promozione della cultura alpina e del territorio che ne è depositario.Cuore di questo percorso di valorizzazione sono le 3A della montagna (ARRAMPICATA, ALPINISMO, AMBIENTE) che diventano le protagoniste di un vero e proprio hub narrativo in continua evoluzione, grazie ad un variegato ventaglio di iniziative dentro e fuori CAST.   IL PERCORSO ESPOSITIVO Il progetto Il progetto di allestimento di CAST nasce da un’idea di Studio Azzurro, il gruppo di ricerca artistica milanese che da più di trent’anni si occupa di linguaggi multimediali, progettando e realizzando videoambienti, ambienti sensibili, spettacoli teatrali, film e musei interattivi. Percorso di visita CAST è concepito per proporre due percorsi di visita, legati alla personalità del visitatore e ai contenuti che maggiormente incontrano il suo interesse. Prima di cominciare serve porsi una domanda: “ti senti più arrampicatore o esploratore dell’ambiente?” La risposta determina la scelta della direzione da percorrere: iniziare la visita dal basso, con un percorso “in salita”, oppure partire dall’alto, dall’"osservatorio sull’ambiente" per poi esplorare il museo “in discesa” fino a raggiungere il piano terra. I 3 livelli del percorso espositivo Il percorso espositivo, situato nel corpo centrale di Castello Masegra, è diviso su 3 livelli, ciascuno dei quali dedicato ad una delle tre A che meglio rappresentano la cultura montana.   A come ARRAMPICATA Il primo livello, situato al piano terra, è dedicato all’ARRAMPICATA. Il percorso è scandito da installazioni materiche, che celebrano i luoghi più significativi in cui si è scritta la storia di questa grande avventura sportiva.La sala ospita un masso e tre monoliti che salgono da terra come “schegge di montagna”.Pietre granitiche, calcari e stalattiti di ghiaccio costituiscono le superfici di questi volumi protesi verso l’alto e invitano ad un primo approccio tattile e visivo con il terreno di gioco dello scalatore.Dietro le “schegge”, monitor touch-screen restituiscono una visuale onnicomprensiva sulle montagne, le falesie, le cascate glaciali più importanti del mondo, evidenziando vie famose, tecniche di salita, passaggi celebri. Il tasto di navigazione “Per saperne di più” apre un secondo piano di approfondimenti, con descrizioni, racconti, ritratti di personaggi.   A come ALPINISMO Il secondo livello, situato al primo piano, racconta l’ALPINISMO e con esso il desiderio dell’uomo di spingersi in alta montagna. Dalle origini dell’interesse per le altezze in età illuministica, al mito romantico dell’ascesa nella natura ostile, fino all’epoca d’oro del sesto grado e alle ultime prodigiose realizzazioni su pareti un tempo giudicate impossibili. Un viaggio vertiginoso sulle Alpi, sui colossi himalaiani e del Karakorum, sui picchi della Patagonia, sui ghiacci dell’Alaska e dell’Antartide: le grandi imprese, i libri che le hanno raccontate, i film, la fotografia, i momenti chiave della storia delle scalate. Il visitatore, utilizzando e integrando tecniche e strumenti diversi, segue così un percorso “verticale” lungo il tavolo-leggio che attraversa interamente gli spazi espositivi del piano.Un cammino in crescendo, come un’unica grande scalata, che culmina in un tributo a tre icone della storia dell’alpinismo e dell’esplorazione, che per diverse ragioni sono state anche particolarmente vicine alle montagne della Valtellina. Walter Bonatti, Alfonso Vinci e Carlo Mauri: non potevano che essere loro i migliori custodi dello spirito di CAST.   A come AMBIENTE Il terzo livello, allestito al secondo piano, è dedicato all’AMBIENTE NATURALE. Il focus è tutto sulla natura delle montagne e sui temi della conservazione ambientale. Cos’è la wilderness? Quali sono le peculiarità ecologiche delle alte quote? Chi sono i padri fondatori delle aree protette? Per trovare risposte a queste domande, il visitatore inizia il suo percorso attraverso un racconto visivo dalla nascita delle aree protette, per poi approfondire la conoscenza di alcuni dei protagonisti della storia della protezione della natura, a partire dai fautori dei grandi parchi del Nord America. Da Yellowstone verrà poi indirizzato alle aree protette della provincia di Sondrio: un itinerario virtuale fra le diverse specie e gli habitat di queste montagne. La sala del castello che ospita questo scenario è circondata da finestre, che contribuiscono ad arricchirlo di ulteriori punti di vista, anche grazie a speciali “occhi” posti all’esterno.Al centro, le tre “camere chiare” offrono prospettive sulle aree protette delle Alpi Retiche e Orobie, con approfondimenti e consigli utili per chi volesse uscire da CAST e partire subito alla scoperta di nuovi itinerari naturalistici.   TARIFFE RIDOTTE E SPECIALI Intero: € 7,00 Ridotto: € 5,00 Per i residenti del Comune di Sondrio, i docenti di ogni ordine e grado, i cittadini dell’Unione Europea di età superiore ai 65 anni, i giornalisti non accreditati, i soci CAI Tariffa speciale: € 2,00Per i cittadini dell’Unione Europea di età compresa tra i 14 e i 25 anni. In caso di eventi speciali. Tariffa famiglie: € 10,002 adulti e almeno un minore di 14 anni Ingresso CAST + MVSA:  € 10,00 Ingresso CAST + MVSA tariffa famiglie: €  15,00 Ingresso grauitoCittadini appartenenti all'Unione Europea di età inferiore ai 14 anni, portatori di handicap, guide turistiche e alpine con patentino, giornalisti accreditati. Le riduzioni e le gratuità saranno attuabili solo mostrando i documenti che attestino la specifica appartenenza ad una categoria sopra indicata. Visite guidate: € 40,00 + il costo del biglietto di ingressoMinimo 5 persone, massimo 10 persone a gruppo

Castiglione Olona

Un borgo medievale da visitare in provincia di Varese
Veduta di un arco in pietra che segna l'ingresso al centro storico di Castiglione Olona, con una stretta via pavimentata e antichi edifici in pietra e mattoni.

Riflessi cristallini sul Lago Aviolo

In alta Valle Camonica in provincia di Brescia, precisamente a 1.930 m d’altezza, si trova il bacino d’acqua semi artificiale del Lago Aviolo, immerso nel cuore del Parco dell’Adamello. Una meta di indiscutibile bellezza per i colori cristallini dell’acqua, per le ampie fioriture primaverili, per i limpidi torrenti della zona delle torbiere e per l’imponente ed affascinante Corno Baitone con i suoi 3.331 m, che si riflette proprio nello specchio d’acqua del lago creando magiche atmosfere. Questa escursione è consigliata soprattutto agli appassionati di fotografia, la tavolozza dei blu, dei turchesi e dei verdi cambia spesso anche durante la giornata. È di tipo turistico e non richiede particolari abilità, ma sicuramente calzature adatte a un’escursione. Si può fare tutto l’anno, particolarmente suggestiva in primavera ed in autunno, le stagioni più colorate e dal clima più mite. Ideale anche per chi ama stendersi al sole su un manto erboso, utile per ricaricare le energie in un contesto di pace e tranquillità. Per raggiungere il punto di partenza di questa escursione bisogna dirigersi, con il proprio mezzo di trasporto, fino al Comune di Vezza d’Oglio. Da qui, seguendo le indicazioni per il lago, si svolta a destra nella stretta strada asfaltata che risale la Val Paghera.Dopo circa 6 km si giunge in prossimità del Rifugio Alla Cascata, si prosegue percorrendo qualche altra decina di metri su strada sterrata e si arriva ad un ampio parcheggio nel piazzale delle teleferiche. Da qui si imbocca l’unico sentiero presente (segnavia numero 21) e si inizia a camminare in mezzo ad un bosco di abeti e larici. Il tratto sale in maniera abbastanza decisa fino all’uscita dalla zona boschiva. Qui, girando sulla sinistra, si imbocca un ripido canalone roccioso percorso da un piccolo torrente. Il sentiero aumenta ulteriormente la sua pendenza e dopo aver guadagnato una ventina di metri di dislivello devia nella parte destra del canalone (superando il torrente). Il sentiero in questo tratto e in quelli direttamente successivi si mantiene abbastanza ripido e costituito da svariati gradoni di roccia naturali, che rendono la sua percorrenza abbastanza impegnativa, ma priva di reali pericoli. La forte pendenza inoltre permette di raggiungere rapidamente i 1.930 m di quota del rifugio; per i più allenati basteranno infatti solamente 45 minuti per compiere l’intera escursione. Una volta superato il primo canalone se ne imbocca immediatamente un secondo, percorso da un torrente un po’ più voluminoso del precedente. In certi tratti il sentiero sarà quindi coperto d’acqua, ma piccole assi di legno e rocce posizionate in punti strategici renderanno comunque agevole superare questi segmenti. Oltrepassato il torrente si giunge ad una zona pianeggiante e più ricca di vegetazione. Qui, nei pressi di una galleria chiusa da un cancello, si individua sulla sinistra il tratto del sentiero che sale. In una decina di minuti si percorre l’ultima sezione, addentrandosi in un fitto cespuglio e affrontando una salita che si fa via via sempre più morbida fino al raggiungimento del rifugio. L’arrivo al Rifugio Sandro Occhi all’Aviolo è accompagnato dalla splendida vista che si apre sul Monte Aviolo, 2.881 m. La struttura è molto ampia, mette a disposizione 54 posti letto, dispone di un locale invernale sempre aperto e al suo esterno c’è una fontana per riempire le borracce. Generalmente l’apertura è fissata per metà giugno, mentre la chiusura avviene nei mesi di settembre o ottobre. Il suggestivo spettacolo della Conca dell’Aviolo però si può ammirare solo percorrendo ancora qualche metro, fino a giungere alla piccola diga che chiude il lago nella sua estremità nord. Dal lago è possibile intraprendere molti altri itinerari più o meno impegnativi: • Si può raggiungere il Passo Galinera e il suo bivacco, proseguendo poi fino al Rifugio Malga Stain. • Dal lago ci si collega al Passo delle Gole Larghe, che conduce ai Laghi d’Avio e al Rifugio Garibaldi. Nei pressi della diga è possibile uscire dal sentiero e svoltare a destra per avvicinarsi allo specchio d’acqua. In quest’area non esiste un vero e proprio sentiero, ma ci sono comunque molte tracce, rese abbastanza evidenti dal passaggio di mucche ed escursionisti, che permettono di raggiungere piccole spiaggette erbose (probabilmente i luoghi più panoramici in assoluto). In generale sono numerose le deviazioni che dal sentiero 1 conducono a qualche punto panoramico proprio a ridosso delle sponde del lago. Il sentiero con segnavia numero 1 prosegue sulla sponda orientale del lago fino a raggiungere la sua estremità, per poi salire verso il Passo Galinera. Il consiglio è quello di passeggiare lungo le sponde del lago e lasciarsi rapire dalla bellezza dei colori di questo luogo, senza però dimenticare una visita anche alle piccole torbiere poste poche centinaia di metri più a sud (raggiungibili superando il ponticello in legno alla fine del lago). La zona paludosa è creata dal torrente Val d’Aviolo (immissario del lago). Le numerose assi di legno e ponticelli aiutano ad affrontare questo tratto senza il rischio di bagnarsi. In estate tutta quest’area è ricoperta dal verde vivido dell’erba e dall'azzurro delle varie diramazioni del torrente, in autunno invece la piana erbosa si tinge di arancione e sulle betulle e i larici attorno al lago esplodono colori giallastri: uno spettacolo completamente diverso da quello estivo. Camminando per qualche altro minuto lungo il sentiero è possibile raggiungere un osservatorio faunistico da dove, con un po’ di silenzio e fortuna, sarà possibile vedere stambecchi e camosci. È consigliato contattare il rifugio per verificare l’apertura dell’osservatorio. Dopo 1 ora di salita l’escursione si conclude appena dopo il lago, in prossimità dell'osservatorio faunistico. La discesa si articola lungo lo stesso tratto dell’andata. Le considerazioni fatte precedentemente valgono a maggior ragione durante la discesa: non ci sono aree pericolose, ma i grossi gradoni naturali richiedono un po’ di attenzione, soprattutto in caso di rocce bagnate dai torrenti.
Riflessi cristallini sul Lago dell’Aviolo - ph: Stefano Poma

Dal Passo Crocedomini al Rifugio Tita Secchi

Siamo nel cuore del Parco dell’Adamello in provincia di Brescia, dove la natura è incontaminata e i paesaggi sono di una bellezza unica.   Questo itinerario è abbastanza semplice, il sentiero è ben tenuto e il dislivello, di poco più di 600 m, viene distribuito lungo un tratto molto esteso, non creando mai dei punti eccessivamente ripidi. Si parte raggiungendo il passo di Crocedomini, dove si può lasciare l’auto nell’ampio parcheggio gratuito accanto a malga Cadino. Il periodo consigliato per l’escursione è quello estivo e autunnale, perché il passo viene chiuso per molti mesi durante l’anno a causa della neve che scende copiosa in inverno e resta fino alla primavera. Per questa ragione è bene verificarne l’apertura, è possibile contattare il Rifugio Passo Crocedomini per avere informazioni a riguardo. La strada per raggiungere il passo è asfaltata, in certi tratti si restringe un po’ ma sono presenti molte piazzole utili per permettere lo scorrimento di due veicoli nella direzione opposta. Un volta parcheggiata l’auto si imbocca la comoda strada sterrata indicata con il segnavia numero 19, la vista spazia subito sugli ampi prati verdi di val Cadino e sul monte Colombina. Il primo luogo che cattura l’attenzione è il Corna Bianca, una formazione di origine calcarea dall’iconico colore bianco acceso, che crea un bellissimo stacco cromatico sui prati verdi e disseminati di fiori colorati di questa zona.Dopo avere fatto qualche scatto fotografico, girando attorno a questa splendida formazione naturale, si prosegue tenendo Corna Bianca sulla destra e camminando per qualche decina di metri su un tratto di sentiero ricoperto da una finissima sabbia bianca, generata proprio dall’erosione del materiale calcareo.La traccia continua su un sentiero lastricato con pendenza abbastanza regolare fino al raggiungimento del piccolo laghetto Nero di Cadino. Qui si può individuare facilmente una deviazione: sulla destra il sentiero con segnavia 19 si stacca e con 5 tornanti molto ripidi permette di superare rapidamente quota 2.200 m e giungere in prossimità delle Creste di Laione, a sinistra invece prosegue salendo in maniera molto più dolce.Si consiglia di proseguire sulla strada di sinistra guadagnando costantemente quota fino al congiungimento con il sentiero 1 (Alta via dell’Adamello). Questa variante consente di avere una vista più centrale sulla splendida valle di Cadino e sul tracciato appena percorso, i 2.300 m di quota ormai raggiunti invece permettono di vedere in lontananza i bellissimi profili delle prealpi bresciane.Il raggiungimento del sentiero 1 segna anche la fine della parte più ripida dell’itinerario, da qui il tratto si fa nuovamente pianeggiante fino al raggiungimento del passo della Vacca. Sarà evidente l’arrivo al passo per via di un curioso masso che effettivamente richiama le forme di una grossa mucca.Il paesaggio è ora estremamente roccioso, davanti si staglia la maestosa parete Ovest del Blumone ed in lontananza, oltre allo scrosciare di un ruscello, si possono sentire i fischi di richiamo delle marmotte. Un ottimo punto di vista viene dato anche dalle rocce appuntite delle Creste di Laione e dal tratto di sentiero che, inerpicandosi su quest’ultime, raggiunge anch’esso la nostra posizione sul passo. Per raggiungere il lago bisogna proseguire lungo l’unico sentiero presente per ancora una decina di minuti e finalmente, dopo l’ultima curva a sinistra, si scorge il torrente Laione, la grande diga in cemento e, in posizione sopraelevata, il Rifugio Tita Secchi. Si supera il torrente con un piccolo ponticello e dopo l’ultima rampa di scale si è arrivati al rifugio.Il lago ha un bacino idrico di 1,56 km², ma non essendoci nessun immissario principale il volume d’acqua dipende solamente dallo scioglimento dei ghiacci e dalle piogge, per questa ragione è possibile vederlo in condizioni molto diverse a seconda dei periodi dell’anno. Ad agosto il livello dell’acqua è solitamente sceso e questo consente di avvicinarsi camminando su rocce altrimenti sommerse in altri periodi. Il verde delle poche chiazze d’erba di quest’area, il grigio delle rocce e il blu intenso dell’acqua creano in questo periodo dell’anno una magnifica combinazione di colori, impossibile da non immortalare in qualche fotografia. Ad impreziosire ulteriormente questo paesaggio ci pensano gli alti picchi di Cima Terre Fredde e del Blumone. Non esiste un vero sentiero che costeggia l’intero bacino, la traccia del n. 1 infatti fiancheggia solamente la sponda orientale per poi deviare sulla destra. Nell’area vicino al rifugio è comunque possibile raggiungere facilmente la costa e fermarsi per riposare un po’ su qualche masso piatto. Per fare un pic-nic si può quindi scegliere una delle numerose rocce con vista lago, oppure si può decidere di fermarsi al Rifugio Tita Secchi per godersi un ottimo pranzo, scegliendo tra la vasta selezione di piatti tipici del loro menù. Il rifugio è aperto sia a pranzo che a cena ma è sempre possibile entrare per un caffè o un te accompagnati da una fetta di crostata fatta in casa.La discesa avviene lungo lo stesso tragitto dell’andata. Il sentiero anche in discesa non presenta nessuna difficoltà particolare e in circa 2 ore si è nuovamente a malga Cadino.
Dal Passo Crocedomini al Rifugio Tita Secchi

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Ogni lago in Lombardia è un mondo incantato da vivere e conoscere. Sotto tutti i punti di vista e in tutte le stagioni.
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