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Como, le vie della seta
Capitale mondiale della seta, eccellenza del Made in Italy che si basa sulla maestria delle tessiture, stamperie e seterie lariane
La cultura serica comasca risale al 1400, quando Ludovico Sforza obbligò i contadini a coltivare il gelso, nutrimento del baco e origine del suo appellativo.
Il grande mecenate, patrono di Leonardo, venne chiamato il Moro proprio perché “gelso” in latino è bombix mori, in dialetto comasco murùn. Ma è nel corso del XVIII secolo che a Como la produzione di seta diventa industriale, con un’evoluzione che ha dell’incredibile: nel 1840, il 93% della superficie coltivata nel comasco era coperta da gelsi per nutrire i bachi e ovunque sorgevano filande e tessiture.
La storia e l’evoluzione di questo prezioso “saper fare” sono documentate nel Museo Didattico della Seta, in via Castelnuovo. Dall’allevamento dei bachi a tutte le fasi di lavorazione – illustrate attraverso un’esposizione di antiche macchine per torcitura, tessitura, tintoria e stampa, tuttora funzionanti – e ancora una storia della pubblicità della seta raccontata attraverso i manifesti liberty degli importatori di bachi. Per gli shopping addicted c’è anche un gift shop.
Da non perdere anche la Fondazione Antonio Ratti, a Villa Sucota, che custodisce un meraviglioso Museo Studio del Tessuto, aperto su appuntamento. La Fondazione Antonio Ratti, nata nel 1985 dal desiderio di Antonio Ratti di trasformare la sua profonda passione personale in una realtà attiva nel mondo della cultura, dal 1988 è impegnata nell’indagine dei linguaggi e delle ricerche nel campo delle arti visive.
Se amate l’arte contemporanea, la storia della moda e del tessuto, tenete d’occhio la sua agenda. Negli anni Villa Sucota ha accolto centinaia di artisti affermati insieme a giovani promesse.
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Info: visitcomo.eu