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Seguendo il Tivano: petit vent

Da nord ci accompagna nel percorso il Tivano, da sud la Breva. Un'andata e ritorno da lago a montagna o viceversa.

Partenza/Arrivo
Da: Chiesa Parrocchiale B.V. Maria Annunciata di Visgnola (CO)
A: Rifugio S.E.V. Valbrona (CO)
Tipologia/Periodo
A piedi
Primavera/Estate/Autunno/Inverno
Durata/Lunghezza
9h
24.63km - 15 Tappe
Dislivello
Salita: 2141m
Discesa: 1335m
Difficoltà
DIFFICILE

Il Tivano nel ramo del lago di Como spira da nord est e ci accompagnerà lungo il nostro cammino da Bellagio a Valbrona.

È un vento mattiniero e posato e presagisce il bel tempo. È periodico e regolare, compare alle sei del mattino. È rispettoso e cordiale nelle stagioni più calde come in quelle invernali. Se ne va, tra le dieci e le undici, lasciando il posto alla Breva, che soffia da Sud per il resto della giornata.

L’itinerario del sentiero del Vento del Tivano è un percorso escursionistico panoramico che costituisce una sorta di “dorsale” del lato orientale del Triangolo Lariano, in compagnia della Strada Regia e della Dorsale ufficiale che passa centralmente dalle principali cime. Passa da diversi punti di interesse naturalistici e storici come il museo del ciclismo della Madonna del Ghisallo e l’Alpe di Megna.

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Partendo della chiesa di Santa Maria Annunciata

Il punto di partenza consigliato è il parcheggio nei pressi della chiesa di Santa Maria Annunciata in località Visgnola a Bellagio, raggiungibile dalla SP41 Vallassina, oppure la fermata di Piazza San Giovanni a Visgnola della linea C36, volendo usare i mezzi pubblici. La chiesa è ricordata negli atti delle visite pastorali del XVI secolo, ma in realtà non si conosce l’epoca di fondazione; l’edificio è rialzato rispetto al piano stradale, vi si accede tramite una doppia scalinata che precede la facciata.

Verso Limonta

Si parte girando a sinistra lungo la SP41, imboccando dopo 100 m la scalinata che risale costeggiando una proprietà privata in direzione Chevrio. Si prosegue per 650 m sul sentiero principale oltre un castagneto, fino al bivio per Baita Elisa dove si tiene la sinistra, seguendo le indicazioni per Limonta; il sentiero prosegue per 2 km in maniera praticamente pianeggiante, con alcuni punti panoramici sul Lario e sulle Grigne, sempre in direzione di Limontasca.

Seguendo le indicazioni per Civenna 2

Una volta raggiunta la frazione di Oliveto Lario si prosegue dritto sulla carrozzabile sterrata in direzione di Civenna, girando al successivo bivio alla curva dopo 150 m a sinistra per il sentiero che entra in discesa nel bosco. Si costeggia un corso d’acqua che viene superato nei pressi di una baita, risalendo a lato del muretto di cinta, sempre seguendo la direzione per Civenna, per risalire fino all’asfalto della via che attraversa il complesso di Civenna 2. Si gira a sinistra per imboccare via Gorla; superata l’omonima cascina, si prende la strada cementata a sinistra, al cui termine si entra in un pratone dove si tiene la sinistra seguendo le indicazioni per Sentiero del Tivano.

Arrivando alla Big Bench

Si prosegue dritto sulla mulattiera principale, superando un tipico casello del latte nei pressi del quale sgorga acqua fresca per giungere dopo 1 km sull’asfalto di via Lotario, dove si gira a destra in salita e, all’altezza della prima curva, si prende a sinistra la scaletta che sale su via Stelvio. Si procede dritto sulla via e, dopo aver superato un antico lavatoio, si gira a sinistra sotto l’arco per imboccare la via panoramica Ettore Foschi, un passaggio pedonale di 250 m da cui si può godere una splendida vista sul ramo lecchese del Lario.

Al termine si sbuca su via Menozzi, in corrispondenza della chiesetta della Madonna di Greé; qui si può prendere una breve deviazione a sinistra per raggiungere la panchina gigante #137, appartenente al progetto Big Bench Community Project che ne ha installate diverse in tutta Italia.

Passando dalla Chiesa dei SS. Materno e Ambrogio

Il percorso prosegue invece a destra in salita su via Greé, da cui si raggiunge dopo 200 m la chiesa dei Santi Materno e Ambrogio, citata per la prima volta negli atti della visita pastorale del vescovo Carlo Borromeo a Civenna, ma la cui origine è sicuramente più antica; alla metà del Seicento si rese necessaria la sua ricostruzione per le cattive condizioni nelle quali versava. Si attraversa la SP41 per entrare nella strettoia di via Frassi, quindi al bivio con via Roma si procede dritto sulla destra in via Formicosa, risalendo fino al bivio con via Dante nei pressi di un antico lavatoio, dove si gira a sinistra. Si risale la via per 400 m fino al bivio con il sentiero che gira a sinistra al termine della recinzione in direzione Alpetto, poi entra in una zona boscata aggirando un nuovo complesso immobiliare e raggiungendo dopo 750 m l’asfalto della SP41 di fronte all’Hotel Mirabeau.

Approdando al Ghisallo

Si gira a destra, risalendo 450 m lungo la provinciale fino alla storica località di Madonna del Ghisallo, sede dell’omonimo santuario la cui origine medievale è testimoniata dal campanile e tramandata da una leggenda dell’epoca: il conte Ghisallo, assalito da un gruppo di briganti mentre valicava il passo, rifugiatosi in una cappella fece voto alla Madonna; una volta sopravvissuto, edificò il santuario come ringraziamento. Il santuario è anche laicamente votato al ciclismo, pieno di cimeli storici come biciclette e maglie delle grandi vittorie italiane e non nelle grandi gare ciclistiche. Qui è infatti presente anche il museo del ciclismo, dedicato agli uomini e alle donne che hanno usato e usano la bicicletta nella vita quotidiana e nelle competizioni sportive.

Arrivando al memoriale dedicato all'ATR42

Oltre il piazzale del santuario, che ospita anche le statue dei mitici rivali Coppi e Bartali ed un infopoint nel parcheggio, si gira a sinistra su via Marie Therese Steiert, seguendo la strada che curva di fronte al Chiosco Ghisallo fino all’incrocio dopo una cappelletta in un’area prativa. Qui si gira a sinistra su via Garibaldi e poi dritto al bivio successivo per imboccare la carrozzabile che entra nel bosco, seguendo sempre le indicazioni per Paradiso/La Madonnina. Si segue la mulattiera principale per due bivi seguendo la stessa direzione, fino al bivio ai margini di una radura, dove è presente il bivio tra due varianti del percorso: a sinistra si imbocca il sentiero EE (per Escursionisti Esperti) molto panoramico con alcuni tratti esposti, mentre a destra quello escursionistico più semplice nel bosco. I due tratti si incontrano nei pressi di uno slargo da cui parte il sentierino che porta al memoriale dell’incidente aereo avvenuto alle 19.28 del 15 ottobre 1987, quando il Colibrì ATR42 del volo Milano-Colonia precipitò sulle pendici del rilievo montuoso del “Castel di Leves”; nell’impatto morirono sia l’equipaggio che i passeggeri, in tutto 37 persone.

Salendo al Castel di Leves

Il percorso principale prosegue a sinistra, iniziando la salita di 1,4 km per il Monte di Castel del Leves, da cui si ammira un suggestivo panorama su tutto il ramo lecchese del Lario, scendendo fino ad incrociare di nuovo l’asfalto di via per la Madonnina. La variante invece alla radura procede in direzione Conca di Crezzo, lungo il sentiero che in leggera discesa in meno di 1 km raggiunge via per la Madonnina, che si risale fino al culmine, punto di incontro delle due varianti.

Ammirando il laghetto di Crezzo

Da qui si prosegue in direzione di Crezzo, raggiungibile dopo 850 m, dove si gira a sinistra per la mulattiera acciottolata che scende prima degli edifici storici del borgo, giungendo sulla carrozzabile che accosta il laghetto.

Scalando il Monte Megna

Si gira a sinistra e poi subito a destra, seguendo le indicazioni per il rifugio SEV, fino al successivo bivio dopo 200 m dove si gira a destra per il sentiero che si sale dolcemente sul versante in direzione Monte Megna guadagnando 100 m di quota in poco meno di 1,9 km fino alla radura dei prati di Pagnano. Si prosegue ancora in leggera salita sul sentiero principale fino al bivio per la vetta di Monte Megna, per la quale si consiglia caldamente una breve deviazione di 400 m andata/ritorno per godere di un inaspettato e splendido panorama a 360° su tutto il territorio circostante.

Verso lo storico borgo Alpe di Megna

Al bivio precedente si gira a destra in discesa, in direzione di Alpe di Megna, e di nuovo a destra ai successivi due bivi ravvicinati, prima di iniziare un lungo tratto di impervia discesa in cui si perdono oltre 300 m di quota in 1,6 km lungo la strada della Benna. Al termine si arriva allo storico borgo di Alpe di Megna, dove è presente un’azienda agricola e la chiesetta di Sant'Antonio Abate.

Visitando San Michele a Visino di Valbrona

Si gira a sinistra per la carrozzabile che si dirige verso i prati, supera la bolla ed entra nel bosco lungo la mulattiera che scende con alcune larghe curve fino alla frazione Visino di Valbrona, arrivando su via San Michele. Si gira a destra per aggirare dopo 150 m l’omonima chiesa, di cui si ipotizza che il primitivo edificio sia stato costruito all’epoca dei Longobardi, mentre nei secoli successivi subì modifiche sostanziali ed ampliamenti.

Giocando al laghetto di Visino

Si gira a sinistra su viale Caduti, girando di nuovo a sinistra su via Roma dopo 250 m attraversando tutto il centro storico del borgo, dove è presente la chiesa parrocchiale in stile neoclassico dedicata alla Beata Vergine, i cui lavori per la costruzione iniziarono nel 1828 poiché la chiesa di San Michele venne ritenuta troppo piccola come parrocchiale. Dopo 400 m si gira a destra prima della rotonda per il passaggio pedonale che consente di superare la SP 46 Oliveto Lario-Valbrona, oltre la quale si prende il sentierino aldilà del ponte che si ricollega più avanti a via Don Orsenigo, che si percorre fino in fondo, oltre l’area giochi per bimbi di Ponte Castel.

Incrociano il Sass de la pegura

Dal termine della strada asfaltata si prende la mulattiera che gira a sinistra, iniziando a salire, lasciandola dopo 100 m nei pressi di una cappelletta votiva per imboccare il sentiero a sinistra che sale deciso in direzione dei Corni di Canzo. Si sale per 1 km, procedendo dritto al bivio per il sentiero che scende a Candalino, seguendo sempre la stessa indicazione fino a raggiungere la carrozzabile che attraversa alcune radure superando alcune baite semi-abbandonate, tra cui l’ex Rifugio Polalba. In questa piana, denominata Valcerrina, si trova il masso erratico di Sass de la pegura, oltre il quale si gira a destra al bivio in direzione Pianezzo, percorrendo per oltre 1,1 km la mulattiera principale fino all’asfalto di via Ziniga.

Fermandosi al rifugio S.E.V.

Si gira quindi a destra, risalendo gli ultimi 500 m che permettono di raggiungere il rifugio S.E.V. (1.235 m), dove si prende il sentiero per Valmadrera proseguendo nel tratto lecchese del Sentiero del Tivano, la cui parte comasca termina qui.